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MILANO ORE 16.30 DEL 12 DICEMBRE 1969


Guglielmo

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Venerdi 12 dicembre

Le bombe scoppiano venerdi' 12 dicembre 1969 tra le ore 16,37 e le ore 17,24, a Milano e a Roma. L astrage e' a Milano, alla Banca Nazionalle dell'Agricoltura di Piazza Fontana, affollata come tutti i venerdi', giorno di mercato. L'attentatore ha deposto la borsa in similpelle nera che contiene la cassetta metallica che contiene l'esplosivo sotto il tavolo al centro dell'atrio dove si svolgono le contrattazioni. I morti sono sedici, molti dei novanta feriti avranno gli arti amputati dalle schegge. L'esplosione ferma gli orologi di Piazza Fontana sulle 16, 37; poco dopo in un'altra banca distante poche centinaia di metri, in Piazza della Scala, un impiegato trova una seconda borsa nera, e la consegna alla direzione. E' la seconda bomba milanese quella della Banca Commerciale italiana. Non e' esplosa, forse perche' il "timer" d'innesco non ha funzionato. Ma viene fatta esplodere in tutta fretta alle ore 21,30 di quella stessa sera dagli artificieri della polizia che l'hanno prima sotterrata nel cortile intreno della banca.

E' una decisione inspigabile: distruggendo quella bomba cosi' precipitosamente si sono distrutti preziosissimi indizi, forse addirittura la firma degli attentatori. In mano alla polizia rimangono solo la borsa di similpelle nera uguale a quella di Piazza Fontana, il "timer" di fabbricazione tedesca Diehl Junghans, e la certezza che la cassetta metallica contenente l'esplosivo e' anch'essa simile a quella usata per la prima bomba. Il perito balistico eonesto Cerri e' sicuro che ci si trova davanti alll'operazione di un dinamitardo esperto.

Le bombe di Roma sono tre. La prima esplode alle 16,45 in un corridoio del sotterraneo della Banca Nazionale del Lavoro tra Via Veneto e via San Basilio. Tredici feriti tra gli impiegati, uno gravemente. Ma anche questa poteva essere una strage. Alle 17,16 scoppia una bomba sulla seconda terrazza dell'Altare della Patria, dalla parte di Via dei Fori Imperiali. Otto minuti dopo la terza esplosione, ancora sulla seconda terrazza, ma dalla parte della scalinata dell'Ara Coeli. Frammenti di cornicione cadendo feriscono due passanti. Ma questi due ultimi ordigni sono molto piu' rudimentali e meno potenti degli altri. La reazione del paese e' di sdegno per gli attentati, di dolore per le vittime. Ma non si assiste a nessun fenomeno di isteria collettiva, la straqge non ha sblocco immediato a livello di massa, e sopratutto non contri la sinistra, anche se immediatamente dopo la bomba di Piazza Fontana la indagini e relativa dichiarazioni ufficiali puntano solo in questa direzione nella ricerca dei colpevoli.

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un doveroso omaggio alle vittime è quello di non dimenticare .

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12 Dicembre 1969 - La memoria non si archivia

1969.

E’ la “strage di stato” a Milano.

Ricordiamo i suoi 18 morti ed 88 feriti.

Ai morti vanno aggiunti Pinelli e Calabresi.

E’ iniziata allora una storia apparentemente senza fine: l’anarchico Valpreda subito deliberatamente e falsamente accusato, incarcerato e poi scarcerato nel 1972, (dopo tre anni di galera, e venitemi ancora a parlare delle toghe rosse….); quindi finalmente assolto in primo grado (nel 1979, dieci anni dopo……....).

L’anarchico Pinelli ucciso, per sbaglio, con un colpo di karate: epilogo di tre giorni ininterrotti di interrogatori in questura; e poi gettato già incosciente dalla finestra per simulare un suicidio….. e il giudice assolve i pulotti. (toghe rosse?)

Intanto gli ordinovisti Freda e Ventura, con l’agente del SID Giannettini, accusati dalle cassette metalliche usate per le bombe, vengono arrestati, (1972) fatti fuggire all’estero dal SID (sempre nel 1972), condannati all’ergastolo nel 1977, infine assolti per insufficenza in appello nel 1984; sentenza confermata poi in Cassazione (toghe rosse?)

