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Digitale terrestre - Flop e possibile fallimento


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DTT: SARDEGNA E VALLE D'AOSTA FARANNO DA APRIPISTA

CAGLIARI- Sardegna e Valle d'Aosta saranno le prime regioni italiane a 'spegnere' il sistema analogico e a passare al digitale terrestre - almeno nelle aree principali - già entro il 31 gennaio 2006, dunque in anticipo rispetto al 31 dicembre, fissato dalla legge per la transizione definitiva al nuovo sistema.

Ad ufficializzarlo, i protocolli di intesa firmati oggi a Santa Margherita di Pula (Cagliari) dal ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri, dai presidenti della Regione Sardegna Renato Soru e della Valle d'Aosta Carlo Perrin e dal presidente dell'associazione DGTVi, Andrea Ambrogetti.

"Queste intese - ha sottolineato Gasparri - dimostrano che non c'é solo la volontà di non procrastinare il traguardo verso il digitale, ma semmai di anticiparlo. Nella Finanziaria 2005 sono stati stanziati 10 milioni di euro per le aree 'all digital', cioé destinate ad anticipare questo passaggio, e sono state scelte queste due regioni per caratteristiche e numero di abitanti. Sarà compito e impegno di tutti, comprese Rai, Mediaset, La7 e tutti gli operatori locali, cogliere questa occasione per diffondere servizi di t-government e trasmettere anche contenuti relativi alle attività istituzionali".

Si tratta di "un momento storico", ha commentato Ambrogetti. "Da domani inizia un lavoro importante, in vista di un obiettivo ambizioso: spegnere il 31 gennaio 2006 il segnale analogico in via sperimentale nei capoluoghi di provincia di queste due regioni, per estenderlo poi al resto delle aree. E' una novità che interessa circa 400mila famiglie e che richiede il massimo impegno, anche a livello di informazione: bisognerà spiegare a tutti che cosa succede e con quali modalità". Ministero e regioni si sono dati trenta giorni di tempo per approfondire in dettaglio le iniziative da intraprendere.

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anche se...

DTT travolto dalla fretta tutta italiana?

Ci sono paesi molto più avanti nella diffusione del DTT ma non intendono lasciare l'analogico così presto. Breve viaggio di Punto Informatico nella situazione del digitale terrestre in alcuni dei paesi-chiave

Roma - La Tv digitale in Italia langue e molti dei "servizi interattivi" che dovevano sfruttare il nuovo mezzo ed aiutare il cittadino sembrano già morti nella culla.

Parlando oggi con gli amministratori dei nostri enti locali circa le sperimentazioni sul digitale terrestre, l'idea che se ne ricava è quella di una brusca frenata. Scemato l'entusiasmo iniziale, si cerca di trovare risposte ai problemi concreti che sono sorti con la sperimentazione. Si naviga a vista. Per esempio a Bologna il dirigente comunale del settore tecnologico, Osvaldo Panaro, al riguardo confessa: "Siamo partiti l'anno scorso a spron battuto credendo nelle potenzialità della tecnologia. Oggi siamo più dubbiosi sulla efficacia, per una serie di motivi: diffusione molto lenta, utilizzo dei decoder troppo diversi, molti problemi legati ai pardigmi di navigazione tutti da capire, assenza assoluta di feedback". Eppure si era partiti con una sperimentazione di sei mesi con grandi gruppi che è servita a capire le difficoltà del mezzo.

La diffusione è ancora scarsa ed i problemi irrisolti si sono accantonati per pensare ad altro, con buona pace, almeno per ora, del t-government. Eppure lo switchoff, il momento in cui si abbandonerà la Tv tradizionale per il solo DTT, è dietro l'angolo (subito nel gennaio 2006 per Val d'Aosta e Sardegna, fine 2006 per tutte le altre regioni).

Andando a curiosare in quel che succede negli altri paesi maggiormente sviluppati si scopre che la conversione al DTT soltanto in Italia è stata programmata per il 2006. Altrove se ne parla in termini ben diversi: dal 2007 in poi; con molti, come il Regno Unito, dove la diffusione DTT è già molto avanti, che non hanno alcuna intenzione di lasciar cadere la Tv tradizionale per altri 5, 6 o 7 anni.

