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da dagospia


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MISERABILIA D’ITALIA

MONTEZEMOLO GONGOLA “L’ITALIA SI E’ RIPRESA LA FIAT”, IL “FINANCIAL

TIMES” INTONA IL DE PROFUNDIS: "CHE GM SIA CONTENTA DI PAGARE 1,55 MLD PER NON

COMPRARE FIAT, DÀ LA MISURA DELLA MISERABILE CONDIZIONE FINANZIARIA DI FIAT"

1 – A SINISCALCO GLI GIRA L’ISTAT

Che brutta giornata quella di ieri per il povero professor Luigi Biggeri, il presidente dell’ISTAT nato a Bibbiena nel 1939, e uomo che per mestiere maneggia le statistiche dell’Istituto dal giugno 2001. Dopo aver annunciato che il PIL italiano è cresciuto dell’1,1%, è stato investito frontalmente da un ringalluzzito Siniscalco. Il ministro del Tesoro è rimasto spiazzato (le stime del Governo davano una crescita dell’1,2%) e non ha lesinato le battute. “Il dato sul PIL – ha detto acido Siniscalco – mi ha sorpreso sfavorevolmente e ha aggiunto che quando l’ISTAT avrà pubblicato il dato grezzo (senza la correzione dei giorni lavorativi) la crescita del PIL per il 2004 sarà dell’1,3-1,4 per cento. Ma la sortita del professor Biggeri che ha sempre assecondato il Governo e ha scritto oltre 100 lavori scientifici (è anche presidente dell’Association for Survey Statisticians), proprio non è piaciuta a Siniscalco che ha pensato bene di attaccare a muso duro anche il presidente della BCE sul Patto di Stabilità.

(Pagina a pagamento della Fiat su Repubblica)

2 – A ROMITI GLI GIRA BRAGGIOTTINO

Dopo aver guadagnato 8 milioni di euro in commissioni per un mese e mezzo di lavoro che non è servito a salvare il re dell’acciaio Luigi Lucchini, adesso l’intraprendente Gerardo Braggiotti è all’opera con la Gemina di Romiti. Le quattro banche creditrici che cercano di risolvere i guai di Piergiorgio e di Cesarone, hanno chiesto alla Banca Lazard di pilotare la soluzione finale. E “Braggiottino” che sente il profumo dei soldi non si è fatto pregare. La sua presenza nella vicenda suona male ai Romiti che l’hanno conosciuto ai tempi di Mediobanca da cui il giovanotto se ne andò nel ’97 sbattendo la porta. Allora non correva buon sangue con l’altro figlio di Romiti, Maurizio, che poi finì nei gorghi di HDP. E la ruggine è rimasta nel tempo.

(Domenico Siniscalco e Giuliano Amato-U.Pizzi)

3 – LA MEMORIA MUFFA DI PAOLO FRESCO

A New York ci torna volentieri perché vi ha conosciuto la moglie Marlene, un’indossatrice di Christian Dior, ed è l’America la sua seconda patria. Dalla sua casa di Manhattan Paolo Fresco, 72 anni e presidente della Fiat fino al dicembre 2002 (quando fu estromesso insieme a Gabriele Galateri e sostituito da Gianluigi Gabetti), ha seguito le vicende di questi giorni con apprensione. Se Marchionne avesse fallito nella trattativa con GM, quella famosa clausola del “put” che nel 2000 Fresco impose a Wagoner durante l’estenuante trattativa in una suite del “Four Seasons” di Milano, sarebbe stata per lui un boomerang tremendo. Adesso dice che la somma versata dagli americani è tutt’altro che disprezzabile (il “Financial Times” di ieri ha definito lo stato della finanza Fiat “miserabile”: "Che Gm sia contenta di pagare 1,55 mld per non comprare Fiat Auto, dà la misura della miserabile condizione finanziaria di Fiat") e sorvola abilmente sulla domanda di chi gli ricorda che certe sue avventure come Italenergia e Fondiaria sono state micidiali per la casa torinese. “Come è buono lei…” direbbe il suo compagno di banco al liceo, Paolo Villaggio che con lui gioca a tressette e durante le vacanze a Cortina.

