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Il discorso di Montezemolo


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Manifesto dei poteri forti?

Il presidente degli industriali apre l'Assemblea annuale di Confindustria

"Serve una riforma dello Stato, abbattere i costi della politica"

Montezemolo processa la politica

E rivendica: "La ripresa è merito nostro"

"Bertinotti sbaglia quando definisce il capitalismo italiano impresentabile"

ROMA - Un attacco durissimo alla classe politica, la richiesta di un cambiamento radicale e importante del sistema Paese, che permetta finalmente di crescere, di competere, in Europa e nel mondo. L'intervento di apertura dell'Assemblea Annuale di Confindustria del presidente Luca Cordero di Montezemolo è stato definito da diversi esponenti del governo e dell'opposizione "un manifesto politico", una sorta di "discesa in campo". Chi governa non può limitarsi a scelte di convenienza e di portata limitata, ha accusato Montezemolo, rivolgendosi alla platea di imprenditori, ma anche di politici, tra i quali 14 ministri: "Occorre ritrovare il coraggio e la lungimiranza di scelte impegnative e di grandi sfide, come fu la decisione per l'euro".

"Noi vogliamo un'Italia diversa, un Paese in grado di incoraggiare chi vuole crescere". Superando le eterne secche della politica: "Una parte importante della classe politica italiana teme il cambiamento - accusa il presidente di Confindustria - perché pensa che questo alienerà i voti di quanti dovranno rinunciare a vecchie sicurezze, a rendite o privilegi grandi e piccoli che si sono accumulati nel tempo. Così si tende sempre a galleggiare in attesa della consultazione elettorale successivo". Problema cronico che potrebbe essere superato per Montezemolo estendendo le prerogative del presidente del Consiglio: "Aumentare i poteri del premier sull'esecutivo riduce l'immobilismo politico".

Il cambiamento non può essere rinviato. Si tratta di scelte che non possono più essere rimandate: "E' forte nell'opinione pubblica l'esigenza di un cambiamento che faccia sentire protagonista l'Italia reale. Una società civile ricca di talenti e le stanze della politica non possono continuare ad essere così distanti", è l'appello del presidente di Confindustria.

"Fare oggi scelte coraggiose, i cui risultati si vedranno tra otto o dieci anni, significa avere senso dello Stato".

La ripresa è fragile. Non agire, significa perdere quello che di buono c'è stato negli ultimi mesi: "La ripresa non è ancora consolidata, è fragile - ha osservato Montezemolo - e si spegnerà rapidamente se saremo lasciati soli, se non saranno rimosse le tante, tantissime anomalie che ci costringono a competere con un braccio legato dietro la schiena. E' una ripresa di cui non ci possiamo accontentare. Nel primo trimestre del 2007 l'area dell'euro è cresciuta a un tasso triplo rispetto a quello italiano".

Le rivendicazioni degli imprenditori. Confindustria rivendica con orgoglio il contributo dato a questa ripresa, in polemica aperta con chi, come ha fatto recentemente il presidente della Camera Fausto Bertinotti, definisce il capitalismo italiano "impresentabile". "Noi abbiamo rifiutato la logica del declino. Noi ci siamo rimboccati le maniche, è a noi in primo luogo che si deve l'aver fatto uscire il Paese dalle secche della crescita zero". "E' un risultato di cui dobbiamo essere fieri. Senza alterigia, ma con la consapevolezza di aver saputo svolgere bene il compito che ci siamo dati quando abbiamo scelto questo mestiere".

"Abbiamo bisogno di più tifo". Meriti che non sono stati riconosciuti, lamenta Montezemolo: "Non possiamo accettare questa sorta di processo alle imprese che si registra solo nel nostro Paese. Questa idea che agli imprenditori sia già stato dato chissà cosa e quindi gli altri vadano risarciti non sta né in cielo né in terra. Nessuno parla di ricchezza prodotta, occupazione creata, formazione fatta, redditi distribuiti, innovazione realizzata. Senza contare il sempre più alto contributo in termini di imposte che le aziende danno allo Stato e quindi alla collettività. Serve un clima diverso: abbiamo bisogno di sentire più tifo intorno a noi".

Esorbitanti i costi della politica. E' altrove, e precisamente al mondo della politica, sottolinea senza mezzi termini il presidente di Confindustria, che bisogna guardare per rilevare sprechi, inefficienze, cattiva gestione: "La politica è la prima azienda italiana con quasi 180.000 eletti. Il costo della rappresentanza politica nel suo complesso in Italia è pari a quello di Francia, Germania, Regno Unito e Spagna messi insieme. Il solo sistema dei partiti costa al contribuente 200 milioni di euro l'anno, contro i 73 milioni della Francia. E mi riferisco ai contributi diretti. Stime recenti parlano di un costo complessivo della politica vicino ai 4 miliardi di euro".

