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vignette su maometto


ludico

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discutere è un termine inappropriato. la discussione prevede due parti distinte e diverse che interagiscono arricchendosi.

quoto... e non dico altro :evil:::~

"The great enemy of the truth is very often not the lie -- deliberate, contrived and dishonest -- but the myth -- persistent, persuasive and unrealistic"

(John Fitzgerald Kennedy)

"We are the Borg. Lower your shields and surrender your ships. We will add your biological and technological distinctiveness to our own. Your culture will adapt to service us. Resistance is futile!"

"Everyone is entitled to their own opinion, but not their own facts!"

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discutere è un termine inappropriato. la discussione prevede due parti distinte e diverse che interagiscono arricchendosi.

condivido l'obbiezione, volevo usare altri termini, ma avrei fatto la parte del "flamer".

Cmq quoto i post di Albizzie e Milus

cit: "Dio inventò l'acciaio; a tutto il resto ci pensarono gli ingegneri meccanici!":lol::lol:

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Guest DESMO16
Fanatismi incendiari contro ordinarie viltà

Dalla Croazia all’Indonesia, dalla Cecenia alla Nuova Zelanda. L’Iran blocca i commerci con Copenaghen. La miccia integralista è stata accesa qui da noi e poi esportata in medio oriente. Ecco che cosa predicava l’imam Abu Laban a Milano e che cosa c’era nel dossier creato ad arte e portato in giro nelle capitali rabbiose dell’islam

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Roma. Adolf Hitler è a letto con la piccola Anna Frank. “Mettici questo nel tuo Diario, Anna”, dice lui con un rantolo di soddisfazione. E’ la vignetta diffusa in Olanda da un’organizzazione islamista, la Lega araba europea, in risposta alle vignette sul profeta Maometto pubblicate per la prima volta in Danimarca. “Lo facciamo per la libertà d’espressione”, ghignano. E’ la parte olandese – quindi europeizzata, atrocemente moderna e lesta nello sbatterci in faccia la frittata culturale – del sollevamento islamista che infuria da cinque giorni. Venerdì, a Londra, le proteste si sono ritagliate lo spazio più consueto di una manifestazione di massa – con le divise dei bobby britannici ad aprire e chiudere come da regolamento municipale il corteo – che invocava “decapitazioni per chi offende l’islam”, “chi insulta il profeta deve essere macellato”. “Preparatevi all’Olocausto, quello vero”. A soltanto otto mesi dalle stragi nella metropolitana della città, i cartelli degli islamofascisti di Regent’s Park ammonivano di guardarsi le spalle, perché in Gran Bretagna – per vignette pubblicate in Danimarca – sta arrivando un altro giorno terribile come il 7 luglio. Sono pronti altri “fantastici quattro” – come sono ricordati i quattro attentatori suicidi – e democrazia e libertà d’espressione “devono andare all’inferno”.

All’antisemitismo compiaciuto degli islamisti olandesi e al ringhio di avvertimento osceno, gutturale e fatto da vicino di quelli di Londra non ci sarà reazione alcuna. Come è ovvio. Non seguiranno assalti e devastazioni di ambasciate straniere come a Giacarta, Damasco e Beirut. Non seguiranno attentati esplosivi contro le moschee, come quelli compiuti domenica scorsa contro le chiese in Iraq – lo stesso consiglio degli ulema iracheni li ha legati al caso delle vignette danesi – che hanno fatto tre morti. Non seguiranno violente proteste di massa, come è successo nelle capitali di tutti i paesi islamici del mondo. Nel rapporto asimmetrico tra occidente e islam c’è un senso soltanto, e quando questo è invertito, come hanno fatto avventatamente i redattori dello Jyllands Posten, si consegna semplicemente nelle mani sbagliate il pretesto per una dimostrazione di potere.

