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I Moggi rinviati a giudizio


Alex87

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Blanc: "Diamo tempo alla giustizia"

"Tifosi sono 14 milioni' date=' non 3 persone"[/size']

"Siamo già stati chiari nel comunicato della settimana scorsa, ora monitoriamo. L'importante è mantenere i toni giusti. Ci sarà tempo per prendere le decisioni e chi deve decidere in questo caso è la giustizia". Sono le parole del presidente Blanc che taglia corto su Calciopoli e minimizza la contestazione: "I tifosi della Juventus sono più di 14 milioni, non tre persone che mettono uno striscione né cinquanta che contestano come ieri".

Blanc non ha voluto neanche entrare nel merito sulla presunta minaccia fatta ai giocatori di non pagarli se non giocano bene. ''Quel che si dice dentro, rimane tra di noi - ha sottolineato - quindi non faccio commenti, ho fiducia in questo gruppo e nella capacità di questo staff di dare il massimo in queste cinque partite. Per il futuro giudicheremo in futuro. Poi quello che ci diciamo a quattr'occhi rimane tra di noi". Sull' ennesima contestazione arrivata alla squadra poi, arrivata nella serata di Giovedì fuori dall'albergo milanese sede del ritiro, il presidente è molto duro: "I tifosi della Juventus sono più di 14 milioni, quindi non sono rappresentati da tre persone che mettono uno striscione (come accaduto in mattinata davanti la sede della Lega) né da cinquanta che contestano come ieri. Sappiamo che c'è delusione, ma deve essere espressa con civiltà. È una cosa su cui il sistema calcio deve riflettere: se vogliamo riaprire gli stadi alle famiglie è importante che la gente possa venire allo stadio e che dentro e fuori ci siano comportamenti civili, anche quando i risultati non sono buoni".

16 aprile 2010

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Calciopoli' date=' Sonetti[/b'] 'Disgustato da superficialità'

Neanche il tempo di ambientarsi a Vicenza, che Nedo Sonetti è stato sostituito sulla panchina del club biancorosso da Rolando Maran. Così, ecco che il tecnico piombinese si rituffa nel suo ruolo di osservatore del mondo del pallone. 'Non so perché siano passati quattro anni per analizzare le nuove intercettazioni - ha detto Sonetti esordendo nel suo intervento a Radio Toscana, parlando delle novità sul fronte Calciopoli -. Questa vicenda rispecchia il costume italiano: per poter fare qualcosa passa troppo tempo, senza risolvere niente. Provo disgusto per quello che sta venendo fuori, e soprattutto per la superficialità con cui sono state giudicate le cose in passato. Moggi è stato il capro espiatorio della vicenda, e ha pagato, ma forse potevano esserci anche altri personaggi. Dopo tutto ciò che è venuto fuori oggi, non assegnare lo scudetto del 2006 sarebbe stata la decisione più giusta già quattro anni fa. Non contiamo niente a livello europeo perché siamo poco credibili fin dai vertici del nostro calcio'.

20 aprile 2010

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Il tragico caso Juve

di Emanuele Boffi

Il processo farsa, il mostro Moggi, gli onesti. Anche se le restituissero gli scudetti, nulla ormai può più cambiare la sorte della Juve. E' diventata l’Inter del Duemila