Dopo anni di oblio, le indagini ripartono da zero nel 1990. Finalmente, nel 2001, si arriva alla svolta (?): il nazista Delfo Zorzi, benchè latitante (il Giappone non concede l’estradizione, e l’Italia non la chiede) viene condannato all’ergastolo (in primo grado di giudizio) come esecutore materiale della strage.

La Corte di Assise di Milano condanna all' ergastolo anche altri militanti veneti di Ordine Nuovo: Carlo Maria Maggi e Giancarlo Rognoni. Prescrizione invece per “il pentito” Carlo Digilio, l’esperto d'armi e di espolsivi, informatore dichiarato (e pagato) dell’intelligence americana, la quale sapeva ed approvava. Anche Freda e Ventura vanno liberi, per prescrizione (dopo 31 anni dai fatti!).

La storia sarà forse ancora lunga, (Appello, Cassazione…) ma ormai su tutto prevale il disinteresse, e nessun film è ancora uscito per raccontarci un’ipotesi realista su quel che è accaduto.

Cosa sanno, cosa rimane di tutto questo ai giovani, quelli che, secondo i soliti sondaggi, ascrivono questa strage di stato alle Brigate Rosse?

Questo è il segnale sicuro di una mistificazione ben riuscita, quella di chi ha dapprima progettato le stragi, ha poi confuso le tracce e alla fine ha confuso anche la storia, ed ora insegna ai senza memoria che il più grave episodio di quella stagione (di solito definita “cupa”) è il sequestro e l’uccisione di Moro, anzichè la strage di Milano o quella di Bologna, (con i suoi 80 morti).

Alla fine, hanno allora forse vinto i “dissennatori”?

L’anarchico Pinelli è morto, ma nessuno ci ha mai detto né in TV né in tribunale come e perché, e la sua vedova non è mai stata intervistata in televisione; il commissario di PS Calabresi è morto anche lui, assassinato, ma la sua vedova implacabile, in TV e nei processi, accusa Sofri; e Sofri infatti è in galera.

Giuliano Ferrara, giornalista, può vantarsi di aver fatto l’informatore pagato della Cia, come infiltrato dentro al PCI: nessun giornalista si sente in dovere di commentare, nessuno parla di “tradimento dell’informazione”, nessuno si chiede se sia vero o falso, se sia millantare un merito inesistente o confessare magari un reato; nessuno si chiede se su quei biglietti verdi Ferrara abbia pagato almeno le dovute tasse.

Proviamo allora a dire qualche cosa... a chi allora non c’era, ma anche a chi invece c’era e non si è mai interessato, (la politica è sporca….) a chi magari oggi vota allegramente un piduista a Palazzo Chigi: cerchiamo di ricordare come e perché l’Italia, unico paese d’Occidente in cui esisteva un partito comunista in grado di vincere legalmente le elezioni, è stato anche l’unico paese europeo a fare i conti con 30 anni di terrorismo e stragi.

Trenta anni di episodi mai ben chiariti, ma sempre e tutti, (ed insisto: sempre e tutti….) riconducibili all’ombra dannata di personaggi chiave inseriti nell’apparato dello Stato, nei Carabinieri e nei Servizi, nelle Forze Armate, nella Magistratura e nel Governo, e riuniti tra loro dall’appartenenza alla loggia segreta Propaganda2.

Personaggi la cui fedeltà, come quella di Giuliano Ferrara, non era verso quella Repubblica Italiana di cui siamo tutti cittadini, ma verso quello stato straniero la cui bandiera a stelle e strisce sventola sulle sue basi militari nel territorio italiano, dalla Sardegna al Friuli.

Fra i morti sarebbero da ricordare anche quelli successivi, ad iniziare da Pinelli o da Enzo Santarelli, morto a milano ucciso da un lacrimogeno mentre manifestava nel primo anniversario della strage.

La bomba inaugurerà un periodo ben preciso: 69/74: 92 morti, 2.795 feriti, 4.065 attentati fra cui 7 stragi.

