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L'uomo onesto che è Storace....


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Messaggi Raccomandati:

Arrestati investigatori, agenti e funzionari della Telecom

Banche dati, un mercato nero. Perquisito uomo di Storace

Rubavano elenchi e tabulati

in trappola i venditori di segreti

di LUCA FAZZO e LORENZA PLEUTERI

MILANO - Un mercato parallelo dove le informazioni sulla vita privata dei cittadini vengono vendute per pochi euro, un universo dove gli affari sporchi e puliti degli investigatori privati fioriscono grazie alla corruzione tra funzionari dello Stato e delle compagnie telefoniche. Alle sei di ieri mattina scatta tra Milano, Roma, Firenze, Padova e Novara l'operazione che per la prima volta dà un taglio a un malaffare che da anni permette alla privacy di ogni italiano di venire violata senza difficoltà: finiscono in manette undici investigatori privati, due marescialli della Guardia di finanza, un ispettore di polizia, due uomini di Telecom Italia. E viene perquisito l'ufficio di Nicolò Accame, braccio destro del ministro della Sanità Francesco Storace: che dei servizi degli spregiudicati private eyes si sarebbe avvalso contro la camerata-rivale Alessandra Mussolini e contro Piero Marrazzo, avversario nelle elezioni per la presidenza della Regione Lazio.

Le accuse sono di corruzione, violazione di segreto d'ufficio e falso. Trecento pagine di ordinanza di custodia, sostenute da una gran mole di intercettazioni telefoniche, raccontano come i segreti delle banche dati venissero venduti al network degli investigatori.

Almeno cinque le agenzie coinvolte dagli arresti, ma molte altre sono indagate e vengono perquisite nella giornata di ieri. La principale è la Ssi di Milano guidata da un giovane energico: Pierpaolo Pasqua, 35 anni, istruttore subacqueo, specialista della sicurezza privata. È lui, secondo intercettazioni e pedinamenti, l'uomo di contatto con lo staff di Storace. Ed è lui a tenere buona parte dei rapporti con i corrotti nel settore pubblico e privato, ognuno dei quali vendeva i segreti di sua competenza. I dipendenti di Telecom fornivano tabulati con gli elenchi delle conversazioni e identificavano i titolari delle utenze. Il poliziotto forniva certificati penali, carichi pendenti, denunce recenti e remote, e altri dati contenuti nel cervellone centrale del Viminale. I finanzieri, oltre ai dati sulle pendenze fiscali dei "bersagli", si spingevano più in là: organizzavano finte verifiche fiscali per fare incursioni negli uffici e rastrellare materiale.

Pierpaolo Pasqua è arrestato a Roma, nella sede capitolina della Ssi, insieme a lui finiscono in carcere i capi delle divisioni "security" e "information" della stessa Ssi, Gaspare Gallo e Luca Garbelli. Tra Milano e Varese vengono catturati Laura Danani, titolare di una agenzia a cinquecento metri da palazzo di giustizia, il collega Vittorio Meroni e Corrado Nembrini della C. Enne detective. A Roma tocca a un ex segugio della Tom Ponzi. Non ci sono, negli elenchi dei "casi" seguiti dagli investigatori arrestati, nomi eccellenti (a parte quello di Storace). La grande parte delle indagini svolte utilizzando le "soffiate" a pagamento riguardano faccende di affari: concorrenza tra aziende, inchieste interne su dirigenti infedeli o presunti tali, inchieste esplorative prima di accordi commerciali. Non ci sono, per il momento, provvedimenti a carico dei clienti dei private eyes, perché non è detto che conoscessero i metodi usati dai segugi che avevano assoldato: anche se, quando si vedevano consegnare documenti teoricamente segreti come certificati penali, estratti bancari, tabulati telefonici qualche domanda avrebbero potuto farsela. Abbiamo colpito, dicono i carabinieri milanesi, "una complessa rete di corruttela diffusa su tutto il territorio nazionale". Ma c'è chi giura che la caccia ai venditori di segreti sia solo all'inizio.

