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In attesa dell'incognita PUT....


Guest DESMO16

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FIAT: EPILOGO 'MEDIATION' A FEBBRAIO

La 'mediation', prevede che gli ad dei due Gruppi, Wagoner per la Gm e Marchionne per la Fiat, si incontrino per trovare una soluzione sull'opzione put, cioè il diritto della Fiat, quando lo vorrà, di vendere alla casa di Detroit l'intero settore auto. Il processo di mediation avviato da Gm il 16 dicembre scorso terminerà il primo febbraio 2005. Fiat sarà nella posizione di esercitare la 'put option' dal 2 febbraio 2005 fino al 24 luglio 2010.

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Da Dagospia :

La vertenza fra Fiat e Gm sulla validità dell´opzione put che permetterebbe

di vendere l´azienda automobilistica torinese agli americani, sta

monopolizzando l´attenzione dei media. Tuttavia, qualunque sia l´esito della

trattativa, i problemi della Fiat, e lo scenario per il gruppo, non

cambieranno. Anzi, se la lite arrivasse in tribunale, ci sarebbe un ostacolo

in più sulla strada del risanamento: come si fa a rilanciare un´azienda,

mentre si lotta davanti al giudice per avvalersi del diritto di disfarsene?

Non sarebbe facile spiegarlo alla rete di vendita e ai clienti.

Se invece Gm accettasse di pagare un indennizzo per il mancato esercizio,

darebbe solo un sollievo temporaneo a una situazione finanziaria difficile.

Per esempio, un indennizzo di 1,5 miliardi (una media delle cifre fin qui

ventilate) basterebbe a coprire la metà della cassa bruciata dal gruppo nei

primi nove mesi del 2004 (1,7 miliardi per la gestione ordinaria e 1,4 per

gli investimenti).

Fiat, dunque, è ancora lontana dall´equilibrio finanziario, nonostante tre

anni di ristrutturazioni e ben 11 miliardi di nuove risorse finanziarie, tra

aumenti di capitale e dismissioni. Oltre a dover sostenere la gestione

ordinaria (secondo gli ultimi dati di bilancio, ancora non si autofinanzia)

e gli investimenti fissi, tra il 2005 e il 2006, Fiat deve rimborsare 3

miliardi di obbligazioni collocate sul mercato. In cassa, a fine settembre,

c´erano 4,6 miliardi. Potrebbero non bastare se non si riduce rapidamente

l´emorragia di liquidità, anche ipotizzando che Edf rispetti l´impegno a

ritirare la partecipazione Fiat in Italenergia, permettendole di estinguere

un prestito garantito dal put per 1,1 miliardi, e le banche convertano in

azioni la loro obbligazione da 3 miliardi.

La delicata posizione finanziaria di Fiat, e le difficoltà a risolverla,

sono il chiaro sintomo di un problema economico ben più grave. Nel settore

automobilistico l´eccesso di capacità produttiva è cronico, ma per Fiat è

aggravato dalla dipendenza dal mercato europeo (circa 65% del fatturato),

che cresce pochissimo ed è fortemente competitivo. Eppure Fiat continua a

operare come 15 anni fa: con 5 marchi vuole coprire tutti i segmenti del

mercato senza eccellere in nessuno, senza distinguersi dalla concorrenza,

incapace di innovare. Una strategia adatta per un efficiente produttore di

massa; ma Fiat può solo aspirare a un ruolo di nicchia. Il declino, dunque,

diventa inevitabile: dal picco del 1997, le vendite Fiat sono scese da 2,7

milioni di autovetture agli attuali 1,9. Ma nonostante il ridimensionamento

(i dipendenti sono crollati del 60%), il settore auto ha sempre perso

(tranne il pareggio nel 2000). E nel migliore anno degli ultimi dieci

(1997), il risultato operativo ha raggiunto un massimo del 2,8% del

fatturato, contro il 4% medio di Peugeot e Renault.

Per risanare durevolmente, non basta qualche modello di successo: Fiat

dovrebbe ripensare a fondo il modo in cui sta sul mercato e tagliare con

decisione la capacità produttiva, come stanno facendo altri produttori

europei. Una prospettiva socialmente e politicamente costosa; ma un rinvio

servirebbe solo ad aggravare il problema. Inoltre i dubbi sulle reali

capacità del gruppo di competere con successo nel settore automobilistico

sono legittimi. Fiat non riesce a ricavare profitti decenti neppure

nell´unica nicchia di eccellenza, la Ferrari (e Maserati).

