Vai al contenuto

boicottiamo prodotti francesi


stefano1986

Messaggi Raccomandati:

Guest Riccardo

Rendiamoci conto che la UE è assolutamente necessaria e imprescindibile, così come la moneta unica, ma che l'apparato burocratico (costosissimo, troppo costoso, da rivedere assolutamente) è manovrato da lobbies molto potenti non sempre in linea con le esigenze reali dei cittadini.

Si ma capisci che e' il concetto stesso di UE che viene meno se non si mettono alcuni paletti ad atteggiamenti come quello francese.

Ribadisco che la Francia non e' nuova a questi attegiamenti!!!!

Link al commento
Condividi su altri Social

  • Risposte 97
  • Creato
  • Ultima Risposta

I più attivi nella discussione

I più attivi nella discussione

Naaaa....

.......................

...........

Ax, vorrei rispettare quanto sostieni, anche perchè mi fai sapere che sei stato in qualche maniera un addetto ai lavori.

Purtroppo però sono costretto a dirti che sbagli in pieno. Forse perchè fai confusione fra quando l’euro è entrato nel mercato in maniera virtuale e quando invece lo abbiamo toccato con mano.

Che il banana spari cagate per coprire il suo fallimento non è che me lo invento io, lo dicono tutti quelli che se la sentono di esprimersi, compresi industriali economisti e banchieri.

Per Piervirgilio Dastoli, direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, le recriminazioni levate intorno a un eventuale cambio lira-euro a 1500 lire sono un esempio di messaggio negativo fuorviante per l’opinione pubblica. Un cambio simile avrebbe dato di certo un colpo tremendo all’esportazione dei prodotti italiani.

Padoa Schioppa dice che l’idea di un euro a millecinquecento lire è semplicemente una sciocchezza.

Carlo Gola, rappresentante della Banca d’Italia a Londra lo disse la stessa cosa già in tempi non sospetti.

Ti riporto un solo articolo prelevato da:

da La Stampa.it del 12 gennaio 2006

di Stefano Lepri

Millecinquecento lire per un euro? Ma con quel cambio all’estero non venderemmo più nulla, avevano risposto gli industriali quando si fissò, al rientro nel Sistema monetario europeo, il valore che poi è rimasto. Oltre il 95% delle imprese contattate in un sondaggio condotto attraverso la Filiale di Milano della Banca d’Italia aveva giudicato insostenibile, tale da ridurre a zero i margini di profitto all’esportazione, la «quota 1500» che Silvio Berlusconi ieri ha giudicato, a posteriori, opportuna. Il dato si ricava da un articolo dell’economista della Banca d’Italia, Carlo Gola.

Il cambio di 1936,27 con cui la lira è stata sostituita dall’euro discende dalla parità di rientro nel sistema monetario europeo (Sme), pattuita nel novembre 1996 a Bruxelles, dopo faticose trattative, dall’allora ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi: 990 lire per marco tedesco. Per ottenere nel 1999 un euro a fronte di 1.500 lire, come ipotizzato ieri sera da Silvio Berlusconi, il cambio con il marco tedesco avrebbe dovuto essere fissato a circa 770 lire: ossia la parità che l’Italia non era riuscita a reggere nel disastroso settembre del 1992, quando dallo Sme la lira era dovuta uscire.

All’epoca, a dire il vero, Ciampi fu lodato proprio per il motivo opposto: non di essere rientrato con una lira «forte» come volevano soprattutto i tedeschi, ma abbastanza «debole» da consentire alle nostre industrie esportatrici di restare competitive sui mercati degli altri Paesi europei. Il Financial Times attribuì alla «grinta negoziale» di Ciampi che il cambio fosse più debole, quindi più favorevole agli esportatori italiani, di quanto «la maggior parte degli altri Paesi dell’Unione si aspettasse». La Bundesbank incitava il governo tedesco a tener duro su 950 lire per marco. Nessuno ipotizzò mai che si potesse tornare in vicinanza del cambio che era franato nel 1992.

Il lavoro di Carlo Gola, ora rappresentante della Banca d’Italia a Londra (pubblicato nel 2000, come d’uso, «a titolo personale»), rivela in profondità quale era l’atteggiamento delle industrie esportatrici italiane rispetto ai possibili livelli di rientro della lira nello Sme. Rispetto al cambio più debole degli anni ‘93-’95 (si andò fin oltre le 1200 lire per marco), le 990 lire costituirono già uno sforzo per alcune imprese: l’8% rispose al questionario che a quel cambio non avrebbe avuto margini di profitto sui prezzi di vendita all’estero. A 950, il cambio proposto dai tedeschi, sarebbero andate in rosso il 12% delle imprese; a 900, oltre il 35%.

A 770 lire per marco, la quota necessaria per avere due anni più tardi l’euro a 1.500 lire, il 94% delle imprese nel 1996, e il 98% l’anno successivo, si sarebbero ritrovate con i margini di profitto annullati. Oppure, a parità di prezzo in lire, avrebbero dovuto aumentare del 25-30% i listini in marchi o in franchi. E’ facile immaginare un disastro industriale di grandi proporzioni, con fallimenti e chiusure, e anche una crisi del turismo europeo in Italia, scoraggiato dagli alti prezzi; centinaia di migliaia di posti di lavoro in meno. Ma si tratta di una ipotesi teorica, perché i mercati valutari non avrebbero ritenuto sostenibile un cambio del genere, e l’avrebbero subito affossato con ondate speculative.

