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 Un aspetto artistico del tutto peculiare nel periodo neolitico ed eneolitico l’area delle Cicladi, dove si sviluppo una fiorente cultura. Su alcuni vasi si stende la decorazione a spirali continue, che costituisce un motivo fondamentale del repertorio ornamentale cicladico, e che ritroviamo inciso con cura in una fitta sintassi sul fondo esterno di singolari oggetti a forma di tegame. Ma l’arte cicladica non supera il piacevole deorativismo dell’ornato spiraliforme e la suggestiva attrazione dei suoi idoli marmorei e, come l’ossidiana perde la sua preminente funzione con l’uso dei metalli, così la cultura cicladica, che aveva esercitato un influsso nel bacino dell’Egeo, riceverà a sua volta l’apporto di superiori culture artistiche del periodo del Bronzo, specialmente a Creta.

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purtoppo così su 2 piedi posso darti questo e poco altro, a te cosa interessa in particolare, ti posso sugerire qualche libro se vuoi

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facciamo una cosa ti scrivo un bel po' sul periodo in generale, purtoppo io ho solo sull'arte

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L’Arte Tessalica

 La cultura artistica tessalica (a Sesklo e Dimini) ha rapporti con quella anatomica e balcanica e mostra un gusto sicuro e vario repertorio decorativo astratto sia nella ceramica incisa o dipinta, sia in quella dipinta. Alla tecnica raffinata si accompagnano vivaci decorazioni in rosso e bruno, con efficace tondanti nelle parti carnose e pochi accenni impressionistici nei volti e nelle chiome. La struttura non assume l’elaborato modellato delle statuette fittili anatomiche e la sostanziale visone per volumi espansi e arrotondati dei corpi si traduce anche nelle statuette in pietra più schematiche dal continente greco.

L’Arte Cicladica

 Un aspetto artistico del tutto peculiare nel periodo neolitico ed eneolitico l’area delle Cicladi, dove si sviluppo una fiorente cultura. Su alcuni vasi si stende la decorazione a spirali continue, che costituisce un motivo fondamentale del repertorio ornamentale cicladico, e che ritroviamo inciso con cura in una fitta sintassi sul fondo esterno di singolari oggetti a forma di tegame. Ma l’arte cicladica non supera il piacevole deorativismo dell’ornato spiraliforme e la suggestiva attrazione dei suoi idoli marmorei e, come l’ossidiana perde la sua preminente funzione con l’uso dei metalli, così la cultura cicladica, che aveva esercitato un influsso nel bacino dell’Egeo, riceverà a sua volta l’apporto di superiori culture artistiche del periodo del Bronzo, specialmente a Creta.

