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Ifil-Exor: sanzioni Consob per 16 milioni di €


Guest DESMO16

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Ifil-Exor, sanzioni Consob per 16 milioni di euro. Sospesi Grande Stevens e Gabetti

Multe per un totale di 16 milioni di euro, sospensioni a tempo dagli incarichi per Gabetti, Grande Stevens e Marrone, compresi quelli in Fiat e Mediobanca. Mano pesante della Consob a danno dei vertici delle finanziarie della famiglia Agnelli. Nel mirino l'operazione Ifil-Exor, tesa a preservare la quota di controllo del 30,06% del costruttore torinese alla scadenza del prestito convertendo attraverso l'equity swap sulle azioni del Lingotto del periodo aprile-settembre 2005.

Ifil acquistò da Exor (società del gruppo) 82 milioni e 250 mila azioni ordinarie per 535 milioni, a 6,5 euro per azione contro un prezzo di Borsa superiore a 7,5 euro, mentre il prezzo fissato per le otto banche creditrici era stato pari a 10,28 euro. Exor a sua volta aveva avuto le azioni dalla banca d'affari Merrill Lynch a seguito dello scambio pattuito in aprile. Per mantenere invariata la propria quota l'Ifil acquistò poi sul mercato tra il 7 e il 9 settembre 2005 altri 5,5 milioni di titoli con un esborso di 41 milioni. La Commissione di vigilanza su Borsa e sosicetà quotate, guidata da Lamberto Cardia, aveva avviato l'inchiesta nel febbraio 2006. È stato immediatamente annunciato ricorso con richiesta di sospensione alla Corte d'Appello di Torino.

In Borsa niente scossoni. Nessuna conseguenza in Piazza Affari. Il titolo Ifil ha chiuso in rialzo dello 0,56% a 6,83 euro (ultimo prezzo) mentre Ifi è salito dell'1,05% a 24,9. Bene anche Fiat (+0,43% a 17,24). Secondo analisti e operatori le misure sanzionatorie, «a meno di casi particolari, hanno pochi effetti sui titoli delle società, dati i ricorsi alla magistratura che fanno allungare i tempi dei pagamenti. Inoltre la sospensione dei vertici, se verrà confermata, non pregiudica l'attività operativa della società».

Consob: «Nei comunicati di agosto rappresentazione falsa». In dettaglio le sanzioni decise dalla Consob prevedono la sospensione per sei mesi nei confronti di Gianluigi Gabetti, 4 mesi a Franzo Grande Stevens e 2 mesi a Virgilio Marrone. Inoltre 5 milioni di euro di multa a Gabetti, 3 milioni a Grande Stevens e 500 mila euro a Marrone oltre a una sanzione di 4,5 milioni alla Ifil Investment e 3 milioni alla Giovanni Agnelli Sapa. I comunicati diffusi il 24 agosto 2005 da Ifil e dalla Giovanni Agnelli Sapa «contenevano una rappresentazione falsa della situazione all'epoca esistente», «idonea a fornire al pubblico degli investitori indicazioni fuorvianti». È quanto la Consob, «sulla base delle risultanze istruttorie», ha «definitivamente accertato» in merito alla vicenda Ifil-Exor. Lo si legge nel provvedimento della Commissione che spiega come la falsa rappresentazione accertata sia relativa ai comunicati «nella parte in cui in essi si dichiarava che non era stata intrapresa né studiata alcuna iniziativa in relazione alla scadenza del prestito convertendo Fiat».

Un progetto studiato sin da aprile 2005. La Consob ha infatti «definitivamente accertato» che al 24 agosto «era stato studiato ed era già in corso di attuazione il progetto finalizzato a conservare al 30% la partecipazione di Ifil in Fiat, contestualmente all'esecuzione dell'aumento di capitale sociale al servizio del convertendo con le banche». Inoltre «che tale progetto era fondato sull'esistenza del contratto di equity swap stipulato in data 26 aprile 2005 tra Merrill Lynch International ed Exor Group Sa (società del gruppo Agnelli), avente ad oggetto 90 milioni di azioni Fiat». Quanto alle sanzioni comminate a Gianluigi Gabetti, presidente e allora anche amministratore di Ifil e presidente dell'accomandita, a Franzo Grande Stevens (consigliere di Ifil) e a Virgilio Marrone, procuratore della stessa accomandita, l'autorità guidata da Cardia sottolinea nella delibera l'«elevata gravità oggettiva delle violazione accertate» e in particolare il «carattere doloso delle violazioni».