Il tragico caso Juve è cominciato con la richiesta di un sorriso. È iniziato, cioè, con un atto d’hubris, così come gli antichi greci chiamavano l’illusoria tracotanza degli umani che tentano vanamente con un atto d’imperio di cambiare ciò che sottostà alle leggi dell’immutabile e del necessario. Il tragico caso Juve ha avuto principio con la richiesta del giovane rampollo Elkann – l’estroverso e funambolico Lapo – di vedere in campo e sulle pagine dei magazine una squadra e una società più sorridente, più simpatica, più cool. Quando lo sventurato, il figlio dell’élite torinese, l’esperto di marketing e cittadino del mondo chiese «una Juve più smile» fu il principio della fine, l’abbrivio dell’inevitabile cataclisma, perché non puoi essere vincente e simpatico. Aut aut. O sei l’uno o sei l’altro, come gli ricordò l’allora amministratore delegato Antonio Giraudo: «Senza “smile” negli ultimi dieci anni abbiamo vinto cinque scudetti, giocato sedici finali di coppe vincendone otto, conquistato due Palloni d’Oro. La nostra società è una di quelle più solide dal punto di vista finanziario, senza che gli Agnelli in questi ultimi dieci anni abbiano dovuto mettere denaro». Invece Lapo voleva sfidare le leggi della natura e del calcio: voleva vincere sul campo e fuori. Pretendeva, lo sciagurato, di battere tutte le altre squadre e poi di riceverne pure il clap clap di un battimani: grazie che ce le avete suonate 4 a 0, cheese. Voleva, insomma, essere l’Inter di Moratti, la squadra che piace alla gente che piace, a Fiorello, a Valentino Rossi, a Gino Strada, a Michele Serra, a Gad Lerner. Voleva che la sua Juve avesse lo charme del perdente senza perdere, la fortuna sportiva senza rimetterci la fortuna economica. Non si capacitava del perché lui, che aveva rilanciato l’immagine Fiat con la semplice idea di farne scrivere il logo a caratteri maiuscoli su una felpa, non potesse fare la stessa cosa con la squadra di famiglia. Lapo non capiva perché il giocattolo sportivo del nonno dovesse essere la squadra di cui, nei bar dello sport, si diceva che rubasse, e al cui palmarès si associasse il muso brutto sporco cattivo di un team manager adiposo e di un amministratore delegato col portamento di un impiegato delle poste. È così che è iniziato il tragico caso Juve, e non c’è dio dell’Olimpo né giudice di tribunale che oggi possa inviare un qualche deus ex machina a indicare una via di redenzione.

Un chiaro caso di illecito strutturato

Chi oggi finge di scandalizzarsi per Calciopoli 2, mente sapendo di mentire. Era già tutto chiaro allora, nel 2006, l’anno che fu per il calcio quello che fu il 1993 per la politica. Tredici anni dopo le mani, furono ancora la magistratura e la stampa a pulire i piedi, col consenso di chi, da quella depurazione, s’illudeva di trarne solo vantaggi e nessuna rogna. Il campo, quello su cui rotolava la palla rotonda, diceva questo: c’erano due squadre invincibili, la Juventus della triade (Moggi, Giraudo, Bettega) e di Del Piero e Ibrahimovic e il Milan di Berlusconi e Galliani, di Kakà e Maldini che spadroneggiavano in Italia e in Europa. Poi c’era l’Inter di Moratti, una squadra campione solo nei triangolari d’agosto cui da anni andava male tutto quel che poteva andare male. Il 5 maggio, Kanu, Gresko, Recoba, Vampeta, dobbiamo continuare? L’Inter era la squadra dei tifosi che per consolarsi correvano in libreria a comprare le barzellette sugli interisti di Severgnini (l’autoironia è l’arma del perdente), i cui supporter gettavano motorini dal secondo anello di San Siro ed esponevano striscioni di incitamento ai propri giocatori il cui più benevolo era questo: «Non sappiamo più come insultarvi». La Juventus, invece, era la squadra che vinceva perché, come ha spiegato German Camoranesi, «quando entravamo in campo, gli altri si pisciavano addosso». Fu nell’estate del 2006, a pochi mesi dal Campionato del Mondo, che andò in scena Calciopoli, un assurdo processo sportivo in cui la Juventus – e, in minor grado, Milan, Fiorentina e Lazio – pagarono per non avere commesso il fatto. A dirlo non è Tempi, Giampiero Mughini, o gli sfegatati del sito ju29ro.com, ma quegli stessi giudici che allora decisero la sanzione sull’onda di un sentimento popolare e di una campagna di stampa cui non dispiacque materializzare in sentenza il luogo comune più diffuso: la Juventus vince le partite “perché paga l’arbitro”.

A spiegarlo furono quegli stessi che la condannarono. Come Mario Serio, giudice della Corte di appello federale: «Abbiamo cercato di interpretare un sentimento collettivo, abbiamo ascoltato la gente comune e provato a metterci sulla lunghezza d’onda». O come Piero Sandulli, il presidente di quella Corte, che dichiarò: «Nella nostra sentenza evidenziammo soprattutto cattive abitudini, mica illeciti classici. Si doveva far capire che quello che c’era nelle intercettazioni non si fa. è stata una condanna etica». A un quotidiano Sandulli ha anche detto che nelle partite del campionato 2004-2005 «non ci sono illeciti. Era tutto regolare. L’unico dubbio era sulla partita Lecce-Parma». Lecce-Parma. Ma allora perché la Juve è andata in B?

