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Le opere dello Studio Ghibli - スタジオジブリ


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Movie Flash: "Il mio vicino Totoro" previsto in Italia in autunno

Chi non conosce il regista giapponese premio Oscar e Leone d'oro alla carriera Hayao Miyazaki e i suoi film d' animazione?

Molte generazioni sono cresciute seguendo le avventure di "Conan", "Heidi" e "Lupin III", per non parlare dei film arrivati sul grande schermo come "La città incantata", "Il castello errante di Howl" e per ultimo la dolce pesciolina "Ponyo sulla scogliera". Forti dei successi conquistati negli anni e del favore del pubblico, finalmente la Lucy Red, la casa di produzione cinematografica italiana, ha acquistato i diritti di distribuzione di uno dei capolavori dell'arte di Miyazaki. "Il mio vicino Totoro". Questo film d'animazione prodotto dallo Studio Ghibli (dal nome dell'aereo italiano della Seconda Guerra Mondiale, tratto a sua volta da Ghibli, vento caldo del Sahara) nel 1988, il cui successo internazionale gli ha permesso di divenire simbolo/logo dello stesso Studio Ghibli. I premi vinti sono innumerevoli e così gli omaggi, che compaiono qua e là nella produzione giapponese, un esempio fra tutti è il riferimento presente nel diciassettesimo episodio del cartone animato: "Le situazioni di Lui e Lei". La grandezza e la popolarità del personaggio sono indicate anche dal fatto che l'astronomo giapponese Takao Kobayashi non ha esitato a battezzare l'asteroide della fascia principale, da lui scoperto nel 1994, con il nome di "10160 Totoro". E' dunque un simbolo importante per la cultura giapponese, che sicuramente sarà capace di conquistare anche il cuore dei bambini, non per nulla ha attirato l'attenzione anche della Disney, che nella versione inglese ha affidato il ruolo delle doppiatrici alle sorelle Elle e Dakota Fanning. In Italia dovrebbe uscire intorno a ottobre/novembre, per evitare che questo piccolo gioiello di animazione offuschi il nuovo lavoro corale del regista "Ponyo sulla scogliera".

"Il mio vicino Totoro" è ambientato nelle campagne intorno a Tokyo nel 1950 e riprende lo spirito del primo Miyazaki, che unisce la cultura giapponese con quella occidentale, creando favole sublimi come questa. In cui canta l'amore e il calore della famiglia anche nei momenti difficili, esalta l' "altruismo", qualità morale, ormai semisconosciuta agli abitanti delle metropoli, ed inneggia all'importanza di salvaguardare la natura che ci circonda. Le protagoniste sono Satsuki di 11 e Mei di 4 anni, che si trasferiscono con il padre in un villaggio di campagna, per stare vicine all'ospedale dove è ricoverata la loro mamma. Inizia così il viaggio alla scoperta del nuovo mondo e dei suoi abitanti. Il primo suggestivo incontro avviene con i famosi "Makkurokurosuke", i piccoli spiritelli della fuliggine che occupano le vecchie case abbandonate e che solo i bambini possono vedere, ripresi in seguito dall'artista in "La città incantata". Nel seguirli la piccola Mei si imbatte in altri spiritelli, uno dal pelo bianco e l'altro più grande, che vive in un immenso albero di canfora: Totoro. Totoro è uno spirito buono… è un incrocio fra una talpa, un orso, un topo e un ghiro, che secondo la leggenda viveva in Giappone addirittura prima dell'avvento dell'uomo, nutrendosi di noci. E' uno spirito della foresta, colui che porta il vento, la pioggia, la crescita, la maturazione e vederlo è un privilegio. Satsuki e Mei vivono diverse avventure in questo mondo popolato di creature magiche, come appunto Totoro e il Gattobus, un autobus peloso con il muso da gatto e diverse, numerose zampe. Molte persone hanno visto in Totoro la rappresentazione di uno spirito kami scintoista, abitante in un albero di canfora, che può essere interpretato come un jinja (santuario scintoista) con un torii (tradizionale portale d'accesso al santuario, in genere rosso vermiglio) e delimitato da una shimanawa, ossia da corde di paglia di riso intrecciate, che servono per la purificazione rituale nella religione scintoista. C'è chi ha notato come nel cartone animato sia presente un riferimento al mese di maggio, infatti il trasloco della famiglia avviene a maggio, il periodo in cui la terra si prepara all'estate, inoltre il nome Satsuki in giapponese significa "maggio", così come quello di Mei ,che pronunciato all' inglese indicherebbe anch'esso lo stesso mese.

