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L'Apocalisse


Lele

Messaggi Raccomandati:

Anche se si é andati un po' fuori tema (io volevo solo commentare il nuovo lavoro della Fallaci), riporto un pezzo de "L'Apocalisse" che il Foglio ha pubblicato oggi.

E' il pensiero della Fallaci riguardante l'Ingresso turco in europa, pensiero con il quale io mi trovo assolutamente d'accordo.-

Perdete 5 minuti e leggetevi questo brano, io non ho nient'altro da aggiungere.

...omissis...

ORIANA FALLACI: Vorrei che si sbagliasse.

ORIANA FALLACI: Lo so. E nessuno può

capirlo meglio di me, visto che Lei è me.

Vorrei sbagliarmi anch’io. Se mi sbagliassi,

morirei in pace. Ma purtroppo non sbaglio.

Ogni giorno i fatti mi danno ragione. Ogni

giorno! La conferma che non esagero, che

non ho mai esagerato, ora mi viene anche da

Bernard Lewis: il vecchio saggio che chiamano

lo storico dell’Islam. Ha letto l’intervista

che lo scorso luglio dette a un giornale

tedesco? Sa che vi dice Bernard Lewis? Vi

dice che molti occidentali si illudono che l’Islam

radicale non sia una minaccia estesa

al futuro, che anzi sia il Sole-che-brilla-sull’Occidente,

il sole di cui parlava la nazista

Sigrid Hunke. Perché l’Islam radicale esercita

su di loro una forte attrazione. La stessa

che su di loro esercitava il comunismo. Vi

dice che a causa di ciò la nostra vittoria su

Al Qaida non è affatto certa e che il futuro

islamico dell’Europa è inevitabile. Vi dice

che entro la fine del 2100 l’Europa sarà tutta

o quasi tutta mussulmana, quindi parte

dell’Occidente Arabo ossia del Maghreb. E

sa come ha commentato questa profezia il

mussulmano-moderato Bassam Tibi cioè il

rappresentante ufficiale dell’Islam moderato

in Germania? L’ha commentata dicendo:

“Il problema non è stabilire se a diventar

mussulmani sarà la maggioranza o la totalità

degli europei. Il problema è chiedersi se

l’Islam destinato a dominare l’Europa sarà

l’Islam della Sharia o l’Euroislamismo”.

Agghiacciante. Specialmente ora che la Turchia

vuole far parte dell’Unione Europea. Anzi

ora che i nostri califfi e i nostri visir sono pronti

ad accettarla. Però molti italiani non l’hanno

capito. I più credono che la Turchia sia una

squadra di calcio o un posto per andare in vacanza

a visitare il museo Topkapi, e sottovalutano

la situazione in maniera suicida. Mi dica:

se fosse una maestra di scuola e dovesse spiegare

questa follia agli alunni d’una quinta elementare,

come lo farebbe?

Bè, pressappoco così. Cari bambini, la

Turchia è un posto che non fa parte dell’Europa.

Con l’Europa non c’entra proprio nulla.

Perché è un paese geograficamente e culturalmente

mediorientale, al novantanove

per cento mussulmano. Novantanove, sì. Noi

invece siamo occidentali e, comunque la

pensino i califfi e i visir dell’Eurabia ossia

quelli che hanno steso la Costituzione Europea,

siamo di conseguenza cristiani. Due

cose che vanno poco d’accordo. Il Papa dice

che possono andare d’accordo perché sia i

cristiani che i mussulmani credono in un

Dio e basta, ma la faccenda del Dio unico si

basa su un frainteso che qualsiasi teologo vi

spiegherà, e lui ci si attacca per pura disperazione.

