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25 Aprile: Festa della Liberazione


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Oggi oltre ad essere il V2-Day è anche la Giornata della Liberazione, la giornata che ha posto, con il sangue di molti innocenti da entrambi le parti ed entrambi gli schieramenti, le basi della nostra Costituzione e della nostra Repubblica. Per arrivare a questa giornata i più importanti movimenti politici hanno collaborato, si sono uniti, hanno combattuto insieme, anche se poi le divisioni ideologiche prendevano il sopravvento ed iniziavano lotte intestine. PCI, DC, PSIUP, PLI, PDA, PRI, monarchici, ex-generali, stessi fascisti o semplici civili e clericali, hanno combattuto insieme per liberare l'Italia dall'occupatore Nazista e contro la Repubblica Sociale Italiana di Mussolini. C'è chi li ha chiamati e li chiama tuttora vigliacchi, ma la nostra Repubblica li definisce eroi. Onore quindi ai nostri eroi, alla nostra Repubblica, alla nostra Costituzione!

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Per non dimenticare chi siamo e da dove veniamo....

Per finire quello che con il tempo è diventato l'inno della Resistenza, inno che ha differenza di quello "ufficiale", è italiano dalle parole alla musica, è apolitico e quindi "dovrebbe" unire tutto il popolo italiano, ricorda che l'obiettivo primario della Resistenza era la liberazione dall' "invasor" più che dai "repubblichini"...

Una mattina mi son svegliato,

o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!

Una mattina mi son svegliato

ed ho trovato l'invasor.

O partigiano, portami via,

o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!

O partigiano, portami via,

ché mi sento di morir.

E se io muoio da partigiano,

o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!

E se io muoio da partigiano,

tu mi devi seppellir.

E seppellire lassù in montagna,

o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!

E seppellire lassù in montagna

sotto l'ombra di un bel fior.

E le genti che passeranno

o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!

E le genti che passeranno

Mi diranno «Che bel fior!»

«È questo il fiore del partigiano»,

o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!

«È questo il fiore del partigiano

morto per la libertà!»

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Guest DESMO16

In questo 25 aprile ricordiamoci anche di novantatrè poveri cristiani

Novantatre uomini di chiesa brutalmente uccisi dai partigiani, in nome di un ideologia, durante la guerra e negli anni successivi ad essa.

Novantatre uomini che non avevano nulla a che fare con il fascismo, uccisi solo perchè professavano la Fede Cristiana, perchè credevano in Dio.

Don GIUSEPPE AMATEIS, parroco di Coassolo (Torino), ucciso a colpi d'ascia dai partigiani comunisti il 15 marzo 1944, perché aveva deplorato gli eccessi dei guerriglieri rossi.

- Don GENNARO AMATO, parroco di Locri (Reggio Calabria), ucciso nell'ottobre '43 dai capi della repubblica comunista di Caulonia.

- Don ERNESTO BANDELI, parroco di Bria, ucciso da partigiani slavi a Bria il 30 aprile 1945.

- Don VITTORIO BAREL, economo del Seminario di Vittorio Veneto, ucciso il 26 ottobre 1944 da partigiani comunisti.

- Don STANISLAO BARTHUS, della Congregazione di Cristo Re (Imperia), ucciso il 17 agosto 1944 perché in una predica aveva deplorato le "violenze indiscriminate dei partigiani".

- Don DUILIO BASTREGHI, parroco di Cigliano e Capannone Pienza, ucciso la notte del 3 luglio 1944 da partigiani comunisti che lo avevano chiamato con un pretesto.

- Don CARLO BEGHE', parroco di Novegigola (Apuania), sottoposto il 2 marzo 1945 a finta fucilazione che gli produsse una ferita mortale.

- Don FRANCESCO BONIFACIO, curato di Villa Gardossi (Trieste), catturato da miliziani comunisti iugoslavi l'11 settembre 1946 e gettato in una foiba rimasta sconosciuta.

- Don LUIGI BORDET, parroco di Hóne (Aosta), ucciso il 5 marzo 1946 perché aveva messo in guardia i suoi parrocchiani dalle insidie comuniste.

- Don SPERINDIO BOLOGNESI, parroco di Nismozza (Reggio Emilia), ucciso da partigiani comunisti il 25 ottobre 1944.

