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Un piccolo eroe nella neve diventa il simbolo della rivolta


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da repubblica:

Un piccolo eroe nella neve diventa il simbolo della rivolta

Ha infilato una bandiera arancione davanti al portone di Kuchma

dal nostro inviato GIAMPAOLO VIDETTI

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A undici anni fugge da casa e finisce assiderato per portare viveri e coperte ai manifestanti. Trovato privo di sensi e soccorso

KIEV - Poco prima delle due di notte, Bogdan arrancava nel suo ultimo viaggio della giornata. Sette gradi sotto zero, una bella luna aveva appena scacciato nuvole soffici di neve. Alla tendopoli lungo il corso Kreshiatik non è mai arrivato. Alcuni ragazzi in arancione, il colore del sole e della rivolta, lo hanno trovato disteso sotto un tiglio. Accanto un pentolone vuoto. Pensavano si fosse addormentato, ubriaco di birra per scaldarsi. Invece quel bambino stava per morire assiderato. Naso e mani erano blu.

L'ambulanza è arrivata appena in tempo. In un letto dell'ospedale di Kiev, Bogdan ha scoperto ieri di essere diventato un simbolo. La storia del bambino che ha rischiato la vita per fare la rivoluzione sta ora facendo il giro del mondo. Rose arancione tra le mani, da ieri le donne di Kiev gridano il suo nome nelle piazze e dai cortei.

Bogdan, uno scolaro di 11 anni, lunedì mattina non è andato a scuola. E' uscito dalla sua casa di Vishniovoie, dieci chilometri a ovest di Kiev, e ha raggiunto la capitale. Non lo ha detto ai genitori, contadini con due campi e sedici maiali. "Avevo sentito che ci stavano togliendo per sempre la libertà - dice - così ho deciso di dare una mano". Arrivato in città, dove era stato solo quattro volte, ha seguito il fiume in piena degli insorti. "Comizi, cori, slogan, canti: non mi ero mai sentito così". La sera si è infilato tra le tende allestite dai militanti di "Porà" e si è dato da fare. Portava al coperto i sacchetti dei viveri offerti dalla gente di Kiev, sistemava gli indumenti caldi sulle casse. Come un grande. I ragazzi ribelli, alcune anziane che si sono offerte di tenere l'ordine e distribuire sorrisi, lo hanno adottato come un figlio.

Si è però capito subito che Bogdan non era lì per saltare la scuola.

Minuto, è stato lui a infilarsi tra una tenda e l'altra per sistemare decine di quadri di polistirolo. La velocità nel muoversi tra la folla lo ha promosso postino degli insorti. Per due giorni ha portato comunicati, messaggi, volantini, da una parte all'altra di Kiev. Nessuno fermerebbe un bambino che corre.

Gli agenti non lo guardavano nemmeno. E' diventato popolare, nell'accampamento della rivolta. Coccolato dalla ragazze, ammirato dai maschi per il suo coraggio serio. Martedì sera Bogdan ha chiamato casa: "Sono cresciuto con la paura di non poter vivere libero. Ho detto che per un po' stavo qui". Il popolo arancione di piazza dell'Indipendenza lo ha chiamato "la vedetta".

Mercoledì era stato un giorno duro e di gloria. All'alba a Bogdan è riuscito il colpo che ha commosso l'Ucraina. Spintosi fino al palazzo della presidenza, assediato dalla folla e protetto dalle teste di cuoio di Kuchma, è affondato di slancio tra gli scudi della milizia. Gli agenti, ragazzi come quelli che protestano, l'hanno lasciato passare. Che può fare un piccolo? Quali sono gli ordini? Sparare o picchiare un bambino? Passando dalla parte opposta rispetto alle truppe schierate, Bogdan ci ha messo un minuto. Ha srotolato la bandierina di nylon arancione che custodiva sotto la giacca e l'ha l'infilata su un ramo dell'albero posto davanti al portone da cui transita Kuchma. Il vessillo della libertà dell'Ucraina, piantato da un bambino in faccia al fortino delle autorità. "Dalla folla s'è alzato un boato - ricorda Bogdan - i ragazzi hanno intonato l'inno nazionale, le guardie sorridevano. Me la sono data a gambe".

Prima di sera, la missione più importante. "Ho saputo che la gente di Yanukovic - racconta Bogdan - moriva di freddo e non aveva cibo. Mi hanno fatto pena. Ho chiesto se potevo portare qualcosa anche a loro e dopo un po' mi hanno risposto di sì". Il figlio della rivoluzione di Kiev ha raggiunto l'accampamento dei minatori di Donetsk, vicino allo stadio della Dynamo. Al collo la sua sciarpa arancione. I sostenitori del potere, portati nella capitale per picchiare e sventolare le bandiere bianche e azzurre di Yanukovich, non hanno reagito. "Hanno preso il pane e le scatole di carne, le coperte e alcune maglie. Uno mi ha dato una carezza. Mi hanno detto solo grazie, di tornare". Povera gente, come quella insorta: deboli contro deboli, giovani studenti contro minatori invecchiati, tra sogni opposti di riscatto.

Ieri mattina gli uomini del regime che hanno mangiato il pane degli insorti, sono tornati a casa.

Tornava Bogdan dalla spedizione nel campo "nemico", quando si è assopito contro un cumulo di neve. Era passato dalle tende di via Bankovaia a raccogliere istruzioni per quelli del Kreshiatik.

"Vedevo le luci in fondo, sulla piazza. Non si avvicinavano mai".

Le infermiere lo hanno riscaldato. "Da domani - sorride - torno in servizio".

(26 novembre 2004)

Auto attuale: VW Passat Variant 4Motion 130cv con Torsen

La tua prossima auto: a trazione posteriore o integrale

Moto: YAMAHA FZ6 FAZER Diamond Black '05 "BLACK MAMBA" [clic], Suzuki GSX750 "Cicciottona" e YZF-R6 solopista 8-)

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Nell'infermeria dell'Azienda ove lavoro presta servizio un'infermiera ucraina, proprio di Kijev, che mi ha raccontato alcuni, ma, a suo dire, solo alcuni, "dettagli" del periodo pre-elettorale.

Stando ai suoi racconti, devo dedurne che gli Ucraini siano un popolo veramente pacifico: altri avrebbero già messo il loro Paese a ferro e fuoco per quanto è stato loro fatto subire!

Un esempio per tutti: le "squadracce" imponevano il voto ai paesi ed alle comunità sotto il ricatto di tagliar loro l'energia per il riscaldamento durante il periodo invernale (e lì fa proprio freddo, ca**arola!).

Speriamo in bene per loro. Io tifo, come sempre, per il popolo che deve sopravvivere, nonostante tutto e tutti. :?

"ciò che non c'è non si può rompere" (Henry Ford I).

"Non condivido ciò che dici, ma lotterò sempre affinché tu possa continuare a dirlo" (Voltaire).

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Guest DESMO16

Speriamo in bene per loro. Io tifo, come sempre, per il popolo che deve sopravvivere, nonostante tutto e tutti. :?

..tutto questo avvenuto sotto lo sguardo degli osservatori internazionali di UE e USA che hanno constatato e protestato per i brogli evidenti...

..indire nuove elezioni é il minimo indispensabile, visto l'oltraggio che si é fatto alla popolazione ed alle norme comune e basilari del diritto di ogni società civile.

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