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E' morto Franco Scoglio


TONI

Messaggi Raccomandati:

Mi hanno spedito questo:

elogio di un genoano imperfetto

Mi trovavo' date=' all'incirca un mese fa, a passeggiare per il suk di Tunisi, al

mercatino coperto; avevo un cappellino con visiera, molto semplice, con su

un Grifone e la scritta "GENOA". Stupefatto, non me l'aspettavo, sono stato

preso d'assalto... mi attorniavano,indiavolati, ragazzini ed adulti: non

sapevano una parola d'italiano, ma -come per incanto- tutti indicavano il

cappellino, e sentivi tre parole , "SCOGLIO" "GENOVA" "PROFESORE"...

In ogni negozietto (termine benevolo, forse) vedevi vecchi poster sbiaditi

della Nazionale Tunisina "storica", quella della qualificazione ai Mondiali,

e Franco Scoglio era lì, fra Gabsi e Bouzaienne, e c'era ancora, nonostante

parecchi anni siano passati, e molte cose siano accadute, da allora.

Ecco, questo vorrei augurare a chi si è permesso di dileggiarlo (da

"ignorante" nel senso etimologico del termine, cioè "non sapendo" quali

bestialità stava blaterando) in diretta TV: di esserci ancora, fra 17 anni,

di avere ancora e sempre la parola "GENOA" sulle labbra, di regalare un

frammento di orgoglio a chi, lontano mille chilometri da casa, mai e poi mai

si sognerebbe (in mezzo a bancarelle ricolme di magliette di Totti, Del

Piero e Maldini) che qualcuno conosca, e riconosca, il vecchio Grifone.

17 anni, ho scritto, perchè era più di tre lustri -dal 1988, all'Estoril,

ricordate?- che il Professore aveva legato indssolubilmente la sua vita ai

nostri colori, avvinto in un innamoramento vero, a volte malato, a volte

difficile a capirsi, ma visceralmente vero, credetemi...

E da innamorato del Grifone ha fatto e detto un mucchio di stupidaggini; e

da siciliano di Lipari ha usato la sua testa dura spesso per cozzare contro

dei muri; e da presuntuoso maledetto lo avremmo anche preso a mazzate, a

volte.

Era un pazzo, questo è pacifico. Una volta si era messo in testa che

un'agghiacciante giacca di panno bordeaux gli portava bene, ed in panchina

la portava sempre, senza null'altro sopra,anche a gennaio,anche sottozero,

finchè gli venne un malore dal freddo e lo portarono a braccia negli

spogliatoi.

Era un pazzo, nessuno lo discute: ci convinse che Perdomo era un

fuoriclasse, ed Onorati da Nazionale; noi sapevamo perfettamente che erano

follie da esaltati, ma ciononostante "Onorati in Nazionale" lo cantavamo

tutti, eccome, felici di essere contagiati da questo Mago del delirio....

Ma, sempre e comunque, vedendolo sulle panchine delle sue tante squadre, o

sugli schermi TV dove pontificava negli ultimi tempi, sapevamo con certezza

che lì c'era uno di noi, un pezzetto della nostra Genova, che gli era

entrata nel cuore, un brandello del nostro Genoa, che portava ovunque dentro

di sè, e lo diceva, senza vergognarsene.

Non mi interessa nulla stare a discettare di questioni tecniche, se fosse o

meno un grande allenatore, se il calcio del 2000 potesse ancora avere

bisogno di uno come lui; ma a chi stasera -non sapendo, con quell'arroganza

spocchiosa da Signore/Padrone che tanto lo mandava in bestia- gli chiedeva

"che cosa mai avesse vinto?", bisognerebbe raccontare che Scoglio qualificò

(e la qualificò lui, perchè la squadra era "sua", senza di lui erano solo 11

modesti pedatori messi insieme) una Tunisia alla fase finale dei Mondiali di

Calcio. In un Paese dove gli spogliatoi erano poco più che baracche ed

avevano docce fredde, dove i calciatori si allenavano nel dopolavoro, dove

le partite venivano sospese per mancanza di palloni.

Ed il Professore, vanitoso ed innamorato di sè come nessuno al mondo,

rinunciò al sogno della Vita, al proscenio dei Mondiali, per tornare da noi,

lasciando perdere la Nazionale, per dare una mano al vecchio Grifone che

stava agonizzando. Solo questo, raccontate a chi non sa, perchè non c'era,

perchè era altrove.

Si dovrebbe tacere, a questo punto.

Per rispetto di chi è morto con la parola "GENOA" sulle labbra, di chi ha

amato i nostri colori, e non le persone che li hanno calpestati. Lo hanno

portato via,il Professore,in una serata fredda e piovosa, e caricato su un

furgone della mortuaria; era avvolto da un lenzuolo bianco, qualcuno gli

aveva poggiata sopra una nostra sciarpa.

Dannato Professore...