La Turchia nacque verso l’Undicesimo

Secolo, quando i turchi selgiuchidi e

ottomani e turkmeni si installarono in Anatolia

e insieme alla loro lingua vi imposero

il Corano. Disgrazia alla quale sopravvissero

solo alcune minoranze come i curdi e gli

armeni. Comunque oggi gli armeni non ci

sono più. Siccome in gran maggioranza erano

cristiani, un po’ per volta i turchi li hanno

fatti fuori come agnelli per la festa del

Ramadan. Quanto ai curdi, bè: se sei un curdo

in Turchia, è meglio che tu vada a vivere

da un’altra parte. La Turchia è l’erede dell’Impero

Ottomano: il gran regno che spinto

dal sogno d’espandersi in Europa nel 1300 si

insediò a Gallipoli cioè sui Dardanelli. Di lì

mosse alla conquista della Tracia e della

Macedonia poi della Grande Serbia, della

Bulgaria, della Romania, dell’Ungheria, e

passo dopo passo giunse a Vienna. Per ben

due volte la mise sotto assedio. La seconda

volta nel 1683 con seicentomila uomini scortati

da migliaia e migliaia di cavalli, bovi,

capre, cammelli, harem pieni di mogli nonché

di concubine. E menomale che in nome

di Gesù Cristo noi si riuscì a respingerli. Del

resto due secoli prima, cioè nel 1453, quell’impero

aveva tolto di mezzo Costantinopoli

per chiamarla Istambul e trasformare le

chiese in moschee. Tutte cose di cui i turchi

non si sono mai dimenticati e alle quali

guardano con gran nostalgia. Il guaio è che

non ce ne siamo dimenticati neppure noi.

Infatti per esprimer sgomento o terrore in

Italia si dice ancora “Mamma li turchi”.

Però voi state attenti, bambini. Se lo dite, i

padroni del Politically Correct, e in particolare

dell’Ulivo che è un vegetale simbolo di

Pace e Fratellanza, vi danno subito di razzisti.

Tempo fa a Strasburgo il mamma-li-turchi

scappò a Mortadella che è amicissimo

dei turchi, e mancò poco che finisse in galera.

Cioè dove vorrebbero mandare me che

passo la vita a dire mamma-li-turchi.

E se i bambini non capiscono?

Capiscono, capiscono. I bambini capiscono

sempre. Sono gli adulti che non capiscono,

o fingono di non capire. Specialmente se

sono italiani o francesi o inglesi o spagnoli

o tedeschi eccetera. Mi lasci proseguire. Cari

bambini, l’Impero Ottomano finì se Dio

vuole con la Prima Guerra Mondiale. E nel

1924 un generale turco che si chiamava Mustafa

Kemal Atatürk fece una rivoluzione

coi fiocchi. Davvero imprevedibile in quel

posto lì. Chiuse gli harem, tolse il velo alle

donne e il fez agli uomini, abolì la poligamia.

Scelse il calendario gregoriano, adottò

l’alfabeto latino, e liquidò tutti gli ordini religiosi

incominciando dai dervisci. Strani

preti che per pregare Allah urlano e girano

su sé stessi a mo’ di trottola. Spazzò via il

giogo dell’Islam in ogni sua forma e colore,

e al suo posto installò uno Stato rigorosamente

laico: basato su una Costituzione di tipo

occidentale, quindi su un Parlamento

eletto. E per oltre mezzo secolo la cosa funzionò.

Ricordo come rimasi impressionata

quando, per un reportage sulle donne, nel

1959 cioè da giovane feci tappa ad Ankara.

Qui vidi coi miei occhi che davvero le turche

avevano il capo scoperto ed erano vestite

proprio uguale a me. Cari bambini, ve

lo assicuro: fino a una ventina di anni fa era

così istericamente laica, la Turchia, che

quando papa Wojtyla si recò in visita ufficiale

a Istambul ed Ankara e Smirne i turchi

lo trattarono malissimo. Niente ricevimenti,

niente inchini, niente Messe celebrate

dinanzi a folle oceaniche, e al loro posto

un gelo così gelido che a Sua Santità venne

quasi la polmonite. Del resto vent’anni fa

la Turchia non si lasciò sedurre nemmeno

da Khomeini: il papa mussulmano che cacciato

lo scià Reza Pahlavi faceva fucilare o

lapidare o sgozzare chiunque non lo seguisse,

e che subito impose di nuovo il chador

alle donne. Pensate che, durante il regno di

Khomeini, in Turchia le turche si davano

addirittura alla politica. Diventavano ministre

come Meral Aksener e la tremenda

Tansu Ciller che coi suoi intrighi e i suoi

abusi avrebbe scandalizzato perfino Lucrezia

Borgia. E pazienza se soprattutto fuori

delle città le altre turche venivano trattate

peggio che in Iran. Pazienza se chi comandava

in Turchia era in realtà l’Esercito. E

con mano molto, molto pesante. Certi ceffi,

tra i suoi generali, che paragonati a loro i tagliateste

d’oggi sarebbero sembrati pacifisti

veri. Pazienza se in tale democrazia vigeva

la tortura e le prigioni erano identiche a

quelle di Midnight Express: il film americano

da cui risulta che in Turchia puoi sopportar

tutto, proprio tutto, fuorché finire in prigione.