Questo si traduce nella possibilità per gli utenti di acquistare decoder più evoluti e a prezzo migliore tra qualche anno, per le sperimentazioni di procedere senza accelerate d'ufficio e per i primi canali digitali di concorrere l'uno con l'altro alla creazione della propria audience: il tutto in un quadro che sembra condiviso dai diversi attori, non come accade in Italia, dove il DTT è da tempo nel mirino di consumatori e contribuenti.

Ma ecco un breve excursus nella situazione del DTT in alcuni dei paesi ricchi.

USA

Si è iniziato a parlare di DTT dal ‘93. Oggi gran parte del lavoro è stato portato a termine. L'anno prossimo si stima che tutto il territorio sarà coperto.

Il Senato, qualche giorno fa, ha fissato il nuovo limite inderogabile per le società radiotelevisive per le trasmissioni analogiche. Il D(igital) Day è stato fissato per il 7 aprile 2009 e non potrà essere prorogato poiché è stato incluso nel piano finanziario quadriennale.

Quella data considerata "opportuna", secondo il Governo, dovrebbe permettere a milioni di americani di comprare il decoder per le loro vecchie tv. Spesa stimata totale: 3 miliardi di dollari. Gli stanziamenti statali tuttavia dovrebbero ammontare almeno a circa 1 miliardo di dollari.

Per l'Associazione nazionale delle emittenti lo spostamento della data al 2009 rappresenta una vittoria per milioni di americani, che rischierebbero di rimanere senza segnale a causa di un passaggio al digitale più ravvicinato.

Il Senato ha inoltre stanziato un altro miliardo di dollari per le nuove tecnologie di trasmissione delle radio digitali.

Insomma il paese che corre, e va sulla Luna, stima equo il passaggio analogico-digitale in 4 anni.

UK

È il paese, secondo alcune fonti, a più alta penetrazione di DTT nel mondo. Le emittenti stanno lavorando molto in questo campo e la sperimentazione è arrivata già al secondo anno. Il problema anche qui era quello di assicurare comunque il segnale a chi possedeva apparecchi tv vecchi. E ci sono siti di interesse pubblico, come questo, che cercano di offrire una utile guida e risposte a ogni quesito degli utenti. Da parte sua Ofcom, l'Autorità indipendente per le comunicazioni, informa che il Governo britannico, a settembre, intende sostituire il segnale analogico televisivo con quello digitale entro quattro anni, con un programma a tappe a partire dal 2008. Dunque, per la fine del 2012 il segnale sarà interamente digitale.

Al momento, sempre secondo Ofcom, il 63 % delle famiglie britanniche segue la tv digitale con un incremento mensile di 200mila famiglie.

Si stima che un 10% del totale delle famiglie sia restio al cambiamento volontario o trovi difficoltà. Il prezzo del decoder entro il 2008 non supererà le 26 sterline. Il costo medio per due televisioni ed un videoregistratore è stimato in 132 sterline, il consumo energetico delle apparecchiature digitali si aggira tra le 2 e le 8 sterline annue. Riuscire a convincere lo zoccolo duro del 10 per cento a passare al digitale negli anni 2008-12 costerà alla comunità 572milioni di sterline (vedi anche il Digital TV Action Plan).

Sono 13 milioni gli inglesi che sono passati al DTT.

Germania

Il processo ha previsto due tappe ed è iniziato nel 2003. Le trasmissioni digitali sono partite in fase sperimentale nelle regioni di Berlino e Brandeburgo, dove vengono offerti più di 20 canali e dove il DTT è diventato il vero competitor della tv via cavo.

Dalla fine del 2004 le trasmissioni digitali hanno raggiunto quasi tutto il resto del paese e durante il 2005 dovrebbe essere completata la transizione anche per la radiodiffusione digitale. La situazione è variegata per la presenza sia di tv satellitari che via cavo ed il rallentamento del processo di digitalizzazione, secondo molti, sarebbe causato dalla presenza monopolistica passata di Deutsche Telekom. Secondo i più, avrebbe impedito l'aggiornamento e nuovi investimenti nel settore.