Chi ha avuto la pazienza di leggere le sentenze dei tribunali e non soltanto quelle vergate su carta dai quotidiani rosa salmone, lo sa dal 2006. Contro la dirigenza juventina c’erano prove di non rispetto dell’articolo 1 del codice di giustizia sportiva (lealtà sportiva), ma non di violazione dell’articolo 6 (illecito sportivo), l’unico la cui violazione prevede la retrocessione. I giudici, già nel 2006, lo avevano appurato con certezza, tanto che, come spiegò sempre Sandulli, «l’illecito associativo non esisteva, era una falla del sistema giuridico che è stato da noi introdotto». È il famoso «illecito strutturato» di cui parlò Francesco Saverio Borrelli, chiamato dall’allora commissario straordinario Guido Rossi – ex dirigente Telecom, ex cda Inter – a condurre le indagini: «è un caso di illecito strutturato», spiegò l’eroe di Mani Pulite. Un’arcana formula che si potrebbe tradurre più o meno così: non abbiamo prove che la Juventus abbia comprato partite, né arbitri, né guardalinee, né calciatori. Abbiamo appurato che «non esisteva alcuna cupola», che la celebre favola delle “ammonizioni mirate” a favore dei bianconeri era appunto una favola, che non vi è stata mai alcuna «alterazione del sorteggio arbitrale», che l’arbitro Gianluca Paparesta non fu mai chiuso in uno spogliatoio da Moggi. Ecco, sebbene non ci sia una-prova-una che la Juventus abbia rubato le partite, sebbene sia illogico pensare che si possa alterare un campionato senza alterare i match, abbiamo condannato la Juventus alla serie B, alla non assegnazione del campionato 2004-05 e alla revoca dello scudetto 2005-06 (non oggetto d’indagine). Tutto questo durante un processo in cui abbiamo eliminato un grado di giudizio, in cui abbiamo concesso agli avvocati difensori solo tre giorni per preparare la difesa e un quarto d’ora per esporla e in cui non abbiamo ammesso come prove i filmati delle partite o altre prove documentali, ma solo alcune intercettazioni da noi selezionate senza dare la possibilità ai presunti colpevoli di accedere a tutte quelle disponibili (171 mila). Insomma, quel che si dice un processo equo. È scritto così nella sentenza: «è concettualmente ammissibile l’assicurazione di un vantaggio in classifica che prescinda dall’alterazione dello svolgimento o del risultato di una singola gara». Deve essere questo che si intende per “illecito strutturato”: sei colpevole perché è ammissibile che tu lo sia.

Già allora ci fu chi tentò di insinuare che Calciopoli era una farsa e che dietro l’operazione piedi puliti si stava svolgendo una pedicure tutta a favore di telecamere e istinti belluini di piazza. Oltre al giornale che tenete in mano, avanzarono sospetti alcuni giornalisti come Piero Ostellino sul Corriere della Sera, Christian Rocca sul Foglio, Giampiero Mughini nella trasmissione tv Controcampo. Probabilmente l’avrebbe voluto fare anche la firma numero uno del giornalismo sportivo italiano, quel Giorgio Tosatti di cui, con sospetto tempismo, furono pubblicate telefonate con Moggi, forse anche per vendetta contro le aspre critiche che Tosatti aveva mosso al pm Raffaele Guariniello, quello che aveva indagato invano sulla stessa Juventus. Ma non solo giornalisti, anche Giuseppe De Biase, il giudice che condusse le indagini sul calcio scommesse negli anni Ottanta, uno che di diritto sportivo se ne intende certamente più dell’avvocato d’affari Guido Rossi, disse senza mezzi termini: «La sentenza su Calciopoli è un aborto giuridico». E il giornalista Enzo Biagi, non esattamente un garantista a tutto tondo, aggiunse: «Una sentenza pazzesca costruita sul nulla».