- Don CORRADO BORTOLINI, parroco di Santa Maria in Duno (Bologna), prelevato da partigiani il 1° marzo 1945 e fatto sparire.

- Don RAFFAELE BORTOLINI, canonico della Pieve di Cento, ucciso da partigiani la sera del 20 giugno 1945.

- Don LUIGI BOVO, parroco di Bertipaglia (Padova), ucciso il 25 settembre 1944 da un partigiano comunista, poi giustiziato.

- Don MIROSLAVO BULLESCHI, parroco di Monpaderno (Diocesi di Parenzo e Pola), ucciso il 23 agosto 1947 da comunisti jugoslavi.

- Don TULLIO CALCAGNO, direttore di Crociata Italica, fucilato dai partigiani comunisti a Milano il 29 aprile 1945.

- Don SEBASTIANO CAVIGLIA, cappellano della GNR, ucciso il 27 aprile 1945 ad Asti.

- Don CRISOSTOMO CERAGIOLO, o.f. m., cappellano militare decorato al v.m., prelevato il 19 maggio 1944 da partigiani comunisti nel Convento di Montefollonico e trovato cadavere in una buca con le mani legate dietro la schiena.

- Don ALDEMIRO CORSI, parroco di Grassano (Reggio E.), ucciso da partigiani comunisti la notte del 22 ottobre 1944 nella sua canonica.

- Don FERRUCCIO CRECCHI, parroco di Levigliani (Lucca), fucilato all'arrivo delle truppe di colore nella zona su false accuse dei comunisti del luogo.

- Don ANTONIO CURCIO, cappellano dell'11" Btg. Bersaglieri, ucciso il 7 agosto 1941 a Dugaresa da comunisti croati.

- Don SIGISMONDO DAMIANI, o.f.m., ex cappellano militare, ucciso da comunisti slavi a San Genesio di Macerata l'11 marzo 1944.

- Don TEOBALDO DAPPORTO, arciprete di Castel Ferrarese (diocesi di Limola), ucciso da un comunista nel settembre 1945.

- Don EDMONDO DE AMICIS, cappellano, pluridecorato della prima guerra mondiale, ucciso il 26 aprile 1945 da partigiani comunisti.

- Don AURELIO DIAZ, cappellano della Sez. Sanità della Divisione "Ferrara", fucilato nelle carceri di Belgrado nel gennaio del '45 da partigiani "titini".

- Don ADOLFO DOLFI, canonico della Cattedrale di Volterra, sottoposto il 28 maggio 1945 a torture che lo portarono alla morte l'8 ottobre successivo.

- Don ENRICO DONATI, arciprete di Lorenzatico (Bologna), massacrato il 23 maggio 1945 sulla strada di Zenerigolo.

- Don GIUSEPPE DORFMANN, fucilato nel bosco di Posina (Vicenza) il 27 aprile 1945.

- Don VINCENZO D'OVIDIO, parroco di Poggio Umbricchio (Teramo), ucciso nel maggio '44 sotto accusa di filo-fascismo.

- Don GIOVANNI ERRANI, cappellano militare della GNR, decorato al v.m., condannato a morte dal CLN di Forlì, salvato dagli americani e deceduto in seguito a causa delle sofferenze subite.

- Don COLOMBO FASCE, parroco di Cesino (Genova), ucciso nel maggio del 1945 da partigiani comunisti.

- Don GIOVANNI FAUSTI, Superiore generale dei Gesuiti in Albania, fucilato il 5 marzo 1946 perché italiano. Con lui furono trucidati altri sacerdoti dei quali non si è mai potuto conoscere il nome.

- Don FERNANDO FERRAROTTI, o.f.m., cappellano militare reduce dalla Russia, ucciso nel giugno 1944 a Champorcher (Aosta) da partigiani comunisti.

- Don GREGORIO FERRETTI, parroco di Collevecchio (Teramo), ucciso da partigiani slavi ed italiani nel maggio 1944.

- Don GIOVANNI FERRUZZI, arciprete di Campanile (Imola), ucciso da partigiani il 3 aprile 1945.

- Don ACHILLE FILIPPI, parroco di Maiola (Bologna), ucciso la sera del 25 luglio 1945 perché accusato di filo-fascismo.

