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Guest DESMO16

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Guest DESMO16

... i nodi stanno venendo al pettine anche nel Polo o il "banana" ne ha combinata un'altra? :roll:

Il presidente del Consiglio sempre più isolato anche dagli alleati

Della Valle: "Dopo questa sceneggiata di quart'ordine vada a casa"

Caso Unipol, Maroni contro il premier

"Sbagliato andare in procura"

ROMA - "Berlusconi in procura? Una nota stonata, poteva evitarlo", dice il ministro del Welfare Roberto Maroni. "Una sceneggiata di quartissimo ordine", chiosa l'industriale e patron della Fiorentina Diego Della Valle che aggiunge: "Non vedo l'ora che Berlusconi vada a casa". La decisione del premier di accusare i Ds di aver influito sulla tentata scalata di Bnl da parte di Unipol e di andare dai magistrati a raccontare cose che, a detta dello stesso presidente del Consiglio, "non hanno nulla di rpenalmente rilevante" continuano a suscitare polemiche.

Gli alleati della Cdl non seguono il leader sulla strada giudiziaria che ha voluto seguire e, dopo i distinguo di Fini oggi è il ministro del Welfare Roberto Maroni a giudicare sbagliata la mossa di Silvio Berlusconi. "Non critico che, in generale, si vada in Procura - dice Maroni - ma ci si dovrebbe andare per denunciare fatti penalmente rilevanti. Se, invece, Berlusconi c'è andato per riferirire solo di incontri conviviali allora ha fatto una cosa non condivisibile". Per Maroni, "fare incontri conviviali è un fatto assolutamente lecito e normale. Non deve diventare un atto criminale, né censurabile". Insomma, sottolinea il ministro leghista "se il premier si è limitato a riferire solo quelle cose allora la considero una nota stonata in una vicenda, come quella di Unipol, che certamente ha dei risvolti gravi".

Ed anche il leader dell'Udc Pierferdinando Casini ribadisce la sua contrarietà alla scelta del premier. "Io sono un garantista - ha detto Casini - in tutti questi anni ho difeso Berlusconi non per convenienza, ma per convinzione. Il mio non è un garantismo a intermittenza: non mi piace la politica costruita nelle aule giudiziarie e i nostri alleati ricordano che noi fummo tra quelli scandalizzati e inorriditi quando qualcuno si levò in piedi in Parlamento con un cappio in mano". "Saremo noiosi - continua Casini - ma dopo quindici anni non abbiamo cambiato idea: la politica deve applicare rigorosamente la ricetta del garantismo. Non è un problema di gelosia, è di politica. Sono convinto che quando Berlusconi rifletterà sulle mie parole, lui che è una persona seria, converrà con me che questa è un'impostazione ineludibile per il centrodestra".

Dal mondo imprenditoriale si alza la voce di Della Valle che spara a zero: "Non ho niente di personale contro Berlusconi, ma non vedo l'ora che vada a casa". "Ieri - ha spiegato l'imprenditore marchigiano - in tribunale a Roma c'è stata una sceneggiata di quartissimo ordine, smentita dopo trenta secondi. Una cosa che è entrata come catastrofica ed è uscita come una barzelletta".

"Mi auguro - ha proseguito Della Valle - che Casini, Fini e Tremonti prendano in mano la situazione. Qui si sta parlando di uno che si sveglia tutte le mattine pensando di essere il padrone del Paese". "La gente - ha detto ancora l'imprenditore - non capisce più niente: il Paese deve andare in mano a chi se ne occupa, da un lato Casini, Fini e Tremonti, dall'altro Prodi, Rutelli, Fassino e Mastella".

(14 gennaio 2006)

da Repubblica

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Beh, oggi sono stato ad un'inizizativa in cui era pieno degli esponenti DS.

raramente negli ultimi tempi avevo visto un clima così rilassato.

Quest'uscita ha aiutato tantissimo i DS.

Andare in procura a denunciare qualcosa che non èreato è talmente ridicolo...

Poi è chiaro che una radicalizzazione dello scontro su toni come questi rischia si aiutare Forza Italia da una parte e DS dall'altra.

Quindi gli alleati di Bersluconi sono preoccupati per la quota proporzionale.

Berlusconi non doveva far altro che tacere, con le sue uscite invece ha aiutato il centrosinistra.

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Sabato 14 Gennaio 2006

Silvio berlusconi e la carta della "soluzione finale"

di MARIO AJELLO

ROMA La coazione a ripetere. Più o meno dieci anni dopo. Correva l’anno 1994, il mese era quasi lo stesso di questo (era febbraio, ora è gennaio), identico il tribunale (a Roma), simili le accuse (soldi intorno al Bottegone, poi Botteghino), una vittima che non cambia (Massimo D’Alema) e nella veste di accusatore - allora come adesso - un leader che detesta i giudici, ma di colpo di reca in procura come se andasse a Lourdes a chiedere il miracolo: mio Signore (togato), fammi la grazia di azzoppare il nemico!

