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Berlusconi si dimette!


vespino

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Dovevo precisare... dire che un omosessuale va richiuso può dare adito a fraintendimenti... :lol:

There's no replacement for displacement.

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Anche tu ti ecciti palpeggiando pezzi di plastica? Perché stare qui a discutere con chi non ti può capire? Esprimi la tua vera passione passando a questo sito!

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I più attivi nella discussione

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Io non sono ne omosessuale ne' comunista, ma ho sempre pensato che gestire un'azineda e gestire un Paese non abbiano niente in comune, perche' politica ed imprenditoria sono due categorie completamente diverse. D'altronde la storia ci insegna questo: le grandi figure politiche del secolo scorso, hanno primeggiato nel loro campo, e quando ne sono uscite hanno fatto figure barbine. Truman per esmpio, che e'stato un grandissimo presidente, era un commerciante plurifallito.

Infatti noi parliamo di un imprenditore che entra in politica e gestisce uno stato come un'impresa, per me ci sono molte similitudin, certo non è la stessa cosa... diverso è il discorso se si parla di un politico che entra in economia... è meglio che lasci perdere, non so cosa i nostri politici potrebbero fare di buono, non sono buoni neanche a fare i politici... che si trovassero un lavoro!!

E' la prima auto al mondo con motore a 6 cilindri a V di 60 gradi e con frizione, cambio e differenziale in un unico blocco sull'asse posteriore, transaxle, ..., è il 1950 e lei è l'Aurelia. (www.lancia.it)

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Infatti noi parliamo di un imprenditore che entra in politica e gestisce uno stato come un'impresa, per me ci sono molte similitudini,

Sono di opinione completamente opposta. Uno Stato non è un'impresa! Fare il politico facendolo seriamente è un lavoro difficile (forse più difficile) dell'imprenditore. Non entro in merito a quanto abbia fatto Silvio Berlusconi del suo Stato-Impresa ma una cosa è certa: gli italiani non stanno bene. Gli italiani soffrono decisamente dal punto di vista economico, faticano tutto il mese per arrivare angosciati alla pompa di benzina vedendo i prezzi del carburante che eguagliano quelli dello Champagne. Mi sono sentito troppe volte preso per il c**o dal nostro Presidente del Consiglio: prima dice che non sappiamo fare la spesa, poi cerca di convincere gli italiani che in quanto a benessere sono tra i primi in Europa...... ma dico: ci prende tutti per coglioni?

L'imprenditore si occupa del proprio profitto, lo Stato si deve occupare del profitto di tutti i suoi cittadini.

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Sono di opinione completamente opposta. Uno Stato non è un'impresa! Fare il politico facendolo seriamente è un lavoro difficile (forse più difficile) dell'imprenditore. Non entro in merito a quanto ha fatto Silvio Berlusconi del suo Stato-Impresa ma una cosa è certa: gli italiani non stanno bene. Gli italiani soffrono decisamente dal punto di vista economico, faticano tutto il mese per arrivare angosciati alla pompa di benzina vedendo i prezzi del carburante che eguaglia quelli dello Champagne. Mi sono sentito troppe volte preso per il c**o dal nostro Presidente del Consiglio: prima dice che non sappiamo fare la spesa, poi cerca di convincere gli italiani che in quanto a benessere sono tra i primi in Europa...... ma dico: ci prende tutti per coglioni?

L'imprenditore si occupa del proprio profitto, lo Stato si deve occupare del profitto di tutti i suoi cittadini.

ti quoto perfettamente e dico che per esempio invece che dare molta importanza al gioco del lotto,sarebbe meglio aumentare il reddito annuale di un buon 30-35%..così magari si vincerà meno,ma molto più spesso,per cui la gente è contenta e comunque bisognerebbe spingere le aziende italiane(dalla fiat alla rai..alle scarpe o ai vestiti)a dare il massimo ed essere più competitivi nei prodotti e nel frattempo fare capire alla gente che i nostri prodotti non sono inferiori per cui vanno comprati...Così sì che l'italiano sarebbe veramente un vero italiano orgoglioso della sua patria....