E' dunque una favola alla vecchia maniera, dove le culture si fondono insieme, caratterizzata da numerosi elementi autobiografici, primo fra tutti la malattia della madre delle bimbe, che ricorda quella della madre del regista, che a causa della tubercolosi spinale fu costretta nove anni in ospedale.

A differenza di altri capolavori del regista, sembra che "Il mio vicino Totoro" non sia tratto da un racconto, ma la versione cartacea pare abbia visto la luce solo dopo il successo della favola animata e sia stata scritta dallo stesso Hayao Miyazaki, insieme a Tsugiko Kibo, edita dalla Planet Manga Novels, 2002.

Ultima particolarità da menzionare è il progetto di un gruppo di artisti internazionali, che da tempo raccoglie fondi per supportare la "Totoro no Furusato Foundation", un'associazione che cerca di preservare una zona intorno alla città di Tokyo, da cui Miyazaki avrebbe tratto ispirazione. Lo stesso autore però è impegnato nel progetto per la salvaguardia di una foresta di alberi, chiamata "La foresta di Totoro".

"Il mio vicino Totoro" è un vero e proprio gioiello, che certamente conquisterà il cuore dei grandi e dei piccini, che rimarranno affascinati dal simpatico sorriso di "Totoro".

Grande spataccata e pubblicità di Ponyo ma almeno per ora c'è ancora l'intenzione di fare uscire Totoro :roll:

 

花は桜木人は武士

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Miyazaki e l'Italia (preso da badtaste.it)

Nel 2000, avevo appena iniziato a occuparmi professionalmente di cinema. In quel periodo, una delle pellicole che aspettavo di più era La principessa Mononoke, nonostante fino a quel momento non avessi visto film di Miyazaki (anche perché la reperibilità era difficilissima). Questa volta, però, l'occasione era notevole, visto che sarebbe stata la stessa Disney a distribuire il film. Insomma, finalmente quello che veniva considerato uno dei maggiori registi di animazione al mondo veniva presentato con gli onori che meritava. Purtroppo, le cose non andarono come sperato e il film incassò veramente due lire (e sì, c'era ancora la lira). In quel periodo, si disse che la Disney boicottava il film e il suo autore, giudicati concorrenti temibili della casa del Topo.

Purtroppo, anche negli anni seguenti le cose non hanno funzionato. La città incantata è stato distribuito da Mikado, una società indipendente che ovviamente non poteva avere interesse ad 'affossare' Miyazaki, tanto che gli ha permesso di ottenere il suo miglior risultato di sempre in Italia... ossia, meno di un milione di euro. Ecco allora che, per il film successivo, Il castello errante di Howl, arriva la Lucky Red. Risultato? Poco più di 500.000 euro. I dati di Ponyo sulla scogliera sono invece storia recentissima, ma non certo 'nuova'. La pellicola ha infatti ottenuto 660.000 euro dopo il terzo weekend di programmazione e non raggiungerà il milione.

Insomma, nada, in Italia Miyazaki funziona peggio del più infimo film di serie Z. Ma a cosa è dovuto questo fatto? Non essendo un istituto di sondaggi, posso soltanto fare delle ipotesi. Come detto, dopo l'esperienza della Buena Vista con La principessa Mononoke, l'ipotesi complotto la possiamo scartare (e già in precedenza non è che fosse straordinaria). Di sicuro, non si può dire che l'