(Luigi Abete-U.Pizzi)

4 – IL MISSILE CONDOR SULLA RAMPA BNL

Luigino Abete di lobby-continua si asciuga il sudore. Finalmente ha portato a termine la cessione di BNL Argentinas e può mettere in cassa 207 milioni in contanti. Luigino è un consumato uomo di potere, ma è troppo giovane per ricordare che la storia di quella banca è stata venti anni fa al centro di grosse polemiche. Anche allora i dispiaceri all’Italia arrivarono dal “Financial Times” e da un libro di due giornalisti argentini che aveva per titolo “Rapporti carnali”. Non era un best-seller di Dagospia, ma un’inchiesta di Eduardo Barcelona e Julio Villaonga sulle relazioni tra i generali argentini e l’amministrazione di Bush padre. Al centro dell’inchiesta e del libro, la storia del missile Condor, in grado di trasportare armi nucleari che i generali argentini volevano usare per vendicare le Falklands. Secondo gli autori il progetto era finanziato dal Cairo, da Saddam Hussein e costruito con tecnologia italiana dell’italiana SNIA. Secondo il “Financial Times” la BNL Argentinas avrebbe partecipato all’operazione. Una storia che Nerio Nesi, Davide Croff e Luigino Abete hanno completamente dimenticato.

(Davide Croff con le sue donne-U.Pizzi)

5 – BNL, UNA PALUDE PER SIENA

A Siena è guerra totale. Le sorti e il ruolo del Montepaschi, la più antica banca italiana, infiammano le contrade come nei giorni del Palio. Da una parte ci sono gli il sindaco Maurizio Cenni e il presidente della Provincia, Fabio Ceccherini; dall’altra il presidente della banca, Pierluigi Fabrizi e quello della Fondazione Giuseppe Mussari. In ballo c’è la partecipazione del 4,57% nella BNL che alcuni vorrebbero far diventare decisiva nella guerra romana tra il contropatto di Caltagirone e l’attuale Patto di governance. Il presidente della Provincia Ceccherini ha definito la partecipazione in BNL “una palude da cui MPS deve uscire al più presto”. Lo spettacolo è raccapricciante e dimostra a quale degrado arriva l’intreccio tra politica e finanza. Una cosa è certa: nessuno a Siena vuole finire sotto il Granducato romano.

(Yaki Elkann-U.Pizzi)

6 – LE DUE RUOTE DI COLANINNO

Mentre Yaki Elkann stringeva la mano agli imprenditori di Nuova Delhi guardato a vista da Luchino di Montezemolo, un solo italiano girava soddisfatto nei saloni dell’albergo. Era Roberto Colaninno, il mantovano classe 1943, che ha acquistato la Piaggio nell’ottobre 2003. Ieri il manager che nel ’99 lanciò un’OPA di 60 miliardi di euro per conquistare Telecom, ha annunciato che i suoi affari vanno a gonfie vele con oltre 70mila veicoli venduti nel 2004 (+45% sul 2003). Il sogno del mantovano è di mettere milioni di indiani e di cinesi sulle due ruote. Quattro sono troppe.

(Giancarlo Elia Valori-U.Pizzi)

7 – FORMIGONI, L’AFFARE SI INGROSSA

L’ha definita “minestra riscaldata e ricicciata”, ma la vicenda del petrolio rischia di far fare a FormigOil la stessa fine del cormorano impestato di nero dopo il disastro della Exxon Valdez in Alaska. Come in una sorta di dramma a più scene, i giornali aprono ogni giorno nuovi capitoli. Oggi tocca alla “Repubblica” che racconta nei dettagli le implicazioni degli amici del Governatore. Nuovi nomi spuntano nell’affaire, come quello di Fabrizio Rota, 60 anni, bergamasco, ciellino e braccio destro del presidente lombardo. “Dal 12 novembre 2003 – scrive il giornale – Rota risulta presidente del consiglio di amministrazione della Sacomir di proprietà di Pietro Antonio Catanese, figlio di Vittorio e nipote di Natalio, il titolare della Cogep coinvolta nell’inchiesta Oil for Food”. L’affare si ingrossa e comunque vada a finire per le ambizioni di Formigoni è una durissima legnata.

(Pagina a pagamento della Fiat su Repubblica)

8 – VALORI SON DOLORI

Valori è in movimento. Il Professore non è andato in Cina, né in India con Ciampi. Non ne ha bisogno perché lui in quei paesi è arrivato prima di Marco Polo e della fantasia di Emilio Salgari. In queste ore si sta muovendo con l’amico Carlos Bulgheroni, l’italo-argentino proprietario della Torno per dare una mano “fraterna” a Paolo Savona nella vicenda dell’Impregilo. La conferma arriva anche dal quotidiano “MF”, mentre in altri ambienti si parla di Marcellino Gavio e di Benetton (Finanza & Mercati). Chiunque sia il “salvatore” di Romiti e di Paolo Savona, dovrà vedersela con Giancarlo Elia, membro “honorable de l’Académie de France”.

Dagospia 16 Febbraio 2005

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