L’ipotetico ritorno della lira a un cambio forte avrebbe invece diminuito in Italia il prezzo dei beni importati, e ridotto il costo delle vacanze degli italiani all’estero. Per l’appunto ieri sera da Forza Italia, a chiarimento delle parole del presidente del Consiglio, si parlava di «cambio irrealistico e troppo oneroso per i consumatori italiani». A Berlusconi l’ufficio stampa di Romano Prodi replica che «il conseguimento di un rapporto di 990 lire per marco nella riunione Ecofin del 24 novembre 1996 fu unanimemente considerato un grande e inatteso successo del governo Prodi e del suo ministro del Tesoro, Carlo Azeglio Ciampi».

Link al commento
Condividi su altri Social

ragazzi ...sono ormai 15 anni che vendiamo all'estero il MADE IN ITALY !!!!

la svalutazione ormai contava pochissimo

non faccimo ragionamenti da anni sessanta...

oggi facciamo fatica a vendere

perchè in europa e nel mondo hanno tutti le pezze al KULO come noi.!!!

Link al commento
Condividi su altri Social

cinesi ed Indiani non mi sembranto tanto con le pezze al kiulo, visto gli incrementi economici degli ultimi anni. Solo in India ci sono 300 mln di consumatori "a livello europeo". Mi sembrano un buon mercato.

Archepensevoli spanciasentire Socing.

Link al commento
Condividi su altri Social

cinesi ed Indiani non mi sembranto tanto con le pezze al kiulo, visto gli incrementi economici degli ultimi anni. Solo in India ci sono 300 mln di consumatori "a livello europeo". Mi sembrano un buon mercato.

infatti quelli sono i nuovi mercati ...

non sono ancora partiti!!

il mese prossimo andrò in INDIA ....

si apre una catena di 50 STORE (tipo IKEA ) tutti di made in Italy

è un'operazione enorme ,volta a supportare le piccole e medie imprese

ed a evidenziare le nostre eccellenze ,superiore a quelli prorposte

da alcune multinazionali.

Faschion Food and Forniture... le tre F de made in Italy-

scusate OT ...e fine OT

Link al commento
Condividi su altri Social

Guest Riccardo
forse è x sta storia sull'energia

SEmbra che la cosa abbia suscitato malumori anche in Belgio e nella francia stessa

27/02/2006 13:51

Primopiano

STAMPA BELGA:GDF-SUEZ DANNEGGIA CONCORRENZA

"La Francia annette l'energia belga" o ancora "Parigi nazionalizza l'energia belga". La stampa belga denuncia che la fusione GdF-Suez ha risvolti pesanti per il Belgio perché ha come conseguenza anche l'aggregazione della belga Electrabel, controllata da Suez. In difficoltà dopo l'operazione protezionistica autorizzata dal governo francese, proprio la libera concorrenza sul mercato belga.Distrigaz(controllata al 57% da Suez ) e GdF,vendono infatti entrambe gas e sono concorrenti con benefici effetti per i prezzi del settore La fusione per i consumatori è dunque "inaccettabile".Le associazioni parlano di ritorno a concentrazioni del mercato

27/02/2006 15:28

Primopiano

STAMPA FRANCESE: NOZZE GDF-SUEZ PROTEZIONISMO

Le nozze tra GdF e Suez annunciate dal governo francese per creare un forte gruppo energetico nazionale ed impedire un'Offerta pubblica di acquisto da parte di Enel, vengono interpretate dalla stampa francese come un "episodio di nuovo protezionismo francese" e come l'ennesima prova che il Paese è aggressivo nello "shopping all'estero" quanto difensivo in casa. La stampa economica francese ritiene inoltre che la decisione del primo ministro di esporsi personalmente nella vicenda non sia priva di rischi."Deplorevole l'intervento del governo" dice il quotidiano Le Monde.

LA EU sembra stare a guardare

27/02/2006 15:52

Primopiano

UE: PER ORA NORME

o NON VIOLATE "Al momento non ci sono indizi sulla violazione della libera circolazione di capitali in Ue". Lo dice il portavoce della Commissione Ue, Laitenberger, che spiega:"Se la fusione GdF-Suez sarà notificata, la valuteremo con determinazione e nei dettagli,per stabilire se è compatibile con le regole del mercato interno della concorrenza". Poi Laitenberger sottolinea: "Bruxelles è favorevole ad un approccio più integrato. Le sfide della globalizzazione non possono essere affrontate con 25 piccoli mercati nazionali". E: "Abbiamo bisogno di attori forti, ma questo deve essere il risultato della loro forza, non dell'intervento della politica".

Dispiace vedere che come al solito in Italia ci sia chi strumentalizza la cosa contro il governo!!!!

