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Elezioni 2005


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Provo a dirvi la mia sul voto del sud, da meridionale orgogliosissimo.

Tempo fa lessi un'analisi fatta da non so quale sociologo nel quale si notava che a partire dal crollo della prima repubblica il voto del sud è diventato mobilissimo e oscilla fra destra e sinistra ad ogni elezione.

La mia spiegazione è questa: checché se ne possa pensare al nord, dove spesso si pensa ad un sud dove si vive di sussidi pubblici, al sud si vive male.

- La presente situazione di crisi economica che sta danneggiando il nord, sta facendo danni gravissimi al sud. La disoccupazione è molto più elevata, e particolarmente forte fra i giovani laureati.

- Nel sud Italia quattro regioni (Campania, Calabria, Puglia e Sicilia) sono controllate manu militari dalla criminalità organizzata.

- Il sud paga (quando non evade, ma si evade dappertutto) le stesse tasse che paga il nord, ma a fronte di queste riceve servizi molto inferiori, ha infrastrutture peggiori ed è svantaggiato per la lontananza geografica rispetto ai mercati europei (dice: è al centro del mediterraneo... ma voi ce li avete presente i redditi della sponda sud del mediterraneo?? Che cavolo gli vendi?)

Di fronte a questi e a tanti altri problemi, il governo - come diceva de André - "si scervella, s'indigna, s'impegna, poi getta la spugna con gran dignità". Ora, gli elettori meridionali, come quelli del resto d'Italia, non sono nè politologi né economisti, probabilmente ignorano quali misure dovrebbero essere adottate per migliorare la loro situazione, ma reagiscono con l'unica arma che hanno a loro disposizione, cioè mandare a casa il prima possibile quei politici che promettono mirabilie e non hanno neanche la voglia di affrontare i problemi.

Neanche la Dc affrontò seriamente i problemi del sud (ad esempio la situazione della criminalità organizzata si è incancrenita proprio a partire dagli anni cinquanta), ma riuscì a tenere buoni i meridionali con assunzioni pubbliche, pensioni di invalidità ecc. ecc. Ritengo meno importanti i sussidi per l'apertura di imprese, dato che con quelli si arricchirono soprattutto i grandi industriali del nord. Comunqe, tutto questo è finito da anni (per fortuna!).

Spesso al Sud ci si lamenta della lega. Io credo che se al Sud nascesse un partito altrettanto capace, sia pure in modo populista, di intercettare la rabbia dei cittadini, avrebbe percentuali ben più alte di quelle della lega nelle valli bergamasche, del resto Guglielmo Giannini, fondatore dell'"Uomo Qualunque", era napoletanissimo.

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Provo a dirvi la mia sul voto del sud, da meridionale orgogliosissimo.

Tempo fa lessi un'analisi fatta da non so quale sociologo nel quale si notava che a partire dal crollo della prima repubblica il voto del sud è diventato mobilissimo e oscilla fra destra e sinistra ad ogni elezione.

La mia spiegazione è questa: checché se ne possa pensare al nord, dove spesso si pensa ad un sud dove si vive di sussidi pubblici, al sud si vive male.

- La presente situazione di crisi economica che sta danneggiando il nord, sta facendo danni gravissimi al sud. La disoccupazione è molto più elevata, e particolarmente forte fra i giovani laureati.

- Nel sud Italia quattro regioni (Campania, Calabria, Puglia e Sicilia) sono controllate manu militari dalla criminalità organizzata.

- Il sud paga (quando non evade, ma si evade dappertutto) le stesse tasse che paga il nord, ma a fronte di queste riceve servizi molto inferiori, ha infrastrutture peggiori ed è svantaggiato per la lontananza geografica rispetto ai mercati europei (dice: è al centro del mediterraneo... ma voi ce li avete presente i redditi della sponda sud del mediterraneo?? Che cavolo gli vendi?)

