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nuova legge: primi effetti.


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Inappellabilità, la riforma

finisce all'esame della Consulta

MILANO - I giudici della terza Corte d'Assise d'Appello di Milano hanno trasmesso alla Corte Costituzionale gli atti del processo a carico di cinque islamici assolti in primo grado dall'accusa di terrorismo internazionale, accogliendo l'eccezione di costituzionalità, sollevata dal sostituto procuratore generale Isabella Pugliese. Il pubblico ministero ha sollevato la questione in riferimento alla legge sull'inappellabilità da parte dell'accusa delle sentenze di assoluzione e proscioglimento. I cinque erano stati assolti dall'accusa principale e condannati, invece, per reati minori.

"Io non ce l'ho co' te, ma co' quello che te sta vicino e nun te butta de sotto!"

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Ora si attenderà il pronunciamento della Corte Costituzionale

Legge Percorella: stop a processo islamici

Si ferma il processo d'appello «Bazar» verso i cinque islamici perché secondo non sarebbe stata ammessibile l'appellabilità

MILANO- Si ferma il processo d'appello denominato «Bazar» in corso davanti ai giudici della terza Corte d'Assise di Milano nei confronti di cinque islamici accusati di terrorismo internazionale, assolti da questo reato in primo grado e condannati per contestazioni minori e finiti al processo d'appello dopo il ricorso della Procura.

Oggi il presidente della Corte d'Assise ha accolto una eccezione di costituzionalità sulla inappellabilità delle sentenze di proscioglimento, così come prevede la legge Pecorella, e ha inviato la questione alla Corte costituzionale. I giudici della terza Corte d'assise d'appello di Milano hanno infatti accolto l'eccezione di costituzionalità, sollevata dal pg Isabella Pugliese, della legge sulla inappellabilità (legge Pecorella) nell'ambito del processo a carico dei cinque islamici assolti in primo grado dall'accusa di terrorismo internazionale.

I giudici, presieduti da Santo Belfiore, con un'articolata ordinanza, spiegano che con la legge sull'inappellabilità «la parità tra pubblico ministero e imputato (sia l'uno che l'altro non possono proporre appello avverso le sentenze di proscioglimento) è solo nelle parole usate dal legislatore e non nelle situazioni processuali cui le parole si riferiscono». La nuova formulazione dell'articolo 593 del codice di procedura penale, inoltre, «solo apparentemente» soddisfa «l'esigenza di parità» garantita dall'articolo 111 comma 2 della Costituzione poichè prevede «al primo comma la possibilità del pubblico ministero e dell'imputato di proporre appello avverso le sentenze di condanna; e al secondo comma la limitazione di tale diritto di appellare avverso le sentenze di proscioglimento solamente se il pubblico ministero o l'imputato appellante abbia chiesto una prova nuova e decisiva». Il processo, quindi, a cinque imputati che erano stati arrestati nell'ambito dell'operazione antiterrorismo «Bazar», è stato sospeso fino alla decisione della Corte Costituzionale.

13 marzo 2006

dal corriere.it

"Io non ce l'ho co' te, ma co' quello che te sta vicino e nun te butta de sotto!"

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Una delle leggi più orribili dell'intera storia della Repubblica.

Nando Dalla Chiesa ha fatto bene ad esprimere in rime sarcastiche la sua contrarietà nella dichiarazione di voto. Un evento di tale portata meritava di essere immortalato a futura memoria.

Riporto la sua dichiarazione di voto in cui spiega il no della Margherita al disegno di legge sull'inappellabilità, ennesima legge ad personam per salvare il banana dal processo d'appello Sme.

SENATO DELLA REPUBBLICA XIV LEGISLATURA

RESOCONTO SOMMARIO E STENOGRAFICO

GIOVEDÌ 12 GENNAIO 2006

DALLA CHIESA (Mar-DL-U): Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE: Ne ha facoltà.

DALLA CHIESA (Mar-DL-U):

Signor Presidente,

sul piano della decenza istituzionale nemmeno gli ultimi giorni ci vengono risparmiati. Sembra di essere agli ultimi giorni di Pompei. Anche mentre il Parlamento si avvia verso la sua data di scioglimento noi siamo qui, costretti a varare con tempi contingentati un provvedimento di favore, l'ennesimo, nato dalle vicende giudiziarie del Presidente del Consiglio.

