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Benelli venduta ai russi


Guest DESMO16

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La storica fabbrica pesarese è stata comprata dal miliardario di 25 anni,

Nikolai Smolenski, proprietario del marchio inglese di auto sportive

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La Benelli Moto - storica fabbrica pesarese di ciclomotori e motocicli - è stata comprata da un miliardario russo di 25 anni, Nikolai Smolenski, proprietario del marchio inglese di auto sportive "Tvr", vetture di fascia alta dai 90mila euro in sù. La Benelli gli è stata ceduta dalla famiglia Merloni di Fabriano, che l' aveva rilevata alcuni anni fa dalla famiglia Selci.

Mercoledì prossimo, un incontro tra vecchia e nuova proprietà sancirà l' effettivo passaggio di gestione. Il controllo avverrà attraverso la costituzione di una nuova società.

Secondo alcune indicazioni, i nuovi proprietari dovrebbero assumere una trentina degli attuali 50 dipendenti messi in cassa integrazione straordinaria. Se la "Benelli" troverà un futuro all' altezza della sua storia è ancora presto per dirlo.

E' ipotizzata anche la fabbricazione di moto per il mercato russo. Un elemento - che sembra al momento certo - dell' accordo è che il marchio dovrebbe rimanere a Pesaro. Qualche settimana fa alla "Benelli" sarebbero anche arrivati alcuni funzionari di una fabbrica cinese, i quali avrebbero acquistato gli stampi per la produzione di alcuni modelli da 50cc.

"Vendere la Benelli a un russo vuol dire vedersela scippare una volta per sempre", ha commentato un consigliere comunale dell' opposizione, Alessandro Bettini, di Forza Italia, lamentando il "silenzio" con il quale a Pesaro sarebbe stata accettata, a suo avviso, la cessione dei supermercati a compratori francesi e di molte ditte di mobili ad acquirenti russi. Nessuna reazione, al momento, da parte dell' amministrazione comunale, mentre la Camera di commercio ha diffuso una nota nella quale afferma di seguire "con attenzione" il passaggio di proprietà, auspicando che i livelli occupazionali siano conservati "nella loro interezza" e il marchio di fabbrica venga mantenuto a Pesaro.

La casa motociclistica viene fondata a Pesaro nel 1911 dalla vedova Teresa Benelli, la quale impegnò tutto il capitale di famiglia, per offrire un' occupazione stabile ai suoi sei figli: Giuseppe, Giovanni, Francesco, Filippo, Domenico e Antonio detto "Tonino".

Agli inizi, si trattava solo del "Garage Benelli", che effettuava riparazioni di macchine e motocicli, ma che era già in grado di fabbricare i pezzi di ricambio necessari. Nel 1920 nasce il primo motore fatto interamente in casa, un monocilindrico due tempi da 75 cc che fu adattato al telaio di una bicicletta.

Nel 1921, la Benelli costruì la sua prima motocicletta con il proprio motore, che nel frattempo era passato a 98 di cilindrata.

Due anni più tardi, utilizzando una versione ideata appositamente per le competizioni, Tonino scese in pista, dimostrando uno straordinario talento di pilota e iniziando una carriera ricca di soddisfazioni. In sella ad una Benelli 175 Tonino Benelli conquista 4 titoli quasi consecutivi di campione d'Italia, nel 1927, 1928 e 1930 con la versione monoalbero, e nel 1931 con la versione bialbero. Nel 1932, un grave incidente durante una corsa interrompe bruscamente una carriera che sembrava non aver fine. Nel 1932, però, un grave incidente di corsa interrompe bruscamente la sua carriera e nel 1937 Tonino muore in seguito a un banale incidente stradale.

La Benelli viene distrutta durante la seconda guerra mondiale, ma i fratelli la fanno rinascere e le sue moto scendono nuovamente in pista, riportando numerose vittorie.

Negli anni '60, gareggiano per la marca pesarese corridori straordinari, quali Tarquinio Provini e Renzo Pasolini. Nel 1969, gli enormi investimenti sono coronati dal titolo mondiale 250 che va a Kel Carruthers, il quale vincera' anche il Tourist Trophy, il secondo dopo quello vinto da Dario Ambrosini nel 1950. Nel 1962, la Benelli e la Motobi (fondata nel 1949 da Giuseppe Benelli in seguito a disaccordi coi fratelli, ma che fu poi annessa alla casa madre dopo il dissiparsi dei problemi familiari) producevano circa 300 moto al giorno, con 550 dipendenti. Verso la fine degli anni sessanta, l' arrivo dei costruttori giapponesi genera una crisi senza precedenti nell' industria europea delle due ruote. La Benelli cambia proprietario, ma nonostante le continue innovazioni continua a perdere mercato, schiacciata dalla concorrenza giapponese.

Quindi la produzione s' interrompe temporaneamente. Nel 1989 - dopo quasi vent'anni di proprietà dell' imprenditore argentino Alejandro De Tomaso - la speranza di una rinascita si riaccende sotto l' impulso dell' industriale pesarese Giancarlo Selci. Ma i tempi non sono ancora maturi per un vero rilancio. Nel 1995 la famiglia di imprenditori fabrianesi Merloni - con Andrea, figlio di Vittorio - riprende le redini del glorioso marchio e da allora il lancio di nuovi modelli supersportivi e roadster, portatori d' innovazioni tecniche ed estetiche.

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beh se devo dire la verità nell'articolo c'è scritto che continuava a perdere quote di mercato per colpa dei jap, anche perchè contrastarli nel loro settore, vedi honda, yamaha suzuki e via dicendo è dura per tutti i costruttori europei, l'importante è che non l'hanno fatta fallire, come fanno invece altri furbi riccastri

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La benelli stava bene quando io comprai lo scooter....ed era il 2000.....c'era l'Adiva,i maxi scooter....poi si è lanciata sulle moto....e nonostante siano belle non hanno venduto una mazza.....la tornado perchè pesante e poco potente,la TNT perchè troppo particolare....peccato perchè pensavo stesse andando meglio il marchio pesarese!

 

花は桜木人は武士

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Bah....le benelli....design particolare i tre cilindri ma prezzi da gioielleria......oggi come oggi non riesci a sopravvivere con 4gatti che si tirano in casa un oggetto particolare........

tra l'altro avevano guai di elettronica mi pare

Per la Mondial c'è stata l'asta fallimentare un mese fa.......

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benelli ha venduto poco; forse eran convinti di piazzare molte + tornado. Ma x tanti smanettoni 140 cv sono troppo pochi x competere con i dicharati 170 delle jap ... (Fa nulla se poi li usano solo x lo sparo semaforo-semaforo ).

Forse il progetto è stato un po' troppo ambizioso.

é cmq un peccato vedere tanti pezzi pregiati finire all'estero; consola parzialmente la conservazione dei posti di lavoro.

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