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Intervista a Giugiaro: la Golf rischiò di non uscire.


copco

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Riporto un'intervista a Giugiaro realizzata da Michele Fenu e pubblicata su "La Stampa" del 9 Ottobre 2003.

La Golf, il più grande successo della storia Volkswagen insieme con il Maggiolino, rischiò di non nascere. Lo ricorda, con un sorriso divertito, Giorgetto Giugiaro, che ne disegnò la primaedizione: grazie a questo modello, diventato negli anni un cult, la Casa tedesca superò negli Anni 70 una situazione difficile e poté via via crescere sino a diventare un colosso dell’auto. «Ci fu un cambio al vertice Vw - dice Giugiaro - e al nuovo presidente la mia Golf non piaceva. Si decise di continuare solo perché erano già stati fatti ingenti investimenti e non c’era più il tempo di cambiare. Le paure durarono poco, perché il pubblico l’amò subito». Da allora il designer ha sempre collaborato con il gruppo Vw, firmando varie vetture (la Scirocco, ad esempio) e partecipando allo sviluppo delle successive generazioni Golf anche se non più nel ruolo di autore principale.

Giugiaro, come nacque la collaborazione con la Vw?

«I dirigenti tedeschi avevano visitato nel 1969 il Salone di Torino, selezionando sei vettu re interessanti per lo stile, tra cui la Giulia GT. E si erano resi conto che 4 erano state disegna te da me. In più, sapevano che avevo già progettato un modello “popolare” come l’Alfasud. Allora, ai primi di gennaio del ‘70 mi convocarono a Wolfsburg».

Come andò quel primo in contro?

«Mi accolsero in una grande sala. Un folto gruppo di tecnici, un interprete e, per terra, ordinatamente smontata in tutti i suoi pezzi, una Fiat 128. Mi

spiegarono che la 128 doveva essere il punto di riferimento per la nuova vettura. “Noi, ammisero, non riusciamo a fare un’auto così compatta ma tanto abitabile e con un vano bagagli altrettanto grande. Ci provi lei”.

Devo dire che mi fece molto piacere vedere che il loro metro di misura era un’auto italiana».

Un lavoro portato a termine rapidamente...

«Sì, il 12 agosto avevo già finito. E sottolineo che, allora, non avevamo in Italdesign computer o strumenti elettronici. Tutto a mano, a matita. Inoltre, mi avevano fatto realizzare due modelli, uno piccolo e uno più grande. Fu scelto il primo, mentre l’altro, con un pianale Audi, sarebbe diventato la Passat».

Ma che cosa capitò in corso d’opera?

«Capitò che in Volkswagen ci fu un cambio al vertice. Il nuovo n. 1, Leidig, un tecnico dalle visioni limitate che badava soprattutto al problema costi, era perplesso. Quella vettura per design e formula significava un forte cambiamento nella filosofia della Casa e lui temeva le reazioni del pubblico. Mi fece allungare il “muso” per poter superare i crash-test americani e volle i fari rotondi, mentre io li avevo disegnati rettangolari per discostarmi da quelli della Giulia. Poi, non ancora persuaso, fece impostare dai suoi un’altra auto, che poi entrò in produzione, ma con scarso successo. Comunque, alla fine, fu varata quella che sarebbe diventata la Golf. Leidig mi ringraziò e chiuse la collaborazione. La Golf uscì nel 1974: un successo enorme. In Vw mi rivollero e per me fu una sorta di rivincita. Avevo visto giusto e mi ero fatto una fama di progettista di vetture di grande serie».

Come giudica le successive Golf?

«In Vw hanno lavorato bene, facendo uno sviluppo graduale e mantenendo un’aria di famiglia. Secondo me, la Golf n. 4 era molto bella, questa avrebbe meritato un po’ più di coraggio. Ma li capisco: certe scelte conservative derivano anche dalla forza del nome e del marchio».

E adesso?

«Adesso mi godo la mia prima Golf, che conservo nel nostro piccolo museo. E’ una versione speciale, tipo Usa, con motore Gti e assetto ribassato. Ne aveva una così solo il maestro Von Karajan, appassionato di auto brillanti. Mi divertivo, allora, a guidare in modo sportivo e davo la polvere a fior di macchinoni. Per me la Golf è stata anche questo».

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Guest 126/131

...se non fosse uscita....il mondo sarebbe cambiato.....comunque giugiaro è un ottimo designer e quindi avrà molte esperienze.....

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Come andò quel primo in contro?

«Mi accolsero in una grande sala. Un folto gruppo di tecnici, un interprete e, per terra, ordinatamente smontata in tutti i suoi pezzi, una Fiat 128. Mi

spiegarono che la 128 doveva essere il punto di riferimento per la nuova vettura. “Noi, ammisero, non riusciamo a fare un’auto così compatta ma tanto abitabile e con un vano bagagli altrettanto grande. Ci provi lei”.

un po' di anni fa.... uno studente di ing. meccanica, mi disse che un suo prof. (di cui non ricordo ne nome ne materia...) durante una lezione raccontò un aneddoto simile.......

la protagonista si chiamava........ Fiat Punto!!!.......

Alfa Romeo Giulietta 2.0 JTDm-2 150 Distinctive

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...se non fosse uscita....il mondo sarebbe cambiato.....comunque giugiaro è un ottimo designer e quindi avrà molte esperienze.....

Cioè? boh! se... ma... del senno di poi son piene le fosse.

Torna a leggere l'enciclopedia dell'auto e poi ritorna che ti interrogo, altrimenti ripeti l'anno... ma su un altro forum :x:?

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Guest Phormula
La storia della Fiat 128 smontata e studiata a Wolfsburg l'avevo già sentita anni addietro.

Si, non è mai stato un mistero. Anche se, come afferma Giugiaro, secondo VW la carrozzeria a due volumi era più pratica per questa classe di vetture.

Anche Ford ammise di essersi ispirata molto alla 127 per realizzare la prima Fiesta. Del resto fino alla seconda serie del 1977 la 127 fu la vettura più venduta in Europa.

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Guest 126/131
mi ripeto, ma Fiat 128 nel 1969 era, rispetto alle concorrenti... sulla Luna!!! 8)
.....

adesso è il contrario(ma non per me!)

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