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lo spessore politico di Mastella


ludico

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riporto questa intervista da "il giornale". Tralasciando l'ormai saturo discorso sulle coppie di fatto, mi sono soffermato con stupore sulla maniera grossolana e indelicata con cui dice di voler già spartirsi il potere e ricattare l'unione.

Voi cosa ne pensate?

Onorevole Mastella, è vero che da quando nel programma del centrosinistra sono state inserite le «unioni civili», anche tra coppie omosessuali, lei nell'Unione si sente stretto?

«Vorrei vedere».

Ma davvero le dà fastidio?

«Non mi piacciono i trucchi linguistici: le chiamino come vogliono, anche Pasquale, sempre coppie di fatto sono. E che io non ami le coppie di fatto gay è noto».

Un tempo lei era il più liberale dei post-democristiani.

«Lo sono ancora: ognuno è libero di fare quel che vuole a casa sua, non di fronte allo Stato: il matrimonio fra uomo e donna è un'altra cosa, la famiglia riconosciuta dalle istituzioni deve restare quella».

Però poi lei è andato da Anna La Rosa, a Tribuna politica, a dire che c'è una «coppia di fatto», quella tra lei e Casini, che non le dispiace.

«L'unica unione civile che trovo civile è quella politica. Io e Pier poi siamo sempre stati amici, non è un mistero: ora siamo tornati anche in sintonia».

Veramente io ero rimasto che avevate litigato. Il richiamo della foresta post-democristiano la solletica?

«Io e Casini abbiamo avuto un periodo glaciale dopo la rottura. Fisiologico, direi. Ma ci unisce sempre un progetto: il centro».

Ma lei sta nel centrosinistra e Casini nel centrodestra: le pare differenza da poco?

«Voi giornalisti non avete ancora capito: è cambiata la legge elettorale. Stiamo tutti e due al centro».

Ma lei è nel centrosinistra!

«Non è corretto: ci sto - per ora - fino al 27 gennaio».

Perché, il 28 che succede? La collocazione dell'Udeur scade come gli yogurt?

«No, il 28 si celebra il nostro congresso straordinario».

Vuol dirmi che potreste cambiare coalizione? È un bluff.

«Per nulla: l'unica cosa certa è che dopo il voto non resto... zitello. Vedremo poi dove guarda questo centro: nulla sarà come prima, dopo le elezioni».

Vuole usare il congresso per cambiare rotta?

«Venga a vederlo e lo saprà».

Ma lei si immagina più facilmente di centrosinistra o di centrodestra?

«Mi immagino... agobilancista, in ogni caso».

Cioè?

L'Udeur con la nuova legge e la sua forza, può raddoppiare le proprie rappresentanze. Si è scordato chi è arrivato terzo alle primarie dell'Unione?»

Lei.

«Bravo: adesso faccia di conto, e capirà: se io confermo il dato delle primarie, prendo tre senatori in Campania, uno in Basilicata, uno in Puglia, uno in Sicilia, in Calabria sicuramente un altro, e poi, se mi dice bene, uno in Sardegna, e forse persino uno nel Lazio. All'estero, poi...».

Ma come, pensa di eleggerne uno anche tra i dodici deputati e i sei senatori degli italiani all'estero?

«Altri due, a dire il vero. All'Ulivo dico: se ci volete in coalizione, uno ce lo dovete dare».

E sennò che fa, va da solo?

«Perché, non mi crede in grado? Ha scordato che alle primarie sono arrivato primo in Argentina? secondo in Australia e in Francia... Se l'Unione continuasse a fare come se io non esistessi e non mi desse neanche un posto potrei anche correre da solo: però poi loro li perdono tutti».

Ma perché dovrebbero dargliene uno, scusi?

«Perché senza di me restano fottuti. E poi chi ci vogliono mettere in America: uno del Pdci col colbacco? Siamo seri: solo con me vincono».

Le diranno «prepotente».

«Chi, io? Ma scusi: D'Alema - lo sanno anche i sassi - si prenota per la presidenza della Camera (se gli va male) e per la presidenza della Repubblica (se gli va bene). Anche Bertinotti sta facendo un pensierino per Montecitorio. Marini si è messo in lista per Palazzo Madama. Tutti sanno che Fassino vuole andare al governo. E che, l'unico fesso sono io?».

Però lei si candiderà al Senato, dove sa che ogni voto dell'Udeur diventa determinante.

«Sì, ma non lo dica come se fosse un furto: è democrazia. E aggiungo che va cambiato il regolamento parlamentare: a chi supera lo sbarramento bisogna riconoscere il diritto di far gruppo a sé».

Ma lei è sicuro che lo supera?

«Guardi, nell'Unione sono l'unico su cui i bookmaker scommettono: da dieci anni i cespugli passano e Mastella resta».

E la... convivenza con Casini?

«Non raccolgo la malizia. E le dico di più: vorrei che con questi amici centristi siglassimo un patto di programma comune a prescindere dalla coalizioni».

Che c'è, dopo il «patto Segni» il «patto Mastella»?