Pazienza se verso noi europei i turchi

avevano una specie di rancore e l’ex-premier

Erbakan, leader del Partito della

Virtù, diceva: “L’Europa è una cricca di cristiani

che vogliono la nostra morte”. Pazienza

se nell’isola di Cipro divisa in due,

mezza greca e mezza turca, le truppe del

summenzionato esercito si comportavano

parecchio male. Forse non dovrei dirvelo,

bambini: ma nel 1974, cioè quando invasero

la zona greca, a Cipro accaddero cose davvero

turche. Dentro una casa, ad esempio,

un soldato turco stuprò e poi uccise una

nonna di settantaquattr’anni e il suo nipotino

di dodici. Dico “pazienza” non perché

fosse il caso d’avere pazienza ma perché lo

dicevano i politici. E il motivo per cui lo dicevano

era che la Turchia teneva testa all’Unione

Sovietica, manteneva buoni rapporti

con Israele, e dal 1952 era nella Nato.

Secondo i politici, queste tre cose bastavano

a considerar la Turchia un’appendice

dell’Occidente. Una squadra di calcio, un

posto per andare in vacanza e visitare il museo

Topkapi. Ma poi le cose cambiarono. Indovinate

perché.

Perché se una rosa è una rosa è una rosa, come

diceva Gertrude Stein, il Corano è il Corano

è il Corano. E nonostante la rivoluzione laica di

Atatürk in Turchia successe quel che nonostante

l’occidentalismo dello scià Reza Pahlavi

era successo in Iran: l’Islam si risvegliò. Si risvegliarono

i mullah, si riaprirono le moschee

che del resto non avevano mai chiuso i battenti,

e a poco a poco le nipotine delle donne che

nel 1924 s’erano tolte il velo rimisero il velo. I loro

fratelli rimisero il fez. Poi venne Bin Laden.

Venne l’Undici Settembre. Superato l’istante di

smarrimento il nostro Siamo-Tutti-Americani

diventò Siamo-Tutti-Mussulmani, e alle elezioni

del 2002 si presentò un mussulmano “moderato”:

Recep Tayyip Erdogan.

Esatto. Così moderato che per eccessi di

fanatismo integralista era stato quattro mesi

in prigione. Così moderato che durante gli

attacchi kamikaze scatenati nel 2003 ad

Ankara non avrebbe mai pronunciato il termine

“terrorismo islamico”. Anche lui

avrebbe detto “terrorismo” e basta. Al massimo,

“terrorismo religioso”. Così moderato

che sarebbe stato il primo a voler rimettere

nel Codice Penale il reato di adulterio. Così

moderato che da anni manda le figlie a studiare

negli Stati Uniti “dove-ci-sono-College-

nei-quali-si-accetta-l’uso-del-velo, simbolo-

della-tradizione-mussulmana”. Così moderato

che la moglie (e ispiratrice) Emine il

velo lo porta da sempre e sollecita fatwe

contro chi amoreggia prima del matrimonio.

Così moderato che adotta l’islamico Principio

delle Due Verità, (la verità che un mussulmano

racconta a sé stesso e la verità che

racconta ai cani-infedeli, insomma il Principio

della Menzogna), e non si offende

quando lo definiscono Giano Bifronte. Si

presentò col Partito Islamico, alias Partito

della Giustizia e dello Sviluppo, fondato dal

Partito del Benessere (sic) che all’Estrema-

Destra rappresenta-il-proletariato-turco

(sic). Condusse la campagna elettorale rivolgendosi

soprattutto alle donne, e ogni suo

comizio conteneva la seguente frase: “In

molti paesi chi vuol portare il velo lo porta.

In molte parti della Turchia, paese al novantanove

per cento mussulmano, invece

non si può. Questa faccenda deve cambiare”.

Vinse col 34 per cento dei voti. Cosa che

grazie a una legge balorda gli attribuì il 66

per cento dei seggi. Ma qui ci stiamo dimenticando

dei bambini!

Pazienza…

No, no, mi lasci riprovare. Tanto, gliel’ho

detto: i bambini capiscono più dei grandi.