È un fatto che ha in sé qualcosa di scandaloso anche sul piano formale. Guardate il frontespizio del disegno di legge. Pensate. Una legge fatta per il Premier e che porta la firma di un solo deputato, l'onorevole Pecorella, solo lui, ossia il suo avvocato difensore. Credo non ci siano precedenti del genere in nessuna democrazia, sotto nessuna latitudine.

Vede, signor Presidente, i greci parlavano di "Hybris" quando l'idea di giustizia veniva così degradata. Hybris per indicare il concetto di confine, di misura e la sua violazione. Hybris come eccesso di forza, come dismisura. E nella dismisura, diceva Platone, sta l'origine di ogni male.

Aristotele - mi si perdoni la doppia citazione - rendeva il concetto ancor più esplicito: per lui Hybris indicava il fare o il dire qualcosa che costituiva un'ignominia per chi la subisce. Con questa legge, a subire l'ignominia sono, oltre che la dignità del Parlamento, il senso di giustizia del Paese e le vittime dei reati. Hybris divenne poi, nella cultura greca, violazione del limite, addirittura volontà di trascendere la condizione umana, dunque di mettersi al di sopra degli uomini, di rompere - con sacrilegio - il confine che esiste tra gli uomini e gli dei.

Mettersi al di sopra dei mortali: vedete bene come la storia greca ci offra parole che appaiono pensate proprio per i nostri giorni (e d'altra parte c'è una ragione se il discorso sulla democrazia di Pericle recitato da Paolo Rossi è stato censurato dalla RAI; ripeto: Pericle censurato dalla RAI). Hybris proprio per questo, come intreccio di illecito sociale e di illecito religioso.

Quest'ultima, ennesima legge, collocata negli ultimi giorni di legislatura, richiama con potenza plastica quel concetto. Per questo non argomenterò per l'ennesima volta, e inutilmente dei guasti e delle iniquità di questa come delle altre leggi ad personam (questa, poi, più incostituzionale di tutte le altre, anzi incostituzionale in radice), ma interverrò in forma diversa, per esprimere il mio dissenso in modo, infine, più icastico. Un modo inusuale, come inusuale e parossistico è il limite a cui siamo stati portati. Farò un discorso in metrica, del tutto rispettoso delle prescrizioni del nostro Regolamento. Spero che qualcuno dei molti senatori sensibili seduti nei banchi della maggioranza ne ricavi una sia pur leggera situazione di disagio per quanto stiamo approvando.

Bentornati senatori,

dalle feste e dai ristori,

tutti insieme per votare

la gran legge secolare:

la più urgente,

la più bella;

sì, la legge Pecorella.

Ma quant'è curioso il mondo,

nel suo gran girare in tondo,

che fa nascere d'incanto

una legge che può tanto.

E la scrive un avvocato

per salvare il suo imputato,

che poi, caso assai moderno,

è anche capo del Governo;

mentre invece l'avvocato

è un potente deputato.

Ah, che idea stupefacente,

non si trova un precedente.

E’ un esempio da manuale

di cultura occidentale

che sa metter le persone

sopra la Costituzione.

E ora e’ bello, edificante,

che di voci ne sian tante

- di giuristi, ex magistrati,

di causidici, avvocati -

pronte intrepide a spiegare

che la legge e’ da votare,

poiche’ vuole la dottrina

che il diritto su una china

piu’ virtuosa scorrera’

se la norma si fara’.

Ma pensate che bellezza

per un reo, l'aver certezza

che se il giudice e’ impaurito

o corrotto o scimunito,

potra’ dar l'assoluzione

senza alcuna sconfessione;

che il processo finira’

e un macigno calera’

sull'accusa dello Stato

e su chi subi’ il reato.

Che trionfo, che tripudio!

E per Silvio che preludio

a una dolce terza eta’,

l'assoluta impunita’.

Bentornati senatori,

per la fine dei lavori.

Cinque anni incominciati

coi tesori detassati,

poi vissuti con amore

a far leggi di favore

- rogatorie, suspicioni,

lodi, falsi e prescrizioni,

approvate in frenesia

e con gran democrazia,

che chi c'e' non puo' parlare

e chi e' assente può votare.

