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Crisi Ford: analisti chiedono la testa di Bill Ford


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da Repubblica.it

Suggeriscono al pronipote del fondatore dell'azienda "lasciare al più

presto e dare spazio a qualcuno più abile di lui nel gestire la crisi"

Analisti all'attacco:"Fuori Bill Ford"

La casa automobilistica Ford dovrebbe rimpiazzare l'amministratore delegato William Clay Ford Jr poichè non si è dimostrato molto capace a gestire il processo di risanamento dell'azienda. Il suggerimento arriva dai principali analisti del settore auto negli Stati Uniti. Brett Hoselton, per esempio, analista della KeyBanc di Cleveland, suggerisce al pronipote del fondatore dell'azienda automobilistica americana di "lasciare al più presto e dare spazio a qualcuno più abile di lui nel gestire la crisi".

La sollecitazione arriva nel momento in cui la casa di Dearborn si prepara ad ulteriori tagli che fanno seguito alla perdita netta di 1,44 miliardi di dollari del primo semestre di quest'anno. A gennaio la casa statunitense aveva annunciato il taglio di circa 30 mila posti di lavoro e la chiusura di 14 impianti in Nord America. Sei mesi dopo, poi, il terzo costruttore più grande al mondo aveva annunciato la necessità di velocizzare il piano di riduzione del personale.

Qualche giorno fa Bill Ford Jr. aveva risposto così alla rivista Business Week che gli chiedeva se si sentisse ancora in grado di guidare la compagnia: "Siamo sempre alla ricerca di manager di talento che ci aiutino nel difficile cammino della rinascita. Certo abbiamo bisogno di qualcuno, ma io sono quel qualcuno, la persona giusta".

Che dire... Ci vorrebbe un Marchionne per paese...

Italians do it better

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Contro la profonda crisi, Ford le sta tentando proprio tutte. Dopo i piani di ristrutturazione, i tagli al personale e la decisione di mettere in vendita il marchio-gioiello Aston Martin, ora a scendere in campo è lo stesso Bill Ford jr, ceo del gruppo automobilistico omonimo, nonché erede della dinastia, che si dice pronto a cedere la guida dell'impresa nel caso trovasse qualcuno più bravo di lui.

Lo ha dichiarato in una intervista a Newsweek, spiegando che il suo tentativo è da tempo quello di "portare talenti nella compagnia”. “Se riesco a trovare qualcuno - e pensavo a Carlos Ghosn che è un manager eccezionalmente dotato e potrebbe aiutare la Ford - lo prenderò. Ciò a prescindere dalla sua posizione". Ghosn, attualmente, è alla guida della Renault-Nissan e ha in corso colloqui con GM per un'alleanza negli Usa che la Ford vorrebbe contrastare.

Ford jr comunque, pur di far uscire il gruppo di famiglia dalla profonda crisi sarebbe disposto anche a scaricare il suo stesso ruolo, questo però solo nel caso trovasse un sostituto di talento.

Intanto, in una lettera inviata ai dipendenti, il presidente Ford ha spiegato che il gruppo dovrà cambiare il proprio modo di fare affari e dare una svolta positiva all’attività. “Il modello di business adottato dal gruppo per decine di anni non è più sufficiente per sostenere la redditività dell’azienda, ha scritto Ford, aggiungendo che gli sforzi per risolvere i problemi del gruppo si possono concentrare in tre aree che riguardano gli sforzi per la ripresa in Nord america, gli assetti globali e la leadership”.

Gli interventi, però, devono essere attuati al più presto, visto che il gruppo mese dopo mese continua a cedere terreno. Ad agosto, le vendite sono calate dell'11,6%, a 255.112 unità. Una flessione dovuta soprattutto al declino segnato dalla divisione truck e Suv (-21%), cioè i veicoli sportivi a maggior consumo di carburante.

da tgfin.it

 

花は桜木人は武士

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Ci siamo, chi vivrà vedrà......

Da repubblica:

L'ex manager che ha rilanciato la Boeing dovrà ora sistemare

i conti del colosso di Detroit che ora fa segnare perdite record

Bill Ford lascia la Ford

Al timone Alan Mulally

Alan Mulally e Bill Ford

Bill Ford getta la spugna e affida le sorti del gruppo fondato nel 1903 dal bisnonno Henry ad Alan Mulally, il manager 61enne vicepresidente della Boeing.

Forte del successo di risanatore alla guida del gruppo del colosso mondiale degli aerei, di cui ha ispirato le strategie dei modelli commerciali, Mullaly dovrà impegnarsi in una lotta contro il tempo per riportare in linea i risultati sempre più critici del secondo produttore Usa di auto, sotto pressione sul mercato domestico, con perdite di quote di mercato (e un rosso nei conti di 1,25 miliardi nei primi sei mesi) a favore della nipponica Toyota.

"Abbiamo individuato un leader capace di guidare il rilancio del gruppo", commenta durante la conferenza stampa di presentazione del nuovo numero uno, Ford jr, che conserverà la carica di presidente con deleghe sul posizionamento strategico.

"E' sufficiente ricordare - aggiunge - il lavoro di successo che Alan ha svolto alla Boeing". "E un piacere per me essere qui", replica da parte sua Mulally, ricordando che la Ford ha tutte le capacità per risalire la china.

Anche se la nomina è giunta un pò sorpresa, è stato lo stesso Bill Ford, erede dell'impero dell'auto appena 49enne e alla guida del gruppo da fine 2001 (subentrando a Jacques Nasser), a riconoscere lo stato di crisi della compagnia e a dichiararsi, in un'intervista pubblicata sull'ultimo numero del magazine Newsweek, pronto a farsi da parte in presenza del manager giusto, capace di risollevare la compagnia.

L'identikit era fin troppo corrispondente a quello del patron di Renault-Nissan, Carlos Ghosn, famoso come tagliatore di costi e gran risanatore di una compagnia, la Nissan, i cui conti era prossimi al deposito in tribunale. Preoccupato dall'ennesimo calo delle vendite registrate in Nordamerica, Ford jr ha a lungo inseguito Ghosn, in quanto "manager di grandissimo talento in grado di poter aiutare il gruppo", che da parte sua non ha mai nascosto che sarebbe stato a disagio alla guida di un gruppo controllato saldamente dalla famiglia Ford con un pacchetto di azioni che vale il 40% di voti.

Mulally è l'architetto dei successi della Boeing e degli ultimi aerei commerciali, contro i rivali europei dell'Airbus, vantando tra l'altro un'esperienza lavorativa nella compagnia di 37 anni.

Nelle sue mani passa la guida di un gruppo che nella prima metà dell'anno ha perso 1,44 miliardi di dollari, malgrado a inizio anno abbia lanciato 'Way Forward', il piano di ristrutturazione con il taglio di 30.000 posti di lavoro entro il 2012 e la chiusura di 14 stabilimenti.

Pochi giorni fa, infine, l'annuncio del taglio della produzione in Nord America di 160.000 auto nell'ultimo trimestre 2006, pari al 21% del totale, e la disponibilità a vendere i gioielli di famiglia, i marchi di prestigio come Aston Martin e Jaguar, pur di rastrellare risorse a sostegno del risanamento.

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