Cari bambini, la Turchia non più laica regalò

una tale vittoria al Giano Bifronte che

nemmeno l’esercito dei generali dinanzi ai

quali perfino i tagliateste d’oggi sembrano

pacifisti veri poté farci nulla. Peggio. Appe-

na eletto lui si tuffò nell’impresa che i suoi

laici predecessori non erano riusciti neanche

ad avviare: condurre la Turchia nell’Unione

Europea. Si rivolse a Chirac cioè a

quello che dice “le-radici-dell’Europa-sono-tanto-

cristiane-quanto-mussulmane”, porse i

suoi omaggi a Schröder cioè a quello che di

turchi ne ha più della Turchia, invitò Berlusconi

alle nozze del suo primogenito, e appoggiato

da quest’ultimo che l’allargamento-di-

mercato lo vede perfino sulle lune di Saturno

e di Storia se ne intende quanto io

m’intendo di calcio, presentò regolare richiesta

al Consiglio d’Europa. Questo la passò

alla Commissione Europea cioè a Mortadella

e, dimentico del mamma-li-turchi, Mortadella

gli suggerì di rifarsi una verginità

cioè di effettuare qualche riforma nel campo-

dei-diritti-umani-e-civili. A rotta di collo

lui ubbidì costringendo il Parlamento a fare

le cosiddette Leggi di Armonizzazione e…

Ma qui devo smetterla davvero di parlare ai

bambini. Ho già commesso l’errore di raccontargli

la storia di Cipro cioè del soldato

turco che stupra poi ammazza sia la nonna

che il nipotino, e quest’altre brutte cose i

bambini non devono udirle.

A chi parla, dunque?

A Lei, a me stessa. E a coloro che non sanno

o fingono di non sapere. Nonché ai cinici

e agli scriteriati che favorendo l’ingresso

della Turchia non si rendono conto d’assecondare

il sogno dell’Impero Ottomano. Il

sogno che Solimano il Magnifico inseguì tutta

la vita e a causa del quale invase l’Ungheria,

entrò in Austria, e nel 1529 realizzò il primo

assedio di Vienna. Il sogno che suo figlio

Selim l’Ubriacone portò avanti conquistando

la cristianissima Cipro e che nel 1571 le

repubbliche e i ducati e i granducati d’Italia

fermarono con la Spagna e Malta e il Papato

a Lepanto. Il sogno che nel 1683 Kara Mustafa

infranse a Vienna ma che neppure allora

si spense. Intendo dire il sogno di realizzare

lo “Stato Islamico d’Europa”. D’accordo, i

tempi sono cambiati. Le armate dell’Impero

Ottomano non esistono più. La Turchia è nella

Nato e, visto che l’Europa non ha un esercito,

se Erdogan cambiasse idea potremmo

sempre chiedere aiuto ai vituperatissimi

americani. Non è sempre a loro che ci si rivolge

quando fa comodo? Non sono sempre

loro che vanno a morire per gli altri? Per noi

sono già morti due volte, incominciando dalla

Prima Guerra Mondiale. (Centosedicimilacinquecentosedici

soldati). Ma per dar corpo

al sogno di Solimano il Magnifico, per

realizzare il suo “Stato Islamico d’Europa”

le armate non servono. Oggi la conquista è di

tutt’altra natura. È una conquista religiosa,

culturale. Più che a occupare il territorio mira

a impadronirsi delle anime con principii

che non sono i nostri principii, concetti che

non sono i nostri concetti, costumi che non

sono i nostri costumi, brutture che non sono

(o non sono più) le nostre brutture, e Cristo!

Come si fa a prenderci in casa un paese che

al novantanove per cento è mussulmano?!?

Come si fa a portare in Occidente sessanta

milioni di turchi non in regola coi più ovvii

diritti umani che il mondo moderno riconosca

e protegga?!? Il rapporto che Amnesty

International ha emesso dopo le “Armonizzazioni”

imposte da Erdogan fa rabbrividire.

Gente arrestata, torturata, uccisa con sevizie

ancora in vigore grazie a leggi simili a quelle

emendate o annullate. Interrogatorii condotti

con le scariche elettriche, sospensione

per le braccia legate a una corda che pende

dal soffitto, molestie sessuali, carcere senza

sonno e senza cibo, falaka cioè bastonate sulla

pianta dei piedi. (La falaka può sembrare

meno feroce. Ma otto anni dopo averla subìta

ad opera della polizia greca, cioè d’una

polizia inquinata da quattro secoli di dominazione

turca, Alekos Panagulis zoppicava

ancora. Leggermente, ma zoppicava. E un

giorno mi disse: “È una cosa terribile, sai, la

falaka. Perché ad ogni bastonata il dolore ti

arriva al cervello come un ferro rovente e alla

fine impazzisci, vorresti confessare tutto”).