Mentre al pubblico, in diretta,

lui giurava: "Date retta,

se non si combina niente

sui problemi della gente

colpa è di opposizioni,

Parlamento e Commissioni!"

Bravi voi che con tempismo

combattete il comunismo,

anche se nell'ossessione

ce l'aveste una ragione:

falsa e’ di Marx la tesi

che lo Stato è dei borghesi;

ci insegnaste voi del Polo

che lo Stato e' ... di uno solo.

Or votando con l'inchino

si completi il gran bottino

delle leggi personali,

questo sconcio senza eguali.

Del diritto sia mattanza.

Ma l'Italia ne ha abbastanza.

Voto contrario.

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il vero problema e' la sentenza d'assoluzione per i motivi che tutti conosciamo non la legge...

INAPPELLABILITA': DA MILANO A CONSULTA ATTI TERRORISMO /ANSA

PECORELLA, I FASCICOLI FARANNO UN VIAGGIO INUTILE

(ANSA) - MILANO, 13 MAR - Nel giorno in cui il presidente

della Commissione Giustizia della Camera, Gaetano Pecorella,

tiene a Palazzo di Giustizia di Milano un convegno sulla legge

sull' inappellabilita' di cui e' relatore, i giudici milanesi

incaricano la Consulta di verificare se questa risponda al

dettato costituzionale. E in un processo delicato, a carico di

cinque islamici assolti in primo grado dall'accusa di Terrorismo

internazionale (270 bis c.p.) e condannati, invece, per reati

minori, come il traffico di documenti falsi.

I giudici della Terza sezione della Corte d'assise d'appello

di Milano, presieduti da Santo Belfiore, che gia' aveva assolto

altri imputati di terrorismo internazionale con motivazioni che

avevano causato polemiche (aveva sostanzialmente confermato l'

assoluzione disposta dal gip Clementina Forleo che aveva operato

la distinzione tra ''terroristi'' e guerriglieri''), hanno

ritenuto ''rilevante'' nel processo e ''non manifestamente

infondata'' l'eccezione sollevata dal sostituto pg, Isabella

Pugliese, e hanno 'congelato' il processo, in attesa di un

pronunciamento della Corte Costituzionale.

L'articolo 593 del Codice di Procedura Penale, cosi' come

riformato dalla cosiddetta legge Pecorella, secondo i giudici

milanesi ''solo apparentemente soddisfa l'esigenza di parita'

garantita'' dall'articolo 111 della Costituzione, poiche'

prevede ''al primo comma la possibilita' del pubblico ministero

e dell'imputato di proporre appello avverso le sentenze di

condanna; e al secondo comma la limitazione di tale diritto di

appellare avverso le sentenze di proscioglimento solamente se il

pubblico ministero o l'imputato appellante abbia chiesto una

prova nuova e decisiva''. Questo dimostra che la parita' tra pm

e imputato ''e' solo nelle parole usate dal legislatore e non

nelle situazioni processuali cui le parole si riferiscono''.

Le nuove norme, inoltre, secondo i giudici milanesi, ''sono

di dubbia legittimita' costituzionale anche sotto il profilo del

contrasto con il principio di ragionevolezza, implicito in

quello di uguaglianza'', regolato dall'articolo 3 della Carta

costituzionale. Questo perche' ''non sembra ragionevole'' l'

abolizione del diritto del pubblico ministero di impugnare

sentenze di assoluzione, ''mentre e' mantenuto il diritto dell'

imputato di proporre appello contro le sentenze di condanna''.

La parita' delle parti sarebbe effettivamente realizzata,

''se il legislatore avesse previsto la non impugnabilita' di

tutte le sentenze (di condanna e di proscioglimento)'' sia da

parte del pm che da parte dell'imputato, ''con cio' abolendo

totalmente il giudizio d'appello''. Una scelta ''che potrebbe

piacere (perche' assicurerebbe una maggior speditezza dei

processi) o non piacere (perche' eliminerebbe la possibilita' di

correggere eventuali errori del giudice di primo grado):

certamente, pero', rientrerebbe nella discrezionalita' del

legislatore e risponderebbe alla Costituzione.