La stagione italiana

Non è soltanto questione di reciprocità mancata. C’è un secondo elemento. In occidente c’è un serpente nascosto nell’erba alta delle libertà civili, una quinta colonna islamista, che lavora indefessamente per creare il caso-scontro, come è oggi quello delle vignette sul profeta Maometto. Le rivolte di questi giorni sono tutt’altro che spontanee e improvvisate, a ben quattro mesi dalla pubblicazione. Quando nel 2002 il concorso di Miss Mondo, temporaneamente spostato in Nigeria, fu ricacciato a Londra dopo decine di morti per un commento incauto su di un giornale (“Chi eleggerebbe Maometto tra le belle concorrenti?”) fu sanguinosissima questione locale. Oggi, anche se i manifestanti non ne hanno la percezione, sono i personaggi ciechi dell’atto finale di un piano preparato a lungo.

Evocare il demone della violenza islamica è un lavoro che richiede costanza, tempo e organizzazione. Facile immaginarsi la soddisfazione di Abu Laban, l’imam di una moschea di Copenaghen e amico del numero due di al Qaida, Ayman al Zawahiri, da cui tutto è partito, mentre stringe tra le mani quello sventurato numero dello Jyllands Posten del 30 settembre scorso. Da lì ha avuto buon gioco. Ha girato il medio oriente per creare e diffondere la “consapevolezza” dell’oltraggio a mezzo stampa al Profeta. Sotto braccio aveva un dossier, ora spuntato fuori, in cui abbondano i particolari falsi. C’è scritto che in Danimarca la religione islamica non è riconosciuta, e che non si possono costruire moschee; ci sono tre vignette aggiunte ad arte per scatenare la rabbia dei suoi interlocutori, tra cui quella di un musulmano violentato da un cane sul tappeto da preghiera. Il portavoce della Società islamica danese, Ahmed Akkari, sostiene di non conoscere l’origine precisa delle vignette aggiunte. Secondo Akkari, sarebbero state mandate in forma anonima a musulmani danesi. Ma quando gli è stato chiesto di dire i nomi dei riceventi, perché potessero confermare, ha rifutato. Nel dossier si spiega anche come, a ulteriore e insanabile sfregio della comunità islamica, la Danimarca abbia ospitato per un premio Ayaan Hirshi Ali, “autrice di un film che degrada l’islam” (lo stesso film, Submission, il cui regista Theo van Gogh è stato ammazzato per punizione).

Ahmed Abu Laban non è una esclusiva della Danimarca. E’ stato anche da noi. Nel 1995 ha partecipato al nono congresso dell’istituto culturale islamico di viale Jenner. Il suo sermone è finito in una videocassetta registrata e poi divulgata fra le moschee del “cerchio magico”: Milano, Cremona, Varese. Tutte finite nelle indagini giudiziarie relative alle cellule fondamentaliste in Lombardia. La cassetta, segnata nelle indagini come T48, è una delle prove usate nel dibattimento in corso contro il gruppo cremonese, quello accusato da un pentito marocchino di aver progettato gli attentati contro il Duomo di Cremona e la stazione della metropolitana milanese alla fine del 2002. Il video con le prediche di Laban dimostra l’attività di indottrinamento ideologico e di proselitismo a favore del jihad. Secondo gli investigatori italiani, il tema centrale della conferenza riguardava i doveri dei musulmani nei paesi dei miscredenti, i modi per difendersi dalla contaminazione occidentale e il senso (distorto) della pietas per i fondamentalisti. Abu Laban e i predicatori presenti usarono parole durissime contro ebrei e cristiani. L’islam, dicevano, è una religione di clemenza e per questo bisogna avere pietà dei miscredenti. “Bisogna combatterli, ucciderli, lapidarli: solo così si può aver pietà di loro. Il jihad con armi e fuoco ha come obiettivo di togliere il marcio da questa terra, perciò è questa la pietà: salvare il mondo dai miscredenti”. Alla conferenza di Milano si invitavano i musulmani italiani a ribellarsi, e sono parole che spiegano bene il calduccio sotterraneo in cui maturavano le proteste di oggi. “Loro accettano i musulmani fra di loro, accettano lo chador e lo stile di vita islamico, ma in cambio pretendono che noi accettiamo la loro religione e la loro libertà individuale. Ciò è impossibile: l’islam non può accettare nessuno che non adori Allah”. Gli imam intimavano: “Un musulmano non può rispettare i democratici in Europa, altrimenti diventa uno di loro. Deve combattere nel jihad e prendere le armi”.

