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Giulio Cesare, Alfa Romeo, Tazio Nuvolari.


copco

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Ripropongo un altro mio post che nell’archivio non riesco più a ritrovare.

Con gli elmetti rosseggianti e luccicanti alla luce del sole le invincibili legioni romane imperversarono oltre le Alpi a Nord d’Italia. Capitanate da Giulio Cesare conquistarono l’Europa nel primo secolo Avanti Cristo; l’aquila romana trionfò e divenne ovunque simbolo di comando.

Nel ventesimo secolo un’altra invasione eruppe dalla penisola italica. Questa volta fu una serie di rosseggianti e strabilianti automobili di Milano. Con la stessa precisione ed efficienza delle legioni di Giulio Cesare, le Alfa Romeo stabilirono rapidamente il dominio sulle piste da corsa dell’intera Europa. Capitanate da Vittorio Jano ed Enzo Ferrari, le Alfa Romeo spazzarono via tutta la concorrenza. Nonostante avessero per simbolo un’insegna pacifica, uno stemma che mostrava una croce, queste automobili erano aggressive e feroci come l’antica e fiera aquila romana.

Alfa Romeo ha prodotto le più grandi auto da corsa di tutti i tempi. La rivendicazione è contestata dai fanatici Bugatti, ma basta dare un’occhiata ai record delle corse per chiarire la questione. Benchè le macchine Bugatti abbiano vinto più corse di tutti i tipi, Alfa Romeo, finchè la casa non si ritirò dalle competizioni, ha stabilito un record di vittorie nei Gran Premi internazionali che si colloca decisamente al di sopra di Bugatti e al di sopra del terzo posto di Mercedes.

La storia delle corse delle auto Alfa Romeo comincia nel 1924. Un anno prima l’azienda aveva reclutato Vittorio Jano come capo disegnatore: gli fu chiesto di costruire una macchina vincitrice di premi. Questo è un lavoretto che a volte richiede molti anni di sviluppo, ma già nel 1924 l’Alfa P2 di Jano vinse il campionato mondiale!

Da quel momento in poi Alfa Romeo divenne un elemento col quale i concorrenti dovettero fare i conti.

Nel 1929 Jano introdusse una sportiva leggera da corsa sovralimentata con cilindrata di soli 1750 cc. Tre di queste minuscole auto da corsa con la loro classica carrozzeria Zagato batterono le migliori auto che l’Europa potè offrire nella corsa del Trofeo Turismo nel 1930. Sotto una pioggia a dirotto i piloti italiani Nuvolari, Campari e Varzi guidarono alla loro maniera sulle curve sdrucciolevoli e lasciarono le enormi Bentley e Mercedes girare senza speranza.

Quando la bandiera della fine si abbassò le Alfa si ritrovarono nei primi tre posti. Questo fatto rese Alfa Romeo l’incubo dei suoi concorrenti nel campo degli sport automobilistici.

Ma non appena i Gran Premi divennero più specialistici la vecchia P2 non potè più stare insieme con le nuove Bugatti e Mercedes. Jano tornò al suo tavolo da disegno e nel 1932 produsse una delle più famose auto da corsa di tutti i tempi: l’Alfa Romeo P3.

Quest’invincibile auto significò per tre anni il dominio italiano sulle piste da corsa.

Così come Adolf Hitler foraggiò Mercedes ed AutoUnion così Benito Mussolini mise i fondi del suo Stato nella fabbrica Alfa Romeo. Entrambi volevano il prestigio nel mondo dello sport, ma nel 1935 i nazisti spinsero avanti. Alfa Romeo non trionfò più nuovamente fino a quando le fiamme della seconda guerra mondiale non si estinsero; ma il 1935 fornì un memorabile brivido finale.

Alla corsa del Nurburgring in Germania, Tazio Nuvolari portò alla linea di partenza la sua Alfa P3 oramai un po’ vecchiotta. Davanti a lui c’erano le potenti, abbaglianti e massicce macchine Auto Union e Mercedes Benz luccicanti argento, ognuna più potente e veloce della sua Alfa P3.

Nel 1935 il nome Nuvolari era già una leggenda. Qualsiasi auto col fiero Mantovano al posto di guida era una potenziale vincitrice.

Fu Nuvolari che stabilì la moderna tecnica da corsa. Egli fu fra i primi ad usare deliberatamente la deriva sulle quattro ruote come metodo di affrontare le curve ad angolo stretto, e nelle sue mani una macchina sembrava prendere il suo stesso temperamento focoso e brillante.