(9 marzo 2006)

furti all'anagrafe della capitale e le auto blu. In ottanta pagine

gli "Storhacker" nella campagna elettorale per il Lazio nel 2005

Dalle liste della Mussolini a Marrazzo

ecco le imprese degli spioni romani

di MARINO BISSO e MARCO MENSURATI

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Alessandra Mussolini

MILANO - Ottanta pagine per raccontare le avventure di "Storhacker", e del suo uomo di fiducia, il fedele Niccolò Accame. Ottanta pagine per ripercorrere, capitolo per capitolo, la "stagione delle spie" nella politica, ovvero quella della campagna elettorale per la Regione, nella primavera del 2005: dalla scoperta delle firme false di Alessandra Mussolini, ai grotteschi pedinamenti del candidato del centro sinistra Piero Marrazzo. Quasi un terzo dell'ordinanza di custodia cautelare firmati dal giudice milanese per le indagini preliminari Paola Belsito, sono dedicati a questo, a come lo staff dell'ex governatore del Lazio e attuale ministro della Salute aveva cercato di "controllare" i suoi avversari nel corso della campagna elettorale.

Niccolò Accame, fino a qualche settimane fa portavoce del ministro Storace ora promosso a capo della comunicazione dell'intero Ministero si vede arrivare i carabinieri in casa poco dopo l'alba. Nell'imbarazzo precipita non solo Accame - che comunque non è iscritto nel registro degli indagati - ma anche il suo ministro. Perché Accame è il contatto con il personaggio chiave della retata di ieri, Pierpaolo Pasqua, capo dell'agenzia investigativa Ssi: e protagonista, si scopre ora, del giallo del 2005.

Il caso nasce quando un candidato della lista Storace denuncia che la lista Alternativa Sociale, quella di Alessandra Mussolini, ha aggiunto alle vere alcune firme false per raggiungere il minimo richiesto dalla legge. Per verificare i dati anagrafici dei firmatari, però, qualcuno si è introdotto, senza autorizzazioni, nei computer degli archivi informatici del Comune di Roma. Sulla stampa, la nipote del Duce accusa Storace e lo ribattezza "Storhacker". Lo scandalo esplode violentissimo.

Il clima si arroventa, alla fine cade una sola testa, quella di Mirko Maceri direttore di Laziomatica, società di informatica della Regione. Poche settimane dopo però la situazione si ingarbuglia ancora di più. Perché proprio mentre Piero Marrazzo, candidato del centro sinistra, denuncia di essere spiato, i carabinieri scoprono che un giovane investigatore privato si apposta ogni mattina sotto il comitato elettorale di Marrazzo, in via Lega Lombarda. A bordo della sua Y-10 riprende le persone che entrano e escono dal portone. Ma anche le targhe delle auto a bordo delle quali si sposta Marrazzo. L'idea - pare - è quella di dimostrare l'eventuale utilizzo di auto blu di Comune o Provincia, entrambe governate dal centrosinistra.

Tanto per completare la sua opera, lo 007 dopo il lavoro si dirige con la sua auto verso la sede della Regione dove si mette in contatto con alcune persone che lo fanno salire negli uffici. Tutto viene osservato dai carabinieri. La stessa scena la ripeterà nei giorni successivi, mentre contatta telefonini utilizzati da persone "facenti parte dello staff della Regione Lazio" o di quelli "per la campagna elettorale di Storace". Chi lo ha mandato? Chi lo pagava? Chi contattava sotto la Regione? Nelle intercettazioni compiute dai pm milanesi, in cui di Accame e Storace si parla più volte, forse ora ci sono le risposte.

(9 marzo 2006)

Il ministro della Salute: "Questo è linciaggio, non mi lascio

intimidire". La Mussolini furiosa: "Sono stata spiata"

Spionaggio, Storace: "Solo fango"

Berlusconi: "Si accerti la verità"

E sulla vicenda Casini convoca i capogruppo per martedì

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Francesco Storace

ROMA - Diventa una vera bufera politica, l'inchiesta sulle intercettazioni illegali a Piero Marrazzo e Alessandra Mussolini - compiute, secondo l'ipotesi dell'accusa, per gettare fango sugli avversari dell'allora presidente della regione Lazio, Francesco Storace. E oggi, mentre anche Silvio Berlusconi chiede che venga "accertata" la verità, l'uomo al centro della vicenda, l'attuale ministro della Salute, non ci sta a finire sulla graticola. E contrattacca: "Questi sono solo schizzi di fango, un linciaggio, non mi lascio intimidire. Non temo nulla".

