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Rimpiangendo l'energia nucleare


Guest DESMO16

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Guest DESMO16
Con il greggio a 70 dollari al barile cresce la nostra dipendenza energetica

Mentre Finlandia e Francia costruiscono nuove centrali, la Germania decide di mantenere quelle esistenti

Le colpe del passato. Perché in Italia esiste ancora il tabù del nucleare

Oggi, con lo spettro incombente del greggio a 70 dollari, è ora di riconsiderare seriamente anche in Italia la prospettiva nucleare. Perché a vent'anni di distanza, la nube di Chernobyl ancora vela il sole di questo Paese. Non è la tempesta radioattiva che mai investì il nostro paese, a dispetto dei racconti fantascientifici dell'epoca. Piuttosto, la fusione del nocciolo della centrale ucraina fu la causa scatenante di un cataclisma politico nello stivale, come il sassolino che rotolando innesca la valanga. Il disastro avveniva tra il 25 e il 26 aprile 1986.

Poco più di un anno dopo, l'8-9 novembre 1987, gli italiani votavano il referendum antinucleare. Che, in punta di legge, antinucleare non era: esso sancì solo una moratoria di cinque anni sui nuovi impianti, ordinando pure la sospensione dei lavori per le centrali in costruzione (Trino Vercellese 2 e Montalto di Castro), la chiusura della centrale di Latina e la sospensione dell'esercizio degli impianti di Trino Vercellese 1 e Caorso.

Il governo aveva ancora il pallino in mano: avrebbe potuto riattivare lentamente e con le dovute cautele - tecniche e di comunicazione - il programma nucleare che aveva fatto dell'Italia uno dei paesi all'avanguardia nel settore. Furono dunque gli esecutivi degli anni successivi (per la cronaca, Craxi, De Mita e Andreotti) a sancire l'abbandono dell'atomo, interpretando la sfiducia popolare verso questa tecnologia. Solo oggi si capisce quanto grave fu quell'errore di valutazione. Lasciare il nucleare significava affidarsi completamente ai combustibili fossili - a parte la sottile ipocrisia d'importare energia atomica dalle nazioni confinanti. La sicurezza, a dispetto della retorica che ancora fatica a tramontare, non era in discussione. L'Italia non era, e non è, l'Unione Sovietica: pur essendo la zona più sovietica al di qua della Cortina, i nostri tecnici erano più preparati e le nostre misure di salvaguardia più efficaci di quelle vigenti in Ucraina.

Oggi gli standard sono incomparabilmente maggiori e il rischio di un incidente è infimo. E se davvero vi fossero pericoli significativi, le centrali al di là delle Alpi cancellano ogni dubbio. Gli italiani non sono meno a repentaglio degli altri europei. Più che tecniche, le perplessità sul nucleare sono di carattere economico.

L'atomo è, e ancor più era in passato, una fonte energetica dai bassi costi di generazione, ma con gravi costi fissi. Servono investimenti massicci per realizzare una centrale, mantenerla operativa ed efficiente, smaltire le scorie, infine mettere a riposo gli impianti al termine della loro vita utile. Qualcuno pensa che, senza sussidi e altre agevolazioni, il nucleare non si sarebbe mai affermato. Certo non avrebbe raggiunto l'attuale espansione. La cosa più folle che si possa fare, comunque, è costruire delle centrali (sostenendo tutti i costi) e poi lasciarle inutilizzate (perdendo i benefici).

Esattamente la strada percorsa dall'Italia. Un sentiero che si rivela tanto più impervio proprio nel momento in cui l'atomo diventa più conveniente: un po' grazie allo sviluppo tecnologico, soprattutto a causa delle quotazioni proibitive del petrolio (e, di conseguenza, del gas naturale). Non è un caso se l'amministrazione di George W. Bush allunga la vita delle centrali a stelle e strisce, la Finlandia ne costruisce di nuove, mentre la Germania zitta zitta accantona il proposito di sbarazzarsi di quelle esistenti, la Svezia la segue a ruota, la Francia si prepara a un nuovo, grande piano energetico, la Cina scommette sull'uranio.

