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TORRE

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Se da Otranto vi capita di prendere la litoranea per andare in direzione sud verso Santa Cesarea Terme, sulla vostra destra dopo un paio di chilometri, vedrete un viale costeggiato da due filari di pini; è proprietà privata e c’è un divieto di accesso, ma vi consiglio di imboccarlo comunque e percorrerlo fino ad arrivare ad una masseria. La gente del luogo è tradizionalmente ospitale e gentile, difficilmente vi manderà via. Quando ci sono passato, durante le vacanze di Natale, non ho avuto molto tempo a disposizione e quindi non ho chiesto di poter visitare l’interno; mi riservo di provarci l’estate prossima quando, al Signore piacendo, andrò nuovamente in Terra d’Otranto.

Ad un primo colpo d’occhio non noterete nulla di rilevante: vedrete un vecchio caseggiato leggermente decadente con un grande portone di accesso che porta ad un cortile interno. Sulla sinistra del portone c’è un muro alto un paio di metri che ad un certo punto è sbrecciato e cadente, e permette quindi di dare un’occhiata all’interno. Provateci. Molto probabilmente vi verrà un tuffo al cuore! Vedrete, sorgere dalle ortiche, sul lato destro di quello che sembra un cortile, due fasci di colonne in pietra leccese, ciascuno formato da quattro colonne attigue l’una all’altra, che si ergono maestosamente verso l’alto e che si evince reggessero una grande arcata che lambiva il cielo di un’antica chiesa. Il cortile pieno di ortiche era dunque la navata di una chiesa. La chiesa, anche se oramai malmessa, era ancora in piedi ai primi del 1800.

Ero nella mia casa natìa, seduto accanto al fuoco dell’antico focolare domestico dei miei nonni, a leggere un pezzo di storia che per me si rivelava di pagina in pagina sempre più affascinante: le vicissitudini del cenobio di San Nicola di Casole; un posto di cui fino a pochi mesi fa non conoscevo neanche l’esistenza e che invece mi convinco sempre di più che nel corso dei secoli ha scolpito e plasmato il patrimonio culturale e genetico che ho ereditato dai miei antenati. E così, folgorandomi sulla via di Damasco, una voce arcana mi ha ordinato con selvaggio imperio: "cribbio! Che cosa ci stai a fare lì seduto? Il posto è a soli venti chilometri! Datti una mossa e vallo a trovare anche se è un po’ tardi!"

Sono andato ed ho visto, anche se molto sommariamente, quel che rimane dell’antica Abbazia di San Nicola di Casole: un misero rudere che però, da solo, è in grado di evocare e testimoniare antichi splendori.

Il cenobio di San Nicola di Casole venne fondato nel 1098-1099 per volontà di Boemondo I principe di Taranto e di Antiochia, e di sua madre Costanza.

Boemondo donò ai monaci basiliani il Casale di Casole e sovvenzionò la costruzione del monastero. In Puglia la dominazione bizantina era stata sostituita da quella normanna nel 1071: favorendo la nascita di quel monastero i normanni si ingraziarono la fiducia della popolazione locale salentina.

Il monastero venne eretto su un cenobio preesistente costituito da casupole (da cui probabilmente deriva il nome di Casole). Nel periodo del suo massimo splendore Casole era arrivato ad essere il più importante monastero di tutto il meridione; possedeva numerose proprietà, grance e metochie e da Casole dipendevano numerose chiese. Era fra i monasteri che pagavano le tasse più alte e godette di grande notorietà, anche presso la sede pontificia, che in più di un'occasione utilizzò le più significative personalità del monastero di Casole per missioni a Costantinopoli. Papa Bonifacio IX, nel XIV secolo, ne ebbe una notevole considerazione; chiamò infatti diversi monaci casolani a dirigere altri monasteri sparsi per l'Italia.