A fronte dei costi, pochi risultati. Ma a fronte di questi costi esorbitanti, continua Montezemolo, il ritorno per la collettività è minimo: lo Stato, dice Confindustria, "è un'auto vecchia e pesante", e al momento "neanche il miglior pilota del mondo sarà in grado di portarla alla vittoria". "Un conto è rispettare la politica e i suoi costi, altro è far finta di niente rispetto alla duplicazione delle strutture, degli incarichi, delle prebende in carico alla collettività, a tutta una serie di privilegi che molti politici si autoassegnano. Tutto questo fa emergere un drammatico problema di rapporto tra costi e risultati. Non ci spaventa dover sopportare il costo anche alto di qualcosa che funziona bene, ci imbarazza il costo altissimo di un sistema che ha perso efficacia e stenta a produrre risultati".

L'Italia Paese dei veti. "L'Italia non può continuare a essere il Paese dei veti - dai rifiuti alla TAV, dai rigassificatori alle autostrade - ma deve diventare il Paese delle decisioni". Lo Stato non può più essere, per Confindustria, uno Stato "assente" o uno Stato "invadente". "Non possiamo andare avanti con un Paese dove la metà è ai remi e spinge in avanti la barca e un'altra metà è a poppa, a godersi il sole o a litigare".

Un progetto che arrivi al 2015. L'Italia che Confindustria chiede è un'Italia che si dia un progetto di medio termine: Montezemolo indica una data simbolica, il 2015: "Un futuro vicino, che non può aspettare i tempi e i rituali della partitocrazia". Entro questa data, Confindustria indica una serie di riforme come indispensabili. Quella fiscale, innanzitutto: "Da gennaio, quando in Germania entrerà in vigore la riforma che riduce di nove punti l'aliquota fiscale sui profitti, le aziende italiane saranno le più tassate d'Europa. Non è accettabile una pressione fiscale così concentrata sulla produzione, rispetto alle rendite e ai consumi".

Ridurre la pressione fiscale. Questa in particolare la strada suggerita da Montezemolo per ridurre la pressione fiscale: "Dobbiamo allinearci all'aliquota media europea che è più bassa di ben otto punti. Siamo disponibili a scambiare qualunque incentivo in cambio di minore pressione fiscale sulle imprese e su questo vogliamo confrontarci con il governo prima della Finanziaria".

Far pagare le tasse a tutti. Ma "per ridurre stabilmente la pressione fiscale la strada è abbattere il debito pubblico, tagliare la spesa improduttiva - su cui si è fatto pochissimo per non dire nulla - spingere la crescita dell'economia. E poi, come ripetiamo da anni, far pagare le tasse a tutti".

Contrastare il sommerso, aiutare il Sud. Ancora, "il contrasto al sommerso è fondamentale anche per combattere gli infortuni e soprattutto i morti sul lavoro. Questa è una battaglia che ci vede e ci vedrà sempre a fianco dei lavoratori". Altro intervento decisamente non rimandabile per Confindustria è quello a favore del Sud, "di cui ci si ricorda solo durante le campagne elettorali, e dove non può esserci rilancio senza un ripristino della legalità. Il Sud è un interesse nazionale e serve un impegno straordinario di maggioranza e opposizione sul quale possano ritorvarsi tutti gli attori pubblici e privati".

"La PA deve aprirsi al merito". Per quello che riguarda lo Stato, secondo Confindustria "la pubblica amministrazione deve aprirsi alla concorrenza e al merito, premiando e pagando meglio chi lavora e chi non è capace, ma facendo a meno dei cosiddetti fannulloni". Per pubblico e privato, poi, occorre "ampliare gli spazi di flessibilità, ridurre il costo contributivo e fiscale degli straordinari, incentivare gli aumenti salariali ai risultati aziendali e alla produttività".

La riforma elettorale. La politica deve poi aprirsi alla concorrenza, a cominciare dalla riforma della legge elettorale: "Non sta a noi indicare quale sistema rappresenti la scelta migliore per il Paese - dice Montezemolo - da cittadini diciamo che occorre fare presto e che serve un sistema che consenta ai migliori di emergere e di governare, e dia agli elettori la possibilità di scegliere senza liste prefabbricate".

Cambiare la Costituzione. Confindustria chiede anche modifiche costituzionali: "La riforma del sistema elettorale da sola non basta. Occorre accelerare sulle riforme istituzionali, affrontando i problemi di fondo dello Stato. A partire dalla Carta Costituzionale, che mostra i segni del tempo e in molti casi non permette al Paese di adeguarsi alla modernità. Occorre integrare la Costituzione, rafforzare il governo, competare il federalismo".

Aumentare i poteri del premier. Introducendo, chiede Montezemolo, il principio "di economia di mercato e di libera concorrenza". Mentre per rafforzare il governo "occorre estendere le prerogative del presidente del Consiglio, dandogli un vero potere di nomina e revoca dei ministri. Aumentare i poteri del premier sull'esecutivo riduce l'immobilismo politico".

Repubblica

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Guest DESMO16
salve a tutti,

per dirvi quello che penso é che a sciegliere tra un berlusca un prodi e un montezuma preferisco di molto quest'ultimo

...preferisci LCDM espressione dei poteri forti che hanno deciso chi dovrebbe guidare l'azienda Italia? :roll:

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