I giudici citano, inoltre, le ''asimmetrie'' tra accusa e

difesa rilevate dal presidente della Repubblica, Carlo Azeglio

Ciampi nel suo messaggio con cui rinvio' alle Camere la prima

versione della legge. Questa, pero, per i giudici, dopo i

rilievi del capo dello Stato, ha subito una ''modifica solo

apparente'' in relazione alla parita' tra pm e imputato.

Pecorella, da parte sua, ritiene che la decisione dei

giudici milanesi, e di altri prima di loro, comportera' ''un

viaggio inutile dei fascicoli dei processi, oltre che ritardare

i tempi dei processi stessi''. La parita' di cui parla l'

articolo 111, infatti, ''riguarda il momento della formazione

della prova, cioe' le parti devono avere gli stessi diritti e lo

stesso intervento nella formazione della prova e non certamente

l'identita' di diritti tra pubblico ministero e difesa, perche',

altrimenti, se cosi' fosse, anche la difesa potrebbe pretendere

di avere le intercettazioni telefoniche e di avere al proprio

servizio la polizia giudiziaria o altre amenita' di questo

genere''.

Oltre a questo, ha fatto rilevare Pecorella, ''la Corte

Costituzionale ha gia' deciso precedentemente, in una situazione

in cui il pm non poteva appellare e l'imputato si', che questo

non contrasta con il principio di uguaglianza ed e' quindi

compatibile con la norma costituzionale''. (ANSA).

Auto:ex bmw 320d touring 150cv,Gpunto 1.3mj 90cv

La tua prossima auto:a trazione posteriore

moto:Venduta

una vita di traverso ;)

foto72sw8.jpg

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Una delle leggi più orribili dell'intera storia della Repubblica.

Nando Dalla Chiesa ha fatto bene ad esprimere in rime sarcastiche la sua contrarietà nella dichiarazione di voto. Un evento di tale portata meritava di essere immortalato a futura memoria.

Riporto la sua dichiarazione di voto in cui spiega il no della Margherita al disegno di legge sull'inappellabilità, ennesima legge ad personam per salvare il banana dal processo d'appello Sme.

SENATO DELLA REPUBBLICA XIV LEGISLATURA

RESOCONTO SOMMARIO E STENOGRAFICO

GIOVEDÌ 12 GENNAIO 2006

DALLA CHIESA (Mar-DL-U): Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE: Ne ha facoltà.

DALLA CHIESA (Mar-DL-U):

Signor Presidente,

sul piano della decenza istituzionale nemmeno gli ultimi giorni ci vengono risparmiati. Sembra di essere agli ultimi giorni di Pompei. Anche mentre il Parlamento si avvia verso la sua data di scioglimento noi siamo qui, costretti a varare con tempi contingentati un provvedimento di favore, l'ennesimo, nato dalle vicende giudiziarie del Presidente del Consiglio.

È un fatto che ha in sé qualcosa di scandaloso anche sul piano formale. Guardate il frontespizio del disegno di legge. Pensate. Una legge fatta per il Premier e che porta la firma di un solo deputato, l'onorevole Pecorella, solo lui, ossia il suo avvocato difensore. Credo non ci siano precedenti del genere in nessuna democrazia, sotto nessuna latitudine.

Vede, signor Presidente, i greci parlavano di "Hybris" quando l'idea di giustizia veniva così degradata. Hybris per indicare il concetto di confine, di misura e la sua violazione. Hybris come eccesso di forza, come dismisura. E nella dismisura, diceva Platone, sta l'origine di ogni male.

Aristotele - mi si perdoni la doppia citazione - rendeva il concetto ancor più esplicito: per lui Hybris indicava il fare o il dire qualcosa che costituiva un'ignominia per chi la subisce. Con questa legge, a subire l'ignominia sono, oltre che la dignità del Parlamento, il senso di giustizia del Paese e le vittime dei reati. Hybris divenne poi, nella cultura greca, violazione del limite, addirittura volontà di trascendere la condizione umana, dunque di mettersi al di sopra degli uomini, di rompere - con sacrilegio - il confine che esiste tra gli uomini e gli dei.

Mettersi al di sopra dei mortali: vedete bene come la storia greca ci offra parole che appaiono pensate proprio per i nostri giorni (e d'altra parte c'è una ragione se il discorso sulla democrazia di Pericle recitato da Paolo Rossi è stato censurato dalla RAI; ripeto: Pericle censurato dalla RAI). Hybris proprio per questo, come intreccio di illecito sociale e di illecito religioso.