Le reazioni di Ifi e Ifil: nessuna manipolazione del mercato. Martedì si sono riuniti i cda di Ifi e Ifil ai quali «per ragioni di opportunità» non hanno preso parte Gabetti e Grande Stevens, si legge in una nota delle due società. I cda, preso atto «con sorpresa e rammarico» del provvedimento Consob ed espressa la piena solidarietà a Gabetti, Grande Stevens e Marrone, hanno deciso di presentare ricorso in opposizione contro il provvedimento della Consob e richiesta di sospensione per gravi motivi presso la Corte di Appello di Torino. Commentando il provvedimento Consob, il vicepresidente Fiat e Ifil John Elkann ha detto di ritenere «che l'operazione effettuata da Ifil nel 2005 sia stata condotta nel pieno rispetto della legge e senza alcuna manipolazione del mercato».

Montezemolo: «Non ci sarebbe stata la Fiat di oggi». «Non intendo entrare nel merito di un provvedimento preso da un'autorità di controllo, tuttavia - è stato il commento a caldo del presidente della Fiat, Luca Cordero di Montezemolo alle ultime decisioni Consob su Ifil-Exor e all'operazione di equity-swap del 2005 - come ho avuto modo di dire più volte nei mesi scorsi, senza l'operazione condotta dagli azionisti nel 2005, che ha garantito stabilità all' azienda, non ci sarebbe stata la Fiat di oggi, a cominciare dai propri vertici». Dopo l'aumento di capitale deciso da Fiat per far entrare nell'azionariato le banche creditrici, la finanziaria degli Agnelli sarebbe scesa al 22% del Lingotto. Una mossa difensiva, quindi, l'equity swap, come spiegò Gabetti: c'era infatti un'offerta di Lehman Brothers alle otto banche per rilevare la loro quota, cui avrebbe aggiunto un altro 6% di azioni Fiat comprate sul mercato. Gabetti parlò di rischio di «spezzatino» e di «destabilizzazione dell'azienda».

Marchionne: «Quella scelta ha evitato la fine del gruppo». Stessa linea d'arringa quella scelta da Sergio Marchionne, amministratore delegato Fiat. «La scelta di Ifil - ha commentato Marchionne - è stata corretta, equa ed onesta, e ha permesso di evitare la fine della Fiat», a prescindere dalle questioni tecniche della decisione Consob. «Sono assolutamente convinto che ciò che è stato realizzato dal gruppo Fiat negli ultimi tre anni non sarebbe stato possibile senza il sostegno di Ifil».

Il Sole 24 Ore

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Guest DESMO16
Consob sanziona Fiat. Condanne e multe per Ifil

La legge è uguale per tutti. La Commissione nazionale per le società e la Borsa, la Consob, non guarda in faccia nessuno, avendo il preciso compito di esercitare la vigilanza sui mercati regolamentati. Cioè interviene su operazioni poco trasparenti, punendo chi trasgredisce le leggi predisposte per salvaguardare il mercato. Chi pensava che la Consob non sarebbe intervenuta, insabbiando il caso Fiat, dovrebbe chieder scusa al presidente Lamberto Cardia. Per molto tempo si è considerata la più bella del reale, per questo credeva di non essere pizzicata dalla Consob. Un brutto colpo in un bel momento. In una fase di ripresa e risanamento, la casa automobilistica ha subito un colpo che lascerà il segno al vertice del Lingotto. Per aver commesso, nella fattispecie le holding legate agli Agnelli, reati informativi grandi come una casa, non ci possono esserci alibi. Tantomeno si può usare, così come hanno fatto Luca Cordero di Montezemolo e Sergio Marchionne, la pezza giustificativa che il passo (riguardante la rivalutazione del titolo Fiat, tramite un’operazione equity swap non trasparente) è stato compiuto per salvare la casa automobilistica.

Cioè, la Fiat, grazie a quella operazione, oggi, è ritornata a essere competitiva, o, meglio ancora, senza quella “speculazione”, la Fiat avrebbe dovuto chiudere o si sarebbe fatto dell’azienda torinese uno “spezzatino”. Inoltre, di fronte a una eventuale scalata, l’unica via fu di mettere in atto una operazione difensiva. Sarà. La Consob ha colpito duro il colpo grosso della Fiat. Una multa salata per un totale di 16 milioni di euro e lo sfregio delle sospensioni a tempo dagli incarichi per Gianluigi Gabetti (6 mesi), Grande Stevens (4 mesi) e Virgilio Marrone (2 mesi), compresi quelli in Fiat e Mediobanca. La Consob non ha scherzato e, comunque, non poteva fare diversamente di fronte a un caso che grida vendetta al cospetto di Dio. Per una vecchia storia, il Lingotto ha pagato caramente l'operazione Ifil-Exor, tesa a preservare la quota di controllo del 30,06% della casa automobilistica torinese alla scadenza del prestito convertendo attraverso l'equity swap sulle azioni Fiat del periodo aprile-settembre 2005. E comunque, solo, in pieno agosto, per l’esattezza il 24 di quel mese, si seppe il fatto, cioè quando Ifil-Exor, le due finanziarie della famiglia Agnelli, dovettero comunicare al mercato che”non era stata intrapresa né studiata alcuna iniziativa in relazione al prestito convertendo” Fiat.