San Nicola di Casole diventò il centro propulsore di un movimento letterario che si pose sotto l'ala protettrice di Federico II: vi nacque un Circolo Poetico la cui guida fu l'abate Nettario e si proponeva di trattare sia temi religiosi che profani. Esso promosse un vero e proprio umanesimo italobizantino in Terra d'Otranto che determinò la sopravvivenza della lingua greca come lingua letteraria del Salento in un'età in cui invece a Palermo, alla corte del grande FedericoII, il volgare prevaleva sulle lingue classiche.

I componenti del Circolo di Casole scrivono in una lingua bizantina che non disdegna il ricorso a virtuositiche ed elaborate tecniche letterarie.

San Nicola di Casole è ricordato per la sua biblioteca, la quale non era soltanto di servizio al convento, ma era anche aperta al pubblico. Faceva infatti attività di prestito. Con la distruzione del monastero ad opera dei turchi nel 1480 la biblioteca andò perduta. Fortunatamente pochi anni prima centinaia di volumi (comunque una piccola parte della biblioteca di Casole) erano stati prelevati dal cardinale Basilio Bessarione metropolita di Nicea, patriarca di Costantinopoli (Trebisonda 1402 - Ravenna 1472), straordinario bibliofilo, che poi offrì a Venezia la sua intera e ricca raccolta di codici, ivi compresi quelli prelevati dall’abbazia di San Nicola di Casole ad Otranto. Attualmente quei pochi libri della biblioteca di Casole che sfuggirono alla demolizione operata dai turchi si trovano sparsi per le bilioteche di mezza Europa.

Quando i Turchi la distruggeranno, Casole rimarrà abbandonata fino al 1527, quando fu poi restaurata la sola chiesa, anche per il volere del papa Clemente VII. Tuttavia l'abate-rettore fu un appartenente al clero secolare latino. Negli anni successivi subì un processo di lento degrado, fino al definitivo abbandono dei primi del 1800.

Quindi il sacco di Otranto del 1480 (terrore, morte, distruzione ed ottocento martiri che scelsero di morire piuttosto che convertirsi all’Islam), comportò, fra l'altro, la distruzione del monastero di San Nicola di Casole, faro di civiltà, centro irradiatore di cultura e di fede cristiana, trait-d'union fra Roma e Bisanzio, per secoli ponte fra Occidente e Oriente in quanto contribuì fortemente al passaggio della civiltà greca in Occidente e della civiltà latina in Oriente.

Otranto era all’epoca un punto di traffico notevole specialmente per i pellegrini che si recavano in Terra Santa e poi anche per gli eserciti delle crociate.

L'Abbazia di San Nicola di Casole si ispirava alla regola di San Basilio ed è probabilmente il momento più alto della diffusione nel Salento del monachesimo basiliano.

In conseguenza della lotta iconoclasta di Leone III Isaurico (717-741), un gran numero di religiosi decise di trasferirsi sulle opposte sponde dell'Adriatico, cercando rifugio in Italia Meridionale. Sorsero in gran numero cripte, laure, grance, abbazie, metochie.

Il Salento accolse i monaci greci con generosa ospitalità; per i suoi abitanti essi rappresentavano l'espressione più raffinata della grande cività della Grecia classica, l'anello di congiunzione tra i due tronchi dell'antico Impero Romano, in un contesto sociale - quello salentino, appunto - nel quale la lingua ufficiale era proprio il greco. Già sul finire del secolo VI la Terra d'Otranto ruotava politicamente nell'orbita di Bisanzio; i salentini si sentivano legati profondamente all'Oriente e nel X secolo il processo di ellenizzazione di queste terre raggiunse il suo culmine.

L'Abbazia di San Nicola ripagò il Salento di altrettanta generosità. Infatti essa offrì gratuitamente insegnamento, vitto e alloggio a quei giovani che volessero apprendere le lettere greche. Nel giro di pochi anni divenne uno dei centri più importanti della cultura e della religione medioevale, in esso si studiò Aristotele e Platone, si cercò di coniugare le antiche cosmologia, gnoseologia ed etica greche con le ansie e le preoccupazioni religiose dell'epoca, attraverso una pratica intellettuale a mezza via fra discorso teologico e discorso filosofico.