Quest'ultima, ennesima legge, collocata negli ultimi giorni di legislatura, richiama con potenza plastica quel concetto. Per questo non argomenterò per l'ennesima volta, e inutilmente dei guasti e delle iniquità di questa come delle altre leggi ad personam (questa, poi, più incostituzionale di tutte le altre, anzi incostituzionale in radice), ma interverrò in forma diversa, per esprimere il mio dissenso in modo, infine, più icastico. Un modo inusuale, come inusuale e parossistico è il limite a cui siamo stati portati. Farò un discorso in metrica, del tutto rispettoso delle prescrizioni del nostro Regolamento. Spero che qualcuno dei molti senatori sensibili seduti nei banchi della maggioranza ne ricavi una sia pur leggera situazione di disagio per quanto stiamo approvando.

Bentornati senatori,

dalle feste e dai ristori,

tutti insieme per votare

la gran legge secolare:

la più urgente,

la più bella;

sì, la legge Pecorella.

Ma quant'è curioso il mondo,

nel suo gran girare in tondo,

che fa nascere d'incanto

una legge che può tanto.

E la scrive un avvocato

per salvare il suo imputato,

che poi, caso assai moderno,

è anche capo del Governo;

mentre invece l'avvocato

è un potente deputato.

Ah, che idea stupefacente,

non si trova un precedente.

E’ un esempio da manuale

di cultura occidentale

che sa metter le persone

sopra la Costituzione.

E ora e’ bello, edificante,

che di voci ne sian tante

- di giuristi, ex magistrati,

di causidici, avvocati -

pronte intrepide a spiegare

che la legge e’ da votare,

poiche’ vuole la dottrina

che il diritto su una china

piu’ virtuosa scorrera’

se la norma si fara’.

Ma pensate che bellezza

per un reo, l'aver certezza

che se il giudice e’ impaurito

o corrotto o scimunito,

potra’ dar l'assoluzione

senza alcuna sconfessione;

che il processo finira’

e un macigno calera’

sull'accusa dello Stato

e su chi subi’ il reato.

Che trionfo, che tripudio!

E per Silvio che preludio

a una dolce terza eta’,

l'assoluta impunita’.

Bentornati senatori,

per la fine dei lavori.

Cinque anni incominciati

coi tesori detassati,

poi vissuti con amore

a far leggi di favore

- rogatorie, suspicioni,

lodi, falsi e prescrizioni,

approvate in frenesia

e con gran democrazia,

che chi c'e' non puo' parlare

e chi e' assente può votare.

Mentre al pubblico, in diretta,

lui giurava: "Date retta,

se non si combina niente

sui problemi della gente

colpa è di opposizioni,

Parlamento e Commissioni!"

Bravi voi che con tempismo

combattete il comunismo,

anche se nell'ossessione

ce l'aveste una ragione:

falsa e’ di Marx la tesi

che lo Stato è dei borghesi;

ci insegnaste voi del Polo

che lo Stato e' ... di uno solo.

Or votando con l'inchino

si completi il gran bottino

delle leggi personali,

questo sconcio senza eguali.

Del diritto sia mattanza.

Ma l'Italia ne ha abbastanza.

Voto contrario.

Nando dalla Chiesa (cattedra di Sociologia in BOCCONI)...mi ha dato un bel

26 !!!!

lo ricordo con tanta nostalgia quel giorno !!!!! bei tempi

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Nando dalla Chiesa (cattedra di Sociologia in BOCCONI)...mi ha dato un bel

26 !!!!

lo ricordo con tanta nostalgia quel giorno !!!!! bei tempi

a me ha dato un bel 28, e l'ho sempre considerato "an alternative idiot".

Martinelli era 5 spanne sopra, come prof, come sociologo, come uomo...

"The great enemy of the truth is very often not the lie -- deliberate, contrived and dishonest -- but the myth -- persistent, persuasive and unrealistic"

(John Fitzgerald Kennedy)

"We are the Borg. Lower your shields and surrender your ships. We will add your biological and technological distinctiveness to our own. Your culture will adapt to service us. Resistance is futile!"

"Everyone is entitled to their own opinion, but not their own facts!"

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