L’Arte Minoica

 In Creta ebbe una notevole fioritura il Neolitico. Il Evans assegnava un lungo periodo al neolitico che il Levi tende a restringere. Con l’aprirsi del periodo del bronzo nell’isola, abbiamo documenti di una vivace fioritura artistica che possiamo considerare l’inizio della civiltà minoica, così chiamata dal mitico Minasse che vi avrebbe regnato secondo la tradizione mitica. Lo Evans riuscì a fissare una cronologia relativa e a dare una classificazione a questa civiltà in tre periodo: Minoico Antico, Minoico Medio e Tardo, ciascuno suddiviso in tre fasi (I, II, III), e ciascuna fase in due sottofasi (A, B), mentre il Minoico Tardo III è diviso in A, B e C. Il ritrovamento di ceramica minoica in tombe egiziane e di oggetti egiziani in strati minoici permise lo Evans di stabilire anche corrispondenze cronologiche tra alcune fasi minoiche e alcune dinastie egiziane, ottenendo alcuni punti fissi per la cronologia assoluta. La cronologia delle varie fasi è oggetto di discussione e l’inizio e la durata del Minoico Antico sono controversi; lo Evans proponeva le date 3400-2100, mentre la maggior parte degli studiosi propende per un più breve periodo tra il 2800 e il 2500 o il 1850. La fine del Minoico Medio III B si data intorno al 1580 o il 1550, la fine del Minoico Tardo III corrisponde con il periodo Miceneo, si sviluppa tra il 1400 e il 1200-1100. La composizione di Creta, montagnosa e impervia nella parte occidentale, con la fertile pianura aperta verso il mare libico nella parte centro meridionale, i porti nella costa settentrionale e la parte articolata con altipiani e pascoli nella parte orientale. Nel Minoico Antico, sotto l’influsso egiziano si sviluppa una larga produzione di vasi di pietre policrome che sfruttano le venature in forme semplici ma eleganti. In questo periodo prepalaziale del Minoico Antico la cultura cicladica non manca di influenzare quella cretese, che imita gli idoli traducendoli in modelli marmorei in pietra, sfruttando ampiamente il motivo a spirale nella ceramica. La necessita di contrassegnare con un sigillo personale imponeva una complessa ricerca di varietà di repertorio nel quale gli incisori minoici rivelarono un’inesauribile fantasia. Fin dal minoico antico troviamo una grande ricchezza di motivi geometrici, vegetali, animali, specialmente curvilinei e spiraliformi, e in quelli più recenti si trovano anche piccoli quadretti di genere con vasai al lavoro, e altre figure umane vivacemente articolate. La composizione degli elementi assume sintassi circolari, radianti, concentriche, dinamiche, e viva è l’osservazione realistica di animali. Le stesse prese dei sigilli diventano piccole opere di plastica. Le case del Minoico Antico sono semplici vani, ma le tombe assumono nella creta meridionale grandiose forme a tholos con muro in pietra circolare su cui si imposta una falsa cupola che costituisce un’interessante forma architettonica. Il periodo Minoico Medio rappresenta il rigoglioso sviluppo delle qualità già affioranti nel Minoico Antico e l’architettura e l’arte raggiungono un alto livello che pone la cultura minoica tra le più evolute nel bacino del Mediterraneo. La progredita organizzazione sociale, politica ed economica porta alla creazione di palazzi per principi delle varie regioni dell’isola. Ma di questi primi palazzi abbiamo poche tracce, possiamo però dire che gli elementi essenziali dei secondi palazzi erano già presenti nei rimi: sistemazione su un pianoro su varie terrazze, assialità, cortile centrale rettangolare ampio, porticato intorno a cui si disponevano i vani, un cortile esterno, quartieri caratterizzati da magazzini, corridoi piegati ad angolo retto, vani con pilastro centrale, ingressi al palazzo divisi da una colonna, profilo dentato delle facciate esterne, uso di ortostrati di pietra nelle parti basamentali dei muri. Il pilastro è a blocchi squadrati, la colonna è lignea con capitello a toro rigonfio ed abaco, fusto rastremato verso il basso, poggiante su base di pietra a disco; i pavimenti sono talvolta di stucco rosso. Questi resti frammentari mostrano comunque un impianto organico e grandioso. Come l’architettura, così anche gli altri campi dell’altre mediominoica attestano una originale e rigogliosa fioritura. La ceramica con la sua abbondante produzione permette di seguire l’evoluzione del gusto decorativo, La tecnica dell’ornato chiaro sul fondo scuro dell’ultima fase precedente di sviluppa arricchendosi di colori gialli, rossi, arancione, bruni. Le forme si moltiplicano con raffinata fantasia e tecnica perfezionata, che arriva fino a tornire sottilissime pareti a guscio d’uovo, con t5azzine, calici, teiere, fruttiere, brocche, olle, anche con sagome d’aspirazione metallica. Ricchissimo è il repertorio geometrico prevalentemente curvilineo, floreale con petali, margherite, foglie dentate, e anche raffigurato con un rospo, pesci fusi con l’elemento astratto e figure umane ridotte a schema lineare. La sintassi è varia e zonale, centralizzata, ruotante, estrosa