A San Nicola di Casole poteva recarsi chiunque voleva erudirsi: facendolo otteneva gratis la maggior parte del vitto, il maestro ed una stanza (Galateo. De Situ Iapygae).

La storiografia filosofica solo da poco tempo va valutando l'apporto dell'Abbazia di Casole al pensiero occidentale, le risultanze attuali comunque collocano Casole fra i centri culturali europei di primissima importanza, probabilmente alla stregua di Chartres, Cluny, Bec, San Gallo, Fulda e York. Casole, e con Casole il Salento, divenne un centro importantissimo per la diffusione delle lettere greche durante tutto il corso del Medioevo, fino alle soglie del Rinascimento. In Terra d'Otranto, infatti, vi era una diffusa presenza di monasteri greci, in cui venivano copiati e miniati codici; in alcune sedi parrocchiali, poi, come Nardò, Soleto, Gallipoli, Maglie vi erano dei sacerdoti che pure avevano degli scriptoria.

L'arcidiocesi di Otranto all'epoca dipendeva direttamente dal Patriarca di Costantinopoli, era sede metropolitana, avendo ottenuto nel X secolo quseto privilegio da Niceforo II Foca. Quando i Normanni conquisteranno l'Italia Meridionale Otranto rappresenterà l'ultima roccaforte della presenza della cultura bizantina in Occidente.

I monaci di Casole si dedicavano alla preghiera, allo studio e all'insegnamento. Erano organizzati in segmenti di interesse, a capo dei quali vi erano sorta di coordinatori. Vi erano così gli ieromonaci (monaci-sacerdoti), a cui spettava celebrare le funzioni; la custodia della chiesa e delle sue suppellettili era affidata al monaco ecclesiarca; la biblioteca dipendeva dal monaco bibliofilace, funzione importantissima, visto che la biblioteca era considerata il più significativo bene del cenobio. Giornalmente i monaci si dedicavano alla attività di copiatura dei codici, presieduta dal monaco protocalligrafo. Il cellerario sovraintendeva ai magazzini e alla mensa. L'igumeno, poi, rappresentava la funzione più alta nel convento. All'igumeno tutti i monaci dovevano obbedienza e rispetto.

Spero che in futuro vengano fuori studi più approfonditi sul cenobio di San Nicola di Casole e sul suo contributo allo sviluppo dell’Umanesimo in Italia. Non è escluso che gli archivi e le biblioteche del mondo, attraverso i pochi libri della biblioteca casolana scampati al fuoco degli ottomani, nascondano ancora qualche sorpresa.

Bibliografia

DAQUINO C., Bizantini in Terra d’Otranto. San Nicola di Casole, Cavallino di Lecce (LE), Capone, 2000

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Io ci sono passato infinite volte ma i cartelli erano perentori e non volevo mi sguizagliassero qualche cane da guardia!(in quella zona sono stato attaccato da cani sciolti). Certo è che un sito di straordinaria importanza storica rimanga a languire fra divieti alla DINAMITE BLA le ortiche, che non venga valorizzato e non sia visitabile è un'ingiustizia. C'è da considerare, però, che non tutti hanno la cultura e la sensibilità necessaria (l'Abazia di Casole era un Centro della Cultura straordinario in quei tempi), dubito anche che molti Amministratori Locali ne siano a conoscenza...

Avessero letto il bellissimo "Lo scriba di Casole" di Gorgoni ....che, fra l'altro - come tu ben sai - ha un capitolo a luci rosse :DA NON LEGGERE IN SPIAGGIA PER GLI EFFETTI COLLATERALI! Potrebbe essere un bellissimo film!

