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euro dollaro scudo sabaudo


cif78

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dobbiamo ringraziare di essere entrati nell'euro...

per 2 motivi:

-stabilità monetaria, quindi pensate alle speculazioni se avessimo avuto la lira con il caso parmalat e cirio.

-tassi interessi bassi che si riflettano nei pagamenti degli interessi sul nostro debito(questo punto è fondamentale, perchè ogni punto in +...valgono finanziarie, come ordine di grandezza).

e poi le svalutazioni competitiive...erano uno strumento molto dannoso per i nostri conti pubblici e l'inflazione, quindi ritengo positivo il fatto che non possiamo +farle. cmq i nostri prodotti devono competere grazie a ricerca e innovazione..e non dal lato sul prezzo. e poi se anche fosse possibile svalutare, i prezzi delle merci rimmarrebero alti rispetto a india,cina, o qualsiasi paese sud americano, etc

per il rapporto euro dollaro dipendono da molti fattori..non c'entra solo la bce, ma anche la politica della fed e del pauroso deficit di bilancio di bush.

(non entrebbe in europa..gli usa).

e poi dobbiamo smetterla di pensare che i cambi siano fissi o cmq possano essere decisi da prodi(questo è un accusa che si fa, per aver fatto entrare la lira troppo forte..i cambi sono regolati dai mercati!!!) o dai leader di governo. La politica monetaria è in mano alla banca centrale, ci vorrebbe un contro altare...un governo europeo.

secondo me la bce, visto che l'inflazione è sotto controllo, dovrebbe abbassare il tasso...ma sinceramente non cambierebbe molto...i tassi non sono stati mai cosi bassi.

si dovrebbe operare dal lato della politica dei governi, finanziare grandi progetti e infrastrutture europee, che non siano contati nel rapporo deficit/pil....in due parolo abbandonare il pensiero monetarista..e cominciare una politica kwynesiana.

e poi la baggianata di calderoli...meglio non commentarla!!!

agganciare la lira al dollaro...come l'argentina?

e poi non prendiamoci in giro la nostra economia è legata all'europa!

purtroppo questi discorsi hanno presa, calderoli non è un fine economista , quello che ha detto è palesemente una stronxata!!!

ma si rende conto che può avere un torna conto elettorale sulla lega

ciao :D

"Tutto finisce col consumarsi, nulla è duraturo. Il cambiamento è l'unico elemento costante della vita."

Jack (da "Noi Marziani" di P.K.Dick)

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Condivido la tua analisi ma non la terapia che suggerisci.

Un ritorno alle politiche keynesiane che effetto avrebbe?

Per qualche anno aumenterebbe il PIl, a seguito degli investimenti pubblici, ma finiti i lavori cosa avremmo? Ricomincerebbe la stagnazione con un debito pubblico ancora più alto, dato che dovremmo ripagare i soldi spesi per fare le opere pubbliche.

Ricordo un dibattito all'università qualche anno fa dove era presente l'economista Perotti, che allora insegnava negli USA e ora mi sembra stia alla Bocconi. Alla proposta di avviare opere pubbliche per far ripartire l'economia rispose:"ma dove mai si è visto che le colate di cemento fanno ripartire l'economia?" Io credo che avesse ragione, il problema principale delle economie europee non è la mancanza di infrastrutture, ma la poca competitività del sistema. Per ripartire dobbiamo diventare più competitivi, cioè produrre di più a costi minori, un aumento della spesa pubblica farebbe sì crescere la domanda, ma non migliorerebbe la competitività.

Dato che io non credo alla programmazione economica, non penso che un risultato del genere possa essere raggiunto con piani dello Stato che decide di favorire certi settori invece che altri. Secondo me la strada è una sola: aumentare la concorrenza. Così facendo si spinge gli operatori a diventare più efficienti, si premiano i migliori e si fa uscire dal mercato quelli meno efficienti. Da tutte le analisi fatte sull'economia italiana emerge che il settore che ha più bisogno di questi interventi è quello dei servizi. Come cambierebbe il paese se una maggiore concorrenza ci desse energia meno cara, banche meno care, telecomunicazioni meno care, una distribuzione meno cara, ecc. ecc.?

Alla proposta di Calderoli di tornare alla lira ho reagito come te: è una cazzata! Poi nel tuo messaggio hai citato l'Argentina, e ho avuto un sussulto. Se non si danno una sveglia rischiamo davvero la fine dell'Argentina.

Nei primi anni novanta l'Argentina aveva fissato il cambio al dollaro. Poi, per una serie di motivi, l'Argentina continuava ad avere un'inflazione superiore a quella degli USA, e anno dopo anno tutto in Argentina costava più che nel resto del mondo. Un po' alla volta gli argentini non producevano più nulla dato che tutto costava di più dei prodotti importati e l'industria fu quasi completamente distrutta; alla fine l'unico modo per recuperare fu sganciarsi dal dollaro.... Se andiamo avanti di questo passo...

