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L'Apocalisse


Lele

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E’ davvero sorprendente che invece di immaginare una Turchia europeizzata si preferisca immaginare un’Europa turchizzata di cui avere terrore. Terrore in nome del quale si vorrebbero innalzare grandi muraglie a protezione del cristianesimo cementante l’Europa contro l’invasore ottomano e relativi miasmi islamici. Semmai l’Europa deve aspirare ad abbattere le grandi muraglie che ancora esistono e che ancora impediscono di esportare la sua tolleranza, la sua civiltà e, perché no, il suo cristianesimo se il suo cristianesimo è all’altezza di cogliere nuove sensibilità di nuove umanità.

Non sarà una giornalista piena di idiosincrasie a fermare l’ineludibilità dell’incontro e confronto fra culture e popoli diversi, nello specifico: fra cristianesimo ed islam e fra europei e ottomani. Soprattutto perché la giornalista in questione si procura di rovistare accuratamente nei fatti della più infima feccia dell’umanità, sorvolando incomprensibilmente su quel che di buono l’umanità ha prodotto.

E quale islam è il migliore islam per confrontarsi col cristianesimo se non l’islam radiato dalle istituzioni statali da Ataturk? Io dico che questa potrebbe essere la prima volta in tutta la storia dell’umanità in cui si intravede la possibilità che cristiani e musulmani possano incontrarsi in massa senza che da questo contatto scaturiscano guerre, tragedie, distruzione e morte. E se non coglieremo l’occasione che l’Europa oggi ci offre, la cosa sarà procrastinata ma dovrà prima o poi comunque avvenire come è già avvenuta altre volte in passato. Perché non esistono grandi muraglie che alla lunga siano in grado di resistere alla forza dirompente sprigionata dal desiderio di contatto e scambio fra popoli.

E se quest’incontro non si farà pacificamente entro dieci anni, non sappiamo se avverrà pacificamente fra 50, 100 o mille anni. L’incontro dovrà avvenire; questo è poco ma sicuro. Oggi sembra sia possibile che avvenga pacificamente. Non sappiamo se un incontro procrastinato fra 50, 100 o mille anni avverrà pacificamente o avverrà con gran versamento di sangue come già accaduto più volte nel corso della storia.

Quanto all’America ed al suo flirt con la Turchia, la questione non viene spostata di una virgola. A meno che qualche benpensante non concluda che occorra rinunciare alla Turchia in Europa per scongiurare il pericolo che la cosa possa fare gli interessi dell’America. Se la cosa fa l’interesse dell’America sono felice per l’America. Ma per me è più importante che la Turchia in Europa serva a fare gli interessi dell’Europa, del mondo e per un mondo migliore.

Il fatto che l’America flirti con gli ottomani per avere una chance in più di controllo sull’Europa io lo vedo come un segno di debolezza dell’America. Un primo colpo di coda che la quarta Roma cristiana, Washington, sta manifestando di fronte al profilarsi all’orizzonte di una nuova potenza mondiale potenzialmente capace di sottrarre all’attuale detentore il titolo di “Roma”. E questa nuova potenza che si profila è l’Europa. Quell’Europa che potrebbe essere capace di riportare Roma la dove è naturale che stia, ossia in Europa.

Perché per opera di Costantino il Grande Roma si trasferì dapprima a Bisanzio. E il cristianesimo che germinò nel primo impero romano fu sdoganato, sempre da Costantino il Grande, e fu fatto uscire dalla clandestinità, proprio negli anni in cui veniva amalgamata la nuova capitale della romanità cristiana. Bisanzio resistette, spesso in gran splendore, per più di millecento anni, durante i quali la bizantinità scolpì e plasmò il nostro patrimonio genetico. Ed anche se la stragrande maggioranza di noi sembra non voglia rendersene conto, abbiamo dentro molta più bizantinità di quanto possiamo immaginare, con tutto l’ellenismo, la romanità e la cristianità che ciò comporta. Il fatto che dopo Bisanzio Roma si sia trasferita dapprima a Mosca e poi a Washington non potrà mai cancellare più di millecento anni di storia dell’Impero Romano d’Oriente che per nostra sfortuna cadde infine in mano a Maometto II. E la grande basilica di Santa Sofia in mano all’islam è una grande ferita della storia che la Turchia in Europa potrebbe risanare. Perché la Turchia è sì musulmana ma possiede Costantinopoli con tutta la sua storia, su quello che per millenni fu il più importante crocevia degli scambi fra Asia, Europa ed Africa. Bisanzio che sdoganò il cristianesimo e forte della sua potenza e posizione lo lanciò in giro per il mondo. E Bisanzio, scrigno di storia della romanità e cristianità, è in mano ottomana. Non vogliamo guerre di religione né guerre di alcun tipo per riappropriarci della nostra storia. Ci basta e avanza la Turchia in Europa per diventare di colpo padroni di più di mille anni della nostra storia. Sia pure quella parte di storia che un occidente decadente ha sempre tentato di relegare nel limbo tacciandola di essere decadente dopo averci mangiato dentro. Bisanzio sarà riscoperta e riabilitata, così come è giusto che sia. E l’artefice di tutto ciò sarà un’Europa che, ironia della sorte, è in combutta con l’impero ottomano del terrore, il solo che fu capace di far cadere per sempre Bisanzio e che invase l’Europa arrivando ad assediare Vienna. E noi vogliamo la Turchia in Europa, perché la Turchia contiene una buona fetta di storia d’Europa e della sua cristianità; la vogliamo senza versamenti di sangue. E finalmente avremo una cristianità ed un islam che si confronteranno su larga scala e volenti o nolenti dovranno farlo senza spargimenti di sangue.

