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La Fiat, la Borsa e la Bravo.


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if (disattivazione) { document.write(' on error resume next ShockMode=(IsObject(CreateObject("ShockwaveFlash.ShockwaveFlash.6")))da "Libero Mercato"

L'amore della Borsa per Sergio Marchiorme conosce la prima difficoltà dopo tre anni di coccole. La presentazione dei conti semestrali è stata accolta da una doppia bocciatura: martedì un diluvio di vendite è costato una perdita del 5%. Ieri un altro scrollone del 2,3% a 22 euro. Niente di drammatico, ovviamente. Tuttavia il segnale non va trascurato.

Tanto più che ben tre grandi case d'investimento avvertono che, a loro parere, la festa è finita. E' drastica Goldman Sachs che ha depennato il Lingotto dalla lista degli investimenti raccomandati (conviction buy list). Non meno severa Ubs secondo cui, dopo la 500 tutto quello che di buono doveva succedere è successo. WestLB si mostra meno severa dicendo che comunque non è il caso di affannarsi a comprare tanto le quotazioni resteranno al loro posto per un po' di tempo. Soprattutto a causa della debolezza del mercato italiano.

Per carità, neanche qui è il caso di fare tragedie. Alle bocciature di Goldman Sachs, Ubs e WestLB si contrappone l'ottimismo di Jp Morgan secondo cui la quotazione può arrivare a 40 euro. Soprattutto se si dovesse arrivare alla separazione dell'auto dal resto.

Sull'umore della Borsa (e degli analisti) tuttavia pesa un fantasma che lo stesso Marchionne ha avuto il coraggio di chiamare per nome e cognome. II problema si chiama Bravo che, presentata a gennaio. stenta a prendere il volo.

Da quanto riferito dallo stesso Marchionne sarà già un grande risultato se riuscirà a raggiungere il target di 80 mila immatricolazioni in dodici mesi. Soprattutto in Europa la macchina non riesce a sfondare. L'accoglienza in Francia è stata semplicemente glaciale. «Non intendo alzare il target di vendite fino a quando non avremo più visibilità sull'andamento della Bravo fuori d'Italia» ha detto Marchionne agli analisti.

Le preoccupazioni per la Bravo ripropongono le difficoltà della Fiat sul Bravo.

Da almeno trent'anni non è capace di costruire un modello veramente vincente. Una maledizione cominciata con la Ritmo, proseguita con la Tipo, Bravo e Brava, culminata con la Stilo il cui insuccesso, nella seconda metà degli anni '90, trascinò Torino nel baratro. La nuova Bravo doveva, finalmente, esorcizzare la maledizione. Invece pare proprio che il sortilegio sia più forte di qualunque esorcista. Anche di un mago come Marchionne.

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tgcom

mhh..

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