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calderoli?no grazie


lorenzo78

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:D :D :D

non vale copco, così mi "ammazzi" il punto 2!!!

Certo che 4 colpi... :lol: non di pistola...

"The great enemy of the truth is very often not the lie -- deliberate, contrived and dishonest -- but the myth -- persistent, persuasive and unrealistic"

(John Fitzgerald Kennedy)

"We are the Borg. Lower your shields and surrender your ships. We will add your biological and technological distinctiveness to our own. Your culture will adapt to service us. Resistance is futile!"

"Everyone is entitled to their own opinion, but not their own facts!"

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EDITORIALE DEL CORRIERE DELLA SERA DI OGGI

""La via pericolosa dell’Islam e i nostri silenzi Tolleranza, serve un limite

di Ernesto Galli Della Loggia

Intanto cominciamo a convincerci—lo ha scritto ieri Magdi Allam — che le famigerate vignette antiislamiche c'entrano abbastanza poco con la bufera antioccidentale che da settimane sta soffiando dal Pakistan a Bengasi. Certamente quelle vignette hanno offeso milioni di credenti, ma esse hanno rappresentato solo un pretesto, sono state usate puramente come un'esca per scatenare violenze e disordini (il che non attenua, ma semmai aggrava, le responsabilità di chi come il ministro Calderoli non ha capito o, se ha capito, ha abboccato all'esca sperando in una manciata di voti in più).

Sono almeno due le ragioni che inducono a dubitare fortemente della spontaneità dei moti di piazza nelle capitali islamiche. Innanzi tutto le notizie che si hanno del complesso lavorio (durato almeno tre mesi dalla pubblicazione delle vignette alle prime manifestazioni) messo in opera dai capi della comunità islamica danese al fine di attivare i canali di mobilitazione che poi sono entrati in azione; e in secondo luogo l'ovvia complicità dei governi nei disordini, disordini avvenuti perlopiù in Paesi dove neppure un capannello di poche persone può riunirsi senza che la polizia lo sappia in anticipo, potendo così intervenire (o non intervenire) a suo piacere.

Dunque disordini preparati e voluti, ma non perciò meno gravemente rivelatori. L'estrema violenza e la rabbia cieca delle manifestazioni, la loro estensione e il loro ripetersi continuo, la partecipazione ad esse di una moltitudine di giovani, sono la spia che oggi nel mondo islamico si sta diffondendo, si è già diffuso, un virus cultural-religioso e politico dagli effetti incontrollabili, di cui la vittoria di Hamas nelle elezioni palestinesi e i proclami atomico-antisemiti di Ahmadinejad sono un'ulteriore e preoccupantissima prova. Che cosa sta succedendo tra quelle centinaia di milioni di uomini governati da regimi deboli e dispotici? Molta parte della scena ci rimane oscura, dominata dalla mancanza di libertà e quindi dal segreto, ma ne vediamo gli effetti: una sfera politica caratterizzata dalla demagogia e dall'incapacità di avviare qualunque vera riforma, una sfera sociale priva di qualsivoglia guida alla discussione razionale (giornali e tv indipendenti, intellettuali di orientamento liberale, scienziati), con un’altissima propensione al fanatismo religioso, indisponibile a riconoscere alcun diritto a chi pensa o vive diversamente, con una paurosa accettazione della violenza, e alla quale, infine, è possibile far credere che l'Occidente sia responsabile di ogni cosa.

Noi europei ci stiamo rapidamente abituando a tutto ciò, non ne scorgiamo più l'assoluta anomalia. Timoroso dell'accusa di leso multiculturalismo, il nostro discorso pubblico non osa più esprimere giudizi che non siano di comprensione, di più o meno tacita «tolleranza», verso qualunque intollerabile violenza o malefatta commessa nelle contrade dell' Islam. Ad una folla polacca o irlandese non perdoneremmo neppure un centesimo di quello che siamo pronti a perdonare ad una folla libica o afghana: ma ci va bene così. Dando un esempio stupefacente di viltà l'Unione Europea non ha espresso una protesta vigorosa neppure quando è stata devastata la sua sede a Gaza da una folla di quegli stessi palestinesi che vivono solo grazie agli aiuti di Bruxelles. Nulla sembra scuoterci, insomma: non solo non vogliamo accorgerci della via pericolosa che l'Islam ha imboccato, ma, quel che è peggio, sembriamo aver perfino paura di parlarne.

19 febbraio 2006"

Un'analisi a mio modo di vedere perfetta, che conferma anche quello che ho detto ieri poco sopra. Ed anche oggi denine di chiese date alle fiamme in Nigeria. Ma noi andiamo in piazza contro i nostri connazionali morti a Nassiria.....

