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Auto/ Tata possibile alleata di Fiat. Chi ci guadagna?

Martedí 20.09.2005 08:30

Di Antonino D'Anna

Un possibile alleato per Fiat? L'indiana Tata: a quanto si dice da più parti in queste ore, l'AD del Lingotto Sergio Marchionne starebbe negoziando in un accordo industriale capace di risollevare le sorti della Fiat. Nata nel 1868 come ditta di commercio, la Tata è oggi un gruppo che raccoglie 80 società suddivise in settori che vanno dall'automobile ai materiali (TataSteel, per fare un esempio, si occupa di acciaierie), beni di consumo, energia, chimica, comunicazioni e servizi. Un gigante dal giro economico niente male e in attivo, con sede a Bombay e capace di dare una mano molto importante a Fiat.

Davvero così strana quest'alleanza? Non troppo, quantomeno dal punto di vista dei prodotti: in un curioso ricorso storico, se negli Anni '60 la Fiat vendette le catene di montaggio all'India (una su tutte la 1100, prodotta poi come 'Padmini Premier'), oggi ricorre al subcontinente asiatico per rimettersi in piedi.

Interessante è, ad esempio, l'ipotesi dello sviluppo congiunto di un nuovo motore Diesel attraverso l'apporto di Tata Cummins: la società indoamericana, infatti, produce già motori a nafta 4-6 cilindri omologati Euro I con potenze tra 105 e 235 CV e sta passando a modelli Euro II. Questi motori, semplici e robusti, potrebbero ricevere un'interessante aggiornamento con il know-how Fiat, equipaggiando dalle auto fino ai furgoni e gli autobus. Tata Holset, società angloindiana, potrebbe produrre turbine per i motori del Gruppo italiano, abbattendo i costi rispetto alle più costose e raffinate Garrett.

Nel settore automobilistico, la Tata è presente dal 1945: detiene il 59% del mercato indiamo e produce vetture medio-piccole come la Indigo (che però viene presentata come 'luxury car', ed è la più venduta nel suo segmento in India) e la Indica V2, nuovo modello che viene offerto a benzina o diesel. Si tratta di automobili che vogliono essere la via indiana alla 'world car', vendibile dall'India all'Europa e oltre. In questo settore anche Fiat potrebbe ottenere qualcosa, delegando la produzione (a minor costo, dunque) della componentistica al Gruppo indiano: dalle pompe dell'olio fino ai filtri dell'aria, passando per cruscotti e sedili. Tata adotta sui motori a benzina l'iniezione elettronica: particolare da non sottovalutare e che la dice lunga sulle capacità di aggiornamento tecnico del colosso di Bombay. Una collaborazione con Magneti Marelli in vista?

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Un settore nel quale la Fiat si avvantaggerebbe da questa collaborazione potrebbe essere quello dei fuoristrada: assente dal 1986 in questo settore, dopo l'uscita dai listini della Campagnola (la cui seconda serie è nata nel 1974), e rappresentata solo dalla Panda 4x4, la Fiat tornerebbe alla grande studiando un modello insieme a Tata oppure 'italianizzando' la Safari, vettura già importata da Tata in Italia, che si gioverebbe dei motori diesel common rail del gruppo del Lingotto. La macchina, in sostanza, sarebbe già pronta e abbastanza adeguata ai gusti europei, il che sarebbe un bel colpo per Torino.

Anche la nuova Sumo, grossa e robusta 4x4 dalla linea spigolosa, potrebbe rappresentare la (credibile) risposta italiana a un settore di appannaggio dell'ormai leggendaria Land Rover Defender: al momento dotata di un motore a nafta 2000 di cilindrata da 90 CV di potenza, si presterebbe a quel ruolo di jeep spartana e senza fronzoli che fu della Campagnola, anche nelle versioni 'telonate' che furono tipiche, nei primi Anni '50, della prima serie della jeep di casa Fiat. Oltre a coprire i 'buchi' Fiat nel campo dei fuoristrada, Tata potrebbe fornire un pickup di taglia media (207DI), molto robusto e capace di 65 CV erogati da un motore diesel. Tre posti, design di gusto europeo, potrebbe costituire un veicolo commerciale non da poco in grado di completare la gamma che attualmente è rappresentata solo da Strada, il pickup di piccole dimensioni derivato dalla Fiat Palio.

Da notare che Tata produce anche veicoli militari: è lecito ipotizzare che, se sarà siglato, risulterà la più avvantaggiata da quest'accordo, potendo mettere le mani su un know-how capace di catapultarla verso l'Europa, mentre la Casa torinese riuscirà a risparmiare sulle spese delocalizzando, nei fatti, parte della produzione e producendo dei modelli capaci di renderla di nuovo una marca generalista. Con risultati nel campo dell'occupazione, però, che è facile prevedere.

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che era già sotto l'orbita Fiat.

veramente dovevano dare parecchi soldi a fiat

  • Ieri: Fiat Panda 900 Young (1998) - AB Y10 II Avenue (1993) - Fiat Panda 1.2 DynamicClass (2004) - Fiat Punto Evo 1.4 GPL (2010)
  • Oggi: Ford Focus SW 1.6 Tdci 90cv (2009) e Lancia Ypsilon 1.2 (2016)
  • Ieri: Aprilia Rally II L.C. 50cc (1996) - Piaggio Vespa PX 150 (2002) - Honda Hornet 600 II (2006)
  • Oggi: Honda Hornet 600 III (2007) e Piaggio Vespa PX 150 (2000)
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veramente dovevano dare parecchi soldi a fiat

Zastava era da parecchio tempo fuori dall'orbita FIAT (infatti ultimamente montava motori Peugeot).

Solo ultimamente hanno raggiuto una soluzione di transazione che ha rialacciato i rapporti di collaborazione.

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Tata Holset, società angloindiana, potrebbe produrre turbine per i motori del Gruppo italiano, abbattendo i costi rispetto alle più costose e raffinate Garrett.

Miiihhh già adesso le varie turbine: Garrett, KKK, IHI, Borg W., Mitsubishi su alcuni modelli (indipendentemente dalla marca) saltano che è un piacere, figuriamoci con quelle Tata!

In questo settore anche Fiat potrebbe ottenere qualcosa, delegando la produzione (a minor costo, dunque) della componentistica al Gruppo indiano: dalle pompe dell'olio fino ai filtri dell'aria, passando per cruscotti e sedili.

Idem come sopra, comunque i filtri dell'aria li fanno già in Cina.

Tata adotta sui motori a benzina l'iniezione elettronica: particolare da non sottovalutare e che la dice lunga sulle capacità di aggiornamento tecnico del colosso di Bombay. Una collaborazione con Magneti Marelli in vista?

Scusa perché in Europa, Africa, America, Asia e Australia cosa adottano le altre case automobilistiche, l'iniezione al plasma?

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