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Da motorbox.com

MEGLIO DAVANTI Il posto di guida è sulla stessa lunghezza d’onda della carrozzeria, con un’impostazione piuttosto sportiva. Ci si siede su un sedile ben conformato e ampiamente regolabile, capace di fare felici i nostalgici del seggiolone e chi preferisce soluzioni più rasoterra, in stile sdraio da spiaggia. Il volante non è sistemato troppo in verticale ma si lascia impugnare bene, ben sagomato anche a livello della corona. Con tutti i comandi sistemati al posto giusto e ben raggiungibili, il pilota può lamentarsi soltanto per la visibilità posteriore, limitata dal taglio delle lamiere e dalle piccole dimensioni del lunotto. Queste scelte impongono qualche sacrificio anche a chi è destinato al divano posteriore. I centimetri per le ginocchia non abbondano e la forma spiovente del padiglione può provocare incontri troppo ravvicinati tra la testa dei passeggeri posteriori più alti e il cielo dell’abitacolo.

AGILE E... Anche se la visibilità non è il massimo, muoversi negli spazi stretti non è comunque un problema. La carrozzeria ha dimensioni compatte e lo sterzo garantisce un diametro di sterzata molto contenuto, che permette di cavarsela bene anche se c’è da fare inversione in un fazzoletto di asfalto. Oltre a far girare molto le ruote, il volante assicura un gran feeling al pilota, che, con movimenti misurati delle mani, ottiene risposte rapide, precise e puntuali.

...FELINA La MiTo è svelta come un gatto a entrare in curva, senza le inerzie tipiche di altre piccole a trazione anteriore, e percorre poi le traiettorie con un assetto neutro e praticamente piatto. Il lavoro svolto dagli ammortizzatori per contrastare l’eccessivo coricamento sulle ruote esterne si fa sentire davvero e permette a quest’Alfa di girare come se fosse su due binari ideali, con limiti di tenuta laterale che non hanno molto da invidiare a quelli di sportive più accreditate. In fase si uscita si apprezza invece il lavoro svolto dal dispositivo Q2 elettronico, che frena la ruota interna alla curva quando tende a pattinare, consentendo di entrare a gamba tesa sull’acceleratore senza che la motricità e la pulizia della traiettoria rischino di venir meno.

SOUND GASANTE Il gusto nella guida viene esaltato dal DNA, il manettino piazzato a lato del cambio che permette di scegliere tra tre diversi settaggi a livello di risposta del motore, assistenza dello sterzo e controllo della stabilità. La differenza tra le tre configurazioni si tocca con mano sul volante e, soprattutto, si sente, sotto il piede e con i timpani. Nella configurazione più sportiva Dynamic, il motore cambia infatti timbro e tira fuori una voce più squillante e rabbiosa, che accompagna scatti più vivaci. Al contrario, nella modalità All Weather tutto si fa più dolce e ovattato, con la via di mezzo rappresentata dalla posizione Normal.

IL CHIP VIGILA Anche quando si esagera, la MiTo aiuta il pilota a mettere una pezza. Il sistema di controllo elettronico della stabilità Vehicle Dynamic Control (o VDC che dir si voglia) entra in funzione in modo scientifico, con logiche diverse a seconda del tipo di programma impostato tramite il selettore del DNA. E anche quando si sta usando la funzione Dynamic, quella più sportiva, il guidatore non è comunque lasciato al suo destino. Un marchingegno chiamato DST, sigla che sta per Dynamic Steering Torque, interviene sul servosterzo elettronico, applicando una forza al volante per suggerire le correzioni giuste. L’azione è quasi impercettibile ed è solo dopo un tirata sul misto che ci si scopre ad aver guidato in modo insolitamente efficace con scarso impegno psicofisico.

A TUTTA FORZA E dire che il motore 1.4 Turbobenzina, l’unico che abbiamo avuto modo di provare alla presentazione stampa, ha sulla carta birra da vendere per far rimboccare le maniche ai guidatori più intraprendenti. I suoi modi non sono però scorbutici. Basta un affondo sull’acceleratore (di tipo drive by wire, senza collegamento meccanico) per ottenere in cambio un deciso impulso in avanti. L’erogazione è fluida e regolare, con un buon tiro già a 2.000 giri. L’entrata in funzione del turbo avviene senza ritardi ed entrate in coppia violente. Anche le doti di allungo sono notevoli e sfruttarle prima di cambiare marcia è cosa buona e giusta, per ricadere nella fascia d’erogazione più sostanziosa una volta innestato il rapporto più lungo.