Purtroppo, ormai il nostro Paese ha perso il treno e lanciare un nuovo programma nucleare richiede non solo l'impegno economico, ma soprattutto tempi lunghi e una

rivoluzione culturale. Bene fa, allora, Enel a sviluppare capacità all'estero, come in Francia e Slovacchia. È probabile che l'atomo abbia ancora molto da dire in merito agli scenari energetici futuri. Negli anni Novanta - il decennio dell'euforia, quando il barile si è mantenuto costantemente al di sotto dei 20 dollari - non molti sembravano farvi caso.

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Non credo che oramai convenga economicamente in Italia tendere al nucleare classico.

Ci vorrebbero però in Italia grossi investimenti per fare ricerca sul prossimo nucleare, quello della fusione. Solo se si andrà verso quella direzione ha senso spendere soldi per un ritorno al nucleare, nel frattempo meglio continuare a guardare anche alle energie rinnovabili.

Coi soldi che spenderemmo per costruire nuove centrali nucleari classiche in Italia (con tutti gli annessi e connessi in termini di servizi, scorie, approvvigionamenti di combustibile etc.), possiamo forse continuare ad importare energia nucleare per i prossimi due secoli, il cui unico svantaggio è la dipendenza dall'estero. Bisognerebbe avere i dati per farsi due conti, ma dopo vent'anni in cui siamo stati fermi credo che per l'Italia sia ormai troppo tardi per riavere un nucleare a fissione che sia remunerativo. Megli pensare ad altro e cercare di diventare competitivi negli altri settori energetici.

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Guest frallog

Infatti anche per me oramai e' difficile un approccio al nucleare classico. Ormai non abbiamo neanche piu' le competenze tecniche per affrontare un discorso di nuclearizzazione. Conviene assolutamente pero' almeno sviluppare il solare misto all'idrogeno, un colossale investimento in questo campo non puo' fare che bene. Ben inteso a patto che si stocchi l'energia solare con un qualunque mezzo, qui si ipotizza l'idrogeno, altrimenti anche il solare a causa della sua volubilita' non serve a niente.

Molto bene ha fatto l'ENEL nel riuscire a partecipare al programma nucleare francese, davvero una bella bella bella mossa. Parte di quell'energia potrebbe essere dirottata da noi.

Regards,

Francesco 8)))

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Vero, ma per un'azienda elettrico la distribuzione e' solo una spesa mentre la produzione e' guadagno. Non a caso l'Enel ha diviso le attivita' in due societa' diverse, di cui una con bilanci splendidi, e l'altra il pareggio.

Guarda che da studi indipendenti basterebbe recuperare un 10% dalla distribuzione ed un 5% dall'autogenerazione ( Pannelli solari etc, ) per non aver bisogno di nessuna centrale aggiuntiva ( di qualsiasi tipo ) nei prossimi 10 anni.

Archepensevoli spanciasentire Socing.

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Su "Explora" di settembre c'è un articolo molto interessante riguardo

un nuovo progetto per costruire "un nuovo reattore a fusione nucleare che, sfruttando la stessa energia che illumina il Sole, produrrà milioni di kilowatt puliti e a basso costo"

Quella tra virgolette è la dicitura di apertura dell'articolo, sembra che la sede prescelta sia Cadarache, in Francia...

se volete vi scannerizzo l'articolo completo...

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Su "Explora" di settembre c'è un articolo molto interessante riguardo

un nuovo progetto per costruire "un nuovo reattore a fusione nucleare che, sfruttando la stessa energia che illumina il Sole, produrrà milioni di kilowatt puliti e a basso costo"

Quella tra virgolette è la dicitura di apertura dell'articolo, sembra che la sede prescelta sia Cadarache, in Francia...

se volete vi scannerizzo l'articolo completo...

Non è che domani avremo l'energia da fusione. Il reattore di cui parli è solo sperimentale e servirà per capire se siamo capaci di mettere in pratica la teoria, ossia se davvero siamo in grado di metter sù una tecnologia capace di ottenere energia da una reazione di fusione.

Un conto è essere capaci di realizzare la fusione nucleare, cosa che sappiamo fare oramai da moltissimo tempo (bomba H), altro conto è essere capaci di farlo in maniera controllata allo scopo di produrre più energia di quanta ne consumiamo per innescare la reazione.

