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Schumacher: 'Un bilancio della stagione 2004 con uno sguardo


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Schumacher: 'Un bilancio della stagione 2004 con uno sguardo al futuro'

Maranello, 4 gennaio - A pochi giorni dall'inizio del 2005 e dal suo trentaseiesimo compleanno, il sette volte Campione del Mondo di Formula 1, Michael Schumacher, si sofferma a parlare dell'anno appena concluso, il 2004, che è stato, sia per la Ferrari che per il pilota tedesco, un anno denso di successi. Come descriverebbe Schumacher la scorsa stagione?

Michael : Non potrei che definirla favolosa, non solo per le vittorie che abbiamo ottenuto ma anche per l'atmosfera che si è respirata nel nostro team, un'atmosfera incredibilmente positiva. Descrivere tutto ciò che accaduto non è comunque facile per me, forse perché sono una persona che tende sempre a guardare al futuro. Sono già proiettato verso la prossima stagione.

Il 2004 in ogni caso ti farà venire alla mente molti ricordi positivi...

Michael : Questo è sicuro e mi fa molto piacere. La gara di Budapest, ad esempio, è uno di questi. E' stato un Gran Premio grandioso perché è lì che abbiamo vinto il titolo Costruttori.Anche Spa rappresenta un bel ricordo, per la mia vittoria nel Campionato Piloti. Subito dopo la gara mi sono trovato a provare sentimenti contrapposti, perché avevo appena conquistato il campionato senza vincere la gara. Ora ovviamente il ricordo è più che positivo. Anche a Monza ho vissuto un momento fantastico, quando davanti ai nostri tifosi abbiamo portato a casa una doppietta che all'inizio non sembrava affatto scontata. Quel podio che finisce sopra la folla è in grado di lasciarti senza respiro, perché si prova davvero la sensazione di essere in mezzo ai tifosi.

E i bei ricordi non finiscono qui, vero?

Michael : No, infatti. Ci sono stati altri momenti speciali, come il podio in Giappone. Essere lì accanto a Ralf è sempre piacevole ma quella volta è stato davvero speciale. Ralf è stato autore di una fantastica gara e sono stato davvero felice che il suo ritorno in pista sia stato coronato da un risultato come quello.

Questo ci riporta a momenti meno piacevoli dello scorso anno...

Michael : L'incidente di Ralf ad Indianapolis per me è stato davvero scioccante, non posso negarlo, ma, come ho sempre detto, sono stato subito e costantemente informato sulle sue condizioni e così sono riuscito a continuare. Oggi quell'incidente fa parte del passato. La cosa più importante è che Ralf non abbia riportato danni permanenti. Un altro momento davvero triste per noi come team è stata la morte di Umberto Agnelli.

Ciò che il team prova è molto importante per te, non è vero?

Michael : Si, assolutamente. Io faccio parte del team e posso solo ripeterlo ancora una volta: la Formula 1 è uno sport di squadra. Se non si ha un buon team non si hanno possibilità. Si lavora tutti insieme, non c'è individualismo. Le persone che lavorano a Maranello ci danno solide fondamenta sulle le quali lavorare quando siamo in pista. Tutti mettono nel loro lavoro così tanta passione e determinazione da renderlo unico. Non è una coincidenza se siamo riusciti a correre per oltre cinquanta gare senza mai ritirarci per cedimenti tecnici. Questo dimostra quanto si lavori duramente e fa conoscere a tutti il cuore della Ferrari e delle persone che ci lavorano. Le vittorie e i titoli appartengono a ciascuno di loro.

Quella che inizierà il prossimo marzo sarà la tua quindicesima stagione in Formula 1. Hai appena compiuto trentasei anni. Stai per caso iniziando a sentirti stanco?

Michael : Mettiamola così: diciamo che non ho molti "acciacchi"! Mi sento in forma e, per essere onesti, anche più giovane di un trentaseienne! Gioco a calcio con i miei colleghi piuttosto spesso, ad esempio con Fernando Alonso, che è di dieci anni più giovane di me, e non ci vedo molta differenza. No, non sono stanco e specialmente non lo sono psicologicamente. Mi diverto ancora immensamente.

Nella tua carriera hai ottenuto molti importanti risultati ma sembra che questo non sia per te abbastanza e che quindi ci riproverai anche nel 2005.

Michael : Potete scommetterci! Affronterò la nuova stagione così come ho fatto con tutte le precedenti: con motivazione e voglia di far bene, ansioso di scendere nella mischia. Come ho già detto, mi diverto molto, mi piace quello che faccio e mi piacciono le sfide. Tutto ciò che ho ottenuto in passato non ha niente a che vedere con questo. Nello sport è sempre così. Non ci si accontenta mai delle vittorie, bisogna accettare sempre la sfida. Si guarda sempre alla prossima gara.

Secondo te le regole che si applicheranno dal 2005 renderanno la sfida ancora più stimolante?

Michael : Si, perché la Formula 1 è fatta così: niente rimane fermo e bisogna sempre sviluppare cose nuove. Tutti dovremo abituarci ai cambiamenti. Ne ho avuto un piccolo assaggio quando ho guidato con la configurazione 2005 nell'ultimo test a Jerez. All'inizio sembrava tutto estremamente lento. Sarà una Formula 1 diversa e tutti dovremo adattarci. Per quanto ho potuto vedere finora, potrei dire che le vetture saranno più lente di due, o forse meglio, tre secondi per giro. Sarà tutto diverso ma sarà comunque interessante.

Ma a un pilota può piacere che le macchine siano più lente?

Michael : Inizialmente ero un po' scettico ma in Brasile mi sono reso conto che doveva accadere. Le monoposto erano diventate così veloci che le forze che si dovevano gestire erano molto più intense rispetto a quelle degli ultimi anni. A San Paolo ho visto molti dei miei colleghi che, subito dopo la fine della gara, faticavano a tenere la testa in posizione normale. Anche io ho avuto difficoltà.

Questo non potrebbe dipendere dal fatto che in Brasile, a differenza della maggior parte degli altri circuiti, si corre in senso antiorario?

Michael : Di sicuro ci sono stati problemi legati a questo fatto, è vero, ma si verificavano quando la gara si svolgeva a inizio stagione. Questa volta è stata l'ultima in calendario e i muscoli del collo non avrebbero dovuto avere problemi perché erano stati allenati per tutta la stagione.

Ora parliamo di qualcosa completamente differente. Insieme al tuo amico Peter Kaiser sei nuovamente coinvolto nelle gare di kart come membro della commissione recentemente fondata dalla FIA per ridurre i costi dello sport. Come mai hai deciso di farne parte?

Michael : Per una semplicissima ragione: il kart deve essere uno sport che possa essere affrontato da un ampio numero di ragazzini. I ragazzi devono conoscere quanto sia divertente questo sport. Questo sarà un vantaggio sia per loro che per il kart come sport. Il kart è infatti una base molto solida per qualsiasi tipo di sport motoristico ma se è accessibile solo a poche persone non sarà d'aiuto per nessuno. Al momento sembra andare nella direzione di essere uno sport molto selettivo e costoso, e noi vogliamo proprio cambiare questa situazione.

"Bisogna vivere come si pensa, altrimenti si finirà per pensare come si è vissuto"

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