Il terrore? Il terrore non ha bisogno di mostrare alcuna carta di identità per essere combattuto. E non si possono certo alzare grandi muraglie antistoriche per combatterlo. Perché il terrore altro non è che il prodotto delle grandi muraglie che ancora dividono il mondo.

Gli artigli della giornalista sono a mio avviso spuntati e di cera. Ora che ha parlato male dell’Islam seminando odio ed intolleranza, farebbe bene a cominciare a scrivere un altro libro parlandone bene. Oppure faccia l’esperimento di verificare se si può scrivere un libro parlando male del cristianesimo. Perché immagino che anche l’Islam qualcosa di buono ce l’avrà, e perché non può essere che tutto il male stia da una parte sola.

Parola di un cristiano i cui antenati di terra d’Otranto furono sterminati dagli ottomani cinquecentoventiquattro anni fa e per il quale sarebbe fin troppo facile sputare sui turchi invocando vendetta, e parola di un cristiano che avrebbe visto di buon occhio un richiamo alle radici cristiane nella costituzione Europea.

Perché quando una religione cessa di essere imposta col terrore e con la violenza allora mostra il suo vero volto e sarà giusto che competa con altre religioni che nessuno vuole imporre con la forza.

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Grazie copco per questa tua lunga disquisizione. Interessante e molto ben argomentata, sembra quasi copiata da un libro di storia.

Non mi sento di contraddire il tuo ragionamento, che in linea di principio mi sento di condividere, peró io ragiono in modo molto piu pragmatico. La mia contrarietà alla ingresso della Turchia in Europa non la baso su un rifiuto dei principi di fratellanza e di scambio culturale tra i popoli che anch'io auspico, ma su come le cose si stanno svolgendo nei fatti che vedo e leggo tutti i giorni.

I punti da cui parto per il mio ragionamento anti-euro-turco sono

- il 99% del territorio turco non é nel continente europeo, prima contraddizione prettamente geografica

- il 99% della popolazione turca é di fede mussulmana, quindi culturalmente la diversità é troppo grande per potere convivere sotto lo stesso tetto

- Non voglio che confini europei si spingano fino alla frontiera (frontiere mooolto virtuali) con Iraq, Iran e Siria

- La Turchia é ancora lontana da raggiungere nel campo dei diritti umani uno "standard europeo"

I fatti contingenti che alimentano la mia contrarietà:

- Il governo turco si ostina a non condannare pubblicamente il genocidio armeno del 1915, oridinato allora direttamente dal governo stesso, nel quale vennero sterminati unmilioneecinquecentomila armeni, praticamente tutta la comunità armena che viveva nel territorio storico della Armenia, oggi Turchia.

- La Turchia ancora oggi non riconosce la sovranità greca su Cipro (per chi non lo sapesse, la Grecia é Europa... come la possiamo definire allora la disputa greco-turca, "guerra civile"?)

- La Turchia non aderisce ancora pienamente ai criteri politici di Copenhagen (secondo i quali l'appartenenza all'unione richiede che il paese abbia raggiunto una stabilità istituzionale, che garantisca democrazia, principio della legalità, rispetto dei diritti umani e delle minoranze)

- I principali governi europei non vogliono un referendum popolare sull'ingresso turco. Questo denota una paura che una consultazione democratica abbia esito negativo.

- E' innegabile che é in atto uno scontro tra la civiltà occidentale e quella islamica. L'Europa non é forte abbastanza per contrastarla. Il rischio é di soccombere culturalmente a questa "invasione". Esempio lampante é la improvvisa "paura" prenatalizia per il presepe, per il nome di Gesú (diventato virtú), per tutte le nostre manifestazioni culturali censurate perché "si rischia di offendere la sensibilità delle minoranze islamiche"

E di motivi ce ne sono ancora molti, e ogni giorno se ne continuano ad aggiungere. Mi spiace non potermi dilungare ancora, ma il dovere mi chiama...

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