Nei primi nove mesi del 2004, la casa di Maranello ha perso 59 milioni a

livello operativo (su mille di fatturato), in un anno favorevole per i beni

di lusso nel mondo. E nei precedenti cinque, ha ottenuto mediamente un utile

lordo da produttore di utilitarie (4% dei ricavi), lontano anni luce dall´8%

medio di Bmw e dal 15% di Porsche. Anche nei settori delle componenti e

dell´automazione (Magneti Marelli e Comau, con 36.000 dipendenti), la

redditività è stabilmente insufficiente, con margini medi, dal 1999, poco

sopra l´1%, rispetto al 5% delle maggiori società del settore nel mondo.

Che il contenzioso sul put si chiuda o meno, e qualunque sia l´esito, il

risanamento Fiat va accelerato e reso più incisivo. In questo, le maggiori

banche dovrebbero giocare, fin da subito, un ruolo più attivo. E non solo

perché è il modo migliore per difendere il valore dei loro crediti, ma

perché fra non molto si troveranno al posto di guida come azionisti: a

questo mondo si rinegozia tutto, ma la conversione della loro obbligazione è

un obbligo contrattuale, non un´opzione; e le prospettive finanziarie della

Fiat la rendono oltremodo cogente

dunque ..io su quello che c'è scritto qui non sono d'accordo assolutamente

inquanto il gruppo Fiat è prossimo al pareggio ...attendo la relazione trimestrale del 4 trimestre 2004.

ATTENZIONE RIGUARDO AL CONVERTENDO

1) Puo essere pagato con quello che sicuramente darà GM ...è questione di ore.

2) Puo essere pagato cedendo la partecipazione in Italia Energia.

3) Puo essere lasciato convertire alle Banche utilizzando ciò che darà Gm per un aumento di capitale da prte della Famaiglia Agnelli che manterrebbero comunque la maggiornaza ,rimanendo in Itlia Energia

e tsfomando quell che oggi è un debito obbligazionario (gli interessi vanno pagati sempre ) ...con un partecipazione azionaria (I dividendi possono essere anche pari a zero)

chi è Dagospia ?

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Guest DESMO16

FIAT-GM: LA PAROLA AGLI ANALISTI DEL SETTORE

Lo slittamento di 8 giorni del termine della mediazione tra i vertici di Fiat e GM deciso dai numeri uno delle due società, Sergio Marchionne e Rick Wagoner, non sembra dispiacere agli esperti delle piazze finanziarie del Vecchio Continente secondo i quali, dietro allo spostamento della data - dal 24 gennaio al 1 febbraio - potrebbe celarsi l'ipotesi di un avvicinamento tra i due gruppi ferocemente divisi dalla clausola 'put' detenuta dal Lingotto. L'ultima mossa sullo scacchiere dei rapporti tra Torino e il colosso di Detroit - spiega un analista di Piazza Affari - "è un segnale di buona volontà, soprattutto da parte di Fiat. Questo rilancio temporale - aggiunge - può servire a portare avanti la mediazione e lascia intendere che tutte le opzioni tra le parti sono aperte".

Anche perchè - viene puntualizzato ancora - il possibile ricorso alle vie legali (General Motors ritiene non esercitabile il 'put' in forza alla casa torinese) "rappresenterebbe la peggiore delle ipotesi per entrambe" protraendo per anni, nelle aule del Tribunale di New York, (il foro competente in caso di azioni legali) "una sorta di limbo" che nè Fiat, nè General Motors dovrebbero a gradire.

E se da Milano il rinvio del termine per la mediation viene salutato come un segnale sostanzialmente positivo anche da Parigi, seppur con maggiore cautela, la mossa dei vertici italiani e statunitensi, viene guardata con una certa benevolenza. Quella relativa al 'put' - osserva Nicolas Baudouin di Standar&Poor's - "è una decisione importante per i due gruppi ed è normale che vogliano prendere tempo per arrivare ad una decisione giusta. Ci sono tanti scenari possibili - aggiunge l'esperto di S&P -: c'è la possibilità che la Fiat eserciti il 'put' e quella che si vada innanzi a un Tribunale per una causa che duri anni". Lo spostamento del termine della mediation - conclude - "non è signficativo ma, forse, è il segno che stanno cercando un accordo e che ci sono negoziati in corso".

Scenario, questo, considerato anche dalla sezione londinese di Smith Barney, secondo la quale, il rinvio di otto giorni del termine per la mediazione "non appare come un segnale" preciso ma solo come un modo "pragmatico per prendere il tempo di cui i due gruppi hanno bisogno".