Insomma, Silvio Berlusconi non ha mai nascosto la sua ammirazione per Craxi, e infatti - nel suo blitz dai giudici - somiglia quasi alla reincarnazione di Bettino. Sembra ricalcare la mossa che il suo vecchio amico fece il 12 febbraio del ’94, quando si presentò dai pm e denunciò D’Alema e Occhetto per finanziamenti illeciti al loro partito. Anche allora c’erano di mezzo le Coop. Anche allora si era in piena campagna elettorale (si sarebbe votato il 21 marzo). Anche allora D’Alema sbottò: «Mi stanno mettendo nel tritacarne!». E anche allora la Quercia si difese, più o meno, con le parole che usa adesso contro Berlusconi: «Craxi è un lestofante, che rischia di finire in galera!», reagì Claudio Petruccioli. E il D’Alema di oggi sembra il D’Alema di ieri: «E’ in corso una campagna intimidatoria, per piegare le gambe alla sinistra alla vigilia del voto. Si cerca la via dell’eliminazione giudiziaria degli avversari».

Si potrebbe continuare a lungo nel gioco gustoso delle analogie che, frullate in una sorta di ideale macchina del tempo, producono un film dove tutto è uguale ma tutto è anche diverso. Berlusconi sta mezz’ora dai giudici, e quelli non aprono nessuna inchiesta sui Ds. Craxi stette un’ora e mezza dai pm. Presentò una denuncia scritta di quindici righe. La corredò con un dossier di cinquanta pagine di documenti, gonfi di ogni malefatta targata Pci-Pds. I magistrati ascoltarono, e qualche tempo dopo avrebbero iscritto D’Alema e Occhetto nel registro degli indagati.

Dunque, la spedizione craxiana fu più fruttuosa. Eppure Craxi non era più nulla (nè segretario del Psi nè premier), mentre Berlusconi è ancora tutto. Quella dell’ex leader socialista, ormai fuori gioco, fu una vendetta postuma. Questa del Cavaliere è il tentativo, in piena battaglia aperta, di dare un pugno in faccia all’avversario considerato in vantaggio e quasi vicino alla vittoria. E comunque anche Craxi, sia pure da fuori, tentò di influire - con la sua mossa da antico bestemmiatore che nel momento del bisogno invoca la Madonna giudiziaria - sul voto imminente che tutti ritenevano avrebbe premiato la «gioiosa macchina da guerra» di Occhetto. La quale invece sarebbe stata sconfitta. L’Unione non lo sarà? Craxi non si pentì della visita dai pm. Berlusconi un po’ pentito già lo è, e va dicendo in queste ore ai suoi: «Non credo che questa mossa ci stia portando voti».

L’unico personaggio fisso, e il vero obiettivo di entrambe le iniziative, è D’Alema. Se nel ’94 ebbe come comprimario Occhetto, ora ha Fassino: il quale non ha neppure la barca e magari non sa neanche nuotare. Ma il paradosso vuole che, anche nella vicenda scorsa, Berlusconi non fu del tutto assente. «Non so - disse D’Alema - se c’è qualcuno che lo consiglia. Ma se fossi nei panni del cavalier Berlusconi, suggerirei a Craxi di non recarsi dai giudici. E’ avvilente vedere un uomo politico, che è stato importante, ridursi a girare per le procure, sparlando degli altri». Non solo Silvio non consigliò a Bettino di lasciar perdere, ma a distanza di tanti anni ha fatto come lui.

La storia si ripete come farsa? L’altra volta, c’era un’atmosfera da dramma vero. Un clima da crepuscolo degli Dei, in cui un’intera classe politica era stata appena spazzata via fra le monetine del Raphael e i cappi in Parlamento, una Repubblica si stava sostituendo a un’altra e il giustizialismo trionfava mietendo vittime dentro e fuori alle prigioni. Allora, c’era il Cinghialone morente. Ora, c’è la Volpe astuta. Ma a rischio autogol.

messaggero.it

"Io non ce l'ho co' te, ma co' quello che te sta vicino e nun te butta de sotto!"

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Sabato 14 Gennaio 2006

Silvio berlusconi e la carta della "soluzione finale"

di MARIO AJELLO

messaggero.it

Notevole l'articolo.

Un solo dubbio (a difesa di SIlvio).

E' casuale che il giornale di Caltagirone (oltretutto quasi parente di Casini) attacchi Berlusconi dopo che Berlusconi ha tirato in ballo Caltagirone?

