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L'Olimpiade dei magnaccioni

di Stefano Olivari

Finché le candidature olimpiche 2016 di Roma o addirittura di Milano (per trasformare il Vigorelli in un'impianto polifunzionale sono stati previsti cinque anni di lavori...) erano discorsi campanilistici da bar, con lo schema che ha fatto la fortuna di Biscardi quando ancora si credeva che il suo Processo fosse un onesto programma umoristico, riempire pagine con questo materiale non sembrava scandaloso. Adesso che il Senato ha approvato una mozione che impegna il goverrno ad attivarsi per sostenere la candidatura italiana di Roma 2016, con mille misure fra le quali indefiniti 'supporti finanziari', la cosa è diventata più pesante. Per una ragione molto semplice: dopo la parentesi-canaglia del 2008, mentre i cialtroni nostrani fanno a gara nell'evitare l'incontro con il Dalai Lama, nel 2012 i Giochi saranno a Londra, 104 anni dopo la nascita del mito di Dorando Pietri e 64 dopo Consolini-Tosi, il Settebello, eccetera. Considerando la posizione da sempre espressa da Jacques Rogge, fino a prova contraria più importante di Petrucci, l'Europa potrebbe già considerarsi fortunata nell'avere l'Olimpiade una volta sì e una volta no. Perché possono anche capitare due volte consecutive no, vedi Tokyo 1964-Mexico 1968, Los Angeles 1984-Seul 1988, Atlanta 1996-Sydney 2000. Insomma, la battaglia avrebbe dovuto essere realisticamente per il 2020, con tutti gli sforzi italiani a sostegno della città prescelta. E allora perché questa scelta suicida, con tutto l'impegno finanziario conseguente ed il rischio di bruciare Roma per il 2020? Risposta semplice: il budget iniziale per la fase precandidatura è di 40 milioni di euro, destinati ovviamente ad aumentare. Ma cos'è la precandidatura? Il semplice proporre il nome italiano, fra cene e roadshow, sperando di essere presi in considerazione per entrare nella votazione finale. Lì la campagna elettorale ha un costo decisamente più alto, da un minimo di 400 milioni ad un massimo di 1000 solo per parlare delle spese del comitato organizzatore e non dei costi gravanti sulla collettività. Ipotizzando di superare la fase di precandidatura, ci sarebbe quindi da spartire una torta di minimo 500 milioni per un'impresa senza speranza, quando impegnandosi per 4 anni dopo Roma avrebbe avuto molte più chance oltre che il jolly dello sgarro 2004 da giocarsi al momento giusto. Domanda ingenua: perché tutto questo attivismo anticipato? Improvviso amore per gli ideali olimpici? Risposta semplice: perché così il circo delle spese fuori controllo e del presenzialismo esasperato può iniziare adesso, con la classe politica attuale, invece che nel 2010 quando potrebbe esserci al potere qualsiasi cosa, non necessariamente della parte avversa. Con la quale magari gli specialisti del cambio di destinazione dei terreni farebbero fatica a collaborare...Insomma, chi se ne frega di Roma 2020? La società dei magnaccioni, fra una festa del cinema e l'altra, vuole essere operativa da subito. Senza nemmeno il rischio di vincere e quindi di dover sopportare le fatiche organizzative e le critiche demagogico-disfattiste che spesso accompagnano queste manifestazioni. Il nostro potrebbe sembrare un discorso politico, se non fosse che la mozione è stata sottoscritta da esponenti di tutti partiti tranne che dalla Lega Nord (non per amore della finanza pubblica, ma per sostenere la Milano del Palasport crollato ventun anni fa e mai ricostruito: nell'Olimpia giocava Joe Barry Carroll...). Imbarazzanti le dichiarazioni di soddisfazione multipartisan, perché i viaggi premio all'estero per presentare Roma (presentare Roma!) a livello di incarichi e sottoincarichi, anche giornalistici e di comunicazione, copriranno l'intero arco costituzionale. Insomma, moriremo senza vedere un'Olimpiade in Italia e continuando a leggere le storie di Berruti e Wilma Rudolph...

Fonte: indiscreto.it

"The great enemy of the truth is very often not the lie -- deliberate, contrived and dishonest -- but the myth -- persistent, persuasive and unrealistic"

(John Fitzgerald Kennedy)

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