- Don GIUSEPPE GABANA, della diocesi di Brescia, cappellano della VI Legione della Guardia di Finanza, ucciso il 3 marzo 1944 da un partigiano comunista.

- Don SANTE FONTANA, parroco di Cornano (Pontremoli), ucciso dai partigiani il 16 gennaio 1945.

- Don GIUSEPPE GALASSI, arciprete di S. Lorenzo in Selva (Imola), ucciso il 1° maggio 1945 perché sospetto di filo-fascismo.

- Don TISO GALLETTI, parroco di Spazzate Sassatelli (Imola), ucciso il 9 maggio 1945 perché aveva criticato il comunismo.

- Don DOMENICO GIANNI, cappellano militare in Jugoslavia, prelevato la sera del 21 aprile 1945 e soppresso dopo tre giorni.

- Don GIOVANNI GUICCIARDI, parroco di Mocogno (Modena), ucciso il 10 giugno 1945 dopo sevizie inflittegli nella sua canonica.

- Don VIRGINIO ICARDI, parroco di Squaneto (Acqui), ucciso il 4 luglio 1944 a Preto da partigiani comunisti.

- Don LUIGI ILARIUCCI, parroco di Garfagnolo (Reggio Emilia), ucciso il 19 agosto 1944 da partigiani comunisti.

- Don GIUSEPPE JEMMI, cappellano di Felina (Reggio Emilia), ucciso il 19 aprile 1945 perché aveva deplorato gli "eccessi inumani di quanti disonoravano il movimento partigiano".

- Don SERAFINO LAVEZZARI, seminarista di Robbio (Piacenza), ucciso il 25 febbraio 1945 dai partigiani insieme alla mamma e a due fratelli.

- Don LUIGI LENZINI, parroco di Crocette (Modena), ucciso da partigiani rossi la notte del 21 luglio 1945.

- Don GIUSEPPE LORENZELLI, priore di Corvarola di Bagnone (Pontremoli), ucciso da partigiani il 27 febbraio 1945 dopo essere stato obbligato a scavarsi la fossa.

- Don LUIGI MANFREDI, parroco di Budrio (Reggio Emilia), ucciso il 14 dicembre 1944 perché aveva deplorato gli "eccessi partigiani".

- Don DANTE MATTIOLI, parroco di Coruzzo (Reggio Emilia), prelevato la notte del 1° aprile 1945 e scomparso per sempre.

- Don FERNANDO MERLI, mansionario della Cattedrale di Foligno, ucciso il 21 febbraio 1944 presso Assisi da jugoslavi istigati dai comunisti.

- Don ANGELO MERLINI, parroco di Fiamenga (Foligno), ucciso il medesimo giorno dagli stessi, presso Foligno.

- Don ARMANDO MESSURI, cappellano delle Suore della S. Famiglia in Marino, ferito a morte da partigiani comunisti e deceduto il 18 giugno 1944.

- Don GIACOMO MORO, cappellano militare in Jugoslavia, fucilato dai comunisti "titini" a Micca di Montenegro.

- Don ADOLFO NANNINI, parroco di Cercina (Firenze), ucciso il 30 maggio 1944 da partigiani comunisti.

- Don SIMONE NARDIN, dei Benedettini Olivetani, tenente cappellano dell'Ospedale Militare "Belvedere" in Abbazia di Fiume prelevato da partigiani jugoslavi nell'aprile 1945 e fatto morire tra sevizie orrende.

- Don LUIGI OBID, economo di Podsabotino e San Mauro (Gorizia), prelevato da partigiani e ucciso a San Mauro il 15 gennaio 1945.

- Don ANTONIO PADOAN, parroco di Castel Vittorio (Imperia), ucciso da partigiani l'8 maggio 1944 con un colpo di pistola in bocca ed uno al cuore.

- Don ATTILIO PAVESE, parroco di Alpe Gorreto (Tortona), ucciso il 6 dicembre 1944 da partigiani dei quali era cappellano, perché confortava alcuni prigionieri tedeschi condannati a morte.

- Don FRANCESCO PELLIZZARI, parroco di Tagliolo (Acqui), chiamato nella notte del 10 maggio 1945 e fatto sparire per sempre.

- Don POMPEO PERAI, parroco dei SS. Pietro e Paolo di Città della Pieve, ucciso per rappresaglia partigiana il 16 giugno 1944.