SONO AL TOP DEI TOP!!!!!!:b9

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Guest DESMO16
Il leader di An preoccupato per il rafforzamento dell'asse del nord

"Una vera provocazione". Anche Siniscalco avanza molti dubbi

E Letta si schiera con Fini

"Un errore il ritorno di Giulio"

ROMA - "Non si può riaprire tutto all'ultimo momento". Poche volte Gianni Letta ha perso la pazienza. Ieri è stata una di quelle. Forse perché la strada che porta alla scelta dei ministri è sempre tortuosa. E anche stavolta, pur essendo in gioco solo pochi ministeri, è stata curvosissima. Con tanti tornanti ad "U". Fino al punto che alle 18 di ieri, quando il presidente del Consiglio stava per salire al Quirinale sapendo che Ciampi gli avrebbe affidato l'incarico, rimetteva sostanzialmente tutto in discussione. E la prima reazione a caldo del suo storico "braccio destro" è stato un secco "non è possibile".

Del resto la nuova lista dei membri del governo ha subito nel giro di 48 ore tante rivisitazioni e "ritocchi". Ieri, però, la trattativa si è inceppata sul ritorno di Giulio Tremonti. Berlusconi da qualche giorno lo aveva messo in cima alla lista. Come vicepresidente del consiglio. Forza Italia ha condotto un pressing costante per confermare quell'indicazione. Ma dall'altra parte di quella ideale barricata che divide la Casa delle libertà, si è alzato un corso di no. Non tanto da parte dell'Udc, quanto da Alleanza nazionale. "Non mi pare proprio il caso", ha detto a chiare lettere ieri sera Gianfranco Fini al Cavaliere.

Il punto non è da poco. Se l'ex ministro dell'Economia verrà confermato così come rimarrà al suo posto il ministro leghista delle riforme, Roberto Calderoli, il cosiddetto "Asse del nord" ne uscirà rafforzato. Così l'obiettivo di centristi e finiani - depotenziare il Carroccio - con il "secondo avvento" di Tremonti sfumerebbe. A Via della Scrofa sono andati su tutte le furie e fino all'ultimo il premier ha cercato di persuadere l'alleato. Senza contare che il leader di An aveva fatto fuoco e fiamme per farlo dimettere da Via XX Settembre ed ora rischia di ritrovarselo di nuovo a fianco. "Una provocazione", ha ripetuto per tutto il giorno.

Tant'è che quando Berlusconi ieri è entrato al Senato per riferire a Marcello Pera l'esito del colloquio sul Colle, ha ironizzato sulle tante proteste messe in atto dai partner sulla lista dei ministri: "Del resto, la crisi potevamo pure risparmiarcela. Poteva bastare un semplice rimpasto e a questo punto... Almeno con tutti questi giri che sto facendo per Palazzi, sto facendo un po' di sport". E poi chiudeva sicuro: "Tutto è a posto, non ci saranno problemi domani".

Fino a ieri sera, però, gli ostacoli che si frapponevano all'inquilino di Palazzo Chigi non erano così irrilevanti. Perché se il ministro degli Esteri ha chiesto spiegazioni su Tremonti e Letta ha perso le staffe, un altro che non ha nascosto una certa preoccupazione è stato l'attuale ministro dell'Economia, Domenico Siniscalco.

Dover fare i conti sulla politica economica dell'esecutivo con l'uomo che fino a pochi mesi fa era il suo "principale" non lo rassicura affatto. Per questo ha chiesto garanzie esplicite a Berlusconi sulla guida economica: "Sarebbe un errore fare confusione su un aspetto tanto importante del governo". Eppure proprio ieri pomeriggio per caldeggiare la nomina di "Giulio", il premier ha rimesso in pista l'idea di presentare 4 "vice". La proposta che ha fatto sbuffare Letta che per primo l'ha scartata.

Per convincere An ad ingoiare il ritorno di Tremonti, in serata il Cavaliere non ha usato i soliti toni suadenti. L'ha messa giù dura avvertendo che il veto di Fini si sarebbe riversato su Francesco Storace, candidato alla Sanità al posto di Sirchia. Nella vicenda, poi, un ruolo l'ha giocato proprio il Quirinale. Il capo dello Stato ha sconsigliato il presidente del consiglio di farsi accompagnare da ben 4 vicepremier. Ma soprattutto ha chiesto che la nascita del nuovo gabinetto fosse corroborata da un accordo politico chiaro.

