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La Ducati torna italiana, tramite Bonomi


Guest DESMO16

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Guest DESMO16

La Ducati torna italiana. Affare fatto con Bonomi.

Il fondo americano Tpg, dopo nove anni, cede il controllo dell'azienda.

La quota di maggioranza passa alla famiglia milanese Bonomi che rileva

un pacchetto di poco inferiore al 30 per cento del capitale azionario

BOLOGNA' date=' 3 DICEMBRE

La bandiera a stelle e strisce non sventolerà più

sul pennone degli stabilimenti Ducati di Borgo Panigale. L’accordo per

il passaggio del pacchetto di maggioranza della Ducati Motor dal fondo

statunitense Tpg nelle mani del fondo Investindustrial del gruppo Bonomi

è stato raggiunto ieri sera a Londra.

L’agreement è stato siglato dal management della Tpg (Texas Pacific

Group) e da quello della Investindustrial, il fondo di Carlo e Andrea

Bonomi di Milano.

Secondo le prime indiscrezioni, la transazione riguarda un valore di

poco inferiore al 30% della Ducati. Il pacchetto del fondo Usa è di

circa il 34% e rimarrà il controllo del 3%. Non è stata fornita nessuna

notizia sull’importo dell’operazione, che dovrà essere perfezionata

nelle prossime settimane; tuttavia le azioni sono passate di mano a 0,85

euro ciascuna mentre hanno chiuso alla Borsa di Milano a 1,04.

La percentuale precisa del passaggio delle quote è, infatti,

determinante in quanto se l’acquisto supera il 29,9% delle azioni,

scatta obbligatoriamente l’Opa (Offerta pubblica di acquisto).

La notizia dell’ingresso di Investindustrial in Ducati Motor non ha

sorpreso gli ambienti finanziari. Infatti da alcuni mesi il presidente e

amministratore delegato della Ducati Motor, Federico Minoli, aveva

avviato stretti contatti con i Bonomi, grazie anche a una consolidata

amicizia e a un rappoprto di stima reciproca con Carlo Bonomi.

«Ho la sensazione — aveva detto Minoli a settembre, al suo ritorno da

Boston — che il passaggio delle azioni possa avvenire entro la fine

dell’anno. E sono sicuro che se si troverà l’accordo sarà un’opportunità

molto importante per la nostra azienda perchè i Bonomi sono persone

molto serie e hanno sempre ammirato la Ducati e la popolarità di questa

casa nel mondo».

Perché il fondo Tpg ha deciso di passare la mano ai Bonomi? «Nove anni

dopo l’acquisto della Ducati da parte del fondo Usa — disse Minoli —,

credo sia arrivato il momento di un pasaggio delle azioni. Oltretutto

Tpg ha annunciato di voler uscire entro il 2005. E non dimentichiamo —

spiegò il presidente di Ducati Motor — che è inusuale una partecipazione

così lunga nel tempo della Tpg: normalmente questo fondo entra in

un’azienda e rimane sui tre-quattro anni».La spiegazione? «Beh,

significa che per Tpg la Ducati è un fiore all’occhiello e soprattutto

ha dato una forte visibilità a livello globale. Questo mi pare chiaro —

commentò Minoli — e non dimentichiamo che Tpg ha guadagnato tutto

l’investimento fatto nove anni fa se pensiamo che allora ha comperato a

0,6 dollari per azione e ha venduto una parte a 3,9».

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E le altre quote di partecipazione in Ducati? Giorgio Seragnoli ha il

circa il 5%, Harris Associates altrettanto, mentre circa il 52% è in

mano al mercato. E da ieri mattina Columbia Wanger Asset (gruppo Bank of

America) detiene il 6, 4465 di DucatiLa quota è detenuta in qualità di

gestore, tra gli altri, dal fondo Coilumbia Acorn che possiede il 2,735%.

Soddisfazione tra i dipendenti della casa di Borgo Panigale. «La cosa

più importante — ha detto un manager che ha chiesto l’anonimato — è il

fatto che l’azienda rimane in Italia e si prospetta un programma di

crescita».[/quote']

Da il Carlino

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sempre sostenuta la necessità che i simboli dell'industria italiana sia di proprietà italiana.

ma il caso Ducati insegna che c'è gente in giro non italiana capace di valorizzare il carattere nostrano e fare utili. cosa che a noi non riesce sempre....

da ducatista, incrocio le dita. e ringrazio gli americani per il lavoro svolto in questo decennio.

Ciao

Luxan

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"... La cosa

più importante — ha detto un manager che ha chiesto l’anonimato — è il

fatto che l’azienda rimane in Italia ..."