Con Lippi non vinceremo mai

A tentare di discolparsi ci provarono anche i vari “mostri”, inutilmente. Il designatore Paolo Bergamo, quello accusato di essere troppo amico di Moggi, spiegò dal principio che lui «parlava con tutti i dirigenti». L’arbitro Massimo De Santis rivelò che le intercettazioni delle telefonate usate dall’accusa per dimostrare che esistevano degli accordi tra dirigenti delle squadre e arbitri erano «tutte successive alle partite». Moggi non fece mai finta di non essere quello per cui veniva pagato a peso d’oro: un dirigente maneggione, autoritario, svelto. Prima che Berlusconi fosse, Moggi fu. Fu lui il primo a usare l’espressione «non sono un santo» e ad ammettere di aver infranto gli obblighi di lealtà e correttezza sportiva, il già citato articolo 1 «quello che nel mondo del calcio, che è business, forse non infrangono solo i magazzinieri». Perché che tutti parlassero con tutti, era già noto nel 2006, eppure solo Moggi fu dipinto come un ciarliero farabutto. «Ci sono 42 società tra serie A e B, tutte parlano, l’unica società sordomuta era l’Inter», ha detto Moggi.

Eppure tutti hanno fatto finta di credere che il calcio fosse corrotto per colpa di uno solo. I quotidiani, con la Gazzetta dello Sport in testa, cavalcarono la piazza. Candido Cannavò scrisse che «la vergogna era ormai venuta allo scoperto» ed era «impossibile nasconderla sotto una foglia di fico». Gianni Mura su Repubblica chiese di fare «piazza pulita» per liberarsi di «uno scandalo che è peggio di tutti gli altri, è il più ramificato ed il più simile (ammazzamenti esclusi) ai metodi mafiosi». Gigi Garanzini sulla Stampa intimò di mandare via «i mercenari padroni del vapore». Per Gad Lerner trattavasi di «amici degli amici, figli dei padrini, più o meno come nella mafia». Lo sdegno si fece politico con Antonio Di Pietro che assicurò trattarsi di un nuovo caso «Tangentopoli. E ci sono le prove. Queste intercettazioni sono importanti. Hanno lo stesso valore della mazzetta scoperta a Mario Chiesa». L’allora ministro dello Sport, Giovanna Melandri, si disse pronta a «restituire al calcio italiano l’onore che merita». Il fu radicale Daniele Capezzone propose «Zdenek Zeman come presidente della Figc». Essendo alle porte il Mondiale, l’Italia del pallone chiese la testa degli azzurri della Juventus: «Lippi, Buffon e Cannavaro devono tornarsene a casa» (Manifesto); «La Nazionale farebbe meglio a starsene a casa» (La Padania); «La Nazionale è la Nazionale italiana, non la Nazionale della Gea. Lippi deve dimettersi» (Beppe Grillo); «Che questa fosse una squadra mediocre, lo penso da tempo e per una banale ragione. E se Lippi è un genio del pallone, almeno a un Nobel può aspirare anche il mio portinaio di Milano» (Vittorio Zucconi, Repubblica). L’associazione di consumatori Codacons pretese un risarcimento per ciascun italiano di 2.500 euro, l’Adusbef e Federconsumatori chiesero «l’allontanamento dell’attuale ct della nazionale, Marcello Lippi. Le due associazioni consumatori chiedono un Ct al di sopra di ogni sospetto». Marco Travaglio rivelò di essere a conoscenza del sistema da tempo e di aver già anni prima scritto un libro sul terribile «Lucky Luciano».

Oggi che Moggi ha portato in aula le “intercettazioni degli altri” (pagandone la sbobinatura di sua tasca, si badi), la stampa italiana ha con qualche imbarazzo o minimizzato o riaffilato la ghigliottina come Oliviero Beha sul Fatto (“Moratti a processo come Moggi”). I tifosi juventini del sito giùlemanidallajuve.com hanno annunciato di aver pronto un dossier sulle errate scelte societarie dall’estate 2006 a oggi. In rete si trovano dettagliate ricostruzioni di presunte lotte tra famiglia Agnelli e famiglia Elkann per il patrimonio Fiat in cui la società Juventus sarebbe stato l’agnello sacrificale. Da più parti si è iniziato a chiedere che lo scudetto che fu tolto ai bianconeri e assegnato ai nerazzurri, sia restituito.

