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Vendita Alitalia


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Ma Alemanno chi è, Giulio Cesare?? :pz :pz :shock::roll:

Che palle... ogni tanto penso che Bossi alla fine abbia anche la sua ragione! ma dopo quello che hanno combinato dobbiamo ancora avere visione romacentrica?? :?: :?: :pz :pz

Sia per AF che LH roma è ok?? bene, allora LH tutta la vita visto che per AF roma è ok ma il resto è meglio sodomizzarlo...

Cribbio invece della Lehman non poteva crollare Credit Agricole o BNP???

Quoto. Tra l'altro consulente di AF è quel Mengozzi che l'Alitalia l'ha portata verso il fallimento con le sue scelte sbagliate.

Speriamo che la scelta del partner venga da CAI sulla base della convenienza effettiva, e non per pressioni politiche.

Ad ogno modo credo che chiunque vinca questa gara, dovrà accettare di accollarsi anche l'altro hub; nè FCO nè MXP saranno abbandonati.

"All truth passes through three stages. First, it is ridiculed, second it is violently opposed, and third, it is accepted as self-evident." (Arthur Schopenhauer)

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Dichiarazione di oggi:

ALBRECHT, CEO STAR ALLIANCE: “CAI BENVENUTA NELL’ALLEANZA”

“Cai sarebbe benvenuta in Star Alliance se le trattative dovessero andare a buon fine”: Jaan Albrecth, ceo di Star Alliance, interpellato in Brasile sul negoziato tra il Governo italiano e Lufthansa, si sbilancia ed apre ad una futura adesione di Compagnia aerea italiana all’alleanza che, ad oggi, conta la partecipazione di 22 compagnie aeree. E aggiunge: “Non mi stupisce che Lufthansa sia interessata all’ingresso nella nuova Alitalia perché il mercato italiano è uno dei piu importanti in Europa: adesso spetta al Governo italiano fare un passo decisivo”. L’appuntamento brasiliano dell’alleanza è stata anche l’occasione per sancire l’ingresso di Tam in Star Alliance, che segna un’apertura al Sud America. “L’ingresso di Tam consentirà a Star Alliance di affermarsi in termini di capacità offerta in Brasile e America Latina - ha sottolineato Albrecht -. La decisione di unirsi al nostro network testimonia l’importanza che le alleanze ricoprono nel settore del trasporto aereo”.

(ttgitalia.com)

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La CAI alza i prezzi dei biglietti di Alitalia?

La vicenda Alitalia ha occupato i media per così tanto tempo e in maniera così intensa che ora, comprensibilmente, si è entrati in una fase di rigetto, ovvero di completo silenzio sulla questione, complice anche la crisi finanziaria mondiale. E’ un peccato però, perchè proprio in questo momento rischiano di succedere molte cose interessanti.

Prendiamo ad esempio quanto riporta l’Espresso sulle prime manovre di Colaninno & co.; secondo l’economista Andrea Guiricin infatti:

il viaggiatore che utilizzerà la nuova compagnia di bandiera per spostarsi all’interno dei confini nazionali subirà costi superiori del 32% rispetto alla vecchia Alitalia e del 36% rispetto a quanto pagato, ad esempio, da Iberia nei cieli spagnoli.

La politica della CAI sarebbe infatti quella di alzare le tariffe in Italia, dove grazie alla situazione di quasi monopolio di cui gode (soprattutto sulla fondamentale tratta Roma-Milano) complice anche la sospensione delle attività dell’Antitrust, la domanda non potrà rivolgersi ai concorrenti. Tutto questo allo scopo di abbassare invece le tariffe sui collegamenti verso l’estero, dove invece Alitalia subisce fortemente la concorrenza.

Pare dunque che i cittadini italiani non abbiano finito di pagare per le colpe dei suoi politici e dei suoi manager, dopo aver già dovuto accollarsi i milioni di debito della parte “malata” di Alitalia.

da PolisBlog.it

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Avevo già postato la notizia ;), che proviene da un editoriale pubblicato sull'Espresso:

http://www.autopareri.com/forum/trasporti/29901-vendita-alitalia-64.html#post27305158

Comunque vedremo cosa accadrà davvero. Non dimentichiamo che con la riduzione della flotta (si passa da oltre 220 aerei fra AZ e AP, a 140 circa) si rafforzeranno senz'altro le compagnie concorrenti e le low cost, quindi calcare troppo la mano non conviene.

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Sorpresa nel decreto Alitalia: reati non perseguibili se non c'è il fallimento

Ad accorgersene per prima Milena Gabanelli, l'autrice della trasmissione Report

Il governo salva Geronzi

Tanzi e Cragnotti

di LIANA MILELLA

stor_14087128_23150.jpg Una recente immagine di Sergio Cragnotti

ROMA - Un'altra? Sì, un'altra. E per chi stavolta? Ma per Cesare Geronzi, il presidente di Mediobanca negli impicci giudiziari per via dei crac Parmalat e Cirio. La fabbrica permanente delle leggi ad personam, col marchio di fedeltà del governo Berlusconi, ne produce un'altra, infilata nelle pieghe della legge di conversione del decreto Alitalia. Non se ne accorge nessuno, dell'opposizione s'intende, quando il 2 ottobre passa al Senato. Eppure, come già si scrivono i magistrati nelle maling list, si tratta d'una "bomba atomica" destinata a far saltare per aria a ripetizione non solo i vecchi processi per bancarotta fraudolenta, ma a bloccare quelli futuri.

