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Ennamo! I PRETI AL GABBIO, E PURE IL CENTRODX E MARGHERITA


alfaomega

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cerco di esprimere meglio il mio pensiero :

Papa Giovanni Paolo II ,ha detto di essere contro la guerra preventiva di Bush

con poche parole ha allontanato il pensiero dal mondo arabo che la guerra fosse una crociata e uno scontro di civiltà ,riconosciuto dalle condoglianze e dai giorni di lutto in Egitto e Arabia Saudita per il papa cattolico

una forza che le sinistre europee antiamericane ,con tutte le loro marce e cazzate varie non hanno e mai avranno...il loro meglio lo esprimono

parlando ad una presunta resistenza irakena ,più che resistenza terrorismo.

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I più attivi nella discussione

Giorni di maggior attività

I più attivi nella discussione

Un problema che sta a monte della relazione fra società e religione è proprio la distinzione fra i concetti di religione e credo.

Voglio dire: le religioni, in se stesse, sono qualcosa di artefatto creato

1. per soddisfare le solite domande tipiche dell'Uomo, dai primordi.

2. per regolare le società in mancanza di una Legge.

Io tenderei a definire il primo punto come "credo" e il secondo come funzione sociale della religione, definibile come "morale". Messi insieme ad arte, si ha una religione completa, un comodo e completo strumento in grado in se stesso di rispondere ai bisogni spirituali di ogni individuo.

[Mi sembra di cercare di vendere un'aspiratutto con questi termini; che bravo che sono, ho inventato lo stampino per le religioni! :)

Ovviamente questa è un'enorme semplificazione, ma prendendola per buona nel suo fondamento, vado avanti.]

Dunque, dato che domande ancestrali e morale sono differenti in ogni individuo, a causa della singolarità di ciascuno, credo sia lecito pensare che oggi, a voler fare i pignoli, esistano circa 6 miliardi di religioni differenti, per rendere piena giustizia a tutti.

Che poi, diversi individui -in varie generazioni- abbiano evoluto e condensato le loro religioni, creando dei gruppi, credo sia naturale.

Certo, si richiedeva ad ognuno dei piccoli adattamenti, ma in questo modo si riusciva a semplificare la vita di società con un unico credo (prima grande forzatura*) e un unica morale (utile e fattibile).

*Io non condivido per niente il fatto che tante persone possano avere lo stesso identico credo, perché mi sembra innaturale. Tutti uguali uguali uguali? Naaah, non ci credo, almeno uno zitto zitto dissente! :)

Ma allora perché funzionava bene? Perché le comunità erano piccole, soprattutto non si confrontavano con l'esterno, e se all'interno qualcuno dissentiva veniva comodamente cacciato a pedate (più tardi, comodamente bruciato sul rogo).

Nell'evoluzione, qualcuno si prese la briga di stendere tutte le giuste regolette morali per la civile convivenza in qualche testo, ovviamente mischiandolo con la funzione "credo" per essere più convincente e coinvolgente.

Nessuno ci credeva al 100%, ma si riusciva ad avere una buona guida generale. La morale faceva le veci della legge, il credo quello di una allora carente conoscenza.

Evolvi che ti evolvi, si riusciva a tenere sempre al passo coi tempi la religione. Ma prima o poi, fisiologicamente, doveva iniziare a decadere il tutto.

Urca, arrivano i nemici! Scienza & Civiltà!

Sempre più conoscenze! Accidenti: viene a mancare il credo, la gente ha trovato altre soluzioni, o forse ha capito che su certe questioni è più giusto far da sé e non in gruppo?

Sempre più stabili conformazioni della società, indipendenti dalla religione! Accidenti: c'è la Legge del potere temporale, non serve più quella religiosa, che la gente inizi a seguire la prima e abbandonare la seconda?

Però nel mezzo le istituzioni della religione non possono permettersi di far decadere il tutto: sai che smacco e che ammanchi di comodità?

Oh beh, il resto lo sappiamo. Chiudo qui questa cronistoria da Readers' Digest della storia delle religioni.

Ma quello che intendo dire è: non sarebbe più bello vivere il proprio credo in modo individuale, senza influssi esterni e senza dogmi, pur confrontandoci in pace? Basta fare la cosa più difficile del mondo: smettere di pensare di essere meglio.

Io non penso che chi crede in un Dio o in quel che più gli pare sia uno sciocco che non ha capito, anzi. Una persona è libera di pensare che il mondo sia stato creato da un irraggiungibile essere superiore o dai propri calzini, se questo lo soddisfa.

Io non ho la risposta, mi faccio delle domande fra me e me e sto zitto, sapendo che nemmeno gli altri ce l'hanno.

Però, santo cielo, perché non si più in grado di vivere la propria spiritualità in se stessi, senza dogmi o influssi esterni?

Io sono stato un Cattolico profondamente convinto, fino al momento in cui ho realizzato che le religioni erano delle enormi prese per le chiappe alla mia intelligenza.

Signori! Santa Madre Chiesa? Ma Santa Madre Chiesa non è altro che un gruppo di persone, le quali non valgono né più né meno di me e voi!

Avete una fede? E' la cosa più bella del mondo! Credere in qualcosa, soprattutto quando non ci delude, è bellissimo. Ma a che serve un'istituzione nel mezzo? E' innaturale!

Cerchiamo di evolvere un poco questo benedetto concetto di fede: la fede non conosce Chiese! Non conosce dogmi, non conosce nemmeno opinioni comuni!

