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Fiat, accordo segreto in Lussemburgo


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Fiat, accordo segreto in Lussemburgo

Nove pagine «confidenziali». Dentro, la clamorosa soluzione che porterà soldi alle banche azioniste rafforzando insieme la leadership della famiglia. Complice la Merrill Lynch.

Per tutta l'estate è rimbalzato fra il fax torinese della Ifil, la finanziaria attraverso cui la famiglia Agnelli controlla il 30,6 per cento della Fiat, e quello londinese della banca d'affari Merrill Lynch. Ogni volta una limatura, una correzione, una precisazione. Fino a che il contratto, pochi giorni dopo Ferragosto, ha trovato la sua forma definitiva.

Sono nove pagine in tutto: nove pagine che, a partire da martedì 20 settembre, potrebbero cambiare il destino della Fiat, quello della famiglia Agnelli e i conti delle banche che hanno sottoscritto il cosiddetto prestito convertendo a favore della casa automobilistica torinese. Nove pagine «strictly confidential» che Panorama anticipa in esclusiva.

Tre anni fa un gruppo di banche italiane (Intesa, Unicredito, Capitalia, Sanpaolo-Imi, Mps, Bnl) e straniere (Bnp-Paribas e Abn Amro) aveva concesso alla Fiat un prestito di 3 miliardi. Tecnicamente si trattava di un «mandatory convertible facility»: in caso di mancato rimborso alla scadenza, il prestito si sarebbe automaticamente trasformato in capitale azionario della Fiat.

Ora quella scadenza è arrivata: il 20 settembre. La Fiat ha da tempo annunciato che non rimborserà. E ha varato un aumento di capitale a servizio della conversione per un importo analogo a quello del prestito, ovvero 3 miliardi di euro.

Il risultato di questa operazione è che le banche si troveranno in portafoglio il 26,7 per cento del capitale della Fiat. E poiché la conversione fra prestito e titoli avverrà al prezzo di 10,28 euro per azione (contro una quotazione che ora oscilla intorno ai 7,7 euro), gli istituti dovranno contabilizzare una minusvalenza teorica pari a circa 765 milioni. L'Ifil, poi, ha dichiarato che si manterrà fuori dall'operazione e dunque la sua quota nel capitale della Fiat scenderà al 22 per cento.

In realtà le cose, se il contratto perfezionato nel corso dell'estate fra Ifil e Merrill Lynch verrà firmato come stabilito il prossimo martedì, andranno in maniera completamente diversa. Perché l'uovo del convertendo contiene una clamorosa sorpresa. Che renderà felici i banchieri creditori.

Come si legge nel contratto di cui Panorama ha preso visione, l'accordo datato 15 settembre 2005 ha un terzo contraente, oltre a Ifil e Merrill Lynch: si tratta della Exor Sa, una società lussemburghese con due caratteristiche. La prima è di essere una scatola piena di liquidità, circa 700 milioni di euro. La seconda: essere posseduta totalmente dalla Ga&C. ovvero la Giovanni Agnelli & C., l'accomandita tramite cui la famiglia controlla la Ifil e, a cascata, la Fiat.

Secondo una clausola del convertendo le banche creditrici, una volta entrate in possesso delle nuove azioni Fiat, saranno tenute a offrirle «alle stesse condizioni a cui le hanno ricevute» agli attuali azionisti della società torinese. In pratica è come se le banche dessero vita a un consorzio di collocamento. Destinato però a non collocare nemmeno un'azione, perché il prezzo di borsa è inferiore quasi del 40 per cento rispetto a quello di conversione. Ma ecco la sorpresa.

Sempre il 20 settembre, e sempre che il contratto sia stato onorato con le debite firme, la Ifil, che come tutti gli attuali soci sarà titolare di diritti di opzione per sottoscrivere le azioni di nuova emissione, li cederà alla Merrill Lynch. E sarà la banca d'affari a sottoscrivere integralmente la quota di aumento di capitale di spettanza della finanziaria, ovvero il 30,6 per cento. In questo modo si troverà ad avere un pacchetto di azioni pari a poco meno del 9 per cento del capitale ordinario della Fiat.

Quindi, da Londra, le azioni spiccheranno il volo verso la destinazione finale (almeno per il momento), la cassaforte lussemburghese della Exor. Il contratto prevede che le diverse fasi dell'operazione (cessione dei diritti da Ifil a Merrill Lynch, sottoscrizione delle azioni da parte della banca d'affari, acquisto dei titoli da parte di Exor) avvengano simultaneamente. E che i contraenti dell'accordo mantengano il segreto sui suoi contenuti.