Ma chi l’ha comprato Poulsen?

Chi non leggesse coi paraocchi le intercettazioni di oggi come quelle di ieri, invece, ne dovrebbe trarre la medesima conclusione: trattavasi di lobbying estremo, pressione per ottenere qualche occhio di riguardo, chiacchere da bar, sciocchezze e millanterie. Che da tutto questo ne derivasse un risultato pratico, concreto, fattuale non è dimostrato da alcuna prova. Né ieri né oggi. A meno di pensare che la palla, anziché essere rotonda sia quadrata e che bastino le battutacce da bandito al telefono per far di Darko “scarpa di piombo” Pancev un Alessandro “Pinturicchio” Del Piero.

L’aspetto paradossale di tutta la vicenda è che anche se lo scudetto 2005/06 fosse restituito, anche se dagli almanacchi fosse cancellato che la Juventus è stata in serie B, anche se Moratti riconoscesse che non era esattamente un comportamento «da onesti» che l’ex presidente Giacinto Facchetti telefonasse agli arbitri prima delle partite, anche se tutto ciò accadesse, questo non renderebbe meno tragico il destino della società Juventus. Perché è stata la Juventus a scaricare Moggi e oggi è quasi patetico il tentativo di riabilitarlo senza ammetterlo. È stata la Juventus, tramite il suo avvocato Cesare Zaccone, a definire la retrocessione in B una soluzione equa. È stata la Juventus a vendere i suoi campioni all’Inter. È stata la Juventus a comprare Poulsen, Felipe Melo, Grosso. È la Juventus oggi la squadra che non termina la stagione con lo stesso allenatore, che viene contestata dai suoi supporter, che perde con l’Udinese e il Fulham, che vive di continui litigi negli spogliatoi, che trasforma i campioni in brocchi, che ad aprile inizia a parlare di calciomercato. Il tragico destino della Juve del 2010 è questo: è l’Inter del 2000. E non c’è nemmeno uno smile che la faccia sorridere.

Emanuele Boffi

Il tragico caso Juve | Tempi

Purtroppo è inutile! Contro i poteri occulti (?) non c'è nulla da fare. Lo si vede adesso che strenuamente coloro che si eressero giustizialisti nel 2006 si stanno mobilitando per rendersi garantisti,oggi. Il vero regista di questa farsa (purtroppo è anche un dramma) è Montezemolo. Ed infatti se ne sta buono buono (come nella torrida estate 2006).

Bisogna risalire al 2004, ottobre, quando la Fiat era virtualmente fallita, pronta a consegnare i libri contabili in tribunale. Chissà come, nell'ottobre 2006 riuscì a distribuire utili! E nel 2008 a pareggiare il bilancio!!!

Tutto merito del Re Mida Marchionne?

Io, ho ancora nelle orecchie le laconiche (fin troppo) parole del rampollo J.Elkann, all'uscita dallo stadio, dopo Juve-Palermo (scudetto matematico), con la "rosea" che già aveva spalmato di letame la "triade" il giorno prima: "Noi siamo con la squadra e l'allenatore"! E lì capii tutto.

Il resto è sotto gli occhi di tutti, solo che la gente continua a sognare il terzino di fascia per il prossimo campionato, l'allenatore manager, il prossimo scudetto! Così tralasciando di voler capire che cosa fu "calciopoli", oltre le farse di processi, ricorsi annunciati e subito ritirati, cessioni immediate, acquisti inesplicabili e molto inquietanti. E adesso questo muro che non vuole crollare nonostante l'evidenza.

Moratti & co. non avrebbero mai potuto realizzare la distruzione della Juventus. E, d'altra parte, come si dice da noi in sicilia, "a potta si rapri di intra"!

Senza la volontà della Proprietà della Casa torinese, non sarebbe successo nulla. Mi chiedo quante persone, quanti tifosi juventini e quanti tifosi in genere, sanno che Guido Rossi è, da oltre due anni, consulente finanziario della Fiat. Tutto a fari spenti: e sì che questo fatto sia inquietante, forse di più che inquietante.

Moggi ed il dr. Giraudo hanno avuto la colpa di voler pensare di salvare la Juventus da un sicuro depauperamento laddove fosse rimasta a questi imbelli, maneggioni, litigiosi eredi Agnelli.