e mutevole. Talvolta la decorazione pittorica si unisce a quella plastica a superficie granulosa ottenuta con schizzi di argilla fresca, con motivi a rilievo di conchiglie, con plastici fiori. Nel periodo M M III, mentre la ceramica tende a una semplificazione, si sviluppa una visione più aderente alla natura, che sa rendere con delicata freschezza flessuosi ramoscelli, sottili linacee, crocchi, margherite, guizzanti delfini con stile naturalistico attestato anche nella pittura parietale. Questo periodo del Minoico Medio vede sbocciare anche una piccola plastica in terracotta, che supera lo schematismo delle precedenti figurine trovate in tombe del Minoico Antico. La raffinatezza dell’arte minoica è attestata dall’oreficeria, già da Minoico Antico. La fine del Minoico medio, dopo una catastrofe dovuta a terremoti, vede l’inizio della grandiosa ricostruzione dei palazzi. Cnossos, che acquista una posizione sempre più preminente, capitale dell’isola, dimostra uno sviluppo locale organico in questa creazione palazziale, ben diversa dai palazzi orientali. La complessa, densa articolazione dei vani intorno al cortile centrale, che dà l’impressione di un labirinto, ha fatto giudicare da alcuni l’impianto disorganico e confuso. L’analisi dimostra invece una funzionale distribuzione dei vari quartieri: quello domestici sulla corte e nei lati più favorevolmente esposti, magazzini allineati lungo il perimetro serviti da corridoi indipendenti e controllabili, i quartieri di officine e servizi più appartati e periferici, i monumentali ingressi che assumono solenni forme nella scalinata colonnata Sud, nel corridoio con loggiati Nord, nel propileo di accesso alle processioni Ovest a Cnossos, nella scenografica scalinata con propileo della corte Ovest di Festos. La sala minoica del portico esterno, spesso a squadra, con molteplici ingressi divisi da sottili piastrini, con un pozzo di luce in fondo aperto su un loggiato a due colonne, costituisce un impianto ventilato e con luce filtrante indiretta, adatto al clima e creante un interno articolato, suggestivo e vivace per le policrome pitture parietali, con pavimenti stuccati e banchine. I vani da bagno, con tinozze fittili dipinte, hanno scalette colonnate. La colonna è largamente usata e conferisce ariosità e leggerezza alle strutture. C’è dunque una unità nella varietà, un’assialità nella simmetria, una funzionalità nella differenziazione. Il palazzo minoico non si forma per una casuale concezione ma con un progetto organico, che ha usato perfino delle proporzioni costanti nei vari impianti e basate su un’unità di misura, un piede minoico. La città stendendosi intorno ai palazzi generalmente non aveva fortificazioni o le aveva di tipo modesto. La fase finale del M M e la prima del M T rappresentano la più elevata manifestazione artistica con stile naturalistico, che va poi trasformandosi in un linguaggio più aulico e decorativo nella fase finale dei palazzi, specialmente a Cnossos. Anche in questo periodo la ceramica ci documenta i successivi cambiamenti e sviluppi della visione artistica con una tecnica in vernice bruna su fondo chiaro, mentre la policromia va scomparendo. I resti della pittura parietale su palazzi e ville ci danno un quadro ricco e complesso dello stile naturalistico. Le incorniciature frastagliate che circondano le composizioni pittoriche raffigurano i limiti dell’orizzonte della scena riportati sul piano, sicché i fiori dell’incorniciatura superiore appaiono come se fossero penduli. Proprio questo immediato senso naturalistico degli elementi della natura, della flora e della fauna terrestre e marina, e la composizione astratta imposta dalla visione a piani paralleli insieme alla mancanza di senso prospettico, da un rapporto irreale. Nell’arte minoica l’uomo è uno degli elementi della natura che è riprodotta in tutti i suoi aspetti, a differenza dell’arte classica che farà dell’uomo il centro dell’interesse, e soltanto l’arte ellenistica troverà nella natura una fonte d’ispirazione. L’uomo dell’arte minoica è soggetto di varie scene di vita, di lotta, di caccia, di cerimonia, di danza, di giochi sul toro; temi principalmente dinamici sviluppati in pittura e in rilievo. L’arte minoica riesce a raffigurare la figura umana nei ritmi più vari e complessi, pur non possedendo lo scorcio, perché il vitino di vespa attenua e rende quasi inavvertita l’incongruenza tra l’innesto del torse di prospetto e le gambe di profilo. I bronzetti fissano ugualmente l’uomo di tipo atletico con una dinamica incurvatura all’indietro del torso, mentre i volti si mantengono con sommarie notazioni. Una raffinatezza di questa cultura artistica è testimoniata anche dalla oreficerie con gli elaborati castoni aurei degli anelli raffiguranti scene di danze e cerimonie culturali con figurine maschili e femminili dai ritmi estatici, sinuosi, gesticolanti, fra elementi paesistici di alberi, fiori, altari. Anche la pittura parietale predilige ora teorie di figure in composizioni paratattiche professionali.