- Don ENRICO PERCIVALLE, parroco di Varriana (Tortona), prelevato da partigiani e ucciso a colpi di pugnale il 14 febbraio 1944.

- Don VITTORIO PERKAN, parroco di Elsane (Fiume), ucciso il 9 maggio 1945 da partigiani mentre celebrava un funerale.

- Don ALADINO PETRI, pievano di Caprona (Pisa), ucciso il 27 giugno 1944 perché ritenuto filo-fascista.

- Don NAZARENO PETTINELLI, parroco di Santa Lucia di Ostra di Senigallia, fucilato per rappresaglia partigiana l'il luglio 1944.

- Don UMBERTO PESSINA, parroco di San Martino di Correggio, ucciso il 18 giugno 1946 da partigiani comunisti.

- Seminarista GIUSEPPE PIERAMI, studente di teologia della diocesi di Apuania, ucciso il 2 novembre 1944 sulla Linea Gotica da partigiani comunisti.

- Don LADISLAO PISACANE, vicario di Circhina (Gorizia), ucciso da partigiani slavi il 5 febbraio 1945 con altre dodici persone.

- Don ANTONIO PISK, curato di Canale d'Isonzo (Gorizia), prelevato da partigiani slavi il 28 ottobre 1944 e fatto sparire per sempre.

- Don NICOLA POLIDORI, della diocesi di Nocera e Gualdo, fucilato il 9 giugno 1944 a Sefro da partigiani comunisti.

- Don GIUSEPPE PRECI, parroco di Montaldo (Modena), ucciso il 24 maggio 1945 dopo che era stato chiamato ad assistere un morente.

- Don GIUSEPPE RASORI, parroco di San Martino in Casola (Bologna), ucciso la notte sul 2 luglio 1945 nella sua canonica sotto accusa di filo-fascismo.

- Don ALFONSO REGGIANI, parroco di Amola di Piano (Bologna), ucciso da marxisti la sera del 5 dicembre 1945.

- Seminarista ROLANDO RIVI, di Reggio Emilia, di sedici anni, ucciso il 10 aprile 1945 da partigiani comunisti solo perchè indossava la veste talare.

- Don GIUSEPPE ROCCO, parroco a Santa Maria, diocesi di S. Sepolcro, ucciso da slavi il 4 maggio 1945.

- Don ANGELICO ROMITI, o.f.m., cappellano degli allievi ufficiali della Scuola di Fontanellato, decorato al v.m., ucciso la sera del 7 maggio 1945 da partigiani comunisti.

- Don LEANDRO SANGIORGI, salesiano, cappellano militare decorato al v.m., fucilato a Sordevolo Biellese il 30 aprile 1945.

- Don ALESSANDRO SANGUANINI, della Congregazione della Missione, fucilato a Ranziano (Gorizia) il 12 ottobre 1944 da partigiani slavi per i suoi sentimenti di italianità.

- Don LODOVICO SLUGA, vicario di Circhina (Gorizia), ucciso insieme al confratello don Pisacane il 5 febbraio 1944.

- Don LUIGI SOLARO, di Torino, ucciso il 4 aprile 1945 perché congiunto del Federale di Torino Giuseppe Solaro, anch'egli soppresso.

- Don EMILIO SPINELLI, parroco di Campogialli (Arezzo), fucilato il 6 maggio 1944 dai partigiani sotto accusa di filo-fascismo.

- Don EUGENIO SQUIZZATO, o.f.m., cappellano partigiano, ucciso dai suoi il 16 aprile 1944 fra Corio e Lanzo Torinese perché, impressionato dalle crudeltà che essi commettevano, voleva abbandonare la formazione.

- Don ERNESTO TALE', parroco di Castelluccio Formiche (Modena), ucciso insieme alla sorella l'11 dicembre 1944 perché sospettato di filo-fascismo.

- Don GIUSEPPE TAROZZI, parroco di Riolo (Bologna), prelevato la notte sul 26 maggio 1945 e fatto sparire.

- Don ANGELO TATICCHIO, parroco di Villa di Rovigno (Pola), ucciso da partigiani iugoslavi nell'ottobre 1943 perché "aiutava troppo gli italiani".

- Don CARLO TERENZIANI, prevosto di Ventoso (Reggio Emilia), fucilato la sera del 29 aprile 1945 perché ex cappellano della Milizia.