Come si vede si tratta di un'operazione complessa. Che si presta a diverse considerazioni e fa sorgere qualche interrogativo. Nel contratto Ifil-Merrill Lynch-Exor è scritto che l'obiettivo è mantenere «inalterata» la quota del capitale ordinario della Fiat che fa capo alla Ga&C.

Ma questo risultato poteva essere ottenuto in modo più semplice e soprattutto meno costoso, visto che la Merrill Lynch chiederà salatissime commissioni per i suoi servizi. Come? Semplice: facendo sottoscrivere l'aumento di capitale alla Ifil, che dopo la cessione della Rinascente ha in cassa circa 1 miliardo di liquidità. Una somma più che sufficiente. Perché non è stata utilizzata?

Il fatto che questa montagna di denaro resti parcheggiata nella pancia della Ifil può significare che è già destinata ad altre operazioni.

Si può fare un'altra osservazione. L'ingresso della Exor nell'azionariato della Fiat non allenta la presa della famiglia sul capitale, di cui continuerebbe a controllare il 30,6 per cento. Anzi, per certi versi si potrebbe dire che lo rafforza, poiché la società lussemburghese, diversamente dalla Ifil, è controllata al 100 per cento dalla Ga&C.

Ma la differenza, rispetto all'assetto azionario precedente l'aumento di capitale, è sostanziale: perché un pacco azionario decisivo ai fini del controllo del gruppo torinese finirebbe all'estero.

Meglio: in un paradiso fiscale come il Lussemburgo, assai lontano dagli sguardi della Consob. Possibile sostenere che non cambi nulla?

Infine le banche coinvolte nell'operazione convertendo. Da mesi, da quando cioè la Fiat aveva dichiarato ufficialmente quello che da sempre si sapeva ufficiosamente, ovvero che il prestito non sarebbe stato rimborsato, erano rassegnate a subire una dolorosa perdita. L'operazione Ifil-Merrill Lynch-Exor consentirà loro di risparmiare poco meno di un terzo della minusvalenza prevista.

Corrado Passera e Alessandro Profumo, amministratori di Intesa e Unicredito, che con 650 e 625 milioni guidano la lista delle banche più esposte con Torino, hanno di che brindare.

fonte: Panorama

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Mi sfugge la ragione per la quale le banche dovrebbero risparmiare un terzo della minusvalenza. Comunque bene

Se per convertire il prestito in titoli il prezzo è di 10,28 euro ad azione contro una quotazione corrente di 7,7 allora le banche perderanno 2,58 euro per azione (la minusvalenza), ossia che le banche perdono circa 753 milioni (l’articolo dice 765, non so perchè).

Se l’intreccio Merril Lynch-Exor-Ifil sottoscrive subito il 30,6 % delle azioni (le ricompra subito dalle banche) vuol dire che le banche risparmiano quasi un terzo di minusvalenze.

Quello che invece non ho capito io è come sia possibile emettere azioni a 10,28 euro ciascuna quando il valore corrente sul mercato è di 7,7.

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cioè.. gli Agnelli (cambiano nome, ma sono sempre loro) comprano il 10% delle azioni a circa 4,80 Euro, se ne rivendono (a loro stessi) circa l'8% a 6,5 Euro, ci guadagnano su una bella plusvalenza, arrivano al 30% (tra l'altro con due società diverse una facente capo alla Giovanni Agnelli Sapa e l'altra è l'IFIL e quindi senza obbligatorietà d'OPA) e qui ancora a credere che lo fanno perché ci credono.

Mah!

FLM

La migliore auto è quella che stiamo costruendo (E. Ferrari)

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cioè.. gli Agnelli (cambiano nome, ma sono sempre loro) comprano il 10% delle azioni a circa 4,80 Euro, se ne rivendono (a loro stessi) circa l'8% a 6,5 Euro, ci guadagnano su una bella plusvalenza, arrivano al 30% (tra l'altro con due società diverse una facente capo alla Giovanni Agnelli Sapa e l'altra è l'IFIL e quindi senza obbligatorietà d'OPA) e qui ancora a credere che lo fanno perché ci credono.

Mah!

FLM

Hanno trovato il modo di mantenere il controllo della proprietà. Per farlo si sono attivati in tal senso già un anno e mezzo fa mettendo a punto una strategia finanziaria complessa (che francamente non ho capito, ma che spero sia legale) che oltre ad IFIL coinvolge Merril Lynch e la controllata Exor. Fatto sta che quelli del Lingotto hanno trovato il modo di comprare azioni ad un prezzo conveniente senza penalizzare le banche coinvolte nel convertendo, le quali anzi pare che ne escano avvantaggiate.