L’Arte Elladica & Micenea

 Sul continente greco si era determinata una profonda assimilazione della cultura minoica a partire dal XVI secolo, che aveva trasformato radicalmente la locale cultura elladica. Questa civiltà ellenica è stata classificata in Antica, Media,Tarda;I, II, III, e in A e B. L’Elladico Antico e Medio rappresentano una cultura modesta di piccoli villaggi con case ovali e poi rettangolari, cinti da mura, per esempio Orchomenos in Beozia. L’architettura è semplice e la ceramica ha una superficie bruno-rossa lucida, con forme globulari, salsiere a becco allungato, nell’Elladico Antico e nell’Elladico Medio compare la ceramica a decorazione lineare rosso-bruno opaca sul fondo chiaro con motivi semplici, reticolati, fasce, cerchi, e una ceramica di argilla grigia lucida con forme metalliche, coniche, tazze ansate, piedi cilindrici sagomati, detta minia, largamente diffusa. Su questa cultura Elladica alla fine del XVII secolo agisce largamente un influsso artistico che muove da Creta, allora nel massimo sviluppo dello stile naturalistico, e dalle Cicladi, già entrate da tempo nell’area di influsso minoica, e che furono un tramite attivo. Thera era divenuta una colonia minoica, e le case che si stanno rimettendo alla luce sono di tipo minoico, come la ceramica. Alla fine dell’Elladico Medio nell’Argolide si manifesta un concentramento e uno sviluppo di nuove energie e la costruzione di centri ben organizzati, le cui necropoli attestano una ricchezza e una cultura artistica contrastanti con il modesto panorama Elladico precedente. Micene presenta due recinti funerari circolari di tombe a fossa, uno che fu compreso poi entro le mura del XIV secolo, messo in luce dallo Schliemann, che sulla base di Pausania l’attribuì ad Agamennone, e uno esterno, scoperto di recente, databile allo scorci del XVII secolo, cui segue nel XVI quello interno. Sono tombe regali di una prima dinastia micenea nelle quali la profusione dell’oro attesta una nuova potenza. In questi corredi funerari oltre al progressivo arricchimento dal primo al secondo recinto, abbiamo un’idea della profonda minoicizzazione dell’arte Elladica. La ceramica dipinta mostra motivi di uccelli e spirali r motivi floreali cicladici e minoici, i i vasi d’oro e d’argento hanno forme e decorazioni cretesi, anche se qualcuno presenta piedi ellenici, come la celebre coppa con le colombe sulle anse che Schliemann chiamò omericamente di Nestore. Si diffonde il repertorio naturalistico di fiori, piante, animali, del mondo marino con i polipi e gli argonauti, della figura umana maschile e femminile di tipo minoico, Ma gli artisti minoici creano oggetti dettati dalla locale civiltà, che possiamo dire micenea. Con varia articolazione ritmica degli uomini e degli animali si risolve il problema compositivo dello spazio triangolare della lama in questo raffinato stile miniaturistico, con briosa vena narrativa. La tholos micenea, largamente documentata in nove esempi a Micene, che fanno seguire lo sviluppo architettonico dal XV al XIV secolo è una delle espressioni più significative dell’architettura micenea. E’ probabile che l’ispirazione sia partita da quelle cretesi del Minoico Antico e Minoico Medio, ma nel continente elladico si trasforma in una creazione nuova. La camera circolare scavata nel pendio di una collina è rivestita con blocchi squadrati ad anelli restringentisi a formare una cupola ogivale a falsa volta, per gravitazione dei blocchi, la porta con stipiti ed architrave monolitici assume un triangolo di scarico, il lungo dromos si riveste progressivamente di blocchi, e lo sviluppo culmina nelle tholoi del XIV secolo dette di Atreo e di Clitennestra a Micene, con una perfezione dei rapporti proporzionali, con un metro monumentale, con una preziosa decorazione della porta a semicolonne, con lastre a rilievo sovrastanti, con applicazioni bronzee nella cupola. Noi non abbiamo palazzi delle prime dinastie micenee, scomparsi nelle ricostruzioni successive, ma quelli rimasti del XIV secolo presentano caratteri omogenei ed un impianto comune, che presuppone una elaborazione locale. Se la tecnica dei muri, l’uso dell’intonaco dipinto ci riportano a Creta, il palazzo miceneo è un’autonoma ed originale, profondamente diversa da quella minoica. La città micenea si impianta su acropoli che vengono saldamente difese da potenti cerchie di mura di grandi massi con tecnica ciclopica, con blocchi squadrati nei bastioni presso le porte. Le cinture vanno estendendosi e perfezionandosi progressivamente in varie fasi, e nel XIV secolo raggiungono una grandiosa monumentalità nella Porta dei