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Un amico in difficoltà sul tetto del mondo.


duetto80

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Che la terra gli sia lieve.

Il fratello di un mio amico e' morto a 24 anni salendo sul Rosa.

L'unica consolazione, allora come ora, e che sono morti facendo la cosa che amavano di piu'.

Per il resto condoglianze vivissime alla famiglia.

Archepensevoli spanciasentire Socing.

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I più attivi nella discussione

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Da notizie arrivate sembra proprio che abbia perso la vita a causa del suo altruismo.

Un componente della spedizione ad un certo punto ha ceduto non c'è la faceva più stava male.

Pier si è offerto di accompagnarlo ad un campo, il resto della spedizione ha proseguito verso la cima.

Pier ha ricomincato, dopo aver accompagnato l'amico al campo, la salita con l'ossigeno.

A pochi metri dalla vetta ha incontrato i compagni che scendevano, lui ha continuato a salire, già una altra volta aveva fallito l'obbiettivo causa un compagno che era stato male.

Sapeva che o ora o mai più.

I compagni gli hanno affidato il satellitare e hanno continuato la discesa.

.....nessuno sa più che cosa sia successo dopo.

pier-3.jpg

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Torno solo per un attimo questo topic, lo scorso fine settimana ho avuto modo di parlare con parenti e amici dei partecipanti alla spedizione.

E' stata veramente una spedizione maledetta, oltre la morte di Pier un altro partecipante è sopravissuto per ben due volte quasi per miracolo.

Evidentemente non era la sua ora.

Mi ha scioccato il racconto fatto il cugino di uno dei partecipanti, il più cittadino, il proprietario di un noto locale del centro di Milano (ma questo non deve trarre in inganno sulle sue capacità)

Ha mollato presto attorno ai 7000, quando una spedizione spagnola (commerciale probabilmante) davanti a loro si è accorta del decesso per sfinimento di un componente, senza troppi riguardi ha staccato il cadavere dalla cordata e lo ha sbattuto a lato........

......ha pensato che si trovava in mezzo a dei matti ed ha preferito rientrare alla base.

Anche un altro componente della spedizione di Pierangelo (il medico) non è stato bene ed ha preferito non continuare.

Ho cominciato a fare delle ricerche negli ultimi giorni, si può confermare il dato del 20% di decessi scritto sopra.

Si tratta quasi esclusivamente di decessi per stenti non essendo particolarmente difficile come montagna (relativamente ovviamente).

Comunque ecco la testimonianza di Nadia, compagna d'avventura di Pierangelo.

Pierangelo Maurizio

EVEREST 2007 “SPIRITO LIBERO”

La sua idea, il suo progetto,la sua vita

di Nadia Tiraboschi

E’ una storia molto semplice, sulla montagna più alta della terra, che ha ridisegnato le nostre strade alpinistiche.

Quando Pierangelo entrò nei suoi cinquant'anni decise di festeggiare, ma in modo speciale., la salita alla montagna per eccellenza, l’Everest. L’esperienza alpinistica lo aveva già portato in quasi tutti i continenti, Patagonia con salita al Cerro Torre, Fitz Roy, Aconcagua, in Pakistan al K2, in India al Nanda Devi, condividendo soddisfazioni irripetibili.

Everest ! ! Un progetto ambizioso, sussurrava agli amici. Perché non provarci ? Per varie vicissitudini questa idea non fu possibile realizzarla subito, rimase un progetto semi-nascosto ma da riprendere appena possibile.

Autunno 2006, il cassetto sì riapre e come un puzzle il gruppo degli amici alpinisti si ritrova e nasce “Everest 2007 – Spirito Libero”.

L’idea è chiara, gli amici ci sono, qualche sponsor e il 9 d’aprile, Pierangelo, io, David, Ivan e Sergio decolliamo da Milano con rotta su Kathmandu.

Siamo un bel gruppo, affiatato, abbiamo 3 mesi d’allenamento nelle gambe sulle nostre montagne e siamo consci dell’impegno che ci aspetta.