In quel momento, gli Agnelli, per non diluire la quota di controllo del 30% nel gruppo automobilistico, si trovarono a un bivio: se comprare o no le azioni Fiat che sarebbero state emesse con la conversione in capitale del prestito da tre miliardi di euro sottoscritto da un pool di banche nazionali e straniere. Mentre Ifil (detiene il 30% di Exor) e la Sapa Giovanni Agnelli&C (controlla il 70% di Exor) tennero a precisare che non sarebbero intervenute, cioè non avrebbero preso alcuna iniziativa, in verità, fecero l’opposto. In quella precisa data agostana fecero il colpo della loro vita. Nel senso che, ha chiarito la delibera Consob- “ era stato studiato ed era già in corso da attuazione il progetto finalizzato a conservare al 30% la partecipazione di Ifil in Fiat, contestualmente all’esecuzione dell’aumento di capitale al servizio del convertendo con le banche”. Il “progetto”, studiato a puntino, non era comprare titoli di banche, che costavano oltre il 10 euro, per cui troppi cari, ma rastrellarli da mani amiche ed esperte sul mercato, dove trattavano a prezzi minimi.

L’operazione è partita da una equity swap, una transazione per via della quale,la finanziaria del gruppo Exor decise di rivalutare i titoli Fiat. Exor diede mandato a Merrill Lynch di rastrellare 90 milioni di azioni Fiat, impegnandosi a pagare, a scadenza, l’eventuale minusvalenza rispetto ai prezzi di mercato, in cambio della speranza di ricevere la plusvalenza, sempre eventuale. Sicché, ha fatto, alla lettera, una speculazione bell’e buona, puntando sull’aumento di valore del titolo. Di grazia, come non poteva non intervenire la Consob? Pur mettendo, come lo struzzo, la testa nella sabbia, l’affaire era tanto grave che doveva, per forza, per il pieno rispetto delle leggi e per la credibilità e dell’onorabilità dell’Istituzione, intervenire con mano pesante.

Nel merito, l’Ifil acquistò da Exor (società del gruppo) 82 milioni e 250 mila azioni ordinarie per 535 milioni, a 6,5 euro per azione contro un prezzo di Borsa superiore a 7,5 euro, mentre il prezzo fissato per le otto banche creditrici era stato pari a 10,28 euro. Exor a sua volta aveva avuto le azioni dalla banca d'affari Merrill Lynch a seguito dello scambio pattuito in aprile. Per mantenere invariata la propria quota l'Ifil acquistò poi sul mercato tra il 7 e il 9 settembre 2005 altri 5,5 milioni di titoli con un esborso di 41 milioni. La Consob aveva avviato l'inchiesta nel febbraio 2006. È stato immediatamente annunciato ricorso con richiesta di sospensione alla Corte d'Appello di Torino. Per fortuna della Fiat la decisione della Consob in Borsa non ha procurato grossi scossoni sul titolo Fiat. Anzi.

I titoli Ifil e Ifi hanno chiuso in rialzo. Il paradosso è che in casi, come quello Fiat, che ha portato la Consob a intervenire, secondo analisti e operatori, le misure sanzionatorie, “a meno di casi particolari, hanno pochi effetti sui titoli delle società, dati i ricorsi alla magistratura che fanno allungare i tempi dei pagamenti. Inoltre la sospensione dei vertici, se verrà confermata, non pregiudica l'attività operativa della società”. Come hanno reagito i vertici Fiat in proposito? Hanno replicato che c’è stato il pieno rispetto delle leggi e non c’e stata alcuna manipolazione del mercato. Per questo motivo, si sono sorpresi e, nello stesso tempo, rammaricati del provvedimento della Consob. In quell’estate del 2005, successe di tutto, le scalate bancarie dei “furbetti del quartierino” e le operazioni equity swap dei “furboni” del Lingotto. C’era chi pensava che si sarebbe addotto il solito metro italiano, due pesi due misure, colpire i “furbetti” per lasciare scappare i “furboni”. Chi l’ha pensato deve fare ammenda. Cardia trasmise a tamburo battente gli atti della vicenda alla magistratura ordinaria. A onor del vero, la Consob ha parlato.

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