Storace, insomma, è furioso. "Io non attacco la magistratura - puntualizza - ma c'è una immonda campagna di stampa", e un atteggiamento negativo "da parte della sinistra: queste sono balle a uso e consumo loro". Il ministro poi annuncia querele contro i giornali, e dice: "Se c'è una parte lesa sono io". Poco più tardi, in suo favore interviene anche Gianfranco Fini: "Esprimo piena solidarietà a Francesco Storace di cui capisco l'indignazione per il tentativo in atto di diffamarlo, montando un caso che non esiste".

Quanto a una delle "vittime" delle intercettazioni, Alessandra Mussolini (di nuovo alleata della Casa delle liberà), l'esponente di Alternativa sociale punta l'indice verso Storace e chiede "spiegazioni". "I fatti in contestazione, al di là dei profili personali- dice - rischiano di compromettere pesantemente la credibilità dei vertici di un partito, Alleanza Nazionale, che fa parte della coalizione di centrodestra".

La Mussolini è un fiume in piena: "Si parla tanto di par condicio e di candidati impresentabili - prosegue - ma è gravissimo che io come cittadina e parlamentare sia stata spiata e controllata, e siano stati spiati anche la mia famiglia, i miei amici e i miei collaboratori. Mi aspetto un sussulto di tutti coloro che credono nella democrazia, e che anche il Presidente della Repubblica si esprima".

Silvio Berlusconi, da parte sua, difende la trasparenza delle istituzioni. E così, dopo aver parlato col ministro della Sanità e aver incontrato la Mussolini, spiega: "Ho sempre assolutamente garantito che noi siamo liberali, e che la nostra posizione è di assoluta trasparenza. Non si può minimamente ipotizzare un utilizzo dei poteri dello Stato per fini politici". Poi fa sapere di aver detto a Storace che "è necessario accertare la verità"

Sempre sul fronte delle istituzioni, il ministro dell'Interno, Giuseppe Pisanu, "tiene a precisare che, come sempre, si atterrà alle decisioni del parlamento, naturalmente nei limiti delle proprie competenze istituzionali e tenuto conto che le stesse indagini sono ancora in corso". E poi assicura: "L'amministrazione dell'Interno è impegnata a garantire, su ogni altro fronte, la sicurezza, l'ordine pubblico ed il corretto svolgimento della competizione elettorale".

Nel frattempo, mentre l'inchiesta va avanti, il presidente della Camera, Pierferdinando Casini, annuncia di aver convocato "la conferenza dei capigruppo per martedì alle 13". Per discutere del caso anche in Parlamento. Come richiesto dall'opposizione, e in particolare dal capogruppo Ds Luciano Violante. Ed è anche il presidente della Quercia, Massimo D'Alema, a ribadire che si tratta di "un fatto enorme, di una gravità incredibile".

(9 marzo 2006)

da la Repubblica Comunista

Xfortuna che ce mazzarro e che ci terremo veltroni x altri 5 anni...

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Sta diventando un caso internazionale. Il TG1 ha parlato solo di questo scandalo. Anche il TG5. Emilio Fede, per la prima volta nella storia, si è fatto sfuggire una frase critica nel confronti del Banana. "Deve scegliere: o butta fuori starace per due giorni oppure deve infliggere due Ave Maria e un Pater noster ad Alessandra".

L'enormità del caso consiste nel fatto che dopo aver portato nella merda il debito pubblico nazionale per organizzare una colossale rete spioniostica sono riusciti a dimostrare che Marrazzo s'è guadagnato democraticamente il Lazio e baffino s'è comprato un terzo di barca. Miliardi e miliardi senza riuscire a portare a casa un solo straccio di prova che aiuti la CdL a demolire l'avversario e vincere le elezioni. In compenso sono riusciti a buttare sul lastrico la Nazione.