...bla bla bla bla bla bla... spero solo che non facia il fine della Benelli ! ::~

"The trouble with the world is that the stupid are cocksure and the intelligent are full of doubt." -Bertrand Russell

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Guest Riccardo
sempre sostenuta la necessità che i simboli dell'industria italiana sia di proprietà italiana.

ma il caso Ducati insegna che c'è gente in giro non italiana capace di valorizzare il carattere nostrano e fare utili. cosa che a noi non riesce sempre....

da ducatista, incrocio le dita. e ringrazio gli americani per il lavoro svolto in questo decennio.

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Ecco appunto speriamo che facciano le cose come si deve e vadano avanti cosi!!!

No, speriamo che vadano avanti molto meglio di così...

Ricordo che hanno perso nel 2005 rispetto al 2004 oltre il 15 per cento di vendite e giustamente hanno preferito non presentare nulla di nuovo...

Ah, già la Monster S4Rs, siamo a posto...

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Guest DESMO16
gruppo Usa ha annunciato di aver siglato un'intesa con la finanziaria Bonomi

per la possibile cessione di una parte della propria partecipazione azionaria

La ducati torna italiana

Da Texas Pacific a Bonomi

Smentito a fine agosto, il passaggio di mano di quasi tutto il pacchetto di azioni Ducati dal Texas Pacific Group alla Investindustrial di Andrea Bonomi sembra invece ora in dirittura d'arrivo. E lo storico marchio motociclistico - sulla cui sella corrono campioni come Loris Capirossi e, dalla prossima stagione, Sete Gibernau - potrebbe tornare ad essere italiano.

Il gruppo Usa ha infatti annunciato di aver siglato un'intesa con la finanziaria di Bonomi per la possibile acquisizione, da parte dei quest'ultima, di "una parte significativa" della propria partecipazione azionaria in Ducati Motor Holding, a un prezzo per azione di 0,85 euro. Si tratta - precisa la nota - di una quota pari a "un'azione in meno rispetto al 30%", mentre il restante circa 3% di azioni Ducati resterebbe nelle mani del Tpg, che "sarà libera di disporre in ogni momento e secondo le modalità da essa discrezionalmente prescelte".

Certo, precisa la nota del Texas Pacific Group, l'intesa "non è vincolante", e "si limita a riflettere gli attuali proponimenti delle parti, e non attribuisce alcuna esclusiva ad Investindustrial", ma gli advisor LAzard e Cleary Gottlieb per Tpg, e Mediobanca e Studio Chiomenti per Investindustrial) sono già al lavoro.

Per permettere che l'operazione proceda, infatti, Ducati dovrebbe infatti ottenere - tra l'altro - determinate autorizzazioni da parte delle banche creditrici, sulla base degli accordi di finanziamento in essere, e l'accordo delle banche stesse a ulteriori modifiche, compresa la conversione di parte del debito a breve in debito a medio termine.

In particolare, nel marzo scorso Unicredit aveva organizzato un finanziamento di 73,3 milioni di euro per la casa motociclistica bolognese, necessari per il rimborso di precedenti prestiti obbligazionari e finanziamenti bancari.

Meno di un mese fa, nel rendere noti i dati dei primi nove mesi di quest'anno, Ducati ha sottolineato il calo del debito netto della società (sceso a 129,9 milioni, contro i 150,5 del 31 dicembre 2004), parallelo però a un calo dei ricavi (-10%) e delle vendite (-10,5%). "Il quarto trimestre avrà certamente un andamento positivo - aveva però assicurato il presidente e amministratore delegato, Federico Minoli - grazie alla consegna di circa 3.5000 moto Sport Classic ad alto margine già prenotate dai nostri clienti".

Ieri, in Borsa, il titolo Ducati ha chiuso a 1,039 euro, in rialzo dello 0,29%.

"Investindustrial - ha spiegato in una nota il presidente e ad della Ducati, Federico Minoli - è il partner che avevamo sempre auspicato per il rilancio dell'azienda. Il passaggio di quote garantisce quelle certezze di cui Ducati ha bisogno per proseguire nella sua crescita e nel raggiungimento dei traguardi che le spettano".

L'intesa, ha aggiunto ancora, "è sottoposto all'approvazione delle Banche della Ducati. Lavoreremo con tutte le nostre banche di riferimento sotto la guida di Unicredito Banca Mobiliare per concluderla efficacemente e nel più breve tempo possibile. Ci aspettiamo di operare con tranquillità e armonia - ha concluso Minoli - condividendo sforzi e soddisfazioni con i nostri partner appassionati e orgogliosi del successo della moto Italiana nel mondo".

(4 dicembre 2005)

da Repubblica

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