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Ed anche il leader dell'Udc Pierferdinando Casini ribadisce la sua contrarietà alla scelta del premier. "Io sono un garantista - ha detto Casini - in tutti questi anni ho difeso Berlusconi non per convenienza, ma per convinzione. Il mio non è un garantismo a intermittenza: non mi piace la politica costruita nelle aule giudiziarie e i nostri alleati ricordano che noi fummo tra quelli scandalizzati e inorriditi quando qualcuno si levò in piedi in Parlamento con un cappio in mano". "Saremo noiosi - continua Casini - ma dopo quindici anni non abbiamo cambiato idea: la politica deve applicare rigorosamente la ricetta del garantismo. Non è un problema di gelosia, è di politica. Sono convinto che quando Berlusconi rifletterà sulle mie parole, lui che è una persona seria, converrà con me che questa è un'impostazione ineludibile per il centrodestra".
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Casini, dopo qualche anno di impegno a sembrare una persona super partes, è tornato a palesarsi per quello che è stato già 5 anni fà nella precedente campagna elettorale, cioè un mezzo schiavo di Berlusconi, pronto a difenderlo o ad appoggiarlo anche trascinandosi dietro il proprio partito.

Sono state le sue doti di adulatore a farlo ritornare leader dell'UDC: con Follini che si palesava come un politico in grado di pensare da solo e di fare scelte indipendenti dal padrone (sul serio o per finta non saprei), Casini è stato prontamente riesumato, rimesso sulla poltrona giusta e riavviato come leccapiedi di Berlusconi.

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Follini pensa da solo??? :? :? :pz

Ma come fate a dire certe cose... va bene la convenienza ideologica... maaaddaaaiiii

Ed adesso vi sta bene dopo che... vabbè lasssamo perde, va...

Casini si starà anche rintruppando (ma va... ci sono le lelezioni, ma va?? ugarda a sx come stanno rintruppandosi a blocchi...), ma se follini pensa da solo allora votalo, perchè è l'unico dell'intero arco parlamentare... manco Giacinto P. detto Marco pensa + da solo ormai!!

"The great enemy of the truth is very often not the lie -- deliberate, contrived and dishonest -- but the myth -- persistent, persuasive and unrealistic"

(John Fitzgerald Kennedy)

"We are the Borg. Lower your shields and surrender your ships. We will add your biological and technological distinctiveness to our own. Your culture will adapt to service us. Resistance is futile!"

"Everyone is entitled to their own opinion, but not their own facts!"

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Follini pensa da solo??? :? :? :pz

Ma come fate a dire certe cose... va bene la convenienza ideologica... maaaddaaaiiii

Ed adesso vi sta bene dopo che... vabbè lasssamo perde, va...

Casini si starà anche rintruppando (ma va... ci sono le lelezioni, ma va?? ugarda a sx come stanno rintruppandosi a blocchi...), ma se follini pensa da solo allora votalo, perchè è l'unico dell'intero arco parlamentare... manco Giacinto P. detto Marco pensa + da solo ormai!!

Se pensi da solo o meno è davvero difficile da dire.

Diciamo che ha fatto la parte di quello che non era disposto ad essere per forza d'accordo con Berlusconi e per questo è stato rimesso da parte.

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Guest DESMO16
IL PERSONAGGIO

Socci: Berlusconi lasci, conviene anche a lui

Da volto simbolo dei tifosi di Silvio a critico: ora ci vuole un moderato come Casini

Antonio Socci dice no a Ferrara. E a Berlusconi. Rifiuta l'invito del direttore del Foglio al corteo di San Valentino in sostegno del premier; e lo fa perché lo giudica ormai «unfit», inadatto a guidare il centrodestra. Parola del volto-simbolo del cambio del 2001, dell'impronta berlusconiana sulla Rai. Si annunciano a decine i volontari per quella che Ferrara chiama con autoironia «l'adunata di nani e ballerine»: La Stampa cita personaggi televisivi come Iva Zanicchi, Davide Mengacci, Carlo Rossella, Emilio Fede; mancherà però il volto forse più significativo. Quello che in «Viva Zapatero» Sabina Guzzanti sovrappone alla faccia di Enzo Biagi, anche se nei palinsesti Rai il posto da lui preso era quello non meno nobile di Michele Santoro. Quello che per l'aggressività dei suoi talk-show (memorabile la puntata di Excalibur dedicata al Social Forum di Firenze e ai crimini del comunismo, con i teschi di Pol Pot e tutto) ispirò al direttore di Repubblica Ezio Mauro un editoriale dal titolo «S'avanza uno strano cristiano». Antonio Socci per Berlusconi non manifesterà, e non perché sia rassegnato alla vittoria della sinistra; anzi, «per quanto l'Italia moderata da un anno guardi alla data delle elezioni come il tacchino al Natale, esiste ancora la possibilità di scongiurare il ritorno al governo di quell'Armata Brancaleone. E non solo a causa della guerra per banche che ha coinvolto l'Unipol. C'è solo un problema: con quale leader possiamo ancora vincere?».