Era maleducato arrogante presuntuoso squilibrato esaltato fanatico. Era un

imbonitore, un guitto, un istrione nato. Era un Genoano. Era uno di noi.[/quote']

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La leggenda del Professore nato povero

Franco Scoglio teorizzava la ribellione dei giocatori. Dicevano che al Genoa dormisse in auto per intascare i soldi dell'albergo

Se n'è andato perché stava parlando del Genoa e questo lo aveva distratto. Con un'altra squadra di mezzo si sarebbe accorto della morte in agguato e le avrebbe messo su uno sbarramento dialettico dei suoi. Comunque è morto alla sua maniera' date=' sulla breccia, in tv. E soprattutto è morto nella sua città. Alle Eolie c'è nato, ma se ghe pensu, niente per lui è stato come Zena (e il Zena ).

Però è morto e per chi l'ha conosciuto e rispettato, al di là dei suoi limiti e dei suoi difetti, perché l'amicizia è fatta per superarli, ora c'è un vuoto. Di parole, di calcio, di vita. Francesco Scoglio di Lipari, 2 maggio 1941, diceva di essere cresciuto poverissimo, «a pane e cipolle». «Dormivo su un letto di pietra pomice con sopra la paglia». Coi soldi era sempre stato attento. Ai tempi del suo primo Genoa, nel 1988-89, circolava la leggenda che dormisse in macchina per intascarsi i soldi dell'albergo che gli pagava la società. Balle. Però è vero che aveva una Fiesta scassatissima e una volta rischiò la pelle sulla A12. Aldo Spinelli gli regalò un'auto più grande e sicura.

La verità è che le leggende nascono solo sui grandi personaggi.Professore di educazione fisica con una laurea in Magistero, Franco Scoglio era un allenatore di lotta e non di governo. Uno che ha dato sempre il meglio, almeno da quando è salito alla ribalta del grande calcio, nel 1986, con il Messina, quando il gioco si faceva complicato, difficile, pericoloso. Quando non c'era più nulla da perdere. Il perché lo spiegò un giorno la sua ex moglie, la tedesca Brigitte. «Mio marito ha il terrore della sconfitta: non gioca neanche più a carte con i suoi figli». Così il Professore era eccezionale quando doveva rimettere insieme i cocci di una squadra allo sbando, meno quando doveva gestire un lungo periodo.

Per il Genoa sull'orlo della serie C, nel 2001, abbandonò la Tunisia (è stato anche in Libia e stava per tornare in Africa, continente che amava) con cui aveva conquistato la qualificazione ai Mondiali. Lo salvò alla grande. Poi, però, si fermò anche il campionato successivo. Errore. Partì fortissimo e poi s'inabissò. Teorizzava la ribellione dei giocatori e spesso non si presentava agli allenamenti: «Ci vanno i miei collaboratori. I calciatori devono avere la libertà di criticarmi».

Era generoso. A chi stimava conferiva il titolo di «dolcissimo».Era disponibile con tutti e nell'ultima telefonata, a proposito del suo ruolo di opinionista per Al Jazira, era triste per alcuni articoli malevoli. Non era un ciarlatano. Studiava il calcio come pochi. E quando sosteneva che «prima o poi l'Inter avrà bisogno di Scoglio», non era una fesseria. Perché Genoa e Inter si assomigliano, a livelli diversi. Tutte e due hanno un grande avvenire dietro le spalle. Tutte e due hanno bisogno di scosse.

I suoi detrattori elencano i suoi esoneri, i suoi innumerevoli campionati non terminati.Però si dimenticano che a Messina, a metà degli anni Ottanta, era stato uno dei primi tecnici a usare il computer. Ha avuto meno successo di quello che avrebbe potuto raggiungere. Limiti interni, ma anche esterni. Trovò una meravigliosa sintesi per spiegare le cadute: «Mi ha rovinato Berlusconi». Voleva dire che, nel rutilante calcio degli anni Novanta, l'ansia del risultato escludeva la pazienza, la possibilità di programmare, decretando un'accelerazione degli aspetti deteriori del football: l'ansia di successo, l'aumento di costi e stipendi, la fuga dalla realtà. Scoglio era un fautore dello slow-thinking . Pensa con lentezza. Il presidente che l'ha amato di più è stato Aldo Spinelli. Arrivò a richiamarlo per allegria. «È vero, con Bagnoli abbiamo avuto grandi risultati, ma io non mi sono divertito con nessuno come con Scoglio».

La morte se l'è portato via in diretta, sorprendendolo mentre diceva:«Sono un tifoso del Genoa». Se n'è andato, ma tutto si potrà dire, tranne che sia stata una morte ad minchiam.

Roberto Perrone

04 ottobre 2005

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Dal "corriere"

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e come aveva detto... se n'è andato parlando del Suo Genoa...

Adieù mon prof... uno dei pochi che parlava di calcio in mezzo a tanti che cianciano di pallone...

"The great enemy of the truth is very often not the lie -- deliberate, contrived and dishonest -- but the myth -- persistent, persuasive and unrealistic"

(John Fitzgerald Kennedy)

"We are the Borg. Lower your shields and surrender your ships. We will add your biological and technological distinctiveness to our own. Your culture will adapt to service us. Resistance is futile!"

"Everyone is entitled to their own opinion, but not their own facts!"

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