«Patto Mastella, Casini, Rotondi, faccia lei: un patto su valori e programmi: famiglia, coppie di fatto, aborto».

Perché?

«Siamo gli unici che possiamo permetterci di dire fin d'ora agli elettori cosa faremo sui temi etici. Le pare poco?».

(Luca Telese)

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«Perché, non mi crede in grado? Ha scordato che alle primarie sono arrivato primo in Argentina? secondo in Australia e in Francia... Se l'Unione continuasse a fare come se io non esistessi e non mi desse neanche un posto potrei anche correre da solo: però poi loro li perdono tutti

il dramma di questo splendido esempio di animale politico da abbattere con fucile da rinoceronti, non è tanto lui stesso e le sue agghiaccianti idee, politiche e non, ma il fatto che ci sia qualcuno sulla faccia della terra che gli permette di sopravvivere politicamente, illudendosi che lui possa mai fare gli interessi degli elettori, se non regalare qche posto di lavoro clientelare...

Vado a vomitare.

"The great enemy of the truth is very often not the lie -- deliberate, contrived and dishonest -- but the myth -- persistent, persuasive and unrealistic"

(John Fitzgerald Kennedy)

"We are the Borg. Lower your shields and surrender your ships. We will add your biological and technological distinctiveness to our own. Your culture will adapt to service us. Resistance is futile!"

"Everyone is entitled to their own opinion, but not their own facts!"

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per essere sepolto al triangolo delle bermuda xò... non certo x lasciarli a piede libero!!

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non ditelo a me che mi sa che me lo ritrovo nel mio collegio... :(

Alle ultime politiche un mio vicino mi ha chiesto persino di votare per Lui... :pz

Cmq nell'intervista non c'e' niente di nuovo. Alla fine dice le stesse cose da un bel po', e almeno gli va dato atto che e' "coerente" nel suo provare (e a volte riuscire) a cambiare coalizione ogni legislatura...

insomma alla fine della DC lui non si e' ancora rassegnato. E c'e' ancora chi il voto glie lo da

Italians do it better

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non ditelo a me che mi sa che me lo ritrovo nel mio collegio... :(

Alle ultime politiche un mio vicino mi ha chiesto persino di votare per Lui... :pz

Cmq nell'intervista non c'e' niente di nuovo. Alla fine dice le stesse cose da un bel po', e almeno gli va dato atto che e' "coerente" nel suo provare (e a volte riuscire) a cambiare coalizione ogni legislatura...

insomma alla fine della DC lui non si e' ancora rassegnato. E c'e' ancora chi il voto glie lo da

Da quello che ho capito sei di Benevento,quindi rischieresti di trovartelo come sindaco :( se gli danno la candidatura.

Per quanto siano deprecabili le sue parole in quest'intervista,bisogna dire che per lo meno che ha una sua "onestà" di fondo dicendo cose che altri ex DC non direbbero mai.

Comunque ho qualche dubbio sul fatto che lascerà l'Unione, dato che attraverso i suoi assessori nelle regioni del csx, controlla un discreto potere clientelare, eppoi cosa dirà la moglie se la defenestrano da presidente del consiglio regionale della Campania :D.

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parola di pentito:

Le rivelazioni dell'ultimo pentito di mafia

Ribaltone e invito a Mastella: avrai la Camera

Al matrimonio di Francesco Campanella c’erano anche Cuffaro e l’attuale deputato Udc e sottosegretario al Lavoro Saverio Romano

DAL NOSTRO INVIATO

PALERMO - L’ultimo pentito di mafia è un impiegato di banca, ha 33 anni e viveva a Villabate, 20 chilometri a est di Palermo; ultimo domicilio in via Giovanni Falcone. Più che le cosche ha frequentato i partiti politici e le segreterie dei potenti. Per lo più quelli di centro. A 14 anni era nell’Azione cattolica, poi entrò nel movimento giovanile della Dc, quindi passò all’Udeur. È stato presidente del Consiglio comunale di Villabate, sciolto per infiltrazioni criminali. Francesco Campanella frequentava i politici e i politici frequentavano lui. Anche quelli che, stando ai suoi racconti, facevano accordi e affari con Cosa Nostra. Come lui, del resto. Per questo ora è considerato una mina vagante. Ma prima, i politici non disdegnavano di condividerci discorsi e opinioni. Il governatore della Sicilia, Totò Cuffaro, perfino la casa di Roma. Particolari che, dopo il «pentimento», sono finiti nei verbali raccolti dalla Procura antimafia di Palermo.

