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CHIRAC si accoda a BERLUSCONI


Guglielmo

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PATTO STABILITA'/ TAJANI: PAROLE CHIRAC FANNO ECO A BERLUSCONI

04/01/2005 - 18:00

Anche Junker smentisce chi ci accusa di campagna elettorale

Roma, 4 gen. (Apcom) - "La forte presa di posizione del Presidente Chirac, alla quale si aggiunge l'intervento del Presidente di turno dell'Unione Junker, conferma che c'è bisogno di aprire un grande dibattito a livello europeo sul Patto di Stabilità e sulla sua interpretazione".

Lo afferma il capogruppo europeo di Forza Italia Antonio Tajani, per il quale "le parole pronunciate da Chirac oggi a Parigi fanno eco agli interventi del Presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi che ha, da tempo, posto formalmente all'attenzione dei leaders europei il tema della crescita e dello sviluppo e del necessario adattamento del Patto a queste finalità".

"Le dichiarazioni di Chirac e l'intervista di Junker a 'Le Monde' e a 'La Stampa' - dice Tajani - smentiscono chi sosteneva, per puro amore di polemica elettorale, il disinteresse europeo per le proposte di Berlusconi".

Per l'eurocapogruppo azzurro "in modo particolare le parole del presidente francese appaiono in perfetta sintonia con la posizione italiana. Così, oggi il tema del Patto di Stabilità è più che mai all'ordine del giorno. Anzi, per dirla con Junker, è una delle priorità per far crescere l'Unione Europea".

copyright @ 2005 APCOM

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Se Chirac si e' d'accordo con una proposta di Berlusconi, non significa automaticamente che la proposta sia valida ( ovviamente vale anche il contrario ) Non applichiamo il teorema del miliardo di mosche.

Onestamente non capisco cosa centra la sinistra italiana.

E' ovvio che il patto di stabilita' puo' essere modificato solo se tutti i partner sono d'accordo.

Archepensevoli spanciasentire Socing.

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Guest DESMO16

esattamente la politica di questo governo...mi è parsa infatti molto inteessante la porposta di Berlusconi

per spese tipo ..Contributi alla ricerca ,all'università e infrastrutture

di poter scrivere a bilancio la cinfra in più anni

come farebbe qualsiasi azienda per i cosidetti costi pluriennali

oltre naturalmetne l'abssamente delle tasse.

Ecco l'europa unita che piace a me ...dove si capisce l'esigenza di crescere tutti ,dove non ci sono paesi di serie B che dicono sempre di si

ma paesi come l'Italia che è pronta a far sentire la propria voce.

Che dire della sinistra .......!!!!!

Che schiattino .per l'ennesima volta hanno dimostrato la loro scarsa

capcità di governare in modo moderno.

il fatto che poi in questi mesi abbiano fatto di tutto con Prodi per contrastare la politica del loro paese su questo argomento

dimostra

di quanto siano capaci ....e cioè di andare contro anche all'esigenze del propio popolo pur di avere il potere.....

l'aggettivo che mi vieni in mente è .."ANTITALIANA"

Ciao Ciao

..comunque ora che l'ha detto Chirac staranno (forse) un pò più calmini;

..e comunque é un bel riconoscimento e distingue chi lavora (come il governo) da chi tenta ogni mezzo per poterlo destabilizzare per propri interessi e non per quelli della nazione.

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Ragazzi,

non ci facciamo prendere in giro da Berlusconi e Chirac. La vecchia tesi keynesiana che la crescita economica si ottiene aumentando la spesa pubblica è stata sconfitta dalla storia (è la causa del pazzesco debito pubblico italiano) e dalla teoria economica (mai sentito parlare di monetarismo (Friedman), nuova macroeconomia classica (Lucas), Thatcher - Reagan & Co.?).

Il patto di stabilità è l'unica difesa che abbiamo da altri anni di dissennate politiche di deficit spending con un ulteriore aumento del debito pubblico. Fra l'altro la riduzione della spesa pubblica dovrebbe essere la stella polare di una politica economica di destra... Non ci credete alle storie degli investimenti in infrastrutture e degli incentivi alla ricerca scientifica, sono solo balle per poter buttare soldi e comprarsi il consenso, ogni lira in più per i politici da spendere si traduce in maggiore potere per loro che dovranno decidere come spenderla, è questo il vero motivo dell'aumento della spesa pubblica.

Le infrastrutture davvero utili possono essere costruite in project financing (coi soldi dei privati che si ripagano col pedaggio) e gli incentivi per la ricerca finanzieranno o carrozzoni pubblici che non fanno nulla (come quasi tutte le università e il CNR) o le imprese che hanno fatto una migliore attività di lobbying (non certo quelle più efficienti).

E pensare che questa maggioranza ha vinto le elezioni promettendo meno Stato e più Mercato, e ora decide che per far ripartire l'economia l'unico strumento è aumentare il deficit pubblico, proprio come ai tempi del centrosinistra.... A quando la nazionalizzazione di qualche grande azienda in perdita?

Povero paese nostro, speriamo solo che l'UE tenga duro!

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Che keynes sia stato sconfitto dalla storia, proprio non si direbbe, visto che attualmente tutti i paesi, Stati Uniti in testa, adottano politiche keynesiane piu' o meno nascoste. Che poi qua si parli non di investimenti ma di erogazioni a pioggia ai migliori lobbysti e sprechi vari, non darei la colpa al vecchio Sir John.