Dopo una settimana raggiungiamo i 5200 m. del Campo Base Cinese sul versante Nord dell’Everest.

E’ immensa questa montagna, come infinito il numero delle persone che in questo momento ci vogliono salire. Senza grandi ambizioni, ma decisi, ci siamo anche noi di “Spirito libero”. Il gran numero di persone che tenterà la vetta, un mix di spedizioni commerciali e di altri alpinisti ci fa capire che la nostra tattica sarà quella di tentare la salita in stile alpino.

Dopo le canoniche fasi d’acclimatamento al Campo Base avanzato saliamo al Colle Nord 7000 m. dove allestiamo il Campo 1. Il grande freddo della parete nord ci costringe però al Campo Avanzato fino a metà maggio.

Il morale è buono, fisicamente stiamo bene a parte Ivan che non riesce a recuperare le sue migliori condizioni.

Decidiamo di partire per il nostro primo tentativo alla cima; non avendo portatori d’alta quota siamo belli carichi, la nostra idea è quella di salire montando altri tre campi a 7500, 8000 e 8300.

E cosi avviene, il giorno 16, Pierangelo, io, David e Marco siamo in tenda a 8300. Stiamo riposando, un americano entra sfinito nelle nostre tende e così il riposo è compromesso.

La notte del 17 partiamo per il tentativo alla vetta. Il tempo è bello, non è eccessivamente freddo. David ed Io siamo pronti e partiamo, dopo 10 minuti ci seguono Pierangelo e Marco. Stiamo usando tutti e quattro l’ossigeno.

Se pur faticosa la salita è piacevole, c’è neve fresca, la traccia è buona. Superiamo uno dopo l’atro gli Step tanto descritti nei libri. Questi passaggi richiedono molta attenzione e impegno sia fisico che mentale. Verso mezzogiorno David ed io siamo fuori dall’ultimo Step. Marco Pierangelo e Manoni, guida alpina piemontese che avevamo raggiunto lungo la salita, stanno salendo assieme. Ai nostri occhi la vetta sembra a poche decine di metri, ma ci vogliono altre due faticose ore per raggiungerla. Poco sotto la vetta incontriamo Nives e Romano che scendono. Alle 14 siamo lassù, proprio “in cima al mondo”. . . Ci guardiamo e ci abbracciamo. . . . Godiamo questo momento e mezzora dopo iniziamo la discesa. A 150 metri di dislivello dalla vetta incontriamo Pierangelo che sale. E’ solo, Marco e Manoni hanno rinunciato, stanno scendendo. Gli do il satellitare, il suo è scarico e vuol chiamare Benedetta dalla cima. David gli passa la sua macchina fotografica. Siamo stanchi, l’accordo è di ritrovarci al Campo 3. Pierangelo ci saluta, sta bene, riparte ricordandoci di preparare un bel te caldo per quando ritorna.

Mentre scendo il mio sguardo è rivolto a lui, lo vedo lassù all’anticima, poi la morfologia della montagna non mi permette di vederlo finche dopo circa un’ora rivedo la sua sagoma sull’anticima, sta scendendo. Che gioia, tutti e tre in vetta.

Arriviamo al Campo 3, ci sediamo, il mio sguardo cerca Pierangelo sulle rocce dell’anticima. Il tempo corre velocemente e lui non ricompare più sui pendii nevosi sotto le rocce. E’ quasi buio, accendiamo le frontali e le muoviamo in quel'aria fredda sperando siano un riferimento per lui. Il freddo intenso ci fa rientrare in tenda, prepariamo acqua per il te e passiamo la notte a chiamare e segnalare la nostra presenza a Pierangelo. Rimaniamo lì per altri tre giorni. Coinvolgiamo nella ricerca gli sherpa e le guide delle spedizioni commerciali che si dimostrano molto disponibili nei nostri confronti. Pierangelo non si trova, pensiamo ad un fatidico incidente lassù in discesa alle ultime rocce. Dopo tre giorni di permanenza al Campo 3, senza esiti positivi e il nostro fisico al limite della sopravvivenza decidiamo di scendere. Durante la discesa interroghiamo le persone che incontriamo se per caso hanno visto Pierangelo, ai campi apriamo le tende, ch’issa ! Non c’è. Dopo sei giorni dalla cima David ed io siamo al Campo Avanzato, anche il più tenue lumicino si sta spegnendo e il giorno dopo è ancora lontano.

