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Fiat-Gm, la partita si gioca sul diesel


Guest DESMO16

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Opel per uscire dalla crisi ha bisogno dei motori MultiJet sviluppati dal Lingotto, ma intanto le Chevrolet-Daewoo sbarcano in Europa con i propulsori di una sussidiaria Daimler.

Fiat e General Motors litigano e la posta in gioco non è solo l’esercizio del diritto put, bensì un’intera alleanza industriale che finora non ha portato benefici in parti uguali ma ha avvantaggiato soprattutto Opel, e in misura minore Saab, perché grazie alla tecnologia diesel MultiJet di Fiat la casa di Russelsheim ha potuto rendere più competitivi i propri modelli equipaggiandoli con moderni propulsori common rail, al posto degli ormai obsoleti e poco competitivi Ecotec Dti a iniezione diretta con pompa rotativa. L’alleanza, ora in bilico tra Fiat e Gm, verte su numerosi punti: dall’acquisto di componenti comuni per aumentare le economie di scala e risparmiare sugli approvvigionamenti, allo scambio di piattaforme (la prossima Fiat Punto sarà basata su un pianale comune alla Opel Corsa e la futura Croma, conosciuta come New Large, utilizzerà l’autotelaio Vectra-Signum) ma il vero nodo, autentico punto chiave, sono i motori diesel di cui il gruppo americano ha un bisogno strategico poiché sull’offerta di autovetture diesel, le più vendute del mercato, si gioca la partita in Europa.

Lo stesso numero uno di Gm, Richard Wagoneer, nel presentare i dati dell’ultimo trimestre, ha dichiarato in più occasioni che la strategia di crescita in Europa è tutta nel segno dei diesel MultiJet.

Infatti, il riassetto di Opel dipende, dal punto di vista commerciale, dall’offerta di vetture con propulsori aggiornati in grado di reggere se non di surclassare la concorrenza. Opel, ma anche Saab, stanno accelerando in questi ultimi mesi la transizione al common rail grazie all’adozione dei motori Power Train (Fiat) MultiJet da 1.9 e 1.3 litri di cilindrata e differenti livelli di potenza che ora, ribattezzati CdTi, girano sotto il cofano di molte Opel (Vectra, Signum, Corsa, Agila, Astra) affiancando gli Ecotec Dti che non sono più competitivi, allo stato attuale della tecnologia e del livello prestazionale raggiunto dai concorrenti, in termini di potenza, coppia e consumi. Al contrario i MultiJet Italiani tengono testa ai pari categoria e nel caso della versione da 110 kW (150 Cv) montato su Alfa 156, 147, Vectra, Signum e Saab 9-3 è stato raggiunto il benchmark di riferimento europeo sui propulsori a gasolio di cubatura inferiore ai due litri.

Senza l’apporto Fiat, o di motori moderni di altra provenienza, la gamma Opel non sarebbe in grado di tener testa ai concorrenti poiché la Casa di Russelsheim non dispone di molte unità common rail nella propria banca organi. Fra questa spicca il 1.7 litri CdTi da 59 e 74 kW sviluppato da Isuzu e Honda (è montato anche sulla Civic), mentre il resto della gamma è composta dal 1.7, sempre di origine Isuzu (società controllata al 12% da Gm) e dai più grandi 2.0 e 2.2 serie Dti che al momento della presentazione erano considerati molto innovativi (grazie all’assenza della precamera) ma da qualche anno mostrano la corda e non reggono il confronto con gli iniezione diretta ad accumulo di carburante ad alta precisione, cioè i motori con iniettori pompa di Vw-Audi o i più diffusi common rail che hanno rappresentato una vera rivoluzione e un punto di rottura con il passato. Con questa tecnologia il diesel ha smesso i panni di motore-calimero, fumoso e letargico nel prendere i giri e con una potenza specifica tale da affogare qualsiasi voglia di sprint e si è trasformato in un vero campione di coppia, potenza e consumi limitati. Anzi, il common rail offre spesso performance superiori ai ciclo otto di pari cilindrata.