Il rapporto parla anche di persone rapite da

agenti in borghese, tenute in prigione senza

capi d’accusa e senza avvocato, e qui torturate

nei modi suddetti. Parla anche di gravi

limiti posti alla libertà di parola o di stampa,

e quanto alle violenze sulle donne... Quelle

incominciano nell’ambito familiare dove sono

inflitte dai padri e dai mariti e dai fratelli.

Di solito, per punire i “crimini d’onore” e

per imporre i matrimoni rifiutati o precoci.

Vanno dalle percosse all’omicidio, e spesso

l’omicidio viene contrabbandato come suicidio.

Ascolti il seguente passaggio: “In Turchia

la pratica d’uccidere le figlie ribelli o

costringerle a suicidarsi è ampiamente tollerata

e persino approvata dai leader delle

comunità locali. Questo, anche ai più alti livelli

del potere esecutivo e giudiziario. Di rado

le autorità conducono indagini serie su

quei casi di omicidio o apparente suicidio”.

Del resto per capire come vengono trattate

le donne nella Turchia che s’è riconsegnata

al Corano basta pensare al caso che racconto

ne La Forza della Ragione. Quello della

trentacinquenne Cemse Allak stuprata e

messa incinta da un bruto, e a causa di ciò

lapidata a morte dalla famiglia. (Risposta data

dalla cognata al giornalista inglese che la

intervistava: “Che dovevamo fare? Era zittella

e aveva perso l’onore. Stupro o no, aveva

disonorato anche noi”).

Basta anche il caso che lo scorso luglio avvenne

lungo la spiaggia di Smirne.

Sì. Quello delle cinque sedicenni che s’erano

recate con le maestre e l’insegnante di

religione a fare una gita scolastica al mare.

Che eludendo la loro sorveglianza entrarono

in acqua col chador. Che a causa del chador

furono travolte dalle onde. E che i bagnini

pronti a tuffarsi non poteron salvare perché

l’insegnante di religione glielo impedì.

“Fermi tutti. Non toccatele. Il Corano lo

proibisce”. Le poverine annaspavano, gridavano,

imploravano aiuto, e lui ripeteva il-Corano-

lo-proibisce. Così i bagnini non osarono

disubbidirgli, le lasciarono affogare. (Più o

meno, ciò che tempo fa accadde in Arabia

Saudita dove per non offendere il Corano i

pompieri lasciarono bruciare trentasei donne

in un incendio). Dopo la morte delle cinque

sedicenni, a Smirne non ci fu neppure

una denuncia per mancato soccorso. E quando

il quotidiano Hurriyet pubblicò la notizia,

Erdogan si guardò bene dall’aprir bocca.

Sua moglie, idem. Sì, lo so: qualche discepolo

di Atatürk c’è ancora. C’è anche il suo partito

che non conta più nulla. C’è anche il suo

esercito che ormai conta pochissimo. Nondimeno

la realtà della Turchia riconsegnatasi

al verbo del Profeta è questa, e dimostra in

maniera inequivocabile le bugie dell’Islam

moderato.

Ne convengo, e qualcosa qui non torna. Ma al

momento di emettere il giudizio favorevole alla

candidatura della Turchia, la Commissione Parlamentare

Europea lo conosceva o no il rapporto

di Amnesty International?

Certo che lo conosceva. L’olandese Fritz

Bolkestein e l’austriaco Franz Fischler, due

dei pochi parlamentari che definivano quella

candidatura “euro-incompatibile”, lo avevano

subito consegnato a Mortadella. Suppongo

che Mortadella conoscesse anche la

storia delle cinque sedicenni affogate. Tutti

i giornali ne avevano parlato. Tutti. Eppure

quel giudizio favorevole lo emise. Dichiarò

che nonostante alcune “zone d’ombra” la

Turchia soddisfaceva in “modo sufficiente”

i criteri politici richiesti dai parametri di Copenaghen

e concluse: “Quasi all’unanimità

la Commissione raccomanda ai Capi di Stato

e di Governo d’aprire i negoziati necessari

ad accettare la candidatura. Nel frattempo,

e visto che certe riforme non sono state

effettuate, continueremo a monitorare i progressi”.

Parole per cui Erdogan lo ringraziò

calorosamente. Sia pur torcendo il naso per

il “continueremo-a-monitorare”, in patria si

vantò addirittura d’aver ottenuto il “semaforo

verde”… Come andrà a finire? Non lo so.