Insomma ne stavano prendendo possesso, accaparrandosi la maggioranza della società. Questo è stato il loro delitto di lesa maestà.

Ipse etiam tum dixi suspicione careo temporibus illis...

"The great enemy of the truth is very often not the lie -- deliberate, contrived and dishonest -- but the myth -- persistent, persuasive and unrealistic"

(John Fitzgerald Kennedy)

"We are the Borg. Lower your shields and surrender your ships. We will add your biological and technological distinctiveness to our own. Your culture will adapt to service us. Resistance is futile!"

"Everyone is entitled to their own opinion, but not their own facts!"

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Calciopoli 2' date=' ufficiale: scatta l'inchiesta della Figc[/b']

Tante voci, tanto parlare e tanto sbraitare. Ora, invece, arriva la conferma: la procura della Federcalcio ha deciso di aprire un'altra indagine su Calciopoli, in riferimento "al nuovo filone di intercettazioni". La stessa procura ha chiesto al Tribunale di Napoli di acquisire "tutto il materiale probatorio prodotto dalle parti, oggetto di perizia che potrà essere disposta dal Tribunale".

Lo comunica la stessa Figc tramite una nota ufficiale: "In merito al processo in corso a Napoli - si legge - la Procura federale chiederà fin da ora di poter acquisire tutto il materiale probatorio prodotto dalle parti, oggetto di perizia che potrà essere disposta dal Tribunale. Nelle prossime ore, il procuratore Stefano Palazzi invierà formalmente una richiesta in tal senso al Presidente della nona sezione penale del Tribunale di Napoli Teresa Casoria, avviando così l’indagine con riferimento al nuovo filone di intercettazioni".

21/04/2010

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Gli ex saggi 'Rossi poteva non dare lo scudetto all'Inter'

"Guido Rossi poteva non assegnare all'Inter lo scudetto a tavolino. I regolamenti della Federcalcio glielo consentivano pienamente' date=' anche senza prove certe che il campionato 2005-2006 fosse stato falsato da episodi di irregolarità, cosa che, invece i fatti hanno dimostrato essere avvenuto. Ma, l'allora commissario straordinario della Figc decise in maniera opposta e l'Inter ricevette il titolo n.14 della sua storia". [b']Parola di ex Saggi della Federazione Italiana Giuoco Calcio. È proprio vero, non si finisce mai di imparare. Siena, aula magna del Rettorato dell'Università. Si è appena iniziato il convegno nazionale sul tema: "Gli interessi delle associazioni di tifosi nel diritto sportivo".

Un appuntamento di alto livello accademico e di qualificato stampo specialistico, organizzato dal Dipartimento di Scienze Giuridiche e Privatistiche, presieduto dal prof. Pietro Perlingieri dell'Università del Sannio, presentato dal prof. Luca Stanghellini dell'Università di Siena, con la partecipazione, fra gli altri, dei professori Roberto Pardolesi (Luiss Roma), Giuseppe Manfredi (Cattolica di Milano), Vittorio Santoro (Università di Siena), Luca Di Nella (Università di Parma), dell'avvocato Massimo Coccia e della professoressa Chiara Alvisi dell'Università di Bologna.

Pardolesi e Coccia, assieme a Gerhard Aigner, ex segretario generale dell'Uefa, sono stati i Tre Saggi ai quali, nell'estate 2006, in piena Calciopoli, Guido Rossi chiese un parere sull'assegnazione del titolo 2005-2006. Rossi oggi ha 79 anni. Prima di entrare in Via Allegri, era già stato presidente di Telecom Italia e, per un breve periodo, dirigente finanziario del'Inter. In Federazione, il giurista e avvocato milanese venne chiamato dopo che Franco Carraro era stato costretto a dimettersi, schiacciato dal peso del più grande scandalo nella storia dello sport italiano che, alla fine, ha visto il collezionista di poltrone prosciolto da ogni addebito, sia in sede sportiva sia in quella penale, pur essendo stato il numero uno del calcio italiano dal 28 dicembre 2001 all'8 maggio 2006 (aveva ricoperto lo stesso incarico dal '76 al '78). Rossi, invece, si sedette dietro la scrivania del predecessore per soli tre mesi. Dopo essersene andato, il 15 settembre 2006, in seguito ad altre dimissioni, quelle di Marco Tronchetti Provera, fu nominato nuovamente presidente di Telecom Italia, incarico che ha lasciato il 6 aprile 2007.