Il colpo gobbo per salvare la faccia lo sta ovviamente preparando il banana per porre rimedio a quel branco di incompetenti e parassiti che lo ciorconda; pare che alla prossima apparizione sugli schermi si farà riprendere in piedi su una nuvoletta azzurra e con un'aureola luminosa sul capo. Da quella postazione ci elargirà finalmente la verità: "i comunisti, in combutta col loro chiaro infiltrato Alessandra Mussolini, hanno ordito la più infame congiura di cui il mio governo sia mai stato oggetto nel corso della sua storia: si sono comportati onestamente senza concedermi il minimo appiglio per attaccarli. Così non vale e non si può campare! Sono una manica di antistorici che si arrogano il lusso di essere onesti contro tutto e contro tutti! Li accuso formalmente di avermi fatto spendere inutilmente un sacco di soldi in spese di spionaggio. Il debito pubblico nella merda senza avere nulla in cambio è tutta colpa loro. Li condanno senza pietà a vincere le elezioni e cuccarsi la montagna di cambiali che ho accumulato in cinque anni di governo".

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«Ha perso le elezioni forse ora non ti paga»

No, «mi ha già pagato»: al telefono un maresciallo della finanza e un'investigatore

È il cinque aprile del 2005. Storace ha perso le elezioni regionali. Gaspare Gallo, socio di Pierpaolo Pasqua nella «Security Service Investigation», chiama al telefono il maresciallo della Guardia di Finanza Francesco Liguori. «Senti un po', ma adesso che ha perso le elezioni ti paga lo stesso?», chiede il sottufficiale infedele. E Gaspare Gallo, l'investigatore privato, risponde ridendo: «Veramente mi ha già pagato». Un passo indietro. Siamo al 26 febbraio del 2005. È l'inizio dell'operazione «Qui, Quo, Qua». Gaspare Gallo parla con Pasqua: «Bisogna entrare al momento giusto, fare sparire le cose al momento giusto...». E Pasqua: «Io te l'avevo detto che prima o poi ce la chiedevano una zozzata». I due investigatori privati hanno appena saputo che per estromettere «Qui» (cioè Alessandra Mussolini) dalle elezioni regionali, dovranno giocare sporco e truccare le liste di presentazione di Alternativa Sociale. Come? Forse attraverso un'operazione di pirateria informatica, forse attraverso una missione segreta, notte tempo, nello stato maggiore di Alessandra Mussolini.

«Se sapessero...»

È la sera del primo marzo. Pasqua parla con la moglie e le racconta di avere finito il lavoro su «Qui» e di avere preso ad occuparsi di «Quo» e «Qua». A quel punto per i magistrati che lo stanno facendo intercettare diventa chiaro che Pasqua si è occupato delle firme per la presentazione delle liste elettorali della Mussolini. E, come spiega lui stesso, le ha falsificate mischiandosi tra i fedelissimi della nipote del Duce. «...facendo, infiltrando... io sono bravo a fare l'infiltrato... mo', domani e dopodomani passo la giornata a dare una mano...». Sua moglie al telefono si preoccupa, ma lui la tranquillizza, le dice di avere risolto tutto: «L'operazione è pericolosa, sì, non ci saranno pericoli solo a condizione che rivincano, perché altrimenti!...». Arriva l'11 marzo, sui giornali scoppia lo scandalo delle firme false, la Mussolini rischia l'esclusione. Pasqua parla con la moglie: «Devi vedere la cronaca di Roma, hai preso il Corriere della Sera? ». Lei: «Che figata, guarda avrei voluto esserci... non vedo l'ora di vedere il telegiornale». E più tardi, a sera, la conversazione continua: «Insomma, noi eravamo lì, arriviamo noi, arriva Storace, passa al tavolo, saluta quello vicino a me, quell'altro, arriva a me, mi guarda e fa "uhm... uhmm..." e passa a quello successivo». La moglie: «Davvero?». Pasqua: «Sì, ci siamo fatti due risate. Quello vicino a me mi dice "ma che gli hai fatto?"... no niente, non ti preoccupare». Pasqua spiega poi alla moglie che per fare esplodere il caso è stato necessario un esposto in Procura. Una denuncia in cui gli uomini di Storace segnalavano la presenza di firme fasulle nelle liste della Mussolini. Ma, come lui stesso ammette, era stato tutto un trucco: «Si è esposto Fabio, nel senso che ha fatto finta di essere lui ad avere raccolto tutte quelle cose lì... Se sapessero che invece le abbiamo proprio messe noi...». E ride: «Tanto la questione è depenalizzata, la useremo come un altro cavallo di battaglia. È politicamente importante che è uscito fuori che questi per ottenere le firme le hanno fatte false e gliele hanno autenticate quelli della Sinistra... Ma l'elettore che voleva votare la Mussolini dirà " ma come, io voto la Mussolini e lei si mette d'accordo coi comunisti" » ? Useremo questo slogan, te la dò in anteprima, Vuoi Bertinotti alle Regione? Vota Mussolini». Chi era l'interfaccia di Pasqua? Scrive il gip: «Dagli atti si perviene alla ragionevole conclusione che si dovrebbe trattare di Niccolò Accame che era, all'epoca dei fatti, legale rappresentante dell'Associazione Lista Storace».