Il riferimento del Quirinale era soprattutto agli appunti annotati durante le consultazioni in cui alcune forze politiche della Cdl - An e Udc - avevano reclamato un segno di discontinuità. Soprattutto ha invitato il presidente incaricato ad evitare "forzature" sugli scorpori di alcuni ministeri, come le Infrastrutture, e a puntare maggiormente sugli aspetti di politica economica del programma: nella sostanza attenzione ai conti pubblici.

Anche in base alle indicazioni del Colle, Berlusconi ha quindi rimesso mano all'elenco. Ha seguito l'indicazione di Marco Follini lasciando tutti i ministri dell'Udc al loro posto. Compreso Rocco Buttiglione che in un primo momento sembrava destinato ai Beni Culturali. "Perché dovrei premiarli - ha chiesto ai suoi il Cavaliere - visto che sono stati loro ad aprire la crisi? Ai Beni culturali semmai ci deve andare uno di Forza Italia". Anche per questo ieri sera Buttiglione commentava con realismo: "io non so se la crisi sia già chiusa, sentiamo domani cosa ci dice il premier. Ho l'impressione però che camminiamo sulle sabbie mobili".

Se la questione Tremonti non bastasse, poi, a complicare il quadro ci si è messa anche la battaglia tra le correnti dentro Alleanza nazionale. L'approdo alla Sanità di Storace ha messo in subbuglio tutta Via della Scrofa. E non è escluso che alla fine, nel valzer di poltrone, ci possa essere uno spazio anche per Ignazio La Russa.

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Guest DESMO16
Le due Case delle Libertà

CHE COSA fa un capo populista quando le cose si mettono male? Procede a tentoni come Silvio Berlusconi in questi giorni. Cerca di inventarsi la tattica momento per momento. Prima evita la crisi con un'acrobazia circense, lasciando storditi gli alleati, An e Udc, a cui aveva promesso seppure a malincuore il "nuovo inizio"; poi si lascia avvolgere dalle spire della crisi stessa; infine si ritrova nel gioco, per lui mortificante, delle consultazioni, degli incontri al Quirinale, delle trattative con gli alleati riottosi.

Tutto troppo complicato, faticoso, frustrante. Nella breve comunicazione rilasciata al Senato, si era lamentato platealmente delle pastoie costituzionali.

Pensando al momento liberatorio in cui la riforma della Casa delle Libertà consegnerà al premier i poteri del dominus. Ma per adesso, accettato con riserva, secondo prassi, l'incarico del Quirinale, Berlusconi deve sottomettersi alle cerimonie partitiche della valutazione degli equilibri politici nel governo, al calcolo del peso dei ministeri, alla discussione dei nomi da aggiornare, da cancellare, da ripescare.

Nonostante le rassicurazioni di Gianfranco Fini e Marco Follini, la nascita del nuovo governo non è così indolore come l'ottimismo berlusconiano prevede. Innanzitutto, se sarà confermato dalla lista definitiva dei ministri, il ritiro da Palazzo Chigi del segretario dell'Udc è il sintomo di uno smarcamento politico che già qualifica il Berlusconi-bis come un governo sotto osservazione.

In secondo luogo, non è per nulla facile procedere al riequilibrio (di fatto in chiave antileghista) che Fini e Follini reclamano dal premier. Per questo ieri sera si susseguivano gli incontri, si diffondevano insoddisfazioni, gli elenchi cambiavano di ora in ora. Anzi, su questo terreno si potrebbe assistere a qualche conseguenza paradossale. Perché se sono credibili le indiscrezioni sulla composizione del governo, si direbbe che Berlusconi non sta procedendo a una mediazione politica, e neppure alla ricerca della sintesi.

Si limita piuttosto a spartire i ministeri, eliminando qualche tecnico, in modo da fare spazio a una personalità forte di An (il nome più caldeggiato è quello di Francesco Storace, caduto dalla condizione di asso politico a vittima dell'ondata di centrosinistra sollevatasi alle regionali), e ad ammiccare al Mezzogiorno, creando un ministero specifico.

Ma questo risiko, che ai tempi del pentapartito si chiamava più modestamente gioco dei quattro cantoni, non è risolvibile con l'algebra del vecchio manuale Cencelli. Perché oggi il problema di fondo della Cdl non è affatto un problema di equa lottizzazione delle quote di partito.