Le parole di Pardolesi e Coccia pronunciate a Siena, sono clamorose e al tempo stesso significative. Cadono proprio nel giorno in cui, a Roma, la Procura Federale ha ufficialmente aperto l'inchiesta su Calciopoli 2, alla luce delle nuove intercettazioni telefoniche sbobinate dai legali di Moggi e, da questi, presentate al Tribunale di Napoli che le ha acquisite, nominando un perito perchè le trascriva ufficialmente.

Nei giorni scorsi, Gianfelice Facchetti, figlio di Giacinto, il presidente dell'Inter scomparso il 4 settembre 2006 e che figura spesso nelle telefonate venute a galla in queste settimane, difendendo strenuamente la memoria del padre nei cui confronti non c'è mai stato nessun procedimento, né penale né sportivo, aveva proposto a Moratti di restituire lo scudetto vinto a tavolino. "Sarebbe un gesto che renderebbe ancora più nobile l'immagine della società". Il club campione d'Italia ha risposto picche.

Argomenta il Prof. Pardolesi: "Sulla base delle norme in vigore, nel 2006 era possibile negare il titolo in questione. Il precedente del 1927 era illuminante: il presidente della Federcalcio in carica, Leandro Arpinati, nonostante fosse dichiarato tifoso del Bologna, non attribuì agli emiliani lo scudetto tolto al Torino per un episodio di corruzione, forte della regola che lo autorizzava a comportarsi in questo modo in presenza di una situazione di diffusa corruttela".

Pardolesi parla chiaro e ancora più eloquente è l'avvocato Coccia che cita l'articolo 49 delle Norme Federali e l'ex articolo 10 dello statuto Figc in vigore nel 2006. " Tra i poteri federali c'è quello di assegnare il titolo di campione d'Italia o di non assegnarlo anche senza prove certe di un campionato falsato da irregolarità. Rossi non ravvisò elementi per non consegnare il titolo all'Inter e glielo diede". Pardolesi e Coccia sono in linea con Aigner. È Rossi che non era in linea con loro.

21 aprile 2010

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Calciopoli' date=' Moggi all'attacco[/size']

Telefonate, coinvolte altre 4 squadre

Come promesso, i legali difensori di Luciano Moggi sono passati al contrattacco nel processo di Calciopoli. Ci sarebbero infatti altre telefonate ritenute interessanti che emergono dal lavoro di trascrizione delle telefonate che gli stessi avvocati stanno portando avanti tra quelle non considerate dal processo. A rivelarlo è il consulente di Moggi, Nicola Penta, che rivela di nuovi contatti tra Inter, Bologna, Parma, Cagliari e arbitri.

In particolare, si tratterebbe di tre telefonate tra il Bologna e l'arbitro De Santis, altre tre tra l'Inter e il designatore arbitrale Bergamo, una tra l'ex presidente dell'Inter, Giacinto Facchetti e l'arbitro De Santis, due tra il Parma e i designatori e una, infine, tra il presidente del Cagliari Cellino e Bergamo. ''Tutti - ha detto Penta - si informavano e tutte le società chiedevano gli arbitri migliori. Basta sentire le telefonate tra Pairetto e Bergamo - ha concluso - per capire che dopo aver subito pressioni di ogni tipo dalle società, definivano la griglia degli arbitri che avevano in testa''. Anche queste trascrizioni saranno portate in Tribunale per chiederne l'acquisizione agli atti.

LA NUOVA UDIENZA

Intanto, è ripresa, davanti alla nona sezione del Tribunale di Napoli, il processo di Calciopoli. Un'udienza dedicata all'esame dei testimoni. Due in particolare: un ispettore di polizia, Salvagna, che svolse indagini sulle intercettazioni disposte nella prima fase dalla procura di Torino e il magistrato Ferri, che all'epoca dei fatti era presso la commissione tessaramenti della Federcalcio. Slitta la deposizione dell'allenatore del Chelsea Ancelotti.

