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I soliti inglesi


renyuri71

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da Repubblica un articolo da voltastomaco:

Un impiegato di San Giuseppe Jato e i figli hanno

denunciato l'episodio all'ambasciata di Londra

"Siete italiani? Via dallo stadio

Così il Chelsea ci ha umiliato"

di LUCIO LUCA

Il biglietto acquistato dai Di Lorenzo

QUEL viaggio a Londra lo avevano preparato nei minimi particolari. Le interminabili ricerche su Internet del biglietto low cost più conveniente, la prenotazione dell'albergo non troppo lontano dallo stadio, i giorni di ferie concordati con un gruppo di amici ben contenti di trascorrere un weekend di sport, shopping e cultura in una delle città più belle d'Europa.

Cristoforo Di Lorenzo, impiegato del Comune di San Cipirello, ha una grande passione: il pallone. Da giovane ha giocato nella squadra di San Giuseppe Jato, poi ha contagiato la "febbre" per il calcio ai figli Giuseppe, 21 anni, e Salvatore, di 17. Fanno tutti un tifo sfegatato per il Palermo, la Juventus e, da qualche tempo, anche per i londinesi del Chelsea. Da quando sono abbonati a Sky non si perdono le partite di Crespo e compagni, affascinati dalla tipica grinta del calcio britannico e da quegli stadi che, visti in tv, sembrano dei salotti.

E così, alla prima occasione buona, la famiglia Di Lorenzo ha deciso di regalarsi un indimenticabile fine settimana a Londra per visitare la città e, soprattutto, assistere dal vivo a un match dei "Blues" nel tempio dello Stanford Bridge Stadium. "Consigliati dall'Ufficio turistico di Victoria Street, venerdì 20 gennaio abbiamo acquistato tre biglietti (51, 52, 53 west upper, row 14, a 60 sterline ciascuno) presso un Access Tickets - racconta l'impiegato comunale - Non troverò mai le parole adatte a descrivere la felicità dei miei figli per l'evento che stavano per vivere. Un'ora prima della partita Chelsea-Charlton, domenica scorsa, siamo entrati nello stadio esibendo i biglietti, e dopo un regolare controllo, siamo andati a occupare i nostri posti. Giuseppe e Salvatore si sono messi a scattare un sacco di foto, persino ai biglietti della partita, primi piani da mostrare agli amici, le squadre che scendevano in campo per il riscaldamento. Insomma, un pomeriggio da ricordare".

Ma Cristoforo e i suoi figli il pomeriggio dello Stanford Bridge lo ricorderanno per ben altri motivi: "Dopo 10 minuti dall'inizio della partita - racconta Di Lorenzo - un addetto alla sicurezza, il signor Kevin Armstrong (codice 094) ci ha chiesto di accomodarci nella sala accanto alla tribuna. Ho pensato di tutto, specialmente a mia moglie e agli amici che erano rimasti nella zona di Piccadilly per fare shopping. Un incidente, qualcosa di grave. E invece il signor Armstrong voleva semplicemente spiegarci che non potevamo usufruire di quei biglietti e che pertanto dovevamo consegnarli.

Improvvisamente circondati da una decina di addetti alla sicurezza, siamo stati accompagnati fuori dallo stadio come delinquenti, senza altre spiegazioni".

Cristoforo e i figli restano senza parole. Cercano di capire quale sia la loro "colpa". Possibile che esistano biglietti per soli inglesi? "Assurdo, e poi accanto a noi c'era un gruppetto di giapponesi con i quali abbiamo fatto subito amicizia. Loro la partita l'hanno vista fino al termine perché nessuno si è sognato di buttarli fuori. Lo so, è una parola forte, ma temo che sia stato un episodio di razzismo nei confronti del nostro Paese. E per questo io e i ragazzi ci siamo decisi ad andare fino in fondo".

Cristoforo chiama il 999, l'equivalente del 113 in Italia, pretende di presentare una denuncia dell'accaduto. "Nel frattempo la partita era già finita - prosegue il racconto - ma ormai era diventata una questione di principio. Ci sentivamo offesi come persone per bene, italiani che avevano speso più di 250 euro per trascorrere un pomeriggio di festa. Magari se avessimo acquistato i biglietti dai tanti bagarini che giravano indisturbati davanti allo stadio tutto questo non sarebbe successo".

I Di Lorenzo allo stadio del Chelsea

I tre tifosi palermitani riescono a entrare negli uffici dell'amministrazione per chiedere spiegazioni e, proprio in quel momento, assistono a una scena che in qualche modo li ripaga di tante amarezze: "Passa un signore dal volto conosciuto. "Ma è Pelè", dico ai miei figli. Lui ci sente, sorride ed esclama: "Italiani, brava gente...". Con una "raccomandazione" di questo livello, persino gli impiegati del Chelsea si sono ammorbiditi e, finalmente, ci hanno spiegato che i nostri biglietti erano "illegal". Impossibile, visto che li avevamo acquistati in un punto autorizzato dalla società, ma ormai la frittata era fatta e non potevano fare altro che inventarsi qualche storia".