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La politica monetaria è in mano alla banca centrale, ci vorrebbe un contro altare...un governo europeo.

visto i risultato dei referendum non credo che ciò avvenga prima di 200 anni

secondo me la bce, visto che l'inflazione è sotto controllo, dovrebbe abbassare il tasso...ma sinceramente non cambierebbe molto...i tassi non sono stati mai cosi bassi.

questi si a livello giappone

si dovrebbe operare dal lato della politica dei governi, finanziare grandi progetti e infrastrutture europee, che non siano contati nel rapporo deficit/pil...

si ma questo l' ha detto SILVIO ...e perciò non è praticabile

.

in due parolo abbandonare il pensiero monetarista..e cominciare una politica kwynesiana.

la politica Keynesiana era quella di pagare la gente per fare dei buchi in terra

e ricoprirla....puro assistenzialismo ,utilizzo del debito pubblico per fatti congiunturali.....mi da di piani quinquennali ,o di 29

e poi la baggianata di calderoli...meglio non commentarla!!!

agganciare la lira al dollaro...come l'argentina?

e poi non prendiamoci in giro la nostra economia è legata all'europa!

purtroppo questi discorsi hanno presa, calderoli non è un fine economista , quello che ha detto è palesemente una stronxata!!!

ma si rende conto che può avere un torna conto elettorale sulla lega

e chi te l'ha detto che era una baggianata ..guarda l'inghilterra ,la svezia ,la danimarca !!!!!!

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mi da di piani quinquennali ,o di 29

Mi duole correggerti, ma la crisi del 1929 e' avvenuta semmai per la politica ultraliberista economica in atto all'epoca, e semmai sono state le politiche keynesiane, insieme alla guerra, purtroppo, a farne uscire il mondo.

Comunque attualmente anche l'economista piu' ultra-liberista ammetta la necessita' di una pianificazione economica.

Archepensevoli spanciasentire Socing.

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Mi duole correggerti, ma la crisi del 1929 e' avvenuta semmai per la politica ultraliberista economica in atto all'epoca, e semmai sono state le politiche keynesiane, insieme alla guerra, purtroppo, a farne uscire il mondo.

In effetti la crisi del '29 è stata per decenni il paradigma del fallimento del mercato e della necessità dell'intervento dello Stato per porvi rimedio. Però non tutti la pensano così. Ricordavo che Milton Friedman (padre del monetarismo, premio nobel nel 1974) aveva fatto studi che contraddicevano la vulgata del fallimento del mercato, ma non ne ricordavo i dettagli. ho fatto una ricerca su google e ho trovato quanto segue:

dal sito www.liberanimus.org

Economista monetarista quantitativo, ed empirista nel metodo di indagine, a seguito di pazienti ricerche empiriche, nel 1963 dà alle stampe, assieme ad Anna Schwartz, The Monetary History of the United States – 1867-1960. Le oltre 2000 pagine di questi tre volumi, che fanno parte di un unico progetto di ricerca, costituiscono il più importante studio di storia monetaria mai realizzato, anche secondo chi, come Paul Samuelson e James Tobin, ha sempre espresso opinioni opposte sia in economia che in politica. Un celebre capitolo di quest’opera è dedicato alla crisi del 1929, evento cruciale per l’evoluzione delle idee in senso statalista che hanno dominato questo secolo.

L’analisi di Friedman & Schwartz furono rivolte a confutare le tesi keynesiane che descrivevano tale crisi come un fallimento del mercato. Ebbene, Friedman dimostra, dati empirici alla mano, che in realtà quella crisi non fu l’effetto di una carenza del mercato, bensì di un errore ben preciso commesso dalla Banca Centrale americana. I keynesiani avevano sempre sostenuto che il crollo della borsa nel ’29 aveva minato la fiducia degli investitori, e la conseguente diminuzione della loro propensione ad investire aveva determinato una forte contrazione della spesa aggregata con connessa disoccupazione; il tutto nonostante la politica monetaria espansiva della Banca Centrale americana, il cui provvedimento di riduzione dei tassi d’interesse non si rivelò sufficiente a stimolare una ripresa degli investimenti, dato il diffuso pessimismo degli operatori. Secondo Friedman, invece, la concatenazione degli eventi fu opposta. La contrazione dell’attività economica, ad esempio, iniziò nell’agosto del 1929; ben prima del 24 ottobre, per cui le cause del crollo andrebbero ricercate in tempi antecedenti a tale data. La causa prima della recessione fu una politica in realtà restrittiva della Banca Centrale americana, che a partire dalla seconda metà del 1928 praticò una politica monetaria quasi uniformemente deflazionistica. La quantità di moneta non solo non crebbe, ma addirittura diminuì, anche se in misura modesta, durante quasi tutta la fase di espansione ciclica del periodo novembre 1927 - agosto 1929; un fatto questo che non si era mai verificato in periodi precedenti di crescita e mai più si è verificato. La caduta del mercato azionario scosse senza dubbio la fiducia degli investitori, determinò pessimismo, ma non panico.