Lo switchoff è comunque previsto per il 2010.

Francia

È piuttosto in ritardo sulla copertura del DVB-T. Dopo un breve periodo di sperimentazione, alcuni canali hanno cominciato a trasmettere in digitale. I principali canali nazionali (TF1, France2, France 3, Canal+) trasmettono in digitale, sia in chiaro che criptato. Altri canali digitali a pagamento si stanno affacciando in questi mesi utilizzando il formato MPEG4, diversamente dal resto d'Europa che invece utilizza l'MPEG2.

La fine dell'analogico è previsto per la fine del 2007 per i 14 canali presenti.

A settembre 2005 appena metà della popolazione era raggiunta dal segnale sperimentale mentre si stima che entro il 2006 la popolazione in grado di percepire il segnale digitale arriverà al 65%. Sempre secondo le previsioni, al momento della chiusura delle trasmissioni analogiche il 15 per cento rimarrà al buio (sempre che l'attuale termine non sia procrastinato).

Altri paesi

Per il resto c'è da segnalare che la Russia avrà bisogno ancora di un decennio almeno per il passaggio al digitale. Al momento, esiste un solo canale attivo con molti problemi di ricezione. Si stima che entro 6 anni metà dei russi avrà un decoder. L'analogico andrà in pensione il 2016.

Il Giappone tecnologico ha adottato un unico sistema, l'ISDB-T. Le trasmissioni sono iniziate a dicembre 2003 nelle principali città. L'analogico cesserà il 24 luglio 2011.

I prossimi swithoff previsti sono (oltre l'Italia, e parte della Svizzera, tra i primissimi) il 31 agosto 2007 per la Finlandia, il 2007-2008 per Nord Irlanda, il 2010 per la Spagna (che ha anticipato dal 2012).

Tuttavia secondo alcuni studi l'ultima trasmissione analogica terminerà intorno al 2030.

Alessandro Biancardi

http://punto-informatico.it/p.asp?i=56330

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io guardo tutta la tv via sat... tranne le locali...

Peccato che nn riesco a leggete txt vari :evil:

Mio fratello ha preso il ricevitore terrestre, lo usa abbastanza.

"The great enemy of the truth is very often not the lie -- deliberate, contrived and dishonest -- but the myth -- persistent, persuasive and unrealistic"

(John Fitzgerald Kennedy)

"We are the Borg. Lower your shields and surrender your ships. We will add your biological and technological distinctiveness to our own. Your culture will adapt to service us. Resistance is futile!"

"Everyone is entitled to their own opinion, but not their own facts!"

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  • 2 settimane fa...
Digitale terrestre verso l’addio

Lo slittamento nel decreto «milleproroghe». Venduti solo 3 milioni di decoder. Fallimento dell'intera strategia finanziata dallo Stato

Tv digitale terrestre, addio. Se ne riparlerà più avanti.

Senza grandi clamori, è lo stesso governo che si appresta a sancire lo slittamento di due anni della data prevista per lo switch off, come viene definito lo «spegnimento» dell’attuale segnale televisivo analogico (quello che oggi si vede nelle case di tutti gli italiani) per lasciare il posto esclusivamente al digitale. Domani, infatti, il Consiglio dei ministri dovrebbe approvare all’interno del decreto cosiddetto «milleproroghe» anche l’articolo 28 sulla «conversione in tecnica digitale del sistema televisivo su frequenze terrestri». Poche parole in perfetto burocratese, ma dal significato chiarissimo: «all’articolo 2-bis, comma 5 del decreto legge 23 gennaio 2001, numero 5, convertito con modificazioni dalla legge 20 marzo 2001 numero 66, le parole "entro l’anno 2006" sono sostituite dalle seguenti "entro l’anno 2008"». Un rinvio per certi aspetti atteso: nessuno credeva più che gli oltre 20 milioni di famiglie italiane potessero correre in massa ad acquistare entro la fine dell’anno prossimo i decoder necessari per ricevere la «nuova» tv. Ma la scelta di rinviare la scadenza sembra oggi prefigurare il fallimento dell’intera strategia, finanziata dallo Stato con tre anni di contributi pubblici per l’acquisto dei decoder. A minacciare il futuro del digitale terrestre sono innanzitutto le nuove tecnologie con le quali è ormai possibile vedere i programmi tv. Innanzitutto internet, come testimonia l’esperienza di FastWeb o i recenti accordi grazie ai quali Telecom Italia sta cominciando a offrire contenuti video in adsl. Senza contare il satellite o, addirittura, i telefoni cellulari di nuova generazione.