Insomma siamo ancora a livello di ricerca, e per costruire il primo dispositivo sperimentale si è coalizzato il mondo intero perchè questo giocattolino costerà la bellezza di 20.000 miliardi di lire.

Non è tutto rose e fiori: sia perchè occorrerà verificare l'effettiva convenienza di tutto il sistema (ad esempio ricordiamoci che il deuterio non è proprio gratis) e sia che è pur vero che la fusione inquinerà meno dell'attuale fissione, ma inquinerà, con tutti i problemi economico-ambientali che anch'essa comporterà.

Si cominceranno a tirare i primi bilanci solo dopo che questo reattore a fusione sarà entrato in funzione.

Riporto di seguito un articolo.

Iter, sarà costruito in Francia il reattore a fusione nucleare

Dovrebbe rappresentare il futuro dell'energia: pulita e a basso costo

Ma i suoi denigratori dicono che il processo è ancora agli albori

MOSCA - Verrà costruito in Francia il reattore sperimentale a fusione nucleare Iter, un avveniristico progetto da 10 miliardi di euro messo a punto nel quadro delle ricerche di nuove fonti di energia pulita.

La decisione è stata presa stamattina a Mosca nel corso di una riunione a livello ministeriale tra i sei partner coinvolti nell'impresa: Unione europea, Russia, Cina, Giappone, Stati Uniti e Corea del Sud. La Francia ha avuto la meglio sul Giappone: la sede scelta è Cadarache, nel Sud del Paese. "E' un grande successo per la Francia, per l'Europa e per i partner di Iter", ha commentato il presidente francese Jaques Chirac.

Con l'appoggio di Stati Uniti e Corea del Sud, il Giappone si è battuto a fondo negli ultimi mesi perchè il reattore Iter fosse costruito a Rokkasho-mura, nel nord dell'arcipelago nipponico. Alla fine ha però prevalso la Francia, sostenuta da Ue, Russia e Cina.

L'obiettivo di Iter è di dimostrare la fattibilità della produzione di energia attraverso una reazione di fusione simile, per molti versi, a quella che avviene nel sole. La "fusione" di nuclei atomici con enorme produzione di energia "pulita" avviene ad altissime temperature all'interno di un gigantesco "anello" elettromagnetico. Ma, a differenza dell'energia nucleare che ha bisogno di uranio arricchito e che genera (come "scoria") il pericolosissimo plutonio, questo procedimento utilizza come combustibile il deuterio che si ricava dall'acqua di mare e non dovrebbe produrre scorie inquinanti.

Se il procedimento avrà successo e se, quindi, se ne dimostrerà possibile un uso "industriale", ne risulterà una fonte energetica praticamente infinita, a basso costo e a bassissimo tasso d'inquinamento. Sarebbe la fine dell'era del petrolio. Altri, però, sostengono che il processo è ancora agli albori e che ci vorranno almeno 50 anni per portarlo a livelli commerciali accettabili. Altri ancora affermano che anche la fusione produce inquinamento anche se di livello qualitativamente e quantitativamente inferiore rispetto alla fissione nucleare utilizzata oggi nelle centrali a uranio arricchito.

"Stiamo facendo la storia in termini di cooperazione internazionale scientifica", sostiene il commissario Ue alla Scienza e alla Ricerca Janez Potocnik in un comunicato. "Oggi abbiamo raggiunto l'accordo sulla sede di Iter - ha detto ancora Potocnik - faremo tutti gli sforzi per portare in dirittura il progetto, così che la costruzione possa cominciare al più presto possibile".

(28 giugno 2005)

http://www.repubblica.it/2005/f/sezioni/scienza_e_tecnologia/reattore/reattore/reattore.html

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In pratica sulla rivista dice le stesse cose riportate in questo articolo

inoltre la fase cruciale dovrebbe iniziare nn prima del 2016...

Certo è un progetto molto rischioso e dispendioso,

poi nn capisco una cosa, un'unico impianto dovrà fornire energia a tutti i paesi che hanno partecipato? :shock:

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