Si trattasse soltanto di trovare un metodo spartitorio, Berlusconi non avrebbe difficoltà. Anche il ritorno nella compagine di una personalità fortemente controversa come quella di Giulio Tremonti, di cui dieci mesi fa Udc e An reclamarono e ottennero la testa, sarebbe soltanto un tassello della spartizione complessiva.

Invece si dà il caso che la coalizione di centrodestra sia afflitta da una frattura autenticamente, profondamente politica: vale a dire la spaccatura fra le due sub-coalizioni costituite da Forza Italia e la Lega da un lato, e An-Udc dall'altro. Una contraddizione che risale agli albori dell'impresa politica berlusconiana, e che non è mai stata portata a una sintesi. Nel momento della sconfitta elettorale, e del ridimensionamento immediato dell'immagine berlusconiana, il conflitto politico e culturale tra le due componenti è riemerso con forza. Sicché in queste condizioni il Berlusconi "doroteizzato" dal desiderio di concludere la legislatura a qualsiasi costo non trova altra soluzione che istituzionalizzare il conflitto interno, incorporandolo nel governo.

Comunque vada, il dilemma è insanabile. Tanto per dire, l'uscita del leghista Roberto Calderoli dal governo sarebbe intollerabile per la Lega, ma la sua permanenza al ministero delle riforme, oltretutto mentre il peso delle presenze leghiste o paraleghiste potrebbe addirittura aumentare, non può essere gradita alla coppia Fini-Follini. Ma non basta. Se si considera il cosiddetto programma di fine legislatura, descritto dallo stesso Berlusconi in termini di "rilancio dell'economia e delle imprese, difesa del potere di acquisto delle famiglie, creazione di posti di lavoro e impegno per il Sud", ci vuole poco ad accorgersi che esso costituisce la negazione patente del programma liberal-leghista del 2001 e della successiva azione di governo, nonché una resa evidente alle ragioni politico-elettorali dell'Udc e di An.

Naturalmente Berlusconi ha le doti, anche di autoconvincimento, per presentare un programma che non condivide, simboleggiato in sintesi dai tagli all'Irap anziché dall'ulteriore colpo di scure sull'Irpef. Tuttavia il livello di credibilità di un governo che rovescia la propria impostazione in politica economica non può che essere scarso. Al presidente incaricato non manca la capacità - anche mimica - di raccontare che adesso la Cdl completerà la legislatura realizzando in sei mesi ciò che non è riuscita a combinare in quattro anni.

Proverà ad argomentare tutto questo dando la colpa all'Europa, alla "vecchia" Costituzione, alla sinistra e a Prodi, e cercherà di realizzare un programma elettoralistico tenendo insieme la retorica euroscettica di Tremonti e la lealtà europeista di Follini, e l'impasto approssimativo della devolution con il premierato. Ma alla fine anche Berlusconi si renderà conto che il fallimento del suo governo non è un prodotto del destino, o della perfidia della politica, ma l'effetto di una composizione mancata, cioè di una destra rimasta vittima della propria schizofrenia. Rifarà il governo, a meno di imprevisti. Ma il problema non è mettere su un esecutivo, è rifare la destra. E questa non è un'impresa che si fa in questo finale di partita.

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ho avuto la conferma da parte di un alto esponente di un partito di governo che la crisi ha una sola grande motivazione di base, e questo vi fa capire quanto interesse ci sia nel paese da parte di certi politicanti.

Gli ex dc non potevano permettere a silviobanana di vincere la scommessa a cui teneva maggiormente e cioè di concludere la legislatura, primo ed unico a riuscire nell'impresa.

A questo punto, visto il semplice rimpasto dei ministri se fosse una questione di principio i cari gobboni dell'UDC dovrebbero non firmare... ahahahahaha eccome se firmeranno ora che lo scopo è raggiunto... qualsiasi cosa x la poltrona ancora x un anno.

E' proprio vero, lo stato non puoi gestirlo come un impresa, DEVI gestirlo come la fiat...