- Don ALBERTO TERILLI, arciprete di Esperia (Frosinone), morto in seguito a sevizie inflittegli dai marocchini eccitati da partigiani nel maggio 1944.

- Don ANDREA TESTA, parroco di Diano Borrello (Savona), ucciso il 16 luglio 1944 da una banda partigiana perché osteggiava il comunismo.

- Mons. EUGENIO CORRADINO TORRICELLA, della Diocesi di Bergamo, ucciso il 7 gennaio '44 ad Agen (Francia) da partigiani comunisti per i suoi sentimenti d'italianità.

-Don RODOLFO TRCEK, diacono della Diocesi di Gorizia, ucciso il 1° settembre 1944 a Montenero d'Idria da partigiani comunisti.

- Don FRANCESCO VENTURELLI, parroco di Fossoli (Modena), ucciso il 15 gennaio 1946 perché inviso ai partigiani.

- Don GILDO VIAN, parroco di Bastia (Perugia), ucciso da partigiani comunisti il 14 luglio 1944.

- Don GIUSEPPE VIOLI, parroco di Santa Lucia di Madesano (Parma), ucciso il 31 novembre 1945 da partigiani comunisti.

- Don ANTONIO ZOLI, parroco di Morra del Villar (Cuneo), ucciso da partigiani comunisti perché durante la predica del Corpus Domini del 1944 aveva deplorato l'odio tra fratelli come una maledizione di Dio.

Fonte dell'elenco:

ROLANDO RIVI

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Quoto, se non nei toni, almeno il senso del messaggio di Daniele. Il 25 aprile è una data che a me personalmente non dà gioia: il pensiero della lotta fratricida fra italiani e l'onta della sconfitta militare (in una guerra ingiusta, ma ci sono guerre giuste?) forse sovrastano la sovrastruttura retorica creata in seguito per pontificare l'evento. Inoltre non mi convince l'equazione partigiani=combattenti per gli interessi e in nome del popolo italiano. La storia è fatta però dai vincitori, e loro lo sono stati.

Questa, specifico, è un'opinione personale, e spero che chi la pensa diversamente non me ne abbia.

Modificato da Dodicicilindri

"All truth passes through three stages. First, it is ridiculed, second it is violently opposed, and third, it is accepted as self-evident." (Arthur Schopenhauer)

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Sì ma senza la resistenza oggi saremmo sotto dittatura.

Non ci sarebbe libertà, informazione.

Nemmeno questo forum esisterebbe.

Nei regimi totalitari (un esempio? La Cina) viene posto sotto controllo anche Internet.

Vi piace questo mondo?

Beati voi...

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Sì ma senza la resistenza oggi saremmo sotto dittatura.

Non ci sarebbe libertà, informazione.

Nemmeno questo forum esisterebbe.

Nei regimi totalitari (un esempio? La Cina) viene posto sotto controllo anche Internet.

Vi piace questo mondo?

Beati voi...

Forse, chissà. Certo se dovessi attribuire delle percentuali a chi ha contribuito a liberarci, direi 90% merito degli americani e 10% partigiani.

I tedeschi e i giapponesi hanno lottato fino all'ultimo, non ci sono stati partigiani nè resistenza, eppure sono liberi come noi. A me (ma ho detto che sono opinioni personali) rimane il dubbio dei veri fini ultimi dei partigiani, rappresentanza ed espressione di un partito in particolare, che affonda le radici e che fino a 15 anni fa (e forse tuttora nelle sue ultime propaggini ormai extraparlamentari) ha simpatizzato e tramato a favore di un altro regime totalitario e sanguinario.

Inoltre non tollero la ghettizzazione e l'infamia a cui ancora oggi vengono sottoposte le migliaia di giovani che forse credettero nella parte sbagliata o che furono desiderosi di difedere fino all'ultimo ed utopisticamente l'onore della loro patria.

P.S. @ Starboy: scusami se mi permetto di farti un piccolo appunto, ma in questa come in altre discussioni dimostri di avere una visione eccessivamente manichea delle cose: per te o è bianco o nero, bene e male, giusto o sbagliato. Forse dovresti cominciare a riflettere sulle infinite gradazioni intermedie che esistono in tutte le cose. Dicevano i latini: dubium sapientiae initium

Modificato da Dodicicilindri

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Guest EC2277

Chi di voi a visto la copertina di TG-La7 questa sera?