I GAP di feltrinelli prima e le Brigate Rosse poi furono la risposta a questo innesco, all'inizio ingenua poi sempre più avvitata nella pazzia insita nel fanatismo e nell'assolutismo dell'ideologia.

In realtà da allora ad oggi, poco o nulla è cambiato dal punto di vista dei meccanismi.

Sono cambiati i fronti, certo.

Oggi la partita si gioca su quello mediorientale.

Ma ci sono stati gli stessi inneschi e ora ci sono le stesse risposte.

Sangue chiama sangue.

E tanto per capire meglio:

Vincenzo Vinciguerra, ordinovista friulano, reo confesso della strage di Peteano ha una stroria interessante che comincia nel 1972:

tre carabinieri uccisi con una auto-bomba, l'unica bomba della storia rivolta contro le forze dell'ordine, proprio perchè è stata l'unica genuina, non pilotata dal Ministero degli Interni; ma poi, nonostante questo, coperta, mistificata, dalla stessa arma dei carabinieri, che consentirono al colpevole una lunga latitanza prima e l'impunità totale poi; finchè Vinciguerra, disgustato di essere usato, ha confessato, nel 1984, indicando le coperture di cui godeva e la struttura segreta (Stay Behind) che pilotava e copriva le stragi fasciste.

Scrive dall'ergastolo di Parma, nel 1991:

"Non è sempre necessario creare dal nulla gruppi di terroristi ed organizzazioni "eversive"; per raggiungere i loro fini, gli apparati dello stato si possono limitare a non intervenire contro coloro che spointaneamente si organizzano, passando alla guerra politico-militare.

Il metodo è semplice: si segue l'evolversi di una situazione e non si interviene, lasciando mano libera a coloro che agiscono contro lo stato, fornendo ad essi l'illusione di una sicurezza ed un'impunità che li porterà via via ad innalzare il livello di scontro, così come lo desiderano coloro che vogliono portare il massimo del disordine nel Paese che devono tutelare."

Questa è precisamente la storia delle BR; da parte delle quali

si dice (Franceschini):

"Sono convinto che se lo avessero voluto, ci avrebbero arrestati tutti nel 1972 (dopo il memoriale di Marco Pisetta, che descriveva esattamente la struttura e persone delle BR nelel quali era stato infiltrato dai carabinieri).

Notare che le BR si sono costituite nel 1970!

Algeria, Cecenia, Al Qaeda: dietro le stagi c'è sempre lo zampino del Potere, questa è la lezione.

Auto attuale: VW Passat Variant 4Motion 130cv con Torsen

La tua prossima auto: a trazione posteriore o integrale

Moto: YAMAHA FZ6 FAZER Diamond Black '05 "BLACK MAMBA" [clic], Suzuki GSX750 "Cicciottona" e YZF-R6 solopista 8-)

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Non sei d'accordo con ciò che ho scritto? :?

no ,sono perfettamente d'accordo ...era proprio un complimento.

L' argomento è stato ampiamente trattato in questi anni e credo

di non essermi mai perso una trasmissione.

Spesso le trasmettevano a tarda ora ,e nel silenzio della mia casa

quando vivevo da solo ,avevo anche paura.

Non capiterà mai nella mia esitenza di negarmi il diritto di conoscere la verità anche se questa dovesse ribaltare le mie convinzioni.

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Caro alfaomega, ho letto il tuo resoconto che, pur ammirando e condividendo, mi ha riaperto una ferita mai chiusa del tutto.

Io nel '69 avevo 19 anni ed i miei vent'anni sono trascorsi al suono delle bombe (Milano, Brescia, Bologna, Italicus, ecc.) e degli attentati (Moro, Calabrese, ecc.), fra depistaggi, insabbiamenti e strumentalizzazioni.

Simili cose lasciano dentro tristezza e rabbia ed è un dovere di tutti combattere le manipolazioni che il potere cerca di fare della realtà a spese della conoscenza di chi non c'era (ma anche di chi c'era).

Grazie del tuo scritto.

"ciò che non c'è non si può rompere" (Henry Ford I).

"Non condivido ciò che dici, ma lotterò sempre affinché tu possa continuare a dirlo" (Voltaire).

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