I pm Narducci e Capuano (e il pm Beatrice che si occupò dell'inchiesta prima di passare alla Direzione nazionale antimafia) hanno incassato un punto a favore dalle motivazioni della sentenza del processo con rito abbreviato che nel dicembre scorso si concluse con le condanne dell'ex amministratore delegato della Juventus Giraudo, dell'ex presidente dell'Associazione arbitri Lanese e degli arbitri Pieri e Dondarini.

Il gup De Gregorio nelle 202 pagine della sentenza depositata si sofferma in maniera analitica sull'esistenza di una associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva. Ovvero ritiene che vi siano elementi più che sufficienti per affermare che vi era un gruppo di persone che governava illecitamente il mondo del calcio italiano e decideva le sorti dei campionati di calcio.

Tra le prove principali, il gup indica le frequenti riunioni tra i vertici della Juventus, i designatori arbitrali e il vicesegretario della Federazione Mazzini, ma pone l'attenzione soprattutto sulle schede telefoniche estere che Moggi avrebbe fornito ad arbitri e designatori per conversazioni riservate.

27 aprile 2010

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Appunti Facchetti agli atti del pm

Calciopoli: fanno riferimento a illeciti

Una serie di appunti autografi di Giacinto Facchetti sono tra i nuovi atti che i pm Narducci e Capuano hanno depositato nell'ambito del processo di Calciopoli. A quanto si è appreso' date=' negli appunti il dirigente dell'Inter, morto nel 2006, faceva riferimento al presunto sistema di illeciti che avrebbe regolato il mondo del calcio. A consegnare il 'memoriale' agli inquirenti è stato nei giorni scorsi a Napoli il figlio, Gianfelice Facchetti.

Tra i nuovi atti dei pm ci sono anche dichiarazioni fatte nei giorni scorsi da Gianfelice Facchetti.

I risultati della nuova attività della procura erano stati resi noti nella giornata di martedì al termine dell'udienza del processo Calciopoli quando il pm Capuano ha annunciato il deposito di nuovi atti investigativi.

28 aprile 2010

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Calciopoli' date=' nuove telefonate[/b'] E Palazzi ha fretta

Calciopoli. Mentre al processo penale di Napoli spunta una valanga di nuove telefonate di Inter (un contatto Facchetti-De Santis), Bologna, Parma e Cagliari, e l'ex designatore Pairetto spiega: 'Ce lo chiedeva la Figc di parlare con le società", in sede sportiva, in Figc, aumenta la fretta.

Il procuratore Stefano Palazzi ha le squadre pronte, ma non si conoscono i tempi delle trascrizioni. Ieri è stata richiesta la produzione dei cd per tutte le 171 mila telefonate. Un mare magnum che spaventa chi vuole e deve chiudere un'indagine delicata e a forte rischio di prescrizione.

28 aprile 2010

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Corte Figc "Moggi di fatto radiato"

Risposta a quesito del presidente Abete

Luciano Moggi è radiato da ogni ruolo nel calcio italiano: lo ha stabilito la Corte di giustizia della Federcalcio precisando' date=' in risposta al quesito interpretativo del presidente federale Giancarlo Abete, che "la preclusione da ogni rango o categoria debba ritenersi implicita come effetto ex lege" dopo la condanna per i fatti di Calciopoli.

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MOGGI: "SI DEVONO VERGOGNARE"

La notizia non è stata presa benissimo da Moggi, che ha reagito molto duramente: "Mia radiazione? - ha detto al Chiambretti Night -. Non so nulla, non so cosa significhi, si dovrebbero vergognare dopo quello che è venuto fuori. Parlo per me, Giraudo, per coloro che soffrono questa situazione, dovrebbero radiare Carraro". E ancora: "Non ho mai detto che tutti sono colpevoli e che quindi non c'è nessun colpevole. C'è una prassi, bisogna radiare Carraro quando dice nelle intercettazioni che bisogna salvare la Fiorentina e la Lazio".

28 aprile 2010

da Sport Calcio Mercato Gossip F1 MotoGp News Live Foto Video - SPORTMEDIASET

Modificato da Navarre75

Passare per idiota agli occhi di un imbecille è voluttà da finissimo intenditore. - Georges Courteline -

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