«Il Cavaliere — è il ragionamento di Socci — è stato a lungo la "soluzione", per l'Italia moderata, e ha meriti storici che gli vanno riconosciuti. Se oggi è diventato il "problema" non è solo per errori suoi. Paga anche una cattiva congiuntura internazionale. Paga obiettivamente il suo conflitto di interessi, paga alcune scelte sbagliate, anche di uomini e di eccessiva personalizzazione; e paga pure la forza innovativa del suo linguaggio, il linguaggio delle cose da fare e del contratto con gli italiani, che da una parte ha fatto invecchiare di cento anni i bizantinismi della sinistra, ma dall'altra ha fornito all' elettorato un metro di giudizio formidabile e spietato. In realtà, rispetto agli obiettivi indicati dal "contratto", il governo Berlusconi ha conseguito diversi buoni risultati (non ultimo la tenuta per un'intera legislatura), ma non tutti quelli a cui aveva legato la scommessa della sua riconferma alla guida dell'esecutivo».

Quindi Berlusconi, secondo Socci, farebbe meglio a non ricandidarsi. «Il premier denuncia la veemente demonizzazione che subisce dalla sinistra. Che certo è ingiusta. Ma oggi è proprio questa immagine del "nemico" a unificare il litigiosissimo centrosinistra. Non a caso nei mesi scorsi, quando qualcuno nella Casa delle libertà mise in discussione la leadership del Cavaliere, corsero curiosamente in suo soccorso alcuni leader dell'opposizione, assicurando che lui era l'unico a poter capeggiare il centrodestra». Socci legge la spiegazione del fenomeno nel saggio di Luca Ricolfi «Perché siamo antipatici? La sinistra e il complesso dei migliori» («Berlusconi è l'unica vera risorsa della sinistra, ma non è eterno» scrive il professore torinese), e nelle parole dello stesso Cavaliere, riferite dal Corriere dello scorso 26 gennaio: «Loro sono uniti solo dall'odio nei miei confronti». «Concordo con Ricolfi — dice Socci — anche quando cita la simulazione condotta dall'Osservatorio del Nord Ovest e dalla rivista Polena su un campione rappresentativo della popolazione italiana, da cui emerge come la sostituzione di Berlusconi con un moderato ed ex democristiano come Casini potrebbe spostare il pendolo elettorale verso destra di una decina di punti. Dovrebbe essere il Cavaliere stesso a propiziare e guidare l'operazione di lancio di una nuova premiership; quale che sia, non sta a me fare nomi. Meglio se si tratterà anche di un salto generazionale».

Socci quindi non cambia campo. «Un nuovo leader del centrodestra dovrebbe portare a compimento la modernizzazione del Paese, con una forte attenzione ai suoi valori, laddove il centrosinistra sembra unito solo su tre disastrosi obiettivi: abolire la Bossi- Fini, riempiendo l'Italia di clandestini, e tassare casa e risparmio. E' ancora la vecchia cultura fallimentare del secolo scorso. E poi una mossa a sorpresa metterebbe in serie difficoltà una coalizione bloccata su un candidato, Prodi, che il Paese sente come uomo del passato, assai "lento" e davvero poco capace di parlare alla testa e al cuore dell'Italia. Con questa lungimirante operazione il Cavaliere potrebbe alzare anche il tiro delle sue ambizioni puntando a restare nella storia anziché nella cronaca. Ne guadagnerebbe carisma politico e consoliderebbe ciò che ha costruito in Italia in questi dodici anni».

Berlusconi passerebbe alla storia anche in virtù del passo indietro. Ma lo farebbe mai? «Lui stesso l'estate scorsa ha ripetuto varie volte di essere una risorsa e non voler essere un problema. Non escludo affatto che ci stia seriamente pensando. Il tempo però si è fatto breve. Nessuno naturalmente immagina né auspica una sua totale e repentina uscita di scena. Berlusconi potrebbe aspirare ad alte cariche istituzionali. L'uomo è capace di mosse stupefacenti. La stessa idea delle "tre punte" è stato un piccolo segnale in questa direzione. Ma per vincere il centrodestra deve imboccare decisamente questa strada. Inizierebbe una nuova stagione che costringerebbe anche il centrosinistra a un serio rinnovamento. Avremmo tutto da guadagnarci».

Aldo Cazzullo

20 gennaio 2006

dal Corriere

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