Di fronte a questi e a tanti altri problemi, il governo - come diceva de André - "si scervella, s'indigna, s'impegna, poi getta la spugna con gran dignità". Ora, gli elettori meridionali, come quelli del resto d'Italia, non sono nè politologi né economisti, probabilmente ignorano quali misure dovrebbero essere adottate per migliorare la loro situazione, ma reagiscono con l'unica arma che hanno a loro disposizione, cioè mandare a casa il prima possibile quei politici che promettono mirabilie e non hanno neanche la voglia di affrontare i problemi.

Neanche la Dc affrontò seriamente i problemi del sud (ad esempio la situazione della criminalità organizzata si è incancrenita proprio a partire dagli anni cinquanta), ma riuscì a tenere buoni i meridionali con assunzioni pubbliche, pensioni di invalidità ecc. ecc. Ritengo meno importanti i sussidi per l'apertura di imprese, dato che con quelli si arricchirono soprattutto i grandi industriali del nord. Comunqe, tutto questo è finito da anni (per fortuna!).

Spesso al Sud ci si lamenta della lega. Io credo che se al Sud nascesse un partito altrettanto capace, sia pure in modo populista, di intercettare la rabbia dei cittadini, avrebbe percentuali ben più alte di quelle della lega nelle valli bergamasche, del resto Guglielmo Giannini, fondatore dell'"Uomo Qualunque", era napoletanissimo.

molto interessante !!!! complimenti per la visione obbiettiva della cosa.

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la vera grande solidarietà non è solo aiutare chi ha bisogno ,ma anche capire le persone e soprattutto quelle che hanno interessi diametralmente opposti ai tuoi .

Perchè se tu fossi di una vallata della bergamasca ,e invece di essere un ricercatore ,una persona dalla mente sofisticata ,tu fossi un muratore dalla mente semplice,..che si alza alle 4 della mattina

per venire a milano a scavare la metropolitana ,a tirarsi un KULO quadrato ,perchè scavare la metropolitana ai figli dell'islam fa male alla schiena ...e poi tornato a casa

sopportare questo stato che ti vessa in continuazione

e ti considera ,solo perchè hai una piccola impresa, un porco evasore ..

e di questi casi c'è ne sono milioni.....

SARESTI LEGHISTA A PIU' NON POSSO.

Lo zoccolo duro della Lega non sono certo i muratori della bassa bergamasca.

Se io fossi un muratore della bassa voterei decisamente a sinistra, ossia per chi storicamente si è assunto il compito di lottare in difesa della mia dignità di uomo prima ancora che per assicurarmi un tozzo di pane al puro scopo tenermi semplicemente a cuccia, ruolo, quest’ultimo, che può essere ben interpretato anche dalla destra.

Lo zoccolo duro della Lega è quella fetta di piccoli imprenditori e ceti emergenti che come allocchi trasformano in loro credo l’insegnamento populista della Lega secondo il quale le loro tasse altro non sono se non un tributo di sangue da pagare a Roma ladrona.

Il populismo può cavalcare il miope rampantismo di quella fetta di piccoli imprenditori che credono nella gallina dalle uova d’oro, ma come le recenti elezioni hanno dimostrato, non può cavalcare un’intera Nazione. Col populismo ci aveva ultimamente giocherellato anche il Cavaliere; il risultato è stato che ci si è scottato di brutto. Il tentativo di far credere agli italiani di aver abbassato le tasse è stato infatti duramente punito. Evidentemente la maggioranza degli italiani è ancora in grado di guardare al di là del proprio naso.

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Allora ..c'è un programma che si chiama DEVOLUTION ...con le firme dei signori FINI e FOLLINI e BERLUSCONI con il quale si è saldata la coalizione

costoro hanno firmato ..e poi in perfetto stile Italiota ,i Sig .ri FINI e FOLLINIsi sono messi a fare proclami..a mancare in aula.

siamo alle solite ..sono Italioti .."PRIMA DICONO UNA COSA POI NE FANNO UN'ALTRA".....Berlusconi escluso ...lui è stato di parola !!!!