Tornato in Sicilia, Cristoforo Di Lorenzo ha preso carta e penna e ha scritto una lettera di protesta al Chelsea e, per conoscenza, all'ambasciata italiana a Londra. "Quello che ci è capitato è scioccante, soprattutto per gente, come noi, che viene dalla Sicilia, una regione dove la non sovranità dello Stato sul territorio si chiama mafia. La verità - prosegue la lettera - è che noi siamo stati allontanati dallo stadio dopo essere stati individuati come italiani. I biglietti non erano falsi, non erano nemmeno nominativi. Ai cancelli d'ingresso nessuno ha avuto da ridire e per più di un'ora siamo rimasti seduti ai nostri posti senza che gli addetti alla sicurezza siano intervenuti. Se fossimo rimasti zitti, nascondendo la nazionalità italiana di cui andiamo orgogliosi, certamente avremmo potuto assistere tranquillamente alla partita. Trovo quanto è successo disgustoso e non degno di una nazionale civile come l'Inghilterra".

Cristoforo, Giuseppe e Salvatore continueranno a vedere in tv le partite del Chelsea. Faranno ancora il tifo per Josè Mourinho, l'allenatore che, appena un anno fa, disse che in Sicilia bisogna andare con le guardie del corpo perché si spara a ogni angolo di strada. Magari un giorno torneranno a Stenford Bridge per vedere un'intera partita e non solo dieci minuti. Ma su una cosa sono sicuri: "Rimborso dei biglietti? No, guardi, non ci interessa proprio. Siamo entrati in un impianto meraviglioso, abbiamo visto, anche se per poco, un sacco di campioni. Persino Pelè ci ha sorriso.

Ma su una cosa non transigiamo: vogliamo assolutamente che il Chelsea ammetta di avere sbagliato e ci presenti le sue scuse. Bastano due righe, una lettera, una e-mail. Ci hanno trattato da delinquenti, siamo stati umiliati. Riconoscere l'errore non è una vergogna".

(27 gennaio 2006)

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Guest Riccardo
da Repubblica un articolo da voltastomaco:

Un impiegato di San Giuseppe Jato e i figli hanno

denunciato l'episodio all'ambasciata di Londra

"Siete italiani? Via dallo stadio

Così il Chelsea ci ha umiliato"

di LUCIO LUCA

Assurdo! Ma non capisco perche dicono che e' stato razzismo contro degli italiani.

La frase citata a cosa si riferisce visto che nel testo non e' menzionata?

Non capisco poi la necessita di prendersela con gli inglesi in generale. Io ho vissuto a Londra un anno e mezzo e mi sono sempre trovato benissimo. Sono "orgogliosi" forse fin troppo di essere inglesi (ma forse e' piu un errore degli italiani non esserlo) ma non certo a livello di francesi ed olandesi!!!

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Non va bene così....SENZA PAROLE!

Boh..di sicuro questo fatto rafforza la mia pre-esistente antipatia verso il Chelsea e i suoi tifosi!

WALK ON, LIVERPOOL! (magari a Istanbul si poteva anche evitare...)

Secondo recenti studi è dimostrato che l'uomo associa la donna alla frutta: infatti vuole una bella MORA, con due belle PERE, alla quale piaccia la BANANA e, soprattutto, pensa:"MELA darà?"

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su episodi come questi, bisogna capire bene cosa sia successo prima di dire 'i soliti inglesi' o 'i soliti italiani'

tu hai ragione, ma avendo vissuto due estati di tanti anni fa (epoca Italia '90) in vari posti dell'amena Grecia con l'incubo della "caccia all'italiano" del venerdì sera (uscivamo in nove amici per cautela), capirai.. Era una caccia molto amata anche da quei giovanotti inglesi che al mattino paiono agnelli e la sera, dopo avere bevuto cinque pinte, dei veri lupi che, disinteressati alle ragazze (invece unico ns interesse), "dovevano", per sport, fare una rissa con gli italians per poi bellamente accasciarsi a bordo strada causa esondazione di alcol.

Avendo vissuto in prima persona l'episodio scandaloso degli europei 2000, finale di Rotterdam, con reporters Rai picchiati, disabili ghettizzati, etc. etc. da parte dei civilisimi olandesi, quello accaduto a Londra non mi meraviglia e ci credo in pieno.

Pertanto, ammetto senza problemi che hai ragione sul fatto che dire "i soliti" è un pregiudizio che non nego e confesso (pregiudizio evidentemente reciproco visto il trattamento ai ns connazionali).

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  • 2 settimane fa...