Tre morti in Afghanistan e Somalia

In attesa che le minacce di rappresaglia si concretizzino, la collera islamica ha tuonato in tutta Europa. Ma soltanto in forma spuria e mediata. Qui, a parte l’ammazzamento, per molti evidentemente occasionale, del regista Theo van Gogh, qualche allarme bomba – l’ultimo nella redazione di France Soir, il quotidiano parigino che ha ripubblicato le vignette per solidarietà con i colleghi danesi – e gli attentati andati a segno come alla stazione di Atocha, le regole della convivenza impongono ancora un minimo denominatore di civiltà. Ieri in Afghanistan due persone sono rimaste uccise negli scontri tra la polizia e i manifestanti impazziti. Un ragazzo quattordicenne è morto durante le manifestazioni in Somalia. Una pattuglia dell’esercito di Copenaghen in Iraq – impegnata nel soccorso di un gruppo di bambini rimasti feriti in un incidente stradale – è stata attaccata, ma è riuscita a scampare, sparando, alla minaccia dell’esercito islamico di “fare a pezzi ogni danese che ci capiterà tra le mani”. Il giorno prima i dieci piani del consolato danese a Beirut sono stati distrutti, nonostante la polizia fosse a conoscenza con ore d’anticipo dei piani degli assalitori. Le violenze sono ben presto sfociate, come al tempo della guerra civile, in scontri tra musulmani e cristiani maroniti. Sabato era toccato alle ambasciate di Danimarca e Norvegia a Damasco essere devastate e date alle fiamme, in quello che alcune agenzie perseverano nel chiamare “cartoon row”, il tafferuglio sulle vignette, come se si trattasse di litigio tra parenti a un banchetto di nozze. I manifestanti – è un dettaglio che spiega quanto la loro sia una collera eterodiretta – bruciavano per errore la bandiera svizzera, che come quella danese è rossa e ha una croce bianca. Venerdì la violenza aveva investito il sud-est asiatico: nelle Filippine sei cristiani sono stati uccisi a raffiche di mitra da militanti islamici e gli uffici della rappresentanza danese a Giacarta hanno subito un assalto. Il giorno prima era stato il turno degli irregolari nei territori palestinesi di aprire la caccia al danese. Le minacce contro Copenaghen si sono inseguite dalla Croazia alla Somalia, dalla Cecenia, dove le organizzazioni umanitarie danesi sono state espulse, alla Nuova Zelanda, che teme la vendetta della piccola comunità di musulmani.

La ritorsione feroce, innescata dalla regia degli estremisti, non si compie soltanto nelle spoglie del popolo furente. Lo scontro di civiltà ha aperto anche un fronte economico. Secondo la tv iraniana, il ministro del Commercio, Massoud Mir Kazemi, ha annunciato che a partire da oggi “non sarà più possibile chiedere la licenza per importare prodotti di consumo dalla Danimarca”. L’interscambio commerciale tra i due paesi, che il ministro ha indicato in 280 milioni di dollari l’anno, è stato bloccato. “Qualsiasi tipo di trattattiva commerciale o accordo è sospeso, quelli che possono essere cancellati lo saranno”. S’inizia così a compiere quel disegno nel disegno, afferrato al volo dal presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, per incassare i vantaggi politici di questa straordinaria leva di potere rappresentata dall’offesa islamica, con la minaccia di escludere dai vantaggiosi contratti con Teheran i paesi che hanno partecipato alla pubblicazione dei disegni satirici. Ahmadinejad riuscirebbe in un colpo soltanto a punire l’occidente e a indebolire gli avversari interni, tutti coinvolti nei ricchi traffici con l’estero, spostando infine l’attenzione dai pericolosi piani che persegue per dare l’atomica al regime dei mullah.