Link al commento
Condividi su altri Social

i Francesi sono così

mi ricordo che circa 20 anni fa ,un imprenditore lombardo che aprì un canale

televisivo in Francia ,in pochi mesi raggiunse l'ascolto di TF1..

a quel punto decisero di boicottarlo ... e in due anni chiuse.

pensate ,lui da solo contro 4 canali Francesi stava vincendo la sua sfida...

non mi ricordo più il suo nome .....

Link al commento
Condividi su altri Social

ti blocco subito ...

nel nostro sistema ,che non è social-comunista ,l'economia i prezzi e la concorrenza

sono liberi e in quetso modo concorrono a formare un'economia libera.

non dare a berlusconi colpe che non sono sue ma che sono insite

nel sistema !!!!!

No Gug, non mi stoppi affatto.

Un conto è l'economia libera che vogliamo tutti, compresi noialtri komunistazzi mangiabambini, altro conto è lasciare mano libera a ladri e speculatori sperando che le palle le tirassero fuori le massaie.

Non ti riempire la bocca col social-comunismo, che quà centra come i cavoli a merenda.

Centra invece che il banana non ha fatto un cazzo per spezzare il culo ai ladri che con l'entrata dell'euro si sono arricchiti.

Link al commento
Condividi su altri Social

x me gdf suez non passerà indenne

se non ci saranno interventi o chiarimenti comunitari si lascerà un segno pesante e molto negativo

nella partita ci sono anche la spagnola endesa con la tedesca eon

ecco la classifica x capitalizzazione dei gruppi europei dell'energia

1) Edf (Francia): 81 miliardi;

2) E.On (Germania): 65,5;

3) Suez (Francia): 43,02;

3) Enel (Italia): 42,3; ;

5) Rwe (Germania): 40,9;

6) Endesa (Spagna): 30;

7) Gaz de France (Francia): 29,3;

8) Iberdrola (Spagna): 24,9;

9) Electrabel (Belgio, controllata Suez): 23,4;

10)Gas Natural (Spagna): 11,6.

non sembra che la Francia abbia bisogno di questi mezzi x difendersi già è messa molto bene . . . al contrario dell'Italia

qualche commento dal sole24ore

Roma furiosa, tedeschi nervosi, belgi polemici. Così in un lampo, facendo infuriare Roma e indispettendo i tedeschi (in questi giorni la superutility E.On sta dando l'assalto alla spagnola Endesa con un'Opa da 29 miliardi) de Villepin ha ordinato la fusione tra Gaz de France (leader nell'industria del gas metano, 22 miliardi di fatturato) e Suez (campione nazionale da 40 miliardi di fatturato che si occupa di elettricità, gas, acqua e rifiuti). Ne verrà fuori il secondo gruppo europeo dell'energia, gigante di fatto a controllo statale da 64 miliardi di giro d'affari e da oltre 73 miliardi di capitalizzazione (numero due d'Europa dopo la francese Edf con 80 miiliardi di capitalizzazione), quinto produttore continentale di elettricità, gestore della prima rete di trasporto e distribuzione del gas naturale e leader dei servizi ambientali. Una mossa, secondo il Wall Street Journal che «tutela più la Francia che gli azionisti». Concorda Le Monde, che nell'editoriale datato 28 febbraio attacca la mossa «deplorevole» del governo: «Villepin si rivela protezionista, per non dire nazionalista. La Francia ha detto no ieri al progetto di Costituzione europea. Dice di no oggi all'Europa dell'energia». Il quotidiano finanziario Les Echos, invece, ricorda che il Belgio «non si addice agli italiani» e cita il fallito raid di Carlo De Benedetti ai tempi dell'operazione Générale de Belgique (intervenne proprio Suez che così prese indirettamente il controllo di Electrabel). Mentre l'ex numero uno di Electrabel, Philippe Bodson, spiega a Le Soir che si tratta di un'operazione «imposta agli azionisti» e che la proposta dell'Enel aveva «molto senso». Il quotidiano di Bruxelles titola polemicamente: «Parigi nazionalizza l'elettricità belga».

almeno spero faccia saltare l'asse franco/tedesco . . . . . come al solito l'attuale opposizione italiana rilascia dichiarazioni strumentali al livello del "amico" Zapatero ed in linea con l'ennesimo esempio francese su cosa si intende per europeismo . . . . . proprio un bel quadretto 8-)

Link al commento
Condividi su altri Social

Crea un account o accedi per lasciare un commento

Devi essere iscritto per commentare e visualizzare le sezioni protette!

Crea un account

Iscriviti nella nostra community. È facile!

Registra un nuovo account

Accedi

Sei già registrato? Accedi qui.

Accedi Ora

×
×
  • Crea Nuovo...

 

Stiamo sperimentando dei banner pubblicitari a minima invasività: fai una prova e poi facci sapere come va!

Per accedere al forum, disabilita l'AdBlock per questo sito e poi clicca su accetta: ci sarai di grande aiuto! Grazie!

Se non sai come si fa, puoi pensarci più avanti, cliccando su "ci penso" per continuare temporaneamente a navigare. Periodicamente ricomparità questo avviso come promemoria.