Al matrimonio di Campanella, l’11 luglio 2000, tra gli ospiti d’onore c’erano Cuffaro, Clemente Mastella, l’attuale deputato Udc e sottosegretario al Lavoro Saverio Romano. Il ministro Totò Cardinale era invitato, ma «mandò un telegramma dicendo che era fuori e non poteva partecipare». Gli invitati festeggiavano a Villa Filangeri, ma il tavolo dei politici fu presto tempestato di telefonate perché al Palazzo della Regione si stava consumando il rovesciamento della maggioranza dal centrosinistra al centrodestra. Cuffaro cambiò schieramento, Mastella no. I due litigarono, e quando Campanella tornò dal viaggio di nozze organizzò un incontro a Roma. «Portai Cuffaro da Mastella - racconta il pentito in uno dei tanti interrogatori ai pm antimafia -, che lo ricevette sulle scale, non lo fece neanche entrare a casa. Gli disse: "Cosa vuoi?" e Cuffaro disse: "Sono stato dal Cavaliere, questo ci prende a tutti, vieni con me perché io faccio il presidente della Regione e tu fai il presidente della Camera». Mastella sgranò gli occhi, mi guardò e mi disse: "Gielo dici tu che è cretino o glielo dico io?"».

Effettivamente l’anno successivo Cuffaro fu eletto governatore della Sicilia per il centrodestra, sotto le insegne del Ccd-Cdu poi diventato Udc. Campanella restò dalla parte di Mastella e divenne segretario giovanile dell’Udeur. Voleva restituire le chiavi della casa romana a Cuffaro, che le rifiutò: «Per cui io continuavo a dormire a casa di Cuffaro... Continuava questa convivenza, anzi addirittura lui mi chiedeva di dargli tutte le informazioni del centrosinistra relativamente alle elezioni politiche, perché io partecipavo a tutta una serie di riunioni...». Questo delle informazioni sembra un chiodo fisso di Cuffaro. Tanto che nel settembre scorso, quando Campanella sta riempiendo i primi verbali considerati attendibili dai magistrati di Palermo, chiese a un comune amico «se aveva notizie di questa collaborazione e su cosa io stessi dicendo di lui...». Nel 2003, invece, fu lu stesso Cuffaro ad avvisare Campanella in un incontro (negato dal governatore) avvenuto nel garage della Regione, lontano da sguardi indiscreti: «Era stravolto e mi disse "Tu sei nei guai perché sei controllato, c’è un’indagine a tuo carico, sei controllato dalla magistratura... Tu, Mandalà e tutta la comarca ...».

Mandalà è un nome di rispetto a Villabate: papà Nino è stato arrestato, ora è libero per scadenza termini, imputato di mafia in attesa di giudizio; il figlio Nicola (quello che con Campanella si vantava di «tenere» Provenzano nel 2003, quando gli organizzò il viaggio a Marsiglia contando anche sulla collaborazione di Campanella) è in galera da gennaio. Anche lui accusato di mafia. Gente che, stando ai racconti nel neo-pentito, faceva e disfaceva le candidature in quel lembo di Sicilia. Per esempio alle elezioni politiche del 2001: «Mandalà mi disse che Saverio Romano era stato autorizzato a candidarsi in quel collegio come precedentemente Gaspare Giudice (deputato di Forza Italia, imputato di associazione mafiosa nello stesso processo contro Nino Mandalà, ndr ) perché in quel collegio non c’è candidato che non è espressione della mafia». Lo stesso Mandalà volle inserire nelle liste elettorali Giuseppe Acanto, e Campanella commenta: «Io mi stranizzai che Cuffaro non se ne lamentasse, anche perché conosceva lo spessore criminale di Mandalà, ma era visibilmente preoccupato di un’altra cosa... Dice "io ho un problema, devo fare Borzacchelli deputato"», riferendosi all’ex-maresciallo Antonio Borzacchelli, arrestato nel 2004.

Campanella chiese a Cuffaro perché tenesse tanto a quella candidatura ed ecco la risposta riferita dal pentito: «E’ un carabiniere, ci serve perché ci protegge da tutto il meccanismo delle indagini». Per ogni necessità, spiega il politico-pentito, Cuffaro aveva dei referenti. Come quando, da assessore regionale all’agricoltura, intervenne sul Patto territoriale di Bagheria: «Grazie all’onorevole Cuffaro riuscimmo di notte a falsificare le carte di un’impresa di Villabate facendola passare da non aggiudicataria ad aggiudicataria di un contributo di un miliardo di lire». Per quella storia, accusa Campanella, fu concordata una tangente, ma lui di soldi a Cuffaro dice di non averne mai dati: «Lui settorizzava». E ricorda di quando si trattò di pagare la propaganda elettorale dopo le Europee del ’99 a una tipografia di Bagheria, che per ironia della sorte si chiama Provenzano. L’Udeur versò un contributo di 90 milioni, ma «Cuffaro mi disse che aveva ripagato la tipografia avendogli fatto prendere un sacco di lavori anche per l’Assessorato regionale, maggiorati». Quindi: «A fronte di fattura il partito pagava Provenzano, che avrebbe provveduto a incassare gli assegni e restituire i 90 milioni che sarebbero ritornati nella disponibilità di Cuffaro».

Giovanni Bianconi

13 dicembre 2005

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2005/12_Dicembre/13/mastella.shtml

"Io non ce l'ho co' te, ma co' quello che te sta vicino e nun te butta de sotto!"

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vabbè è come sparare sulla croce rossa, ormai si usano i pentiti come le moniche lewinsky...

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