Il Foglio 7.2.2006

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Comunque trovo che frallog abbia scritto diverse cose giuste e condivisibili.

In particolare nel frammento che riporto:

Torno a dire che i violenti, ***di qualunque lato***, sono quasi sempre dei disadattati che esprimono il loro malessere (sociale, lavorativo o familiare) cercando spesso un'unica bandiera per il loro squallido pretesto. Gli stessi violenti che oggi incendiano le ambasciate sono dall'altro lato gli stessi disadattati (occidentali) che troviamo negli stadi la domenica, gli stessi che si aggrappano da un lato alla falsa bandiera di un non vero islam sono gli stessi che dall'altro lato si aggrappano alla falsa bandiera di una squadra.

NE PIU' NE MENO

Nulla da aggiungere (su questo).

Chi è più criminale, chi tiranneggia il suo popolo, o chi prima finanzia il tiranno, e poi rimpiazza la dittatura con l'anarchia?

(Niall Ferguson, trad. Rita Baldassarre, Corriere Della Sera 02/01/2007)

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Comunque trovo che frallog abbia scritto diverse cose giuste e condivisibili.

In particolare nel frammento che riporto:

Nulla da aggiungere (su questo).

"The great enemy of the truth is very often not the lie -- deliberate, contrived and dishonest -- but the myth -- persistent, persuasive and unrealistic"

(John Fitzgerald Kennedy)

"We are the Borg. Lower your shields and surrender your ships. We will add your biological and technological distinctiveness to our own. Your culture will adapt to service us. Resistance is futile!"

"Everyone is entitled to their own opinion, but not their own facts!"

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Guest frallog
Posso capire che c'è modo e modo di dire le cose ma comunque penso che l'importante sia capire il senso del discorso dai! Non è che se un inglese viene in italia e dice: "scusi, to andare to collosseo, direzione quale?" non è che non capiamo!

Allo stesso modo siamo su un forum è logico che tutti postino le proprie opinioni anche senza bisogno di anteporre IMHO o secondo me prima di ogni post...

Vedi come viene diverso e naturale rispondere a un'opinione moderata e senza paraocchi come la tua Cbwin3.

Il punto e' proprio questo. Dio e' Amore (agape per la precisione). Come puo' l'Amore dividere gli uomini?

Dunque una cosa e' la religione che dovrebbe unire gli uomini. Tutt'altra cosa e' l'uso che molti disadattati rabbiosi fanno della religione.

Semplice.

Regards,

Francesco 8)))

(P.S. Ricordo con enorme nostalgia un islamico che sta a Roma, un uomo pacato e un onesto lavoratore, una persona per cui nutro un enorme affetto e rispetto, un uomo a cui auguro tutto il bene di questo mondo).

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Guest DESMO16
Fratelli musulmani L’errore del ministro Pisanu

Se dovessimo dar credito alle affermazioni del ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu, l'Italia sarebbe il primo Paese europeo a sostenere pubblicamente i Fratelli Musulmani. Si tratta del movimento internazionale integralista islamico che legittima il terrorismo contro gli israeliani e gli occidentali in Iraq.

Predica la distruzione dello Stato ebraico, e mira a imporre la sharia, la legge islamica, nei Paesi e nelle comunità musulmane del mondo. La «svolta» avrebbe dell'incredibile anche perché Hamas, espressione dei Fratelli Musulmani palestinesi, è nella lista nera del terrorismo dell'Unione Europea e degli Stati Uniti.