Con un semplice, e in vero anche mal scritto, articolo 7bis che modifica la legge Marzano sui salvataggi delle grandi imprese e quella sul diritto fallimentare del 1942. L'emendamento dice che per essere perseguiti penalmente per una mala gestione aziendale è necessario che l'impresa si trovi in stato di fallimento.

Se invece è guidata da un commissario, e magari va anche bene come nel caso della Parmalat, nessun pubblico ministero potrà mettere sotto processo chi ha determinato la crisi. Se finora lo stato d'insolvenza era equiparato all'amministrazione controllata e al fallimento, in futuro, se la legge dovesse passare com'è uscita dal Senato, non sarà più così. I cattivi manager, contro cui tutti tuonano, verranno salvati se l'impresa non sarà definitivamente fallita.

Addio ai processi Parmalat e Cirio. In salvo Tanzi e Cragnotti. Salvacondotto per l'ex presidente di Capitalia Geronzi. Colpo di spugna anche per scandali di minore portata come quello di Giacomelli, della Eldo, di Postalmarket. Tutto grazie ad Alitalia e al decreto del 28 agosto fatto apposta per evitarne il fallimento. Firmato da Berlusconi, Tremonti, Scajola, Sacconi, Matteoli. Emendato dai due relatori al Senato, entrambi Pdl, Cicolani e Paravia. Pronto per essere discusso e approvato martedì prossimo dalla Camera senza che l'opposizione batta un colpo.

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Ma ecco che una giornalista se ne accorge. È Milena Gabanelli, l'autrice di Report, la trasmissione d'inchieste in onda la domenica sera su Rai3. Lavora su Alitalia, ricostruisce dieci mesi di trattative, intervista con Giovanna Boursier il commissario Augusto Fantozzi, gli chiede se è riuscito a garantirsi "una manleva", un salvacondotto per eventuali inchieste giudiziarie. Lui risponde sicuro: "No, io non ho nessuna manleva".

Ma quel 7bis dimostra il contrario. Report ascolta magistrati autorevoli, specializzati in inchieste economiche. Come Giuseppe Cascini, segretario dell'Anm e pm romano dei casi Ricucci, Coppola, Bnl. Il suo giudizio è senza scampo. Eccolo: "Se la norma verrà approvata non saranno più perseguibili i reati di bancarotta commessi da tutti i precedenti amministratori di Alitalia, ma neppure quelli compiuti da altri manager di società per cui c'è stata la dichiarazione d'insolvenza non seguita dal fallimento".

Cascini cita i casi: "Per i crac Cirio e Parmalat c'è stata la dichiarazione d'insolvenza, ma senza il fallimento. Il risultato è l'abrogazione dei reati fallimentari commessi da Tanzi, Cagnotti, dai correi". Non basta. "Subito dovrà essere pronunciata sentenza di assoluzione perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato per tutti gli imputati, inclusi i rappresentanti delle banche".

Siamo arrivati a Geronzi. Chiede la Gabanelli a Cascini: "Ma la norma vale anche per lui?". Lapidaria la risposta: "Ovviamente sì". Le toghe s'allarmano, i timori serpeggiano nelle mailing-list. Come in quella dei civilisti, Civil-net, dove Pasquale Liccardo scrive: "Ho letto la nuova Marzano. Aspetto notizie sulla nuova condizione di punibilità che inciderà non solo sui processi futuri ma anche su quelli in corso". Nessun dubbio sulla portata generale della norma. Per certo non riguarderà la sola Alitalia, ma tutte le imprese.

Vediamolo questo 7bis, così titolato: "Applicabilità delle disposizioni penali della legge fallimentare". Stabilisce: "Le dichiarazioni dello stato di insolvenza sono equiparate alla dichiarazione di fallimento solo nell'ipotesi in cui intervenga una conversione dell'amministrazione straordinaria in fallimento, in corso o al termine della procedura, ovvero nell'ipotesi di accertata falsità dei documenti posti a base dell'ammissione alla procedura".

La scrittura è cattiva, ma l'obiettivo chiaro: finora i manager delle grandi imprese finivano sotto processo per bancarotta a partire dalla sola dichiarazione d'insolvenza. Invece, se il 7bis passa, l'azione penale resterà sospesa fino a un futuro, e del tutto incerto, fallimento definitivo. Commentano le toghe: "Una moratoria sine die, un nuovo colpo di spugna, una mano di biacca sulle responsabilità dei grandi manager le cui imprese sono state salvate solo grazie alla mano pubblica". Con un assurdo plateale, come per Parmalat. S'interromperà solo perché il commissario Bondi evita il fallimento.