Aldilà di come kakkio abbiano fatto quelli del Lingotto a fare il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci rimane il fatto che il tutto si è svolto nell'ottica di una ferrea volontà di mantenere il controllo di Fiat Auto. E perchè avrebbero fatto tutto questo se non avessero creduto nel futuro dell'Auto?

A me che i proprietari siano ancora gli Agnelli o vattelappesca non mi cambia granchè, ma siccome dopo anni di cambi la vertice ora c'è finalmente un management funzionante e marciante credo che sia fondamentale che non ci sia un cambio del controllo sulla proprietà, altrimenti si scatenerebbe un putiferio nel management col grosso rischio di dover ricominciare tutto daccapo. Perchè una cosa è certa: se cambiano i proprietari stai tranquillo che cambiano pure i managers, cosa che ora non solo non è necessaria ma sarebbe anche parecchio dannosa visto che finalmente c'è un management all'altezza della situazione.

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Se per convertire il prestito in titoli il prezzo è di 10,28 euro ad azione contro una quotazione corrente di 7,7 allora le banche perderanno 2,58 euro per azione (la minusvalenza), ossia che le banche perdono circa 753 milioni (l’articolo dice 765, non so perchè).

Se l’intreccio Merril Lynch-Exor-Ifil sottoscrive subito il 30,6 % delle azioni (le ricompra subito dalle banche) vuol dire che le banche risparmiano quasi un terzo di minusvalenze.

Quello che invece non ho capito io è come sia possibile emettere azioni a 10,28 euro ciascuna quando il valore corrente sul mercato è di 7,7.

Ok perfetto. E' una questione di esercizio di diritti che mi era sfuggita nella prima letura veloce, grazie. Il problema è che effettivamente così l'Ifil paga le azioni molto più della quotazione di mercato. Un'operazione che non torna a meno che non si dovessero coprire (a qualunque costo) da rischi di scalata imminenti. Può essere?

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Ok perfetto. E' una questione di esercizio di diritti che mi era sfuggita nella prima letura veloce, grazie. Il problema è che effettivamente così l'Ifil paga le azioni molto più della quotazione di mercato. Un'operazione che non torna a meno che non si dovessero coprire (a qualunque costo) da rischi di scalata imminenti. Può essere?

una mossa del genere la fai solo se c'è una scalata, ti va bene una volta, la seconda la subisci.

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cioè.. gli Agnelli (cambiano nome, ma sono sempre loro) comprano il 10% delle azioni a circa 4,80 Euro, se ne rivendono (a loro stessi) circa l'8% a 6,5 Euro, ci guadagnano su una bella plusvalenza, arrivano al 30% (tra l'altro con due società diverse una facente capo alla Giovanni Agnelli Sapa e l'altra è l'IFIL e quindi senza obbligatorietà d'OPA) e qui ancora a credere che lo fanno perché ci credono.

Mah!

FLM

Non è così le azioni mi pare di capire che le ritirano allo stesso prezzo delle banche, quindi oltre 10 euro

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ciao quattro ;)

è un'ipotesi di panorama che poi si è rivelata non vera .. . anche se avevano azzeccato il tramite cioè la exor

l'operazione vera ha tagliato fuori le banche che convertiranno regolarmente il prestito in azioni al prezzo unitario di 10.28 con minusvalenze comunque limitate, se raffrontate a quelle teoriche di qualche mese fa

mentre contemporaneamente ifil acquisirà da exor un pacchetto di azioni . . . il che fa scongiurare l'obbligatorietà di un opa . . . e fa segnare all'ifil una plusvalenza avendo comprato al prezzo unitario di circa 6,5 euro

ciao

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ciao quattro ;)

è un'ipotesi di panorama che poi si è rivelata non vera .. . anche se avevano azzeccato il tramite cioè la exor

l'operazione vera ha tagliato fuori le banche che convertiranno regolarmente il prestito in azioni al prezzo unitario di 10.28 con minusvalenze comunque limitate, se raffrontate a quelle teoriche di qualche mese fa

mentre contemporaneamente ifil acquisirà da exor un pacchetto di azioni . . . il che fa scongiurare l'obbligatorietà di un opa . . . e fa segnare all'ifil una plusvalenza avendo comprato al prezzo unitario di circa 6,5 euro

ciao

Ciao Silob!

Questo complica i problemi. Perchè la Exor è una società off shore della famiglia Agnelli che non dovrebbe avere in portafoglio delle azioni Fiat. Dove e come le ha comprate? Dalla Gm in tempi molto sospetti?

Ciao

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