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14/08/08: 20 anni dalla morte del Drake


Guest DESMO16

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Ferrari, uomo oltre il tempo

che ha creato un mito

Vent'anni fa moriva il grande costruttore: segnò un'epoca. Senza muoversi da Maranello era una leggenda nel mondo. Quella volta in cui non prese bene quando il presidente Pertini si presentò in Maserati...

14 agosto 2008 - Ferragosto 1988, sono le 11 di mattina, squilla il telefono. È Gerhard Berger: "Ma davvero è morto Ferrari? Ho sentito la notizia alla radio, non ho capito bene l’italiano, sai qualcosa di più?". Era vero. I funerali si erano tenuti la mattina stessa, col sole che ancora si stava alzando. Poche persone, oltre ai familiari: quelle che Enzo Ferrari aveva elencato su un foglio di carta lasciato nel cassetto del comodino. L’ultimo suo appunto. Più beffardo che funereo, considerando un personaggio che per tutta la vita non aveva fatto altro che annotare, cancellare, aggiungere, tirare righe su un nome o l’altro, fare elenchi di buoni e cattivi. E sempre con l’inchiostro viola, fosse una penna stilo, una biro o un pennarello. Uno degli innumerevoli vezzi di un uomo oltre il tempo, capace di creare un miracolo che è dinanzi agli occhi di tutti. Tanto che diventa persino superfluo ricordarne prodigi, meriti, leggende.

LE VACANZE - Ferrari se ne andò in modo silenzioso, mentre l’Italia consumava il rito delle vacanze. Le aveva fatte anche lui, di sfuggita, nella villetta di Viserba. Ma le odiava. Ogni tanto, in piena estate, telefonava con voce cavernosa e diceva divertito: "Sento il mare, è in ferie? Beh, anch’io: sono in vacanza a Fiorano, perché non viene a trovarmi?". Fiorano era il luogo di villeggiatura al di là della statale dell’Abetone. Da una parte Maranello e la fabbrica, dall’altra Fiorano con la pista, il reparto corse. Era qui che, spesso, torturava i piloti costringendoli a provare a metà agosto, con la scusa che poi a settembre c’era Monza e non si poteva fare brutta figura. In realtà cercava compagnia: delle macchine che giravano nella calura (mentre lui, seduto su una sedia con il pantalone destro sollevato sino al ginocchio per via di un antico reumatismo, guardava distrattamente) e dei piloti. Ai quali, a fine pomeriggio, quando erano stremati dai chilometri, strappava confidenze non solo tecniche ma di amori e pettegolezzi: in lontananza, la musica del luna park di Maranello, come in un film di Piavoli.

I SOLDI - Quello che Enzo Ferrari ha lasciato è il mondo delle corse di oggi. Tale e quale. Intriso di soldi, contraddizioni, vicende nascoste. Non è forse vero che solo poche settimane fa si sono ritrovati a Maranello tutti i costruttori per porre le basi dell’accordo economico che farà fede da qui al 2012? Un rinnovo. Sulla falsariga di quello redatto da Enzo Ferrari e che gli altri team, con Ecclestone in testa, firmarono, sempre a Maranello, nel 1981. Una bozza non troppo distante da quella con cui, alla fine degli anni Venti, Ferrari diede vita alla propria Scuderia con cui gareggiarono piloti del calibro di Nuvolari, Varzi, Wimille e tanti altri. Le macchine erano dell’Alfa Romeo, marca che Enzo Ferrari aveva coinvolto nel capitale societario insieme alla Pirelli. E poi c’erano gli sponsor, che mettevano la scritta sui camion ma che potevano sfruttare pubblicitariamente le vittorie. Uno di questi era la Shell, che nel ’32 versava alla Ferrari un milione e 200 mila lire all’anno, equivalenti a oltre 10 milioni di euro attuali: non è cambiato niente.

PININ FARINA - Grande affarista-comunicatore, enorme carisma, fiuto per le persone. Ferrari è diventato Ferrari senza aver mai viaggiato, salvo qualche sporadica sortita fuori dal regno emiliano. Quando si accordò con Pinin Farina, che poi avrebbe disegnato alcune delle sue più celebri granturismo, s’incontrarono in una trattoria vicino a Piacenza. Nessuno dei due, per orgoglio, si era voluto spingere sino a casa dell’altro.

LA FAMIGLIA AZIENDA - Ferrari gestiva l’azienda come famiglia, arricchita di scuole di formazione, mensa, banca con agevolazioni ai dipendenti. E nei casi più drammatici dove non arrivava la cassa malattia, il suo intervento non si faceva attendere. È per questo che non ha mai subìto uno sciopero. Ci fu un tentativo: gli operai schierati fuori dall’ingresso con gli striscioni. Arrivò lui, scese dalla macchina, salutò il capo dei sindacalisti e disse: "Avete ragione, scioperare è un vostro diritto, in un certo senso sono con voi. Ma io oggi lavoro perché devo pensare anche a voi, alle vostre famiglie. A proposito, ho saputo che tuo figlio è stato male, va meglio ora?". Salutò ed entrò. Gli altri lo seguirono in silenzio.

IL MONDO - Ferrari non ha mai voluto far sistema: il sistema era lui. E nonostante non si sia mai mosso da Maranello, è stato il mondo ad affrontare l’esame davanti alla sua scrivania. Politici, attori, artisti, cantanti, scrittori. Per ultimo Papa Giovanni Paolo II, due mesi prima della scomparsa. Ma non ci fu l’incontro: Ferrari, che già stava male, parlò col pontefice al telefono. Forse fu in quegli istanti di mistero che ritrovò la fede. A febbraio del 1988 ci fu la festa in fabbrica per i suoi 90 anni, con i 1800 dipendenti. La definì "il regalo più bello della mia lunga vita".

PERTINI - Un uomo solitario, istrionico, imprevedibile, sarcastico. Quando il presidente Pertini si recò a fargli visita, lui era da mezz’ora in attesa alla finestra. Nel momento in cui comparve la macchina blu presidenziale, Ferrari ebbe una smorfia di stizza e, rivolto a un collaboratore che sulle prime non capì, ebbe una battutaccia delle sue: "Vedi, la vecchiaia a me ha colpito le gambe, a lui ha preso la testa". Poi andò a ricevere con un abbraccio l’illustre ospite, la cui colpa era stata quella di presentarsi a Maranello con una Maserati, marca che Ferrari detestava per vecchie questioni agonistiche. Oggi che Ferrari non c’è più, la Maserati appartiene alla Ferrari. Una cosa che gli sarebbe piaciuta, lui che aveva usato e domato partner come Alfa Romeo, Lancia, Fiat. Ma questa è un’altra storia.

Pino Allievi

Ferrari, uomo oltre il tempo* che ha creato un mito - Gazzetta dello Sport

Modificato da DESMO16
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