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Da infomotori.com

Alfa Romeo Mito – Test Drive. Dopo la suggestiva presentazione di ieri pomeriggio presso il castello Sforzesco a Milano, il debutto in grande stile dell’Alfa Romeo Mito prosegue presso un luogo leggendario dell’automobilismo sportivo italiano: l’autodromo di Monza. In questa prestigiosa cornice abbiamo potuto saggiare le doti dinamiche della Mito in totale sicurezza e con quella libertà d’azione che per forza di cose su strada non è concessa. Riporteremo in seguito le nostre impressioni di guida, per il momento soffermiamoci sulle emozioni suscitate dalla vettura quando il fatidico velo è stato alzato in quel di Milano. L’atmosfera presso il castello Sforzesco è carica di aspettativa, un evento organizzato in grande stile alla presenza dei massimi vertici del gruppo, fianco a fianco con Luca Cordero di Montezemolo e Luca De Meo. Bene, se avete apprezzato la Mito in fotografia dovete vederla dal vivo appena possibile: il mix tra grinta ed eleganza, il contrasto tra una linea filante e moderna condita da qualche tocco retrò sono decisamente seducenti.

La grinta della nuova Alfa Mito si esprime nelle proporzioni: è infatti lunga 4,06 metri alta 1,44 metri e larga 1,72 metri senza per questo rinunciare al comfort di bordo come dimostra un’eccellente abitabilità, sia per il guidatore sia per i passeggeri, grazie all’ottima distribuzione degli spazi interni. Dunque Alfa Romeo Mi.To è un’auto forte e compatta, padrona della strada e con una spiccata personalità. Come dimostrano anche una linea di cintura alta - il rapporto tra carrozzeria e superficie vetrata è tipicamente Alfa Romeo – e soprattutto un profilo allungato e fortemente aerodinamico (Cx 0,29) che, unito ad una carreggiata larga (1,483 mm), si traduce in un ottimale 'appoggio' su strada.

Alfa Romeo Mito debutterà forte di tre motorizzazioni, nei tre allestimenti Junior, Progression e Distinctive. L'allestimento Junior è riservato alla versione d'ingresso 1.4 benzina da 78 cavalli, adatta ai neopatentati e proposta da 15.350 Euro. La più potente 1.4 turbo da 155 cavalli è offerta nei due allestimenti Progression e Distinctive da 17.950 Euro. La variante a gasolio non manca all'appello, forte del moderno 1.6 JTDm da 120 cavalli offerto con gli stessi allestimenti del 1.4 turbo a partire da 18.950 Euro. Le due motorizzazioni più potenti in allestimento Distinctive possono essere ordinate in abbinamento a due pack di accesori, denominati Sport Pack e Premium Pack.

Prova su strada

Eccoci dunque al momento della verità, pronti a calarci nell’abitacolo della nuova Mito sull’asfalto ricco di storia dell’autodromo di Monza. La cromatissima maniglia della portiera scatta prontamente, ci sediamo nell’abitacolo e la richiudiamo. La prima impressione è di grande solidità. Bello il volante a tre razze, rivestito in morbida pelle così come la leva del freno a mano e il comando del cambio. A fianco del cambio troviamo il manettino dell’Alfa DNA, di cui parleremo diffusamente in seguito. Il quadro strumenti è ben leggibile e completo, mentre la console centrale sfoggia una finitura color alluminio. Nella parte superiore troviamo la radio CD MP3 parte del sistema Bose montato sulla vettura, più in basso i comandi del clima bizona. Non ci sono troppi tasti, ci sono quelli giusti e sono tutti ben raggiungibili. Le plastiche usate sono morbide al tatto, di qualità ineccepibile. La posizione di guida è comoda e sportiva, i sedili avvolgenti trattengono bene i fianchi senza risultare scomodi, anzi. Rivolgendo lo sguardo indietro si ha l’impressione di un discreto spazio per i passeggeri posteriori, considerate le dimensioni della vettura.