«Il digitale terrestre non è affatto un’ossessione italiana ma un obiettivo europeo - ha ribadito ieri il ministro delle Comunicazioni, Mario Landolfi -. Consentirà l’e-government, la formazione a distanza e una serie di possibilità che vanno dalla prenotazione di una visita specialistica al pagamento di una bolletta». Finora però, nonostante i contributi del governo, soltanto 3 milioni e mezzo di italiani hanno acquistato il decoder. Che oggi, tra l’altro, consente di vedere i programmi Mediaset, Rai, La7 e poco altro. Troppo pochi. Basta pensare che solo la tv satellitare di Sky conta oltre 3 milioni di abbonati. E una serie di promesse, dai servizi civici (l’e-government, appunto) fino all’interattività, sono ancora di là da venire. Tanto che ieri la giunta regionale sarda (di una Sardegna che, insieme alla Valle d’Aosta, avrebbe dovuto passare al digitale terrestre già a gennaio 2006) ha deciso di bloccare il finanziamento di 10 milioni di euro con cui doveva concorrere alla diffusione dei decoder e di dirottare la cifra verso il progetto Medir, che prevede la messa in rete delle strutture sanitarie e la costruzione del fascicolo sanitario elettronico dei cittadini. «Il finanziamento per la tv digitale terrestre era legato all’esigenza di offrire un servizio migliore ai cittadini e di favorire l’offerta di servizi innovativi - ha spiegato il governatore Renato Soru -. Ma questi obiettivi appaiono difficilmente raggiungibili».

Giancarlo Radice

01 dicembre 2005

Ecco che dopo aver buttato centinaia di milioni di Euro di soldi pubblici (solo negli ultimi due anni e solo per gli incentivi ai decoder 220 milioni di euro), il digitale terrestre itaòliano si rivela per quello che è.

Non un irrinunicabile e inarrestabile progresso tecnologico nel campo dell'informazione, ma un mezzuccio per dribblare una volta di più le leggi nazionali sull'accentramento della proprietà dei mezzi di informazione e sul conflitto di interessi, senza una vera utilità sul mercato e senza un vero futuro.

Con tre risultati principali:

- centinaia di milioni di euro finiti dritti in tasca a produttori e importatori di decoder digitali terrestri economici

- un ottimo mezzo per le reti private di fare altri soldi con i servizi a pagamento (calcio, film ecc.) senza dover spendere un euro per crearsi le infrastrutture.

- un fallimento in termini di impatto sul territorio e di avanzamento tecnologico: solo 3 milioni di decoder acquistati e quasi tutti di prima o seconda generazione cioè incapaci di una qualsiasi interattività (i primi) o del tutto insufficienti ad accogliere i nuovi servizi che il digitale terrestre dovrebbe offrire (quelli della seconda generazione). Praticamente un sacco di apparecchi che fra un anno o due sarebbero all'80% inutili.

Ma la cosa più grossa è che forse il digitale terrestre non andrà mai del tutto in porto poichè sarà probailmente superato da altre tecnologie che, pur non dopate, hanno uno sviluppo più costante e incisivo.

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Il decoder venduto è una cosa già oggi obsoleta per una miriade di motivi

Considerate inoltre che in tempi relativamente brevi si passerà all'alta definizione che è poi il motivo per cui ci sono tanti plasma e lcd a prezzo di realizzo. Tra due anni quegli apparecchi saranno vecchissimi ed è il motivo per cui in molte altre nazioni ormai non si vendono più e come al solito li rifilano al mercato dei tonti o disinformati italiani

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