E' il positivo sequel della storia e ben valga, anche qui, "i soliti inglesi" ma con accezione positiva

La famiglia Di Lorenzo scrisse a "Repubblica Palermo" e all'ambasciata italiana

Il club inglese chiede scusa e invia nuovi biglietti

Londra, furono cacciati dallo stadio

Il Chelsea si scusa con tifosi siciliani

di VALERIO TRIPI

PALERMO - Si è conclusa positivamente la vicenda raccontata a "Repubblica" da Cristoforo Di Lorenzo, il tifoso siciliano del Chelsea cacciato fuori dallo Stanford Bridge di Londra insieme ai suoi figli Giuseppe e Salvatore senza alcun motivo apparente. La famiglia Di Lorenzo, infatti, ha ricevuto le scuse del Chelsea che li ha anche invitati per una partita di campionato della squadra di Josè Mourinho.

Cristoforo, Giuseppe e Salvatore Di Lorenzo qualche domenica fa avevano coronato un sogno, entrare in uno degli stadi simbolo del calcio inglese. Da San Giuseppe Jato a Londra per assistere al match della Premier League tra Chelsea e Charlton. Tutto sembrava filare liscio quando al decimo del primo tempo i tre sono stati avvicinati da un addetto alla sicurezza, Kevin Armstrong, che li ha accompagnati in una sala adiacente alla tribuna. Dopo aver chiesto spiegazioni, l'unica cosa che gli addetti alla sicurezza del Chelsea continuavano a ripetere alla famiglia Di Lorenzo era che i biglietti in loro possesso erano illegali. Cosa che proprio non andava giù ai tifosi siciliani di Crespo e compagni che avevano acquistato i tagliandi in un Access Tickets del Chelsea.

Di Lorenzo, che credeva di essere stato portato fuori dagli spalti dello stadio del club londinese esclusivamente perché italiano, rientrato in Sicilia si era rivolto al nostro consolato a Londra per avere spiegazioni sull'accaduto, temendo di essere stato vittima di un episodio di razzismo.

Il console italiano a Londra Giovanna Piccarreta si è interessata personalmente della vicenda intercedendo presso la società londinese. "Il manager del Chelsea - scrive la console alla famiglia Di Lorenzo - mi ha spiegato che il motivo per il quale siete stati allontanati dallo stadio è che i vostri biglietti sono stati acquistati presso un punto vendita non autorizzato e quindi illegali. Il manager ha risolutamente escluso che siete stati discriminati in quanto italiani. D'altra parte posso aggiungere che la squadra ha avuto per anni dei tesserati italiani, da ultimo l'allenatore Claudio Ranieri. Il Chelsea ha offerto come manifestazione di scuse per l'accaduto tre biglietti per assistere a una partita dagli spalti dello Stanford Bridge. Sarete messi in contatto direttamente con Gary Staker, il direttore amministrativo del Chelsea che si è occupato del caso, per scegliere la partita e mettervi d'accordo sulla modalità di consegna dei biglietti".

La missiva della console ha riempito di gioia Cristoforo Di Lorenzo. "Appena ho ricevuto la e-mail - racconta il papà di Salvatore e Giuseppe - mi sono commosso. Ho ringraziato la console per quello che ha fatto per noi. Devo ringraziare anche "Repubblica" perché si è interessata al caso è ha dato risalto a quanto ci è accaduto allo stadio. Il consolato ci aveva chiesto alcune prove della storia che stavamo raccontando e tra le cose che abbiamo inviato c'era anche una copia dell'articolo che è stato pubblicato sul vostro giornale. Ovviamente non era in gioco il valore economico dei biglietti, che per altro avevamo acquistato in un Access Tickets indicato dall'ufficio del turismo londinese, ma l'orgoglio di essere e sentirsi italiani in qualsiasi parte del mondo".

Il Chelsea, attraverso il consolato, ha inviato alla famiglia Di Lorenzo una lettera di scuse. "Considero chiusa la vicenda - dice Cristoforo Di Lorenzo - anzi devo ammettere che il modo in cui si è risolto il caso è andato oltre le mie più rosee previsioni. Ritenevo giusto che la società del Chelsea ci porgesse le sue scuse per quanto accaduto dal momento che noi eravamo dalla parte della ragione nel pieno rispetto delle regole, ma non mi aspettavo l'invito del club di Abramovic allo stadio. Che partita sceglieremo? Certo, l'ideale sarebbe Chelsea-Barcellona di Champions League, ma credo che per quell'evento lo Stanford Bridge sia già tutto esaurito. A noi basterà una partita di Premier League qualsiasi, giusto per chiudere un cerchio e tornare allo stadio praticamente dal momento in cui lo abbiamo dovuto abbandonare. Nel frattempo seguiremo sempre il calcio inglese in televisione, continuando a fare il tifo per la squadra di Jose Mourinho, ma seguendo con un occhio di riguardo anche il nostro Palermo".

(7 febbraio 2006)

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