Archepensevoli spanciasentire Socing.

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io x quello che ho studiato ho capito che keynes ci ha salvato il culo,perchè allora o si stava col capitalismo o si stava con l'economia pianificata comunista.

il capitalismo fece crack......e keynes lo "aggiustò"

e concordo con l'analisi di stev.....in tutto il mondo Occidentale si utilizza ancora un economia di stampo keynesiano,poi vabeh magna magna o vaccate dei vari governi sono discorsi da fare a parte

 

花は桜木人は武士

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Il fatto stesso che le politiche keynesiane siano adottate oggi in maniera più o meno nascosta, è prova della poca credibilità che avrebbero politiche palesemente keynesiane.

Intendiamoci, Keynes è stato un grande economista e ha detto tante cose (come diceva Massimo Troisi a proposito di Cooper...), alcune giuste, altre meno. Il Keynesismo com'è stato inteso negli anni sessanta e settanta, cioè "aumentate la spesa pubblica che questa genererà un aumento più che proporzionale del reddito, sì che le tasse in seguito copriranno quell'aumento di spesa", si è rivelato fallimentare. E lo provano gli enormi debiti pubblici e/o tassi di inflazione dei paesi che hanno seguito quelle politiche.

Nella teoria economica anche gli economisti di scuola keynesiana, come è la gran parte dei professori univesitari italiani, tendono a sostenere che politiche keynesiane sono adatte a superare le crisi congiunturali, ma possono ben poco di fronte a crisi strutturali come quella che attraversa l'economia italiana in questi anni.

Noi abbiamo bisogno di riforme strutturali che liberalizzino l'economia rafforzando le imprese più efficienti e costringendo quelle meno efficienti (e spesso protette) a svegliarsi prima che sia troppo tardi e smettere di far pagare le loro inefficienze al paese.

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Puo' anche essere vero quello che tu dici, ma non riesco a capire cosa centra la liberalizzazione dei monopoli di fatto con Keynes. Fermo restando che secondo me, anche nel campo delle riforme strutturali si deve procedere con i piedi di piombo, non fosse altro che tutti i paesi al mondo, in un modo o nell'altro, proteggono le loro industrie di punta. In Italia nel nome del liberismo assoluto abbiamo gia'distrutto la chimica e l'elettronica ( quando in Francia o negli Stati Uniti si guardano bene di smembrare o fare fallire i loro monopoli di fatto ): attenzione a non sacrificare su quest'altare i nostri "agnelli" . Per il liberismo vale, paradossalmente, quello che vale per il comunismo: o si applica bene dappertutto, o chi lo applica in maniera integrale sara' sempre sconfitto da chi sostiene il proprio liberismo con robuste iniezioni statali.

Archepensevoli spanciasentire Socing.

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Io temo che c'entri.

Se un paese che non riesce a crescere perché ha imprese poco efficienti e innumerevoli colli di bottiglia, droga l'economia con iniezioni di spesa pubblica accumulando debito (la storia dell'Italia negli anni ottanta), evita di affontare la realtà e reagire. Quando si trova ad affrontarla è ormai troppo tardi e si arriva ai fallimenti. E' questo che è successo in Italia per tanti anni ed è questo che stava succedendo (speriamo che non sia troppo tardi) anche con la Fiat.

I fallimenti nell'elettronica e nella chimica sono in buona parte dovuti all'incompetenza dei Ferruzzi (Montedison) e di De Benedetti (Olivetti), aiutati da generose commesse pubbliche e soldi a fondo perduto fino a quando lo stato aveva soldi da buttare.

Che gli altri paesi tutelino i campioni nazionali è vero fino a un certo punto. Negli Usa sono fallite decine di grosse compagnie aeree (dalla TWA alla United Airlines) e nessuno si è stracciato le vesti. La Francia è più attiva, è vero, ma i francesi hanno anche politici e uomini di Stato di altra statura, ahimé, che scelgono oculatamente dove e come intervenire.

Comunque quando si parla di monopoli non si intendono solo le varie Enel, Eni, Telecom, Banche e autostrade che, fra l'altro, ci fanno pagare le bollette più care d'Europa, ma anche delle innumerevoli categorie protette da licenze a barriere alla concorrenza: dai notai, ai farmacisti, ai tassisti a quelli che hanno il banco al mercato o il ristorante.... In fin dei conti non sono loro quelli che tengono in piedi questo paese, ma le tante piccole e medie imprese che non hanno tutele e che devono sobbarcarsi i costi di tutte queste inefficienze.

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Gli Stati Uniti per esempio, proteggono attivamente la loro industria aerospaziale. Gli aiuti li' vanno sotto forma di commesse militari o finanziamenti federali di progetti di ricerca. Possono lasciare tranquillamente fallire i vettori tipo TWA, ma si guardano bene dal toccare l'industria di base e la tecnologia. Altrettanto fanno i francesi. Da noi invece, si fa vanto di avere distretti in cui si producono il 60% o 70% delle sedie e dei cavatappi mondiali. Ottimo, ma quanto puo' durare in un'economia veramente liberista e globalizzata ?

Archepensevoli spanciasentire Socing.

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