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Margherita Agnelli cita in giudizio Grande Stevens


Guest DESMO16

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Guest DESMO16
MARGHERITA AGNELLI CITA GRANDE STEVENS-GABETTI

MILANO - La figlia di Gianni Agnelli, Margherita, ha citato in giudizio Franzo Grande Stevens, Gianluigi Gabetti e Siegfrid Maron, in qualità di mandatari e gestori del patrimonio personale di Gianni Agnelli per ottenere un rendiconto dei beni.

"L'azione legale promossa da Margherita Agnelli de Pahlen, unica erede, insieme alla madre Donna Marella Caracciolo, del Senatore Agnelli, è stata intentata con l'unico fine di ottenere un chiaro e completo rendiconto di tutti i beni che compongono l'asse ereditario e sono oggetto di successione", spiegano gli avvocati dello studio Abbatescianni che seguono la causa.

Si legge nell'atto di citazione che il rendiconto "é stato più volte richiesto anche per iscritto ai consulenti di fiducia del Senatore Agnelli, ma è stato sempre negato lasciando l'erede nell'impossibilità di determinare la consistenza complessiva del patrimonio personale dell'Avvocato ed il modo in cui è stato amministrato".

"L'azione di rendiconto - conferma il legale che rappresenta Margherita Agnelli de Pahlen, Girolamo Abbatescianni - è la tipica azione dell'erede, prevista dal diritto italiano, al fine di ottenere da chi abbia amministrato i beni, sia prima che dopo il decesso, le informazioni indispensabili a ricostruire l'esatta consistenza del patrimonio ereditario".

"L'azione di rendiconto di Margherita Agnelli de Pahlen è volta all'unico scopo - ribadiscono in una nota dallo studio legale - di tutelare tutti gli eredi dell'avvocato, ovvero tutti i nipoti e bisnipoti Elkann e de Pahlen beneficiari ultimi del patrimonio del senatore Agnelli".

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Ansa

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...e la faida continua!!

Altro mattoncino, capire cosa e quanto possiedo per decidere cosa voglio fare da grande o dove devo/posso mettere autografi x autorizzare/non autorizzare movimenti...

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Guest DESMO16
Gli Agnelli non vestono più alla marinara

"Casa senza omu, casa senza 'nnomu", dice un vecchio proverbio siciliano. A ribadire, cioè, che una casata in cui manca il pater familias, perché morto o fuggito, è da considerare sparita o estinta.

Chissà l'Avvocato quale battuta fulminante avrebbe tirato fuori, vivo, a commentare la causa intentata da sua figlia Margherita - lei così riservata e discreta, buona madre di famiglia col dono della poesia - e da sua moglie Marella contro Franzo Grande Stevens, Gianluigi Gabetti e Sigfried Maron, tre tra i più importanti uomini di fiducia cui l'Avvocato aveva affidato la tutela della ricca cassaforte di famiglia al momento del trapasso. Cassa che contiene, a quanto pare, l'astronomica cifra di tre miliardi di euro e che, stando all'azione promossa dalle due Agnelli, non sarebbe gestita in modo trasparente visto che i suoi conti non sarebbero stati forniti dai tre "mandatari e gestori del patrimonio", cioè i guardiani dell'eredità. Anzi, a dirla tutta, secondo Margherita ci sarebbero soldi depositati all'estero di cui solo i mandatari sarebbero a conoscenza. Accuse pesanti che si possono ripercuotere su 200 eredi e colpire la Fiat (ma Luca Cordero di Montezemolo dice di no).

Tramonta così, tra le carte bollate, quello "Stile Agnelli" da Villar Perosa, così discretamente militaresco che era stato imposto da Giovanni Agnelli Senior, ex ufficiale di cavalleria, e che ha governato Corso Marconi per oltre cento anni. Una famiglia, un clan, in cui anche le quote ereditarie erano state decise a priori perché nessuno potesse rompere l'armonia della gestione della Fabbrica Italiana di Automobili Torino. E che, amara beffa, oggi viene rotto da una donna riservata che nelle sue poesie, ad un certo punto scrive: "Quando tutto sarà finito, ci saranno rivolte due domande: hai amato?, hai saputo perdonare?".

Adesso, dunque, la massima riservatezza si rompe in modo clamoroso. Sono lontani i tempi in cui "si vestiva alla marinara" e la grande Famiglia appariva unita e quasi anaffettiva, gelosa della propria privacy tra amori, nascite, matrimoni, dolori. Fa quasi tanta nostalgia ricordare Umberto Agnelli, il Dottore, arrivare con la sua Fiat 132 al comune di Villar per le seconde nozze e andare via dopo la cerimonia senza una luna di miele. L'Avvocato, quel suo viso da ariete, le rughe da capitano di ventura, le basette da amante latino, scuoterebbe la testa.

C'è una frase, scritta sulla strada per Villar, che Gianni era solito rimirare nelle sue silenziose passeggiate. L'aveva scritta una mano anonima, e non è un gioco di parole: "Il tempo segna l'uomo e l'uomo segna il tempo". A giudicare dai "segni dei tempi", tante cose stanno per cambiare. Liti private che diventano azioni pubbliche e che segnano un trapasso: gli Agnelli, così eterei e regali nel loro distacco da questo mondo, sono come tutti noi.

Libero affari

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Forse forse se Fiat spa diventasse una public company priva di azionisti di riferimento ci sarebbe da stare piu' tranquilli.

magaaaaaaaaaaaaari!!!!!!!!!!

il fatto è che in italia non esiste ne il concetto ne la mentalità delle public company...

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