Qualcuno deve ancora dirmi il vero motivo

per cui dalla soi-disant Costituzione sono

state tolte le radici cristiane… In omaggio al

laicismo, anzi all’opinione che i nostri califfi

e i nostri visir hanno del laicismo, oppure

in omaggio alla mussulmana Turchia? Però

so che di amici impazienti d’allargare-il-mercato,

cioè estenderlo alla Turchia, il Giano

Bifronte ne ha parecchi. Soprattutto in Francia

e in Germania. Anche se la candidatura

venisse respinta, quelli s’inventerebbero subito

un modo per accettarla prima o poi sottobanco.

Gli eredi dell’Impero Ottomano ci

tengono troppo a riprendere l’egemonia del

Mediterraneo, e l’Eurabia è troppo asservita

al Mostro venuto dal mare. È troppo asservita

anche alla paura e alle illusioni. L’illusione

che la Turchia serva a frenare l’offensiva

di Bin Laden, anzitutto. La paura che ricorra

al ricatto già pronto. “Non ci volete? E noi

passiamo dall’altra parte, assumiamo anzi

riassumiamo la leadership del mondo arabo”.

Ma il nostro futuro non può essere gestito

da certa gente. È il popolo che deve gestirlo.

Creda: sulla faccenda della Turchia ci

vorrebbe davvero un referendum. Condotto

come Cristo vuole e in ciascun paese dell’inetta

Unione Europea. Il guaio è che il popolo

è così disinformato, così beffato, così ingannato.

Quindi così confuso e pronto a farsi

imbrogliare sempre di più…

Nonostante ciò, che cosa gli direbbe per aiutarlo

a vincere con un No tale referendum?

Quel che ho detto finora. Più quel che dice

uno dei maggiori storici viventi ossia il

vecchio Jacques Le Goff. “Il mio rifiuto non

è soltanto di natura culturale. È anche di natura

geografica. Integrando la Turchia, le

frontiere dell’Europa si spingerebbero fino

all’Iraq. Se Baghdad ce lo chiedesse, accetteremmo

anchel’Iraq?”. Interrogativo al quale

aggiungo: l’Iraq confina con la Siria e l’Arabia

Saudita e l’Iran. Se Damasco e Ryad e

Teheran ce lo chiedessero, accetteremmo

anche la Siria e l’Arabia Saudita e l’Iran? E

poi chiedo: ma che cosa intendono, con la parola

Europa, questi imbecilli? L’hanno mai

visto un mappamondo, l’hanno mai vista una

carta geografica? E se gli va bene la Turchia,

perché fanno le smorfie quando la Russia e

l’Ucraina gli fanno capire che vorrebbero essere

viste come candidate? In fin dei conti,

loro sono Oriente per modo di dire. Peccano

come noi, a causa del terrorismo islamico

soffrono quanto noi, e invece di venerare il

Profeta venerano Cristo e la Madonna. Ah,

dimenticavo… Eliminando le radici cristiane,

la soi-disant Costituzione Europea ha eliminato

anche Cristo e la Madonna… Sì, direi

questo al Popolo. E poi gli ricorderei che cosa

accadde alla Grecia, all’arcavola della nostra

cultura, quando i turchi entrarono in casa

sua e ci rimasero quattrocento anni. Perfino

la memoria di Socrate e Platone le portarono

via. In compenso le lasciarono la falaka.

Le insegnarono a usarla così bene che

un secolo e mezzo dopo la loro partenza la

polizia greca la usava ancora per farti confessare.

Infine concluderei: caro Popolo, il

professor Lewis è un ottimista a profetizzare

che l’Europa sarà tutta mussulmana entro il

2100. Se non ti opponi alla nuova follia, lo

sarà al massimo entro il 2017.

(da Oriana Fallaci. “L’Apocalisse”)

... Meditate gente, meditate ...

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Caro LEle io sono completamente d'accordo con te ...ma mi spiace i turchi arriveranno ..noi toglieremo i crocefissi

,...e loro ci metteranno la foto di maometto

e poi inizieraano le loro partiche preferite ................................................

prima troveranno me davanti alla porta con mitra in mano e carro armato :evil:

 

花は桜木人は武士

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Caro LEle io sono completamente d'accordo con te ...ma mi spiace i turchi arriveranno ..noi toglieremo i crocefissi

,...e loro ci metteranno la foto di maometto

e poi inizieraano le loro partiche preferite ................................................

prima troveranno me davanti alla porta con mitra in mano e carro armato :evil:

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Caro LEle io sono completamente d'accordo con te ...ma mi spiace i turchi arriveranno ..noi toglieremo i crocefissi

,...e loro ci metteranno la foto di maometto

e poi inizieraano le loro partiche preferite ................................................

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