Ecco a riguardo del 25 Aprile, salvo alcune piccole correzioni, la penso esattamente nello stesso modo: la storia non va riscritta. Va raccontata tutta poiché, in caso contrario, avremo sempre episodi come quelli occorsi al Sindaco di Milano Letizia Moratti, la quale l'anno scorso è andata alle celebrazioni ma né è dovuta scappare e quest'anno non vi si è recata ed è stata accusata di non avere senso civico.

Detto questo non posso che prendere le distanze dal modo con il quale si è espresso Daniele e condividere quanto detto da Dodicicilindri sulla lotta fratricida che, con il suo orrore, sovrasta la retorica della liberazione; questo almeno fintantoché continueremo a non voler ascoltare anche le ragioni degli altri. Indipendentemente dal loro e dal nostro coloro politico.

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Forse, chissà. Certo se dovessi attribuire delle percentuali a chi ha contribuito a liberarci, direi 90% merito degli americani e 10% partigiani.

I tedeschi e i giapponesi hanno lottato fino all'ultimo, non ci sono stati partigiani nè resistenza, eppure sono liberi come noi. A me (ma ho detto che sono opinioni personali) rimane il dubbio dei veri fini ultimi dei partigiani, rappresentanza ed espressione di un partito in particolare, che affonda le radici e che fino a 15 anni fa (e forse tuttora nelle sue ultime propaggini ormai extraparlamentari) ha simpatizzato e tramato a favore di un altro regime totalitario e sanguinario.

Inoltre non tollero la ghettizzazione e l'infamia a cui ancora oggi vengono sottoposte le migliaia di giovani che forse credettero nella parte sbagliata o che furono desiderosi di difedere fino all'ultimo ed utopisticamente l'onore della loro patria.

P.S. @ Starboy: scusami se mi permetto di farti un piccolo appunto, ma in questa come in altre discussioni dimostri di avere una visione eccessivamente manichea delle cose: per te o è bianco o nero, bene e male, giusto o sbagliato. Forse dovresti cominciare a riflettere sulle infinite gradazioni intermedie che esistono in tutte le cose.

Sugli eccidi dei sacerdoti cattolici concordo in pieno con Desmo16.

Per quanto riguarda il resto c'è da discutere.

In Germania non c'è stata Resistenza: è stato un male non un bene.

Lo stesso è accaduto in Spagna, dove si è passati dalla dittatura alla democrazia senza destituire il tiranno.

Non credere che sia un bene: ogni popolo deve fare i conti con il proprio passato.

Noi l'abbiamo fatto.

Altri no.

Sono gli stessi storici spagnoli a sottolineare questo: Franco è morto nel proprio letto, Mussolini appeso a testa in giù.

Purtroppo ci sono dei momenti in cui bisogna lavare il passato nel sangue, è inevitabile.

Oltre che doveroso

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Detto questo non posso che [...] condividere quanto detto da Dodicicilindri sulla lotta fratricida che, con il suo orrore, sovrasta la retorica della liberazione; questo almeno fintantoché continueremo a non voler ascoltare anche le ragioni degli altri. Indipendentemente dal loro e dal nostro coloro politico.

Quoto in pieno. Bisogna avere la capacità e la forza di ascoltare anche le ragioni di chi, in quegli anni, scelse di schierarsi dall'altra parte. Erano italiani come noi, e il loro sangue non va disprezzato, anche se la coscienza o il colore politico portano oggi a ritenere errata la loro scelta.

In tempi in cui le istanze separatistiche sembrano soffiar forti nel nostro paese, vorrei che ci si sforzasse per trasformare il 25 aprile, più che in retorica commemorazione del passato e dei partigiani, nella festa dell'unità di tutti gli italiani.

Modificato da Dodicicilindri

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Guest EC2277
...

In tempi in cui le istanze separatistiche sembrano soffiar forti nel nostro paese, vorrei che ci si sforzasse per trasformare il 25 aprile, più che in retorica commemorazione del passato e dei partigiani, nella festa dell'unità di tutti gli italiani.

Queste erano le parole con le quali avrei voluto chiudere il mio intervento ma non sono riuscito a scrivere.

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