Leoni di Micene. Lo spazio ristretto delle cittadelle impone un impianto raccolto e organico del palazzo centrale, che si accentra attorno ad una corte sempre più piccola di quella minoica, la omerica aulè, a cui si accede per un propileo, che a differenza del minoico è a due colonne. Sulla aulè si apre, sul lato opposto al propileo, il megaron, la sala di rappresentanza, che ha il suo trono sul lato destro. Il megaron si compone in un portico a due colonne e la sala del trono con focolare rotondo al centro circondato da quattro colonne che sostengono il soffitto piano, con un lucernario centrale per il fumo e l’aria. E’ un organismo assiale , simmetrico, tripartito, chiuso, opposto all’asimmetrica, aperta, traforata sala minoica. Se il gusto della decorazione è di ispirazione cretese, l’impianto muove dalla tradizione elladica della casa rettangolare con portico. Le pareti della sala minoica erano più frazionate e le pitture suddivise in fregi e pannelli; le ampie pareti del megaron fornivano un ampio campo unitario e i pittori micenei sviluppavano pitture complesse ispirate dai due temi della caccia e della guerra, che rappresentavano le qualità eroiche del dinasta. I temi compaiono sin dall’inizio della civiltà micenea nelle stele a rilievo che segnavano le tombe a fossa dei due circoli a Micene, dove erano narrati in stile angoloso e schematico, mentre sui magnifici castoni aurei degli anelli coevi sono interpretati in stile naturalistico minoico, e secondo la visione sintattica minoica. In pittura questi temi perdono la vivacità narrativa miniaturistica e le figure si scaglionano a vari livelli sull’unico piano dipinto a fondi uniti che cambiano colore forse in relazione alla stesura giornaliera delle varie pareti. La pittura micenea ama le teorie professionali di personaggi maschile e femminili. I rapporti stilistici e tematici della pittura micenea con quella di Cnossos, insieme con la somiglianza stretta della ceramica, dimostrano il contatto fra le due culture. Opere e artisti di Creta arrivano sul continente , ma forse la fase dello stile di Palazzo può veramente rappresentare un influsso della già minoicizzata arte micenea a Cnossos, con il tono aulico e cerimoniale delle corti micenee. Dalla Siria arriva l’avorio che fu largamente usato dagli artisti minoici e micenei pero pomi di spade, manici intagliati, ecc; i rapporti con la Siria e la Palestina sono già del resto indicati dalla tradizione e trovano confermerei sigilli babilonesi. L’arte dell’Elladico Tardo sviluppa una grande produzione di vasi dipinti, che in principio vede il perdurare di motivi marini e floreali precedenti con una crescente schematizzazione e semplificazione, insieme con lo sviluppo di grandi crateri decorati con temi micenei di carri in scene di caccia e di guerra, traduzioni in stile ceramico dei modelli pittorici parietali, produzione detta levanto-micenea. Nel XIII secolo si ha un’estrema schematizzazione di tutto il repertorio figurato, floreale e animale, in una visione ornamentale nuova, lineare, rabescante, che culmina nello stile serrato, mentre un deciso impoverimento mostra l’ultima produzione, dove culmina la semplice linea ondulata. La disorganizzazione e dissociazione dell’immagine si può seguire anche nelle gemme. Le cittadelle micenee subirono parziali distruzioni alla fine dell’Elladico Tardo e furono definitivamente distrutte nel 1200 a.C. Varie sono le opinioni degli storici anche in relazione delle diversa interpretazione dell’invasione dorica. Prima della catastrofe il mondo miceneo aveva dato prova della sua potenza nell’invasione di Troia, cantata da Omero. Troia aveva mostrato stretti contatti con la cultura micenea. Gli scavi archeologici sembrano confermare la tradizione omerica. Si è pensato che una lunga assenza di capi micenei abbia indebolito l’organizzazione politica delle corti, movimenti di popoli e crisi economiche contribuirono a determinare mutamenti nell’Egeo e il tramonto della cultura micenea. I palazzi non furono ricostruiti, le rioccupazioni delle cittadelle sono sporadiche e modeste, la fase sub-micenea del XII secolo segna una completa decadenza. Da questa crisi una nuova cultura nascerà: quella classica. Atene, che soltanto nel tardo miceneo era divenuta una cittadella fortificata con il palazzo dinastico, fu risparmiata, secondo la tradizione, dall’invasione dorica, e diverrà uno dei centri più attivi della nuova civiltà.

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poi le cicladi sono famosi anche per i templi dipteri in età arcaica e classica

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