Dall’agosto del 1929 (quindi, prima del crollo in borsa) all’ottobre del 1930 la quantità di moneta in circolazione diminuì del 2,6%, il che avvenne soltanto in quattro occasioni precedenti (ed in nessuna successiva), ed in tutti i quattro i casi tali restrizioni hanno determinato recessioni eccezionalmente pronunciate. Invece di una politica monetaria espansiva, quanto mai necessaria in quel momento, la Banca Centrale americana, praticò in realtà una politica monetaria restrittiva, così, quella che era una normale crisi ciclica, per colpa di un ente di governo (monetario in questo caso), si trasformò nella più grave depressione economica dell’era capitalistica.

E se qualcuno ha avuto il coraggio di leggersi tutta la citazione ed è ancora curioso di saperne di più, gli segnalo il link http://www.geocities.com/ecocorner/intelarea/mf4.html dov'è una bella intervista in inglese allo stesso Friedman.

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Comunque anche in questo caso, la responsabilita' e' attribuita alla Banca Centrale americana e non a politiche piu' o meno keynesiane. Che io sappia poi, la Banca Centrale e' un ente privato ( come la Banca D'Italia ) non pubblico.

Archepensevoli spanciasentire Socing.

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mi sa che ho le idee confuse. su Jhon Maynard

allora ..ragioni delle crisi del 29:

1) eccesso di capacità produttiva

2) reddito nazionale mal distribuito ...assenza di classe media ,grande proletariato con redditto troppo basso per consumi

3) mi sembra la politca protezionistica americana che aveva bloccato le esportazioni

4) facilitazoni creditizie per i consumi ,enorme espansione del credito ,speculazioni sul valore di alcuni beni ...es:immobili.

diciamo che se sostituiamo il punto 3 ,con la spravalutazione dell'euro

che rende difficile le esportazioni ..siamo quasi lì.

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Quindi era necessario stimolare la domanda, incrementandola attraverso un adeguato programma di investimenti pubblici. La discussione di questa tesi keynesiana rappresenta, al di l� delle opinioni e delle idee relative, perno centrale di molte discussioni odierne, pi� o meno ideologizzate, sui nodi economici e relative politiche d'intervento, poich� � palesemente non secondario, in tempi di recessione e di disoccupazione, sia per l'economista che per qualunque altro cittadino, comprendere quale politica sia tecnicamente pi� adatta nell'incentivare la ripresa degli investimenti, dei consumi, delle assunzioni.

Da notare come Keynes si espresse al fine di segnalare quei periodi quantitativamente adatti alle misure da lui propugnate come di stimolo al rilancio economico: periodi di medio termine, che avessero la funzione di stimolo alla domanda di beni e servizi come funzione originaria, non adattabile a circostanze di lungo termine dai diversi governi. Le teorie keynesiane era originariamente previste dall'autore, cio�, come metodo di intervento congiunturale.

Come rimedio alle carenze del meccanismo del mercato e sulla base di una nuova teoria del saggio d'interesse e della moneta, Keynes ritenne quindi s� superabili le crisi cicliche dei mercati, ma attraverso un attivo intervento pubblico, diretto a espandere la spesa globale, e quindi la domanda, mediante consistenti investimenti pubblici. Proponendo schematicamente per punti il ragionamento keynesiano, possiamo affermare, seguendo i sui riferimenti teorici, che:

1) reddito e occupazione dipendono dagli investimenti.

2) Gli investimenti sono inversamente proporzionali al tasso d'interesse.

3) Il risparmio non dipende dal saggio d'interesse, bens� dal reddito.

4) Quando il risparmio desiderato � pi� alto degli investimenti, il reddito si riduce.

5) Nell'impossibilit� di veder ridurre il saggio d'interesse ad un livello utile per gli investimenti, indispensabili per la piena occupazione, sorge il bisogno di investimenti pubblici.

è ben diverso dall'assenzialismo.

cmq il pensiero monetarista è stato applicato molto nei paesi in via di sviluppo...e non è andato molto bene.

"Tutto finisce col consumarsi, nulla è duraturo. Il cambiamento è l'unico elemento costante della vita."

Jack (da "Noi Marziani" di P.K.Dick)

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Le teorie keynesiane era originariamente previste dall'autore, cio�, come metodo di intervento congiunturale.

.

allora

ogni intervento congiunturale e di per se stesso assistenziale.

a meno che ..sia un consistente taglio delle tasse alla classe media e al proletariato

contrapposto a un taglio sul Walfare

in questo senso l'intervento e strutturale

vorrei aggiungere che dobbiamo prima valutare la propensione al consumo

degli Italiani

se è basso ogni politica sul redditto a meno che di dimensioni stratosferiche

non portano a risultati .

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Comunque anche in questo caso, la responsabilita' e' attribuita alla Banca Centrale americana e non a politiche piu' o meno keynesiane. Che io sappia poi, la Banca Centrale e' un ente privato ( come la Banca D'Italia ) non pubblico.

Vabbè, neanche Friedman è mai arrivato a dire che la crisi del '29 sia stata effetto di politiche keynesiane! Ha solo tentato di dimostrare che le cause non vanno attribuite solo al mercato, ma anche (e dal suo punto di vista soprattutto) ad errori di politica monetaria.

Quanto alla Banca Centrale, non so se la Fed sia un ente privato come Bankitalia o pubblico, ma dal momento che gestisce la politica monetaria è per definizione un soggetto pubblico.

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