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Fiat-Gm, l'accordo sembra vicino

Le due aziende verso "divorzio" dolce

Fiat-Gm, l'intesa sembra vicina. Nonostante le schermaglie e le uscite dure da una parte e dall'altra da entrambe le parti nelle ultime settimane, sembra proprio che lo scontro sia destinato a risolversi con il raggiungimento di un accordo che vada bene a entrambe le parti.

Sarà un'intesa laboriosa, poco lineare, dai segnali che arrivano, ma, sempre dai segnali che arrivano, non si dovrebbe arrivare alla rottura. A spiegare gli scenari che si delineano nel rapporto tra le due società è un articolo pubblicato sulla "Repubblica", in cui si spiega che la possibilità più plausibile al momento è quella che il Lingotto eserciti la put option, ma con sviluppi positivi. Gm potrebbe infatti a questo punto accettare di "trattare aderendo alla richiesta di riconoscere un valore alla put option facendo un'offerta congrua; oppure, il Lingotto ritira l'esercizio della put e incassa il valore". Un'ipotesi, questa, che non prevede dunque sparginmento di sangue e che presuppone un'intesa di fondo all'origine tra Marchionne e Wagoner.

L'altra ipotesi, quella meno plausibile al momento, è quella che gli americani, di fronte all'esercizioo della put option da parte di Fiat, porti il Lingotto in tribunale, sostenendo la tesi che quell'esercizio sia illegittimo in quanto le condizioni sono cambiate dal 2000, quando si sottoscrisse l'accordo che lo prevedeva

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Guest DESMO16

Marchionne vuole spingere Detroit a fare un'offerta, per costringere Gm a trattare, ma resta il rischio di una lunga contesa legale

Fiat eserciterà la put option

L'annuncio il 2 febbraio

La mossa del Lingotto potrebbe consentire a Wagoner di convincere i suoi collaboratori a sancire il divorzio dietro pagamento

L'ultima tregua tra Fiat e Gm si concluderà nella giornata di mercoledì 2 febbraio quando Sergio Marchionne farà il passo decisivo esercitando quella contestata put option che obbliga il colosso di Detroit a comprare il 90 per cento di Fiat Auto oggi ancora in mano al Lingotto. Sei giorni ancora e poi si potrà sapere di più su questa vicenda che sembra essere diventata un ossimoro della guerra finalizzata alla pace. Perché nella ricerca della non facile soluzione di questo rompicapo potrebbe esserci anche questa ipotesi: la Fiat che sceglie la strada della immediata resa dei conti per consentire all'alleato di Detroit di uscire dal vicolo cieco. In altre parole Marchionne potrebbe aver deciso di passare alle vie di fatto per consentire a Rick Wagoner di mettere il recalcitrante vertice di Gm davanti al fatto compiuto, convincendolo ad accettare la strada, sinora rifiutata, del negoziato per la cancellazione dell'opzione put dietro pagamento.

Lo scenario possibile è dunque questo.

Martedì il Lingotto esercita la put option e questo apre due possibili vie d'uscita non in contrapposizione tra loro: Gm avverte che la situazione non è a suo favore e accetta di trattare aderendo alla richiesta di riconoscere un valore alla put option facendo un'offerta congrua; il Lingotto ritira l'esercizio della put e incassa il valore. E con questo non resterà poi che smontare pezzo per pezzo l'accordo del 2000, riacquistando la libertà di cercarsi - per quanto riguarda Fiat è questa la prima cosa da fare - nuovi alleati, possibilmente a condizioni diverse da quelle sperimentate sinora.

Questa ipotesi di soluzione senza spargimento di sangue, di cui si parla in questi giorni negli ambienti finanziari internazionali, presuppone che esista una volontà comune di perseguirla almeno tra Wagoner e Marchionne. Non bisogna infatti dimenticare che è in atto una guerra di nervi suscettibile di sorprese e forse anche di qualche colpo basso. Perciò non si può escludere che Gm, dopo aver fatto i suoi calcoli, decida di rispondere all'esercizio della put con una scelta altrettanto dura e cioè avviando la litigation che porterà il Lingotto davanti a un tribunale di New York esponendolo ai rischi di una causa dai tempi lunghi e dall'esito per niente scontato. Quello che è certo è che nell'un caso o nell'altro nulla vieta di bloccare le macchine e riprendere il negoziato o avviarlo nel caso sinora si sia rimasti al palo.