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Un'analisi a mio modo di vedere perfetta, che conferma anche quello che ho detto ieri poco sopra. Ed anche oggi denine di chiese date alle fiamme in Nigeria. Ma noi andiamo in piazza contro i nostri connazionali morti a Nassiria.....

Da applauso....

Auto:ex bmw 320d touring 150cv,Gpunto 1.3mj 90cv

La tua prossima auto:a trazione posteriore

moto:Venduta

una vita di traverso ;)

foto72sw8.jpg

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EDITORIALE DEL CORRIERE DELLA SERA DI OGGI

""La via pericolosa dell’Islam e i nostri silenzi Tolleranza, serve un limite

di Ernesto Galli Della Loggia

Intanto cominciamo a convincerci—lo ha scritto ieri Magdi Allam — che le famigerate vignette antiislamiche c'entrano abbastanza poco con la bufera antioccidentale che da settimane sta soffiando dal Pakistan a Bengasi. Certamente quelle vignette hanno offeso milioni di credenti, ma esse hanno rappresentato solo un pretesto, sono state usate puramente come un'esca per scatenare violenze e disordini (il che non attenua, ma semmai aggrava, le responsabilità di chi come il ministro Calderoli non ha capito o, se ha capito, ha abboccato all'esca sperando in una manciata di voti in più).

Sono almeno due le ragioni che inducono a dubitare fortemente della spontaneità dei moti di piazza nelle capitali islamiche. Innanzi tutto le notizie che si hanno del complesso lavorio (durato almeno tre mesi dalla pubblicazione delle vignette alle prime manifestazioni) messo in opera dai capi della comunità islamica danese al fine di attivare i canali di mobilitazione che poi sono entrati in azione; e in secondo luogo l'ovvia complicità dei governi nei disordini, disordini avvenuti perlopiù in Paesi dove neppure un capannello di poche persone può riunirsi senza che la polizia lo sappia in anticipo, potendo così intervenire (o non intervenire) a suo piacere.

Dunque disordini preparati e voluti, ma non perciò meno gravemente rivelatori. L'estrema violenza e la rabbia cieca delle manifestazioni, la loro estensione e il loro ripetersi continuo, la partecipazione ad esse di una moltitudine di giovani, sono la spia che oggi nel mondo islamico si sta diffondendo, si è già diffuso, un virus cultural-religioso e politico dagli effetti incontrollabili, di cui la vittoria di Hamas nelle elezioni palestinesi e i proclami atomico-antisemiti di Ahmadinejad sono un'ulteriore e preoccupantissima prova. Che cosa sta succedendo tra quelle centinaia di milioni di uomini governati da regimi deboli e dispotici? Molta parte della scena ci rimane oscura, dominata dalla mancanza di libertà e quindi dal segreto, ma ne vediamo gli effetti: una sfera politica caratterizzata dalla demagogia e dall'incapacità di avviare qualunque vera riforma, una sfera sociale priva di qualsivoglia guida alla discussione razionale (giornali e tv indipendenti, intellettuali di orientamento liberale, scienziati), con un’altissima propensione al fanatismo religioso, indisponibile a riconoscere alcun diritto a chi pensa o vive diversamente, con una paurosa accettazione della violenza, e alla quale, infine, è possibile far credere che l'Occidente sia responsabile di ogni cosa.

Noi europei ci stiamo rapidamente abituando a tutto ciò, non ne scorgiamo più l'assoluta anomalia. Timoroso dell'accusa di leso multiculturalismo, il nostro discorso pubblico non osa più esprimere giudizi che non siano di comprensione, di più o meno tacita «tolleranza», verso qualunque intollerabile violenza o malefatta commessa nelle contrade dell' Islam. Ad una folla polacca o irlandese non perdoneremmo neppure un centesimo di quello che siamo pronti a perdonare ad una folla libica o afghana: ma ci va bene così. Dando un esempio stupefacente di viltà l'Unione Europea non ha espresso una protesta vigorosa neppure quando è stata devastata la sua sede a Gaza da una folla di quegli stessi palestinesi che vivono solo grazie agli aiuti di Bruxelles. Nulla sembra scuoterci, insomma: non solo non vogliamo accorgerci della via pericolosa che l'Islam ha imboccato, ma, quel che è peggio, sembriamo aver perfino paura di parlarne.