"The great enemy of the truth is very often not the lie -- deliberate, contrived and dishonest -- but the myth -- persistent, persuasive and unrealistic"

(John Fitzgerald Kennedy)

"We are the Borg. Lower your shields and surrender your ships. We will add your biological and technological distinctiveness to our own. Your culture will adapt to service us. Resistance is futile!"

"Everyone is entitled to their own opinion, but not their own facts!"

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Guest DESMO16
Il vecchio governo Berlusconi

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO

Presidente del Consiglio

Silvio Berlusconi (Fi)

Vicepresidenti del Consiglio

Gianfranco Fini (An)

Marco Follini (Udc)

MINISTRI SENZA PORTAFOGLIO

Affari regionali

Ministro: Enrico La Loggia (Fi)

Attuazione programma di governo

Ministro: Claudio Scajola (Fi)

Funzione pubblica

Ministro: Mario Baccini (Udc)

Innovazione e tecnologie

Ministro: Lucio Stanca (tecnico)

Italiani nel mondo

Ministro: Mirko Tremaglia (An)

Pari opportunità

Ministro: Stefania Prestigiacomo (Fi)

Politiche comunitarie

Ministro: Rocco Buttiglione (Udc)

Riforme istituzionali e devoluzione

Ministro: Roberto Calderoli (Lega)

Rapporti con il Parlamento

Ministro: Carlo Giovanardi (Udc)

MINISTRI

Affari esteri

Ministro: Gianfranco Fini (An)

Interno

Ministro: Giuseppe Pisanu (Fi)

Giustizia

Ministro: Roberto Castelli (Lega)

Economia e Finanze

Ministro: Domenico Siniscalco (tecnico)

Attività Produttive

Ministro: Antonio Marzano (Fi)

Istruzione, università e ricerca

Ministro: Letizia Moratti (tecnico)

Lavoro e politiche sociali

Ministro: Roberto Maroni (Lega)

Difesa

Ministro: Antonio Martino (Fi)

Politiche agricole e forestali

Ministro: Giovanni Alemanno (An)

Ambiente e tutela del territorio

Ministro: Altero Matteoli (An)

Infrastrutture e Trasporti

Ministro: Pietro Lunardi (tecnico)

Salute

Ministro: Girolamo Sirchia (tecnico)

Beni culturali

Ministro: Giulio Urbani (Fi)

Comunicazioni

Ministro: Maurizio Gasparri (An)

Il nuovo governo Berlusconi

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO

Presidente del Consiglio

Silvio Berlusconi (Fi)

Vicepresidenti del Consiglio

Gianfranco Fini (An)

Giulio Tremonti (Fi)

MINISTRI SENZA PORTAFOGLIO

Affari regionali

Ministro: Enrico La Loggia (Fi)

Attuazione programma di governo

Ministro: Stefano Caldoro (Nuovo Psi)

Funzione pubblica

Ministro: Mario Baccini (Udc)

Innovazione e tecnologie

Ministro: Lucio Stanca (tecnico)

Italiani nel mondo

Ministro: Mirko Tremaglia (An)

Pari opportunità

Ministro: Stefania Prestigiacomo (Fi)

Politiche comunitarie

Ministro: Giorgio La Malfa (Pri)

Riforme istituzionali e devoluzione

Ministro: Roberto Calderoli (Lega)

Rapporti con il Parlamento

Ministro: Carlo Giovanardi (Udc)

MINISTRI

Affari esteri

Ministro: Gianfranco Fini (An)

Interno

Ministro: Giuseppe Pisanu (Fi)

Giustizia

Ministro: Roberto Castelli (Lega)

Economia e Finanze

Ministro: Domenico Siniscalco (tecnico)

Attività Produttive

Ministro: Claudio Scajola (Fi)

Istruzione, università e ricerca

Ministro: Letizia Moratti (tecnico)

Lavoro e politiche sociali

Ministro: Roberto Maroni (Lega)

Difesa

Ministro: Antonio Martino (Fi)

Politiche agricole e forestali

Ministro: Giovanni Alemanno (An)

Ambiente e tutela del territorio

Ministro: Altero Matteoli (An)

Infrastrutture e Trasporti

Ministro: Pietro Lunardi (tecnico)

Salute

Ministro: Francesco Storace (An)

Beni culturali

Ministro: Rocco Buttiglione (Udc)

Comunicazioni

Ministro: Mario Landolfi (An)

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