Ma che la salva Geronzi sia costituzionale è tutto da vedere. Gli esperti già vedono violati il principio d'uguaglianza e quello di ragionevolezza. Il primo perché la norma determina un'evidente disparità di trattamento tra i poveri Cristi che non accedono alla Marzano, falliscono, e finiscono sotto processo, e i grandi amministratori. Il secondo perché l'esercizio dell'azione penale dipende solo dalla capacità del commissario di gestire l'azienda in crisi. Se la salva, salva pure l'ex amministratore; se fallisce, parte il processo. Vedremo se Berlusconi andrà avanti sfidando ancora la Consulta.

( 9 ottobre 2008)

http://www.repubblica.it/2008/10/sezioni/economia/parmalat-richiesta-pm/norma-salvaprocessi/norma-salvaprocessi.html

Modificato da Albizzie

"Io non ce l'ho co' te, ma co' quello che te sta vicino e nun te butta de sotto!"

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vomitevole.

giustamente, il buon tremonti dice (parlando delle banche, ma penso che il concetto del "qualcuno si sta fumando i risparmi degli italiani" possa essere altresì applicabile):

«AIUTI CASO PER CASO» - La delibera dell'Ecofin dello scorso 7 ottobre per fronteggiare la crisi finanziaria, ha poi ricordato l'esponente del governo, prevede la «tutela del contribuente il cui capitale viene integrato nelle banche. Ma non il sostegno ai manager che hanno sbagliato nella gestione». Si prevede anche «la possibilità del governo di intervenire nel cda e «non attribuire ai manager compensi in debito». Quanto all'erogazione di eventuali aiuti alle banche, ha evidenziato Tremonti, il governo interverrà «caso per caso»: «Speriamo non sarà necessario - ha detto - ma sarà caso per caso per questo non sono state predeterminate le cifre per gli interventi» che saranno adottati sulla logica del «quanto basta». «È nel potere del governo - ha poi aggiunto - evitare che banca fallisca e non per tornare nelle banche ma per l'interesse pubblico. Non sarà capitale attivo, ma esaurirà il suo ruolo nella forma di azioni privilegiate che non hanno intervento diretto». Ma - ha aggiunto - «se usi il denaro dei contribuente è per farla andare bene la banca, non per aiutare chi ha sbagliato». E «alla fine ci potrà essere un ritorno per contribuente: se una banca è risanata e esci porti a casa più capitale di quello che hai messo».

corriere.it

Modificato da CoasterRevisited
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Se davvero le cose stanno così, è vomitevole.

Voglio saperne di più, però, da fonti meno schierate di repubblica.

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@ disordine: il quote sulle banche non c'entra più di tanto qui dove si parla di Alitalia ;)

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@ disordine: il quote sulle banche non c'entra più di tanto qui dove si parla di Alitalia ;)

converrai con me che è un punto strettamente collegato all'emendamento contenuto nel decreto alitalia, il quale a sua volta contiene un riferimento ai comportamenti di certi dirigenti e a come si reagisce ad essi. quantomeno come principio ispiratore di una certa politica, il mio quote non era del tutto insensato.

o forse sono troppo schierato contro chi predica bene e razzola male?

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comunque giulietto se ne e' accorto

Tremonti: "Via la salva-manager o il ministro dell'Economia se ne va"

ROMA - "O va via l'emendamento o va via il ministro dell'Economia": nell'aula del Senato' date=' Giulio Tremonti attacca l'emendamento, nascosto nel decreto Alitalia, che permetterebbe di "salvare" i manager dei recenti crack finanziari. L'emendamento, denunciato oggi da "Report" (che va in onda domenica sera) e da "Repubblica", prevede che i reati legati ai grandi dissesti finanziari come Parmalat e Cirio non sarebbero più perseguibili a meno dell'esistenza di un vero e proprio fallimento. Una norma pericolosissima che, di fatto, cancellerebbe i processi a personaggi com Tanzi, Cragnotti e Geronzi.

Tremonti è stato chiarissimo: l'emendamento inserito nella legge di conversione del decreto Alitalia è "fuori dalla logica di questo governo. Se si immagina che la linea del governo sia quella prevista da un emendamento che prevede una riduzione della soglia penale per alcune attività di amministratori si sbaglia".

L'emendamento è stato presentato dal senatore del Pdl, Angelo Maria Cicolani. Diffusasi la notizia sulle conseguenze, nel corso della notte, spiega l'agenzia Adnkronos, c'è stata una serie di telefonate tra i parlamentari del Popolo delle libertà. Più volte si sono sentiti il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti e i senatori Cicolani e Gianpiero Cantoni.

Da qui la decisione di intervenire e il monito di Tremonti a palazzo Madama contro l'emendamento. "Si è trattato di un errore - fanno notare autorevoli fonti parlamentari del Pdl che hanno seguito da vicino la vicenda-. Non è possibile che in un momento delicato e di fronte a una crisi finanziaria si possa pensare di fare una norma per salvare i manager responsabili".[/quote']

da Repubblica.it

Archepensevoli spanciasentire Socing.

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