Quando la corsa partì, la vecchia Alfa P3 si perse tra le tuonanti auto tedesche, ma la tempistica dimezza-secondi sulle curve di Nuvolari gli permise di sorpassare un’auto dopo l’altra. Al decimo giro il Mantovano era in testa, ma un disastroso pit stop lo rimise indietro al quinto posto. La pompa della benzina dei box si ruppe e l’Alfa dovette essere rifornita versando il carburante nel serbatoio direttamente dalle taniche. Vennero persi più di due minuti e quando Nuvolari ripartì fu durissima: dovette intraprendere un nuovo tipo di gara, quella contro l’impossibile.

Ma qui l’abilità da maestro dell’italiano a far scivolare un’auto sulle curve ad angolo cominciò ad essere dimostrata. Egli frustò la sua Alfa con precisione attraverso le 180 curve della pista del Nurburgring e giro dopo giro si avvicinò all’auto che capeggiava la corsa. Era una Mercedes con Von Brauchitsch che guidava una gara sicura.

All’improvviso il capo corsa segnalò a Von Brauchitsch l’avvicinamento di Nuvolari. Von Brauchitsch aprì la Mercedes al limite, ma l’astuto Nuvolari, che ritagliava ancora secondi dal suo ultimo tempo sul giro si avvicinò sempre di più. Il tedesco sforzò la sua auto giro dopo giro, consumando gomma dai suoi pneumatici, ma la guida precisa di Nuvolari mandava l’Alfa ad affrontare le curve strette ancora più velocemente ed in maniera ancora più pulita. Egli sapeva che non erano rimasti abbastanza giri per riuscire a raggiungere la veloce e potente Mercedes, ma calcolò che una continua pressione avrebbe potuto spingere Von Brauchitsch a guidare oltre i limiti della sua Mercedes.

Durante il giro finale il pilota tedesco, che ora portava la sua Mercedes sulle curve in larghe e stridenti scivolate, alla fine spogliò una gomma posteriore. Nuvolari ruggì passando nella sua vecchia Alfa P3 e vinse.

Il contesto prova che la velocità da sola non vince le corse. Dai ad un raffinato pilota una macchina che può manovrare con precisione ed egli sorpasserà macchine più veloci ma più goffe.

Questa corsa fu l’ultimo colpo dell’Alfa Romeo ante-guerra, ma subito dopo la seconda guerra mondiale comparve un successore dell’Alfa P3. Questo era l’Alfa 158 e quest’auto andò subito avanti per vincere qualsiasi cosa fosse in vista. Nel ‘47 e ‘48 le 158 vinsero quasi ogni evento importante, ed in molte gare monopolizzarono i primi quattro posti.

Nel 1949 l’azienda decise di ritirarsi dalle corse e di concentrarsi su modelli per il mercato di consumo. Nel 1960 non si mise in campo un'altra squadra Alfa Romeo ufficiale, e l’Alfa non produsse un’altra vettura da Gan Premio. Ma la fabbrica milanese mise fuori alcune delle più fini auto sportive e da turismo del mondo. I modelli Giulietta e Veloce dominarono le loro categorie nelle gare automobilistiche sportive in gran parte allo stesso modo di come fece negli anni precedenti la vecchia 1750 cc.

Nella storia della casa Alfa Romeo c’è sempre stata una stretta relazione tra le macchine da corsa ed i modelli di produzione. Le maggiori differenze stavano solo nelle carrozzerie. I motori rimanevano praticamente gli stessi, con i modelli stradali leggermente depotenziati per fornire minori prestazioni velocistiche. La piccola Giulietta con il suo motore di 1300 cc richiese solo pochi aggiustamenti per trasformarla in un modello da corsa. Il campo di conquista per l’Alfa Romeo è oggi molto più modesto, ma guardate solo un gruppo di fiammanti Alfa rosse scattare dalla linea di partenza e forse, in un certo curioso modo, vi ricorderete delle antiche legioni romane che conquistarono l’allora mondo conosciuto di duemila anni fa.

Traduzione e rimaneggiamento personale tratto da:

http://www.oldandsold.com/articles01/article824.shtml

L’articolo originale dev’essere stato scritto dall’autore molti anni fa perché quando parla dell’Alfa Romeo odierna si ferma alla Giulietta 1300.

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