19 febbraio 2006"

Un'analisi a mio modo di vedere perfetta, che conferma anche quello che ho detto ieri poco sopra. Ed anche oggi denine di chiese date alle fiamme in Nigeria. Ma noi andiamo in piazza contro i nostri connazionali morti a Nassiria.....

quoto tutto al 100%, ma soprattutto:

Noi europei ci stiamo rapidamente abituando a tutto ciò, non ne scorgiamo più l'assoluta anomalia. Timoroso dell'accusa di leso multiculturalismo, il nostro discorso pubblico non osa più esprimere giudizi che non siano di comprensione, di più o meno tacita «tolleranza», verso qualunque intollerabile violenza o malefatta commessa nelle contrade dell' Islam. Ad una folla polacca o irlandese non perdoneremmo neppure un centesimo di quello che siamo pronti a perdonare ad una folla libica o afghana: ma ci va bene così. Dando un esempio stupefacente di viltà l'Unione Europea non ha espresso una protesta vigorosa neppure quando è stata devastata la sua sede a Gaza da una folla di quegli stessi palestinesi che vivono solo grazie agli aiuti di Bruxelles. Nulla sembra scuoterci, insomma: non solo non vogliamo accorgerci della via pericolosa che l'Islam ha imboccato, ma, quel che è peggio, sembriamo aver perfino paura di parlarne.

Facciamo pure di peggio: lasciamo impunemente manifestare a favore di quella canaglie.

Fosse x me taglierei di netto qualsiasi sovvenzione. Neanchè + un centesimo, che se prima era anche giustificato da una situazione fluida e contraddittoria, oltre che dalla paura di ritorsioni, ora non ha + senso politico.

Hanno avuto l'autodeterminazione pseudodemocratica che volevano, che se ne godano le conseguenze.

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Quello che dice Galli Della Loggia lo abbiamo già detto noi, magari a sprazzi quà e la, nel forum. Analisi perfetta, certo. Ma una tale analisi l'abbiamo già fatta anche noi poveri profani.

Mi piacerebbe di più leggere quali sono le possibili soluzioni, perchè il mondo ha bisogno sì di analisi e di comprensione dei quali sono i problemi, ma il tutto serve a ben poco se poi non si propongono soluzioni.

Lo dice anche il mio capo al lavoro: "non venirmi a parlare di problemi, vienimi a parlare di soluzioni".

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Quello che dice Galli Della Loggia lo abbiamo già detto noi, magari a sprazzi quà e la, nel forum. Analisi perfetta, certo. Ma una tale analisi l'abbiamo già fatta anche noi poveri profani.

Mi piacerebbe di più leggere quali sono le possibili soluzioni, perchè il mondo ha bisogno sì di analisi e di comprensione dei quali sono i problemi, ma il tutto serve a ben poco se poi non si propongono soluzioni.

Lo dice anche il mio capo al lavoro: "non venirmi a parlare di problemi, vienimi a parlare di soluzioni".

azz i capi devo aver fatto tutti lo stesso corso di formazione... rispondo coome una volta mi ha risposto un ragazzo del mio team...che se li portino anche un po' loro le soluzioni, altrimenti lo faccio io il capo ;):lol:

Scherzi a parte, vero, ma anche qua sono state portate varie proposte di soluzione, e non a tutti a turno vanno bene.

Ergo, la cosa mi scivola via sempre + verso l'utopia...

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Davvero pensi che tagliare i fondi di Bruxelles ai palestinesi di Hamas possa risolvere qualcosa? Non c'è il rischio che i palestinesi si vendano ancora di più ad Ahmadinejad se non ai talebani? La peggior cosa che l'Europa può fare è quella di tagliare i ponti che a gran fatica è riuscita a gettare verso i palestinesi.

D'accordo, occorre certo occuparsi delle contingenze e del fatto che c'è una marea di teste di cazzo che fomentano e sobillano portando a bruciare chiese e ad ammazzare cristiani.

L'utopia però rimarrà sempre utopia se ci preoccupiamo solo delle contingenze che cambiano al cambiare di ogni alito di vento. L'Europa, l'ONU, gli USA, il Giappone, La Russia, l'Arabia Saudita etc, insomma l'intero mondo che finora ha parlato solo con se stesso, deve decidersi invece a parlare col mondo islamico non solo di petrolio, ma anche di scambi culturali, di promozione dei diritti umani, di riforme, di democrazia, di cultura, di progresso, di abbattimento degli steccati, di teocrazie, di laicità, di convivenza, di tolleranza, di rispetto, di scienza, di ricerca, di religione, di letteratura, di poesia, di cucina, di scuole, di ragazzi, di educazione, di università, di sport, di cinema, di lingue etc. etc. etc.

Emma Bonino sostiene che noi non conosciamo il mondo islamico mentre il mondo islamico conosce benissimo noi. Penso che sia assolutamente vero, e se è vero siamo nella merda più totale perchè loro ci conoscono ed hanno le idee chiare su di noi e sulla nostra cultura. Sanno quindi quello che fanno. Noi non conosciamo loro e siamo quindi paralizzati dal loro comportamento. Cominciamo a chiederci chi sono e come vivono gli islamici: forse così potremo parlare anche con loro.

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Davvero pensi che tagliare i fondi di Bruxelles ai palestinesi di Hamas possa risolvere qualcosa?

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