Rispondendo a una domanda postagli da Radio Vaticana il 7 febbraio sulla presenza di Nour Dachan, il presidente dell’Ucoii (Unione delle comunità e delle organizzazioni islamiche in Italia, espressione dei Fratelli Musulmani italiani), in seno alla «Consulta per l'islam italiano», Pisanu ha risposto: «Io ho guardato alla realtà odierna dell'Ucoii e ho prestato attenzione alle posizioni di grande apertura al dialogo, di ferma condanna del terrorismo che l'Ucoii ha assunto negli ultimi tempi in Italia. Debbo peraltro sottolineare che queste posizioni corrispondono ad una evoluzione positiva del movimento dei Fratelli Musulmani in tutto il mondo: io penso che questa evoluzione debba essere assecondata».

In Italia sembrerebbe che nessuno se ne sia accorto. Non c'è stata alcuna reazione della classe politica. Zero interesse da parte dei media. Eppure la presa di posizione di Pisanu è politicamente rilevante e densa di conseguenze per il futuro del nostro Paese. Un conto sarebbe stata un’intesa sottobanco, affidata ai servizi segreti così come avvenne negli anni Settanta e Ottanta con l'allora terrorismo laico- nazionalista palestinese per preservare il territorio italiano dagli attentati. Un altro conto è legittimare politicamente un movimento islamico che usa la violenza e predica l'odio per imporre un potere ostile ai valori e alla civiltà occidentale.

Peccato che Pisanu, prima di rilasciare quella dichiarazione, non avesse letto quanto sostenuto dal leader di Hamas, Khaled Mashaal, nel sermone tenuto il 3 febbraio scorso in una moschea di Damasco e pubblicato da Il Foglio: «Io dico ai Paesi europei: affrettatevi a scusarvi con la nostra nazione, perché se non lo farete ve ne pentirete.Non lasciate una macchia nera nella memoria collettiva della nazione, perché la nostra nazione non vi perdonerà. Domani la nostra nazione siederà sul trono del mondo. Non è un parto dell’immaginazione ma una realtà. Domani guideremo il mondo». E rivolto a Israele, Mashaal ha tuonato: «Porto buone notizie al nostro amato profeta Mohammad (Maometto): la promessa di Allah, che prevede la nostra vittoria in Palestina sugli ebrei oppressori, ha cominciato ad avverarsi (...) Prima di morire Israele subirà umiliazioni e degradazioni».

Questo atteggiamento antiebraico e antioccidentale è condiviso dal leader dei Fratelli Musulmani, l'egiziano Mohammad Mahdi Akef. Arriviamo ai nostri integralisti islamici dell'Ucoii. Senza andare troppo a ritroso, il segretario nazionale Hamza Piccardo fece apologia di terrorismo in una intervista a Panorama del 22 settembre scorso. Alla domanda: le azioni terroristiche suicide sono lecite?, rispose «Dipende»; alla domanda: tagliare le teste è resistenza?, rispose: «In guerra ognuno usa i mezzi che ha»; alla domanda: Israele ha diritto di esistere?, risponde: «No». Non mi stupisce pertanto che Dachan abbia tentato di far cambiare il nome della «Consulta dell'islam italiano » in «Consulta dell'islam in Italia». Perché, a suo avviso, non ci può essere un «islam italiano», ci deve essere un solo islam, quello vero, cioè quello dei Fratelli Musulmani.

Mi rammarica, ministro Pisanu, nel leggere nel comunicato emesso dal ministero dell'Interno che tra i temi che si è deciso di affrontare, relativi alla «salvaguardia delle specificità della religione e delle tradizioni islamiche», figurino la «parità dei diritti uomo-donna» e «l'uso del velo». Le pare che in Italia si possa mettere in discussione un principio fondamentale della Costituzione o adombrare il sospetto che il velo possa essere considerato obbligatorio per le donne musulmane? Maè la Consulta del ministero dell'Interno o la Consulta dell'Ucoii?

Magdi Allam

10 febbraio 2006

dal Corriere

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