Per il momento tutto lascia pensare che Marchionne seguirà il percorso più volte ribadito e mai sinora smentito, quello che parte dalla premesse che l'opzione put è valida ed esercitabile. Se ciò è vero subito dopo mercoledì, secondo quanto previsto dal master agreement, Fiat e Gm nomineranno le banche d'affari (una per ognuno più due in comune) incaricate in venti giorni di eseguire i lavori di valutazione per permettere poi di procedere verso quello che il Wall Street Journal ha definito un "caotico divorzio". Un'operazione, anche questa, che può essere sempre bloccata qualora dovessero presentarsi le condizioni per un'intesa. In assenza della quale, sempre il master agreement, prevede che Fiat può ancora opporsi all'esito delle valutazioni bancarie ed esercitare un'altra put option comunque non oltre il luglio del 2010.

Nell'attesa la Borsa ha riportato Fiat oltre la soglia dei 6 euro con un aumento, ieri, di 1,94 per cento. bene anche Ifi e soprattutto Ifil che ha guadagnato un 2,36. Quanto al dopo, il ministro Maroni insiste sulla linea dura: no a favoritismi ma pronti a sostenere la Fiat in modo da garantire che "rimanga l'impresa che è e abbia un futuro degno delle sue tradizioni". "Molto" ha detto "dipenderà da come si concluderà questa vicenda un po' paradossale del rapporto con Gm e da come Fiat riuscirà a gestire e investire le risorse che arriveranno dalla risoluzione di questo rapporto".

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Guardate un po' che belle condizioni (al fondo dell'articolo in grassetto)avevano strappato i nostri agli americani.

Roba da non crederci.Era proprio un momento in cui la Fiat aveva il coltello dalla parte del manico...e lo ha saputo usare molto bene !!!

http://http://www.lastampa.it/search/albicerca/ng_articolo.asp?IDarticolo=1073329&sezione=Economia

Fiat e Gm, una settimana per trovare la soluzione

Montezemolo: determinati per il rilancio. Marchionne: in Italia nessuna chiusura

TORINO

La partita amichevole tra Fiat e General Motors va ai supplementari. Le due parti si sono date ancora una settimana di tempo per risolvere la questione del contratto put lontano dalle aule del tribunale di New York. Dal Lingotto ieri è arrivata una puntualizzazione sul master agreement, l’accordo siglato tra i due gruppi automobilistici nel marzo del 2000: «Benché la put option sia esercitabile a partire dal 24 gennaio 2005 (ieri ndr) Fiat ha deciso di aspettare la fine del processo di mediation avviato da General Motors il 16 dicembre 2004». Secondo quanto previsto dal paragrafo 10.8 dell’intesa, la scadenza del periodo di non belligeranza, come è stato concordato dalle parti, è «fissata per il primo febbraio prossimo».

La disputa comunque, è la precisazione importante fatta ieri dall'amministrare delegato del Lingotto Sergio Marchionne non avrà conseguenze sui piani Fiat: «Non prevediamo che l’evoluzione dei rapporti con Gm avrà influenze negative sulla capacità del gruppo di raggiungere i target finanziari per gli anni 2005, 2006 e 2007 (quindi utile di gruppo e pareggio dell’Auto) comunicati nei mesi scorsi». Marchionne ha anche smentito le voci rilanciate nei giorni scorsi da un giornale finanziario che volevano un ridimensionamento dell’attività industriale: «Negli attuali piani di sviluppo di Fiat Auto non è prevista la chiusura di nessuno stabilimento italiano». Un segnale preciso in un momento per il mercato dell’auto ancora difficile. Lo ha spiegato ieri il presidente della Fiat Luca Montezemolo intervenendo in videoconferenza alla cerimonia per il sessantesimo anniversario dell’Unione Industriali di Livorno: «Ci troviamo di fronte ad una crisi che non è solo italiana ma europea». In questo contesto «la Fiat si sta adoperando con un impegno spasmodico per rinnovare la rete di vendita, i modelli, di sviluppo». Se sulla tempistica Fiat e Gm sembrano avere fatto una mossa distensiva lo stesso non si può dire sulla sostanza del contratto. Da Torino si ribadisce ancora una volta che «la vendita di alcune attività finanziarie legate a Fiat Auto (in particolare Fidis ndr) e la ricapitalizzazione di Fiat Auto Holdings Bv non costituiscono violazioni del master agreement». ne consegue che per il Lingotto, la put option sul novanta per cento di Fiat auto «è uno strumento importante per il gruppo, valido ed esercitabile nei termini stabiliti». Da Detroit la Gm, per bocca del portavoce ufficiale Toni Simonetti, continua a sostenere l’esattto il contrario: «Il put non è più valido».