Conosce al massimo ciò che c'è dentro di noi, ciò che pensiamo, ciò che sentiamo. Se c'è un Dio, quello è al massimo in ognuno di noi, in attesa di ulteriori chiarificazioni, che arriveranno dopo. Forse.

Che discorso assurdo che ho fatto, eh? Per lo meno, spero nel mio piccolo di essere riuscito a sviscerare un poco la discussione e il vostro pensiero dall'ottuso scontro religione o non religione.

Con la massima umiltà, ovviamente.

Disgessione OT ma nella tua spiegazione mi ci ritrovo perfettamente.

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Guest DESMO16
Il tranello dei referendari

A loro tocca l'onere della prova

La fase conclusiva della campagna elettorale referendaria si sta caratterizzando per i pesanti attacchi alla posizione dell'astensione. Taluno è arrivato a ipotizzare persino la denuncia all'autorità giudiziaria a carico dei sostenitori del non-voto. Si è parlato di "machiavellismo", di "furbizie", di "scarsa sensibilità civica", e via dicendo, sino ad adombrare - addirittura - uno "stare alla finestra" dei cattolici di fronte ai problemi, e ai drammi, della società.

È dunque opportuno, anche a costo di sfiorare cose ormai dette, di cercare la chiarezza, e su un punto in particolare. L'istituto dei referendum, nell'ordinamento italiano, vuole essere un correttivo del voto parlamentare nell'ipotesi che esso non rispecchi la volontà popolare: una sorta di estremo, e legittimo, appello alla cittadinanza. In questo senso si mossero i cattolici in occasione dei referendum sul divorzio e sull'aborto: dovendo poi constatare che il presupposto non era confermato, e traendone le conseguenze.

La logica sottesa all'"appello al popolo" - così come avvenne in passato per gli altri referendum - è che il popolo, nella sua maggioranza, abbia del problema in gioco una visione diversa dai suoi rappresentanti legittimi presenti in Parlamento; ma deve trattarsi - appunto - del "popolo", non di una sua minoranza.

In questo senso, lo spirito del referendum è che un dispositivo votato dal Parlamento eletto a suffragio universale sia abrogato - in tutto o in parte - qualora lo voglia un'effettiva maggioranza dei cittadini. Altrimenti potrebbe accadere, in una votazione referendaria cui partecipi, ad esempio, il 55 per cento dei cittadini e che vedesse schierati il 35 per cento per il sì e il 20 per cento per il no, che questo 35 per cento sovvertisse il voto parlamentare: in tal caso la democrazia sarebbe salva forse nella forma, non certo ne lla sostanza.

La decisione che gli italiani dovranno assumere il 12 e il 13 giugno sta tutta qui. Per modificare nella sostanza una legge votata da circa il sessanta per cento dei parlamentari dovrebbe essere necessaria una maggioranza reale di almeno il 50,1 per cento. Chi ha richiesto il referendum ha su di sé l'onere della prova: dovrà provare che il Paese è dietro di sé, e con una maggioranza qualificata. Fare appello ai sostenitori del "no" perché consentano ad un'eventuale maggioranza di "sì" di abrogare una legge significherebbe - stavolta sì - trasformare una minoranza nel Paese in una maggioranza legislativa. Al limite, un 30 per cento di cittadini potrebbe stravolgere una maggioranza parlamentare del 60 per cento.

Proporre, allora, l'astensione dal voto è un calcolo "miope" e "utilitaristico", o non piuttosto il richiamo alla sostanza del gioco democratico?

Chi è per il mantenimento dell'attuale legge - in attesa che la sua sperimentazione suggerisca eventuali modifiche migliorative, sempre possibili - assume dunque un atteggiamento serio e responsabile: aspetta di vedere se veramente il Paese è con i referendari (ma il "Paese reale", non una minoranza reale). Se così sarà - ma solo se i "sì" non si assommeranno assurdamente ai "no" per trasformare in un "fronte unico" quello che fronte unico non è - se ne trarranno le conseguenze.

Comunuqe sia, i credenti continueranno il loro serio impegno per la vita: se possibile con il sostegno della legge, ma anche oltre la legge, come hanno fatto finora aiutando le gestanti in difficoltà e le coppie in crisi. Incoraggiando la ricerca seria e sviluppando un'effettiva, concreta cultura della vita. A bene di tutti.

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Disgessione OT ma nella tua spiegazione mi ci ritrovo perfettamente.

Grazie di averlo letto tutto, almeno non ho scritto tutto quell'enorme sbrodolamento invano :D

Se lo applicassero tutti questa discussione nemmeno esisterebbe :lol:

There's no replacement for displacement.

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Anche tu ti ecciti palpeggiando pezzi di plastica? Perché stare qui a discutere con chi non ti può capire? Esprimi la tua vera passione passando a questo sito!

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Il tranello dei referendari

A loro tocca l'onere della prova

[...]

con tutta la simpatia, Desmo16, ma non è vero. La votazione è valida se ci va il 50,1% degli aventi diritto al voto, non se vota in un senso o nell'altro il 50,1%.

E' sempre stato così per qualsiasi referendum.

Significa che LA MAGGIORANZA DEGLI ITALIANI HA ESPRESSO UNA PREFERENZA (qualunque "verso" essa abbia).

Auto attuale: VW Passat Variant 4Motion 130cv con Torsen

La tua prossima auto: a trazione posteriore o integrale

Moto: YAMAHA FZ6 FAZER Diamond Black '05 "BLACK MAMBA" [clic], Suzuki GSX750 "Cicciottona" e YZF-R6 solopista 8-)

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