Il tariffario

Al telefono due investigatori privati. Ogni prestazione ha il suo prezzo. Laura Danani riceve una chiamata da Corrado Nembrini. «Devo fare il punto della situazione, devo mandare una specie di offerta». Nembrini: «Sì, dai». Danani: «Allora ascolta, il "chi è" (scoprire gli intestatari dei numeri di telefono riservati, ndr) Omni 220 euro, Tim 150, Wind 200, Tre 200, fisso 250». I tabulati telefonici costano invece 1.500 euro, i precedenti penali solo 50. Ma Pasqua e soci spiavano anche in banca. Per telefono, Laura Danani elenca gli istituti di credito dove erano in grado di arrivare senza alcun problema: Bnl, Popolare di Milano, Popolare di Novara, San Paolo Imi, Antonveneta, Commercio e Industria. L'investigatrice spiega che «un'anagrafe per vedere se una persona è presente in queste banche costa 250 euro... e se ti dice che c'è, lo sviluppo di un paio di mesi di movimenti va sulle 600, lo stesso discorso vale per i titoli».

Biagio Marsiglia

10 marzo 2006

corriere.it

"Io non ce l'ho co' te, ma co' quello che te sta vicino e nun te butta de sotto!"

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L'addio del ministro finito nella bufera

Storace: «Ecco perché lascio»

Il comunicato con il quale l'esponente di An formalizza le dimissioni dal governo

Ecco il testo integrale del comunicato del Ministro:

«Il semplice sospetto che io possa aver architettato una manovra politica contro i miei avversari politici mi addolora e mi indigna. Sento, più di chiunque altro - afferma Storace in un comunicato - il diritto di conoscere in tempi brevissimi la verità, perchè nulla è più importante del mio onore personale e politico».

«Ho il diritto di difendermi e avverto, parimenti, il dovere di sottrarre la mia comunità politica e il governo dalle strumentalizzazioni della sinistra. Ho esposto tutto ciò al presidente di An, onorevole Gianfranco Fini, al quale ho altresì comunicato la mia decisione di rassegnare le dimissioni dalla carica di ministro, che formalizzerò - conclude - al Capo dello Stato e al presidente del Consiglio»

10 marzo 2006

"Io non ce l'ho co' te, ma co' quello che te sta vicino e nun te butta de sotto!"

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Una prece.

Mi dispiace invece davvero per una come Alessandra Mussolini, che sarà pure sanguigna, passionale, impulsiva, irruenta e fottutamente di destra, ma mi pare anche una onesta e pulita.

Peccato che si fidi ciecamente di uno come il banana che di fronte al decennale coinvolgimento in loschi affari di corruzione e falso in bilancio si guarda bene dallo smuovere le sue chiappe dalla poltrona ma pontifica elogi a Storace per la sensibilità dimostrata dimettendosi di fronte allo scandalo di spionaggio.

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Una prece.