A fare chiarezza sul contratto, ci sono le rivelazioni del periodico Automotive News, considerato nel mondo della quattro ruote un'autorità: «L’intesa firmata nel marzo del 2000 dall'attuale presidente e Ceo della General Motors, Rick Wagoner, e dall'allora presidente Jack Smith è molto penalizzante per la casa di Detroit». Il giornale americano rivela le condizioni poste dalla Fiat e pienamente accettate da Detroit cinque anni fa:

Gm deve pagare, subito e in contanti, tutti i debiti della Fiat Auto contratti con il Lingotto. Alcuni analisti, interpellati da Automotive News, stimano il debito nell'ordine dei 6 miliardi di euro (su un totale di 10 miliardi).

Per cinque anni, la sede centrale della Fiat Auto, comprese, tra le altre, le direzioni ingegneria, sviluppo prodotto e ricerca e sviluppo devono rimanere a Torino.

Sempre per un quinquennio, Gm deve acquistare componenti da società del Gruppo Fiat alle condizioni attuali, anche in termini di prezzi, e deve concordare con Fiat spa la nomina dell'amministratore delegato dell’auto.

Infine, ogni decisione relativa a piani di ristrutturazione della Fiat Auto de

ve avere l'assenso del Lingotto.

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dal messaggero di oggi...

Fiat-Gm, per la vendita dell’auto il Lingotto attende segnali dal gruppo di Detroit

MILANO Fiat ha concesso a General Motors una dilazione di otto giorni nella battaglia per la cessione dell’auto e ora attende una segnale da Detroit. Ma anche Standard and Poor’s è in allerta. «Siamo preoccupati per il diritto di Fiat di cedere tutta l'auto a General Motors, tuttavia continuiamo a ritenere che i rating di Gm probabilmente non corrano rischi diretti, in particolare nel breve termine, legati all'esito della vicenda». Il gruppo di Detroit resta comunque un sorvegliato speciale. «Sebbene l'outlook sia stabile - si legge in un rapporto dell’agenzia di valutazione - sono cresciute di molto le nostre preoccupazioni rispetto alla capacità di Gm di migliorare la propria competitività nel lungo periodo da quando abbiamo declassato il debito a ottobre».

Su General Motors incombe l’obbligo di acquistare dal Lingotto il 90% dell’auto. I venti giorni di mediation previsti dagli accordi del marzo 2000 non sono stati sufficienti a risolvere la questione della put option, perciò l’amministrato delegato del gruppo torinese Sergio Marchionne e il numero uno di Gm Richard Wagoner hanno deciso di comune accordo di allungare il confronto di altri otto giorni. E’ l’ultima spiaggia per trovare un’intesa, in caso contrario da martedì Fiat è pronta a esercitare l’opzione di vendita delle quattroruote e General Motors a rispondere aprendo le ostilità in tribunale. Logico dunque che «la politica di continua sorveglianza» di Standard and Poor’s sul rating di Gm «non escluda una revisione immediata a seconda degli sviluppi». L’attuale valutazione riflette i vantaggi della strategia finanziaria e l'elevata liquidità del gruppo americano, ma anche le difficili prospettive delle attività automobilistiche e gli allarmanti costi previdenziali e sanitari.

E intanto Fiat torna in Iran dopo circa 50 anni grazie all'accordo di cooperazione siglato con la società iraniana Pars industrial development foundation (Pidf). L'avvio della produzione è previsto per la seconda metà del 2005, inizialmente con volumi superiori alle 100 mila unità che saliranno fino a 250 mila quando sarà raggiunta la piena capacità. Complessivamente gli investimenti da parte della Pidf ammonteranno a circa 200 milioni di euro. L’intesa firmata dall’a.d. dell’auto Herbert Demel e dal presidente di Pidf Manouchehr Gharavi prevede la realizzazione nello stabilimento Pidf in Iran di Fiat Palio, Siena, Palio weekend adventure, Strada pick-up e di una versione Mpv. Oltre che dei veicoli dalla doppia alimentazione a metano e benzina Fiat Multipla e Doblò. «Si tratta - sottolinea Demel - di un'iniziativa importante perché rientra nella strategia tesa al rafforzamento della presenza di Fiat Auto nei mercati a elevato potenziale di crescita».

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