In quei giorni c’è pure “l’avventura” del rientro di Marco, dalla Cresta Nord, ma è ancora un’altra storia.

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  • 1 anno fa...
le mie piu sincere condoglianze alla famiglia.

Son passati quasi 2 anni. :(

Per mesi hanno sperato che fosse sceso dall'altro versante, si fosse perso e che qualcuno lo avesse soccorso e portato a qualche villaggio, ma per lo sforzo non si ricordasse più nulla...........la disperazione ti porta a sperare le cose più strane...............ormai se ne sono fatti una ragione. :-((

Rimarrà comunque un mistero. :|

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...io avrei avuto un parente acquisito , morto (prima di esserlo) durante una escursione speleologica (di cui era istruttore), nel tentativo di aiutare una persona gravemente infortunata, in un modo eroico ma apparentemente inspiegabile ...

penso sia impossibile capire quei momenti, meglio evitarli

Cita

7:32 : Segni i punti coglionazzo !

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  • 7 mesi fa...

E' succeso ancora :-((:-((

Da "L'eco di Bergamo" di oggi:

Tragedia sullo Shisha Pangma Roby Piantoni è morto in Tibet - Cronaca - L'Eco di Bergamo

Tragedia sullo Shisha Pangma

Roby Piantoni è morto in Tibet

95862_436012_SF03000000_8043365_medium.jpgROBY PIANTONI ALPINISTA DI COLERE SPEDIZIONE ALPINISTICA IN HIMALAYA SUL GASHERBRUM II

Un nuovo lutto colpisce il mondo dell'alpinismo bergamasco: dall'Himalaya arriva la tragica notizia della morte di Roby Piantoni, 32 anni di Colere. Era impegnato in una spedizione in Tibet sullo Shisha Pangma (Gosainthan), la quattordicesima montagna più alta della terra, la più bassa dei 14 ottomila.

Le sue ultime notizie risalgono a martedì, quando sul suo sito Roby Piantoni annunciava con rabbia di essersi dovuto ritirare a causa del forte vento. Poi oggi all'alba è arrivata la notizia della tragedia, della quale al momento si sa ancora molto poco.

Roby Piantoni era partito con altri due alpinisti bergamaschi, Marco Astori e Yuri Parimbelli, per lo Shisha Pangma a metà settembre: con loro anche il collega valtellinese Adriano Greco. I quattro volevano scalare la parete Sud, un mondo di roccia e ghiacci, dove alle difficoltà legate alla quota si sommano anche quelle più strettamente tecniche.

L'idea – avevano spiegato gli scalatori prima di partire – era di aprire una via nuova che potrebbe ripercorrere la prima parte del tracciato Troillet-Loretan per poi proseguire sullo sperone roccioso soprastante.

La spedizione doveva durare un mese e mezzo: il rientro era previsto infatti a fine ottobre. Purtroppo la tragedia ha cambiato tutto.

Questo nuovo lutto per l'alpinismo orobico si aggiunge alle tragedie della scorsa estate: Alberto Consonni, 65 anni di Pedrengo era morto il 12 luglio precipitando sulla cresca dei Corni Neri di Valbondione; Ferruccio Carrara, 47 anni di Nembro, istruttore del Cai, era morto sul sentiero delle Alpi Pennine nel Canton Vallese in Svizzera.

Anche il papà di Roby Piantoni, Livio, aveva perso la vita in montagna: era infatti morto durante una spedizione in Sud America.

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Roby era un conoscente non un amico come Pier.

Però la cosa mi ha colpito molto, del resto per un amante della Montagna che a 4 anni ha perso il padre in Montagna, forse se avesse potuto scegliere la sua fine.........

Però avrebbe aspettato ancora un pò 32 anni son pochi.

Modificato da duetto80
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