Mi dispiace invece davvero per una come Alessandra Mussolini, che sarà pure sanguigna, passionale, impulsiva, irruenta e fottutamente di destra, ma mi pare anche una onesta e pulita.

"The great enemy of the truth is very often not the lie -- deliberate, contrived and dishonest -- but the myth -- persistent, persuasive and unrealistic"

(John Fitzgerald Kennedy)

"We are the Borg. Lower your shields and surrender your ships. We will add your biological and technological distinctiveness to our own. Your culture will adapt to service us. Resistance is futile!"

"Everyone is entitled to their own opinion, but not their own facts!"

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Gli sviluppi dell'inchiesta che ha spinto alle dimissioni il ministro Storace

Un viado per rovinare Marrazzo

Gli investigatori privati arrestati avevano organizzato un complotto a luci rosse, poi fallito, per screditare il rivale di Sorace

MILANO — Un viado per distruggere Piero Marrazzo. Avevano già organizzato pure un falso scandalo sessuale gli investigatori privati arrestati con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata allo spionaggio anche politico: inchieste totalmente illegali per screditare gli avversari di Francesco Storace (An), l'ex ministro della Salute che nell'aprile 2005 cercava la riconferma alla presidenza della Regione Lazio.

LA CONFESSIONE — L'idea degli spioni era di fabbricare un clamoroso complotto a luci rosse per rovinare la reputazione del popolare giornalista di Mi manda RaiTre, candidato dal centrosinistra contro Storace. Il piano è documentato da una serie di intercettazioni non citate (ma allegate) alle 305 pagine di ordinanza d'arresto. L'obiettivo era distruggere Marrazzo non solo sul terreno politico o professionale, ma anche sul piano umano, psicologico e familiari. Ora il complotto è confermato dalle confessioni di Gaspare Gallo (il tecnico di fiducia del titolare della Ssi, Pierpaolo Pasqua), che ha già ammesso di aver corrotto i militari della Guardia di finanza e i funzionari di compagnie telefoniche. In carcere Gallo ha anche spiegato che il mandante politico, secondo quanto gli riferiva costantemente Pasqua, era Niccolò Accame, il rappresentante ufficiale della Lista Storace.

Gallo ha messo a verbale anche il nome e cognome del travestito - un uomo «dedito abitualmente alla prostituzione» - che era stato già arruolato dalla banda per fabbricare il falso scandalo, poi rimasto inattuato non per scrupoli morali, ma perché sembrava troppo rischioso ricorrere a un personaggio di dubbia affidabilità.

ALTRE VITTIME — Ma nelle cinque ore di interrogatorio, Gaspare Gallo avrebbe fatto anche i nomi di altri personaggi con cariche istituzionali che sarebbero stati spiati dalla sua agenzia di investigazione. Dossier illegittimi su altri politici, che si aggiungerebbero nella lista delle vittime accanto ai già noti Piero Marrazzo e Alessandra Mussolini. Il verbale di interrogatorio di Gaspare Gallo è stato secretato. S'ignorano sia i mandanti sia le vittime di questi nuovi casi di spionaggio, ma le indagini dei carabinieri del nucleo operativo sono già ripartite a caccia di nuovi riscontri.

Per uno dei marescialli arrestati della Gdf di Novara, Franco Amato, intanto, l'accusa potrebbe ridimensionarsi: l'altro finanziere arrestato, Francesco Liguori, lo ha dipinto come «fuori dall'associazione e coinvolto marginalmente» per una sola interrogazione allo Sdi, la banca dati centralizzata del Ministero dell'Interno.

INTERROGATORI A ROMA — A Roma intanto è ripartita l'inchiesta gemella sui reati commessi nella capitale. I pm Achille Toro, Italo Ormanni e Francesco Ciardi hanno sentito, come teste, Fausto Serse Pennazzo, l'impiegato della Regione Lazio che il 29 marzo 2005 avrebbe agevolato l'ingresso riservato negli uffici dell'investigatore privato Pasqua. E subito dopo è stato ascoltato Andrea Straziota, ex addetto stampa della Regione.

14 marzo 2006

"Io non ce l'ho co' te, ma co' quello che te sta vicino e nun te butta de sotto!"

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