A ..è un bel sistema di fare politica ...dire si a uno ,seguiamo il tuo programma

lo inseriamo nel programma della cassa della libertà

e poi non se ne fa un cazzo !!!!!!!!:-P

Non per fare l'avvocato difensore della Lega ...ma l'evidenza è l'inesitenza politica di queste persone.

Sulle cose serie si fanno accordi seri. Sulle cose fumose spacciate per serie si fanno accordi al puro scopo di romperli non appena diventa conveniente romperli.

La devolution è un’aria alla quale si può aggrappare chiunque non abbia idee migliori alle quali dedicare le proprie energie, e come un’aria incolora, inodora ed insapora può essere fatta propria da qualsiasi partito e da qualsiasi movimento. E dato che le idee ed i progetti sono già appannaggio degli altri partiti, alla Lega non rimane altro se non la devolution, della quale fa il proprio cavallo di battaglia manco manco fossimo gli Stati Uniti d’America quando invece siamo un paese microscopico dove la devolution può tuttalpiù risolvere piccoli problemi potendone creare in compenso di più grossi. Quando i padani avranno il loro Stato Padano Indipendente, ottenuto sviluppando ai più eccelsi livelli la devolution leghista, potrebbero anche accorgersi che stavano meglio quando stavano peggio. Perché se è vero che i cazzi cambiano ma i culi sono sempre gli stessi, non sta scritto da nessuna parte che, cambiando, i cazzi debbano diventare necessariamente meno amari.

Ai tempi in cui era più in voga “divide et impera” l’Italia (ma anche l’Europa) era diventata un pollaio con troppi galli e poche galline. Ed i galli erano tanto intenti a calibrare fra di loro l’ordine gerarchico di beccata da non accorgersi che dopo la caduta di Costantinopoli la volpe stava penetrando nel pollaio. Fu solo di fronte alla potenza dell’Impero Ottomano che l’Italia cominciò a darsi una regolata ed a ricomporsi in alleanze fra staterelli e signorie smettendola un pò col “divide et impera”. E dopo qualche secolo si arrivò addirittura all’unità d’Italia.

Beh, c’è devolution e devolution, ma francamente c’è una devolution che mi puzza un po’: quella che all’orizzonte fa intravedere nuovamente un pollaio i cui galli vogliono mettere alla prova la loro capacità di occupare il grado più alto nella scala gerarchica dell’ordine di beccata. Ciascun gallo potrà essere talmente preso dal prevalere su un altro gallo da dimenticare le volpi che sempre infestano il mondo.

La storia dimostra che a lungo andare il “divide et impera” ha il fiato corto; “l’unione fa la forza” è invece un qualcosa di ben altro respiro.

Se poi la devolution la si vuol fare per cambiare qualcosa affinché tutto rimanga come prima allora è solo un esercizio innocuo per attuare il quale si possono fare accordi che servono solo a prendersi per il culo reciprocamente quanto serve per poi romperli.

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Sulle cose serie si fanno accordi seri. Sulle cose fumose spacciate per serie si fanno accordi al puro scopo di romperli non appena diventa conveniente romperli.

La devolution è un’aria alla quale si può aggrappare chiunque non abbia idee migliori alle quali dedicare le proprie energie, e come un’aria incolora, inodora ed insapora può essere fatta propria da qualsiasi partito e da qualsiasi movimento. E dato che le idee ed i progetti sono già appannaggio degli altri partiti, alla Lega non rimane altro se non la devolution, della quale fa il proprio cavallo di battaglia manco manco fossimo gli Stati Uniti d’America quando invece siamo un paese microscopico dove la devolution può tuttalpiù risolvere piccoli problemi potendone creare in compenso di più grossi. Quando i padani avranno il loro Stato Padano Indipendente, ottenuto sviluppando ai più eccelsi livelli la devolution leghista, potrebbero anche accorgersi che stavano meglio quando stavano peggio. Perché se è vero che i cazzi cambiano ma i culi sono sempre gli stessi, non sta scritto da nessuna parte che, cambiando, i cazzi debbano diventare necessariamente meno amari.