Caratteristiche queste che ne hanno decretato un sucesso fenomenale: adesso il turbodiesel common rail è il motore per eccellenza, tant’è che in Europa le vetture a gasolio sono la maggioranza e in Italia si è sfiorato il 60 per cento. In pratica le vetture, a parte le utilitarie, o sono diesel oppure restano invendute. Fiat in questa rivoluzione ha giocato un ruolo cruciale ma è stata anche miope. La tecnologia common rail, l’idea del “flauto magico” ad altissima pressione è infatti stata concepita dal Centro ricerche Fiat e da Magneti Marelli, ma poi fu sviluppata e portata al successo attuale da altri costruttori, facendo perdere al Lingotto un treno sul quale è riuscita a stento risalire a stento con la nuova generazione dei MultiJet

Opel ha dunque bisogno dell’apporto dei motori moderni perché altrimenti accrescerebbe la crisi attuale che ha portato alla definizione di un piano di riassetto con tagli per 10mila unità (12mila compresi i lavoratori Saab e di altri marchi). Inoltre, nello scacchiere automobilistico europeo la tendenza è marcatamente quella di accordarsi tra concorrenti per allineare lo sviluppo e la produzione dei diesel in modo da dividere costi e rischi. Così hanno fatto Psa e Ford: le rispettive gamme a gasolio utilizzano, in quasi tutti i modelli, i medesimi motori da 1.4, 1.6 e 2.0 litri con una copertura dei marchi che spazia da Citroën a Ford, da Peugeot a Volvo, passando per Jaguar.

Il diesel è dunque l’elemento chiave dell’alleanza e rappresenta per Fiat un’arma di pressione nel dialogo, ora piuttosto animato, con Detroit. Non è detto che si arrivi a una rottura e quindi a una sorta di embargo di Fiat nei confronti di Gm, ma la situazione è certamente tesa a livello di tattica negoziale. Sergio Marchionne lo scorso fine settimana ha fatto sapere che la questione del put è strettamente correlata all’alleanza industriale. General Motors ha però giocato in anticipo, conscia che la competitività dei suoi marchi in Europa si gioca sui diesel ha già provveduto a varare iniziative che potrebbero in futuro portare Opel a fare a meno dei MultiJet, pur affrontando gli alti costi che un cambio di motorizzazzione comportata.

General Motors, prima dell’estate ha, infatti, deciso che le Daewoo monteranno motori a gasolio, da 1.5 e 2.0 litri, prodotti dalla Vm di Cento, società del gruppo Detroit Diesel Corporation a sua volta sussidiaria di DaimlerChrylser dopo esser stata per anni nell’orbita di Gm.

Da una parte la scelta di non equipaggiare le vetture coreane con i “pregiati” MultiJet Fiat può essere intesa come una mossa per differenziare l’offerta, ma dall’altra ha tutto il sapore della manovra dimostrativa all’interno di un braccio di ferro. Infatti, a partire da gennaio le Daewoo saranno rimarchiate Chevrolet, ossia con il marchio più importante della galassia Gm che in questo modo sbarca in Europa con una presenza mai avuta in passato e scommette sul successo di nuovi modelli a gasolio di finora assenti dall’offerta della casa. Motori costruiti da un concorrente sia di Fiat sia, a maggior ragione, di Gm: quasi a dire che per il colosso di Detroit le alleanze industriali sono assolutamente pragmatiche e non precludono a matrimoni tra società.

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E cosa c'entra la collaborazione fornitura di tecnologia per per la creazione dello stabilimento in Corea con la VM Motori...anche BMW e MB prendono sistemi elettronici di trasmissione e altro da magneti Magneti Marelli oppure la maggioranza dei costruttori europei usano i robot della Comau...oppure la gran parte dei costruttori europei(Renault al 100% per esempio..) e' fornita per componenti in acciaio o acciaio dalla Teksid ma questo non significa che c'e' alleanza tra Fiat e BMW Renault o MB....si tratta di relazioni fuori dal core business.....

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Guest DESMO16
E cosa c'entra la collaborazione fornitura di tecnologia per per la creazione dello stabilimento in Corea con la VM Motori...anche BMW e MB prendono sistemi elettronici di trasmissione e altro da magneti Magneti Marelli oppure la maggioranza dei costruttori europei usano i robot della Comau...oppure la gran parte dei costruttori europei(Renault al 100% per esempio..) e' fornita per componenti in acciaio o acciaio dalla Teksid ma questo non significa che c'e' alleanza tra Fiat e BMW Renault o MB....si tratta di relazioni fuori dal core business.....

..se leggi attentamente ti accorgerai che si tratta di una semplice citazione..

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