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Io ci sono passato infinite volte ma i cartelli erano perentori e non volevo mi sguizagliassero qualche cane da guardia!(in quella zona sono stato attaccato da cani sciolti). Certo è che un sito di straordinaria importanza storica rimanga a languire fra divieti alla DINAMITE BLA le ortiche, che non venga valorizzato e non sia visitabile è un'ingiustizia. C'è da considerare, però, che non tutti hanno la cultura e la sensibilità necessaria (l'Abazia di Casole era un Centro della Cultura straordinario in quei tempi), dubito anche che molti Amministratori Locali ne siano a conoscenza...

Avessero letto il bellissimo "Lo scriba di Casole" di Gorgoni ....che, fra l'altro - come tu ben sai - ha un capitolo a luci rosse :DA NON LEGGERE IN SPIAGGIA PER GLI EFFETTI COLLATERALI! Potrebbe essere un bellissimo film!

Dal libro di Gorgoni se ne potrebbe davvero ricavare un bel film.

Chissà se un regista attento alla cultura come il nostro Edoardo Winspeare ci sta pensando. Non ho mai visto un suo film, ma ho letto che ovunque abbia presentato le sue opere ha riscosso successi e riconoscimenti.

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Dal libro di Gorgoni se ne potrebbe davvero ricavare un bel film.

Chissà se un regista attento alla cultura come il nostro Edoardo Winspeare ci sta pensando. Non ho mai visto un suo film, ma ho letto che ovunque abbia presentato le sue opere ha riscosso successi e riconoscimenti.

Io li ho visti tutti. Comunque, se non li hai visti, hai tempo per rifarti. Non perderti assolutamente "PIZZICATA" che è il primo film, bellissimo, suggestivo, aspro.La quintessenza del Salento. Se lo vedi non puoi non sentire l'odore della terra rossa, del grano che matura, della polvere delle strade. Ambientato nel '45 tratta di una storia d'amore impossibile fra un pilota italo-americano caduto in missione proprio nella baia dell'Orte e la figlia di un fattore: una donna bellissima, lo è tutt'oggi, che è un' affermata Specialista. Tutti attori dilettanti dei luoghi ma bravissimi. C'è tutto, la cultura contadina, i balli e la musica salentina, l' ambientazione nelle nostre masserie (quando non erano ancora ristrutturate), l'irruenza dei giovani e la saggezza dei vecchi, il senso dell'onore anche dei più umili, la condizione della donna ed il fenomeno del tarantismo quale reazione all'oppressione. Io ne avevo una copia ma l'ho prestata e non è più tornata indietro.

Conoscendoti, ne sarai entusiasta (nelle librerie di Lecce si trovano facilmente le videocassette ed i DVD)

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  • 4 mesi fa...
Io li ho visti tutti. Comunque, se non li hai visti, hai tempo per rifarti. Non perderti assolutamente "PIZZICATA" che è il primo film, bellissimo, suggestivo, aspro.La quintessenza del Salento. Se lo vedi non puoi non sentire l'odore della terra rossa, del grano che matura, della polvere delle strade. Ambientato nel '45 tratta di una storia d'amore impossibile fra un pilota italo-americano caduto in missione proprio nella baia dell'Orte e la figlia di un fattore: una donna bellissima, lo è tutt'oggi, che è un' affermata Specialista. Tutti attori dilettanti dei luoghi ma bravissimi. C'è tutto, la cultura contadina, i balli e la musica salentina, l' ambientazione nelle nostre masserie (quando non erano ancora ristrutturate), l'irruenza dei giovani e la saggezza dei vecchi, il senso dell'onore anche dei più umili, la condizione della donna ed il fenomeno del tarantismo quale reazione all'oppressione. Io ne avevo una copia ma l'ho prestata e non è più tornata indietro.

Conoscendoti, ne sarai entusiasta (nelle librerie di Lecce si trovano facilmente le videocassette ed i DVD)

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