Ai tempi in cui era più in voga “divide et impera” l’Italia (ma anche l’Europa) era diventata un pollaio con troppi galli e poche galline. Ed i galli erano tanto intenti a calibrare fra di loro l’ordine gerarchico di beccata da non accorgersi che dopo la caduta di Costantinopoli la volpe stava penetrando nel pollaio. Fu solo di fronte alla potenza dell’Impero Ottomano che l’Italia cominciò a darsi una regolata ed a ricomporsi in alleanze fra staterelli e signorie smettendola un pò col “divide et impera”. E dopo qualche secolo si arrivò addirittura all’unità d’Italia.

Beh, c’è devolution e devolution, ma francamente c’è una devolution che mi puzza un po’: quella che all’orizzonte fa intravedere nuovamente un pollaio i cui galli vogliono mettere alla prova la loro capacità di occupare il grado più alto nella scala gerarchica dell’ordine di beccata. Ciascun gallo potrà essere talmente preso dal prevalere su un altro gallo da dimenticare le volpi che sempre infestano il mondo.

La storia dimostra che a lungo andare il “divide et impera” ha il fiato corto; “l’unione fa la forza” è invece un qualcosa di ben altro respiro.

Se poi la devolution la si vuol fare per cambiare qualcosa affinché tutto rimanga come prima allora è solo un esercizio innocuo per attuare il quale si possono fare accordi che servono solo a prendersi per il culo reciprocamente quanto serve per poi romperli.

con tutto il rispetto parlando mi pare che tu non sappia realmente cosa è la DEVOLUTION ...mi pare che rimani alla propaganda

ne l'insieme delle norme che si dovrebbero modificare

che sono uscite da un serie di incotri fra i leader dei partiti della maggiornaza.

Io sono per i poteri suddivisi fra stato -regioni -provice -comuni

sono per un senato che rappresenti tutte le regioni italiane

sono per un scuola che tenga conto delle diverse realtà locali

sono per una polizia locale che conosca al meglio il territorio

sono per la solidarietà vera ,io personalmente decido quanto e come

e non è lo stato a decidere per me.

se tu invece sei per un centralismo che controlla e redistribuisce

tutte le risorse ....bhe ti posso capire.

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Guarda guglielmo che il federalismo uscito dalla CDL e' purtroppo un mostro non applicabile e te lo dice uno che come sai, e' anti-federalista, o meglio non crede che il federalismo sia la soluzione migliore per l'Italia attuale.

Il fatto che

1) Le risorse finanziarie restino a Roma

2) Ci sia la clausola dell' "interesse nazionale"

svuota di fatto ogni riforma.

Se per esempio la Regione Lombardia introducesse a scuola l'ora di culinaria e il governo centrale fosse contrario, l'invocazione della clausola di "interesse nazionale" annullerebbe ipso facto il decreto

Per un ulteriore approfondimento

http://www.disinformazione.it/devolution.htm

Che e' liberamente tratto da "I quaderni padani" che non credo sia una nota rivista comunista.

Archepensevoli spanciasentire Socing.

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Il fatto che

1) Le risorse finanziarie restino a Roma

2) Ci sia la clausola dell' "interesse nazionale"

svuota di fatto ogni riforma.

.

non è vero ..questo è il primo passo.

è quello che serve per rassicurare una parte della nazione

che questa DEVOLUTION è rispettosa dell'unità dello stato ..

è chiaro che ,sino a quando tutte le regioni non saranno virtuose

bisognerà redistribuire le risorse.

quanto alla clausola "interesse nazionale " è chiaro che

è stabilito in che casi deve essere appplicata

ulteriore garanzia

del fatto che questa è una riforma volta solo

a cambiare il sistema organizzativo e amministrativo del nostro paese.

poi ..cosa vuoi che ti dica ,possiamo anche rimanere ai prefetti sabaudi del 1850

e lamentarci del calderone e della disorganizzazione totale della nostra nazione.

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quanto alla clausola "interesse nazionale " è chiaro che

è stabilito in che casi deve essere appplicata

Ma proprio questo e' il punto: attualmente non esiste, ( come si evince dall'articolo che ti ho inviato ), ne puo' esistere, una casistica reale in cui questa clausola puo' essere o non essere applicata. Quindi la sua interpretazione restera' in mano dell'ente della Giustizia che dovra' stabilire caso per caso, quando e come applicarla. Si creera' ( come in tutti gli stati federali, Stati Uniti in primis ) un crescere di contenziosi Stato/Regioni, che alimentato dalla litigiosita' italiana, blocchera' di fatto il sistema.

Guarda caso, il rapporto Ente federale / Stato singolo e' proprio il tallone d'achille di tutti i governi federali. Io sono disposto a scommettere che la riforma, cosi' com'e', non funzionera' mai, ed i poteri veri resteranno a Roma. Vedremo se avro' ragione o torto.

Archepensevoli spanciasentire Socing.

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l'interesse nazionale è una clausola voluta espressamente dai corporativisti di AN, appoggiati dai democristiani.

Sono d'accordo con Stev sul fatto che l'effettiva applicabilità è limitata, non perchè il disegno della CdL sia un mostro, ma solo xkè si è partorito il solito compromesso, magari anche valido, all'italiana, ma che in quanto tale è soggetto ai voltafaccia di convenienza politica ed elettorale.

Premesso quello che ho detto sopra e cioè che non ho mai creduto ad una identità ed unità italiana potico-sociale, che storicamente è un controsenso, non credo neanche che alcun governo sarà in grado di organizzare una vera riforma federalista funzionante per gli stessi motivi: una molteplicità di anime differenti non riusciranno mai centralmente a partorire qualcosa che ne limiti i poteri... che siano di sx o di dx.

Copco, il tuo discorso mi sembra populista tanto quanto quelli delle lega, scusami eh...

Se sulle cose serie si fanno accordi seri allora in italia non si faranno mai accordi seri, visto che le cose diventano serie solo se toccano quello o questo interesse strettamente di parte!! e quindi in parte contrario all'interesse nazionale... e visto che l'interesse nazionale viene disatteso per interessi di parte sempre e comunque, tanto vale accondiscendere geograficamente questi interessi.

E poi se lo zoccolo duro della lega fossero veramente gli imprenditori di cui parli io potrei rivoltarti la frittata dicendo che lo zoccolo duro dei partiti di sx sono i lavoratori che ad Arese, pomigliano, mirafiori etc rubavano e rubano l'impossibile e si facevano i caxxi loro con cornerini di barbiere in linea di montaggio... e che una volta spodestati dei loro privilegi ora si incazzano... ed aggiungo le loro famiglie.

Ma serebbe troppo semplicistico, tanto quanto la tua disamina che denota una poca conoscenza sia del testo della devolution che del fenomeno lega.

Ed aggiungo anche che se lo stesso testo lo avesse presentato la sx nessuno avrebbe protestato al sud come nei ceti meno agiati.

MI sembra di aver ben postato cosa penso di questo governo, ma anche se milgiorabili, certi interventi non possono e non devono essere censurati solo perchè effettuati da una parte. Questa sarebbe la politica di zio fausto, che a mio parere dovrebbe stare fuori dal parlamento insieme alla squillo nipote della loren ed ad altri esponenti di sx e dx di pari grado culturale e morale.

Ma siamo in italia, qualcuno la chiama cialtronia, paese senza speranza perchè tutti vogliono la loro parte per partito preso, dovuta, senza vedere al di la del proprio naso.

Cominciamo a ridurre i parlamentari a solo 300 in totale...

"The great enemy of the truth is very often not the lie -- deliberate, contrived and dishonest -- but the myth -- persistent, persuasive and unrealistic"

(John Fitzgerald Kennedy)

"We are the Borg. Lower your shields and surrender your ships. We will add your biological and technological distinctiveness to our own. Your culture will adapt to service us. Resistance is futile!"

"Everyone is entitled to their own opinion, but not their own facts!"

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Guest DESMO16

Al centro dei colloqui fra premier e presidente della Repubblica

gli scenari politici aperti dopo le elezioni regionali

Governo, Berlusconi illustra a Ciampi

il suo piano per uscire dalla crisi

ROMA - Silvio Berlusconi passa attraverso un altro 'dies horribilis' per la sua maggioranza. Salito al Quirinale per illustrare a Carlo Azeglio Ciampi una proposta super-minimalista per uscire dalla crisi (grande rilancio del programma e lieve ritocco alla squadra, con l'ipotesi di due nuovi ministeri senza portafoglio, per il Mezzogiorno e le Aree Urbane), il premier ne discende con la richiesta del Capo dello Stato di ottenere su questo un consenso esplicito della Cdl.

Con tutto il garbo istituzionale dovuto alla circostanza, Ciampi avrebbe in pratica fatto capire al Cavaliere - secondo quanto riferiscono alcuni ambienti parlamentari di maggioranza - che i segnali saliti al Colle in questi giorni dai partiti della Cdl sono contrastanti. Quindi, il capo dello Stato auspicherebbe una posizione univoca da parte di tutti i partiti della maggioranza come esito del prossimo vertice di giovedì. Solo allora si potrà avere una idea chiara su come gestire un eventuale passaggio parlamentare, che il premier preferirebbe evitare, limitandosi eventualmente a comunicazioni del governo ma senza voto di fiducia finale.

Insomma, un incontro interlocutorio. Il Capo dello Stato e il premier torneranno con tutta probabilità ad vedersi dopo il vertice della Cdl e il ritorno di Ciampi, venerdì, dal suo viaggio ufficiale in Bulgaria.

Intanto, A Palazzo Grazioli vengono convocati Francesco Storace (per il quale si ipotizza il nuovo dicastero per le Aree Urbane) e il ministro per l'Economia Domenico Siniscalco, al quale il premier, pur con l'eventuale scorporo del ministero del Mezzogiorno, conferma la gestione della politica economica, il ruolo di garante dei conti pubblici e di interfaccia con l'Europa.

Di fronte al capo dello Stato - secondo quanto riferiscono fonti parlamentari - si sarebbe presentato un premier estremamente prudente, cauto nello scoprire le carte che dovrebbero consentire al governo una 'ripartenza'. Berlusconi avrebbe parlato della possibilità di aggiustare le cose con un 'patto di fine legislatura', da illustrare in Parlamento e sul quale il premier sarebbe disponibile a chiedere la fiducia.

Negli aggiustamenti della squadra di governo il premier prenderebbe in considerazione un posto di ministro anche per il governatore uscente della Puglia Raffaele Fitto. Altre fonti riferiscono poi che i nuovi ministri potrebbero arrivare ad essere quattro. Ciampi avrebbe ascoltato il premier con molta attenzione e con disposizione assai costruttiva, mostrandosi disponibile a non opporre ostacoli e tanto meno sollevare cavilli di fronte ad una forte intesa nella Cdl.

Al capo dello Stato - riferiscono fonti della maggioranza - starebbe a cuore soprattutto il risultato: un governo efficiente, capace di affrontare i numerosi problemi dei prossimi mesi (dal Dpef alla finanziaria) e non un esecutivo azzoppato. Ma Ciampi vuole essere sicuro che, con la soluzione prospettata da Berlusconi, i problemi aperti nella Cdl si risolverebbero. A dare questa certezza servirà la verifica che Berlusconi dovrà ottenere al vertice di domani, prima di tornare a riferire al Colle.

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