E’ giunto il momento di avviare il motore della nostra Mito 1.4 turbo da 155 cavalli: la risposta è un rombo cupo e aggressivo, non troppo invadente ma avvertibile. Musica per le orecchie di un alfista, frutto di un attento studio del 'sound' da parte dei tecnici Alfa. La leva del cambio è corta, gli innesti secchi e contrastati quanto basta: in linea con quanto si richiede a un comando sportivo. La progressione del 1.4 turbo è briosa e costante, grazie ai 155 puledri coadiuvati dalla buona spaziatura dei rapporti e dal peso molto contenuto della Mito. In curva l’ottimo autotelaio derivato dalla Grande Punto lavora in perfetta simbiosi con le nuove sospensioni con molle di rimbalzo. L’elettronica vigila con discrezione sulla dinamica della vettura grazie al differenziale Q2 elettronico e al DST. L’Alfa DNA alla prova dei fatti si dimostra un sistema capace di adattare veramente la dinamica della vettura allo stile di guida desiderato dal pilota. Niente operazione di marketing insomma. Spostando il smanettino da Normal a Dynamic il comando dello sterzo si fa più pronto, l’acceleratore più reattivo e cambiano in chiave sportiva i parametri del Dynamic Stability Control (comunemente noto come ESP). Il limite di aderenza degli ampi pneumatici montati su cerchi da 17 pollici sono decisamente alti. La piccola di Arese sa affrontare le curve con grinta e decisione. Esente da rollio, presta il fianco solo ad un accenno di sottosterzo entrando in curva a ritmi molto elevati, comportamento fisiologico per una trazione anteriore. L’assorbimento delle asperità è discreto, anche se efficacia e precisione rimangono il fine ultimo della Mito.

Scendiamo dalla vettura con una tangibile voglia risalirci subito, pronti a inanellare qualche chilometro. Questo in sintesi è stato il nostro primo contatto con l’Alfa Romeo Mito, vettura che non mancherà di attrarre a sé alfisti in erba e di vecchia data, forte del primato tecnico ed emotivo del blasonato marchio italiano.

24/06/2008 Team Infomotori.com

"But before the most charismatic car maker of them all finally went, they left us with a final reminder of what they can do, when they try" (Jeremy Clarkson, Top Gear)

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Alfa Romeo Mito (08-) 1.4 155 T-Jet 3dr Hatchback

What is it?

This, for many, is the spiritual successor to the Alfasud of the ‘70s and ‘80s, a car loved for its driving characteristics, but not for its durability. The name Mito combines the first letters of Milan (where the Alfa Romeo was conceived) and Turin (where the cars are currently made).

Alfa’s long awaited supermini is a sporty three-door hatch which the company claims “packs all of Alfa’s heritage and spirit into a four-metre length”. If all goes to plan it’s also the true beginning of the company’s fight to double its volume to 300,000 in the next couple of years.

Mechanically speaking, this is a car based closely on Fiat’s highly successful Punto (which also has the mechanical relationship with the Vauxhall Corsa) though Alfa have changed most of the permutations that matter: styling, seating, steering, engine spec, suspension bushes and rates, brakes, tyres. These all move right to the sporty end of the scale.

The car also gets a couple of important electronic driver aids: Q2, which delivers the effect of a limited slip diff by using the front brakes to take a spinning driven wheel; and what’s dubbed a ‘DNA’ sports switch, which gives the driver a chance to toggle between three settings - Dynamic, Normal and All Weather – which juggle steering effort, stability control and overboost according to road and driving conditions.

What’s it like?

Taken all round, it’s great-looking, enjoyable sporty little car. The styling strikes us as especially successful: the combination of key details (headlights, tail lights, grille, bonnet) that are directly influenced by the recent 8C Competitzione supercar, together with the naturally cheeky lines of a three-door hatchback, give this all the hallmarks of a car that will be instantly popular.

Alfa Romeo want to build 70,000 a year, with around 8000 earmarked for the ‘emotional car’ buyers of the UK.

The top-spec 155bhp Veloce feels instantly quick – a key Alfa brand requirement for a marque whose claims are based more on power-to-weight than brute horsepower. Kerbweight for the Veloce is 1145kg, 60kg less than the Mini Cooper S, but still nothing special.

The Mito Veloce’s tall sixth gear will take it to 135 mph flat out, and it reaches 62mph from standstill in 8.0 seconds dead. The turbocharged torque (170 lb ft at 3000 rpm) provides decent mid-range shove in every gear, yet the engine still soars sweetly to its 6500rpm redline. It sounds good too.

Indeed this small capacity turbocharged engine, which feels like a smooth and upmarket normally-aspirated 2.0-litre, is one of the Mito’s best features. The six-speed gearbox is serviceable enough, but it isn’t in the same class for speed or precision.

Handling is just what you’d expect, flat and grippy with very good resistance to understeer and stable responses when you suddenly ease the accelerator in corners, though the Mito can still tighten its line enough to make throttle-steering a worthwhile activity.

‘Dynamic’ mode makes the steering firmer and sharpens the engine response, while adding a few seconds of overboost. Torque steer is hardly an issue, but the price for that seems to be a certain disappointing dullness around the straight-ahead, the kind of thing which used to be normal with electric power steering set-ups, but has been eliminated from the best of them.

Ride comfort is superficially fine. For a sporty car the Veloce is quiet but well controlled over suburban ripples, and demonstrates impressive body rigidity. It doesn’t roll much in hard corners, either, thanks partly to coil-over springs incorporated into its dampers.

But in bigger lateral bumps it occasionally runs out of front suspension travel and produces a resounding crash. More development needed.

As an all-round point-to-point choice, the Mito’s a good choice. It’s nimble, has power right through the rev range, great brakes and it’s small enough to pass people quickly and thread through gaps. And it cruises quietly.

The ride and steering issues disappoint, though, and you won’t find them in a Mini.

So, should I buy one?

Looks a good proposition to us. The Mito looks great, has a cheerful simplicity about it and – for once – no major gaffes in its make-up.

It’s a decent choice for either a dyed-in-the-wool Alfisti or the less involved car buyer who just appreciates style and performance. Throw in the impressive standard equipment, big car cruising ability and comfortable cabin and you have an undeniably attractive package.

The new Mito may not take Alfa Romeo right to the pinnacle, but it demonstrates that the company has found the right map and is well advanced on the journey.

Alfa Romeo Mito (08-) 1.4 155 T-Jet 3dr Hatchback - Road Test First Drive - Autocar.co.uk

Senza cuore saremmo solo Marchionne.

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that are directly influenced by the recent 8C Competitzione supercar

AAAARGH! SACRILEGIO!

Comunque se autocar ammette che è una buona auto siamo a cavallo!!! Vuol dire che è ottima!!! :lol:

Comunque non ho capito una cosa nel testo, questa parte qua:

It’s a decent choice for either a dyed-in-the-wool Alfisti or the less involved car buyer who just appreciates style and performance

Ciò vuol dire che i veri appassionati della guida non la devono comprare? E che è solo "decent"?

Modificato da superkappa125

La teoria è quando si conosce il funzionamento di qualcosa ma quel qualcosa non funziona.

La pratica è quando tutto funziona ma non si sa come.

Spesso si finisce con il coniugare la teoria con la pratica: non funziona niente e non si sa il perché.

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Da Autocar mi sarei aspettato più legnate, invece mi pare ne parli bene

"Taken all round, it’s great-looking, enjoyable sporty little car" :shock:

Chi mi traduce bene questa frase?

"The ride and steering issues disappoint, though, and you won’t find them in a Mini."

cos'è che deludono? il tempo sul giro e lo sterzo? mica capito, prima elogia il comportamento..

CI SEDEMMO DALLA PARTE DEL TORTO VISTO CHE TUTTI GLI ALTRI POSTI ERANO OCCUPATI

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A grandi linee si traduce più o meno come:"siccome siamo inglesi, non sia mai che recensiamo un'auto italiana senza trovare qualcosa che non va. Allora diciamo che non ci convince lo sterzo e come le sospensioni assorbono le asperità della strada e, ovviamente, che la mini che è mezza BMW e mezza "Brit" è sicuramente meglio ...pizza maffia and mandollinnooo"

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A grandi linee si traduce più o meno come:"siccome siamo inglesi, non sia mai che recensiamo un'auto italiana senza trovare qualcosa che non va. Allora diciamo che non ci convince lo sterzo e come le sospensioni assorbono le asperità della strada e, ovviamente, che la mini che è mezza BMW e mezza "Brit" è sicuramente meglio ...pizza maffia and mandollinnooo"

La teoria è quando si conosce il funzionamento di qualcosa ma quel qualcosa non funziona.

La pratica è quando tutto funziona ma non si sa come.

Spesso si finisce con il coniugare la teoria con la pratica: non funziona niente e non si sa il perché.

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no decent in inglese ha un significato positivo, tipo "rispettabile"

per il resto, la frase dello sterzo contraddice il paragrafo precedente, ma tant'è ne parlano cmq bene

CI SEDEMMO DALLA PARTE DEL TORTO VISTO CHE TUTTI GLI ALTRI POSTI ERANO OCCUPATI

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