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Domenica sera, uno straordinario Report di Milena Gabanelli ha messo a confronto il sistema giudiziario americano e quello italiano. Alla fine il telespettatore ha capito molte cose. Primo, che cos'è l'informazione: una cosa che serve a informare il pubblico di cose che prima non sapeva, e non un salottino con due politici di destra e due di sinistra che chiacchierano del più e del meno, soprattutto del meno.

Secondo, perché la giustizia in Italia non funziona e in America sì (anche se non è certo un paradiso: vedi pena di morte, discrezionalità dell'azione penale, liberazione su cauzione per chi se la può permettere, giudici e pm nominati dal governo o elettivi con campagna elettorale incorporata). Terzo, dove sarebbe oggi Berlusconi se vivesse nell'amata America: non certo a Palazzo Chigi, ma in luoghi molto meno confortevoli.

Processo O.J. Simpson. Gli avvocati aggrediscono il giudice, ma con toni infinitamente più soavi di quelli dei legali di Berlusconi e Previti. Il giudice li zittisce: «Vi condanno a 250 dollari di multa. Fuori il libretto degli assegni, versate l'importo allo sportello lì a fianco». La voce fuori campo spiega che potevano pure essere arrestati su due piedi per oltraggio alla Corte.

Prescrizione. In America, i termini sono di 5 anni dalla data dell'ultimo reato a quella del rinvio a giudizio. Dopodiché gli avvocati possono inventarsi tutti i cavilli che vogliono, ma il reato non si prescrive più. In Italia invece la prescrizione scatta sempre durante il processo (29 mila cause incenerite in un anno, solo a Milano, in attesa che la Cirielli mandi in fumo gran parte dei processi per reati puniti con pene massime fino a 8 anni).

Ecco perché negli Usa i processi durano così poco: il colpevole ha tutto l'interesse a patteggiare la pena (accade nel 90% dei casi) per risparmiare tempo e soprattutto la parcella dell'avvocato. Se si pensa che Berlusconi ha visto i suoi reati accertati cadere in prescrizione per ben sei volte, ben si comprende che in America sarebbe stato condannato sei volte.

Se poi avesse la sfortuna di vivere in California, alla terza condanna scatta automaticamente l'ergastolo. Che è previsto anche per un solo grosso falso in bilancio. Per quello di Worldcom, l'ex presidente Ebbers rischia 85 anni di carcere. Per quello di Fininvest (1500 miliardi di presunti fondi neri), Berlusconi l'ha fatta franca perché la sua legge sul falso in bilancio l'ha mandato in prescrizione. «In Italia - osserva il pm Greco - rischia più chi fa il gioco delle tre carte sotto un ponte di chi occulta miliardi nei prospetti informativi».

In Italia non si è colpevoli e non si espia la pena se non dopo la Cassazione, che tratta 40 mila processi l'anno. Negli Usa si sconta la pena subito dopo il primo grado e la Corte Suprema, su 100 mila ricorsi, ne accoglie 80 l'anno. In Italia nessuno sconta le pene inferiori ai 3 anni, negli Usa si scontano anche quelle minime. La signora Leslie, condannata a 2 giorni di lavori socialmente utili per aver minacciato il marito dopo il divorzio, viene ritratta a Riverside Park intenta a raccogliere le foglie: «Potevo appellarmi, ma l'appello costa. Mi faccio questi 2 giorni e non se ne parla più».

La scrittrice Martha Stewart, regina del bon ton, condannata a 11 mesi per insider trading e spergiuro, è finita in carcere per 6 mesi e ai domiciliari per altri 5. «In Italia - spiega il giudice Davigo - l'imputato non giura, anzi ha il diritto di mentire ai giudici. In America, se mente, lo condannano anche per questo». Berlusconi ha mentito sia come teste (colpevole di falsa testimonianza sulla P2 dalla Corte d'appello di Venezia nel '90, si salvò per la solita amnistia) sia come imputato (85 bugie nelle dichiarazioni spontanee al processo Sme nel 2003).

In America chi costruisce una casa di tre piani quando la legge ne consente solo due, si vede abbattere il terzo piano, paga una supermulta e va in tribunale: rischia fino a 7 anni. In Italia, c'è sempre un condono. Ogni riferimento agli abusi di villa La Certosa è puramente casuale.

In America l'autista di Agnelli acquista sigarette via internet, all'estero, per risparmiare: dalla sua carta di credito, il fisco risale a lui: 1860 dollari di multa. Un campione di «Survivor» (l'equivalente dell'Isola dei famosi) vince un milione di dollari, ma non lo dichiara. Scoperto e processato, rischia 5 anni di carcere. «Così la gente - spiega l'avvocato generale Don Korb - penserà: se hanno beccato lui, possono beccare anche me. E pagherà le tasse. Da noi la gente considera spregevole chi froda il fisco».

In Italia chi evade, magari con residenza a Montecarlo, viene invitato a “Porta a Porta” a beatificare il principe Ranieri. L'evasione all'italiana è reato solo sopra il milione di euro, e solo in teoria: in pratica, c'è sempre un condono. Berlusconi considera l'evasione sui grandi redditi «un diritto naturale». L'ha detto in visita alla Guardia di Finanza. Forse perché è indagato a Milano per 180 milioni di euro evasi sui diritti tv.

In Italia si prepara la trentesima amnistia in cinquant'anni. Negli Usa non sanno che cosa sia: il termine amnistia è intraducibile. Quando Davigo tentò di spiegare il concetto a una delegazione di giudici americani, dopo mezz'ora di sforzi sovrumani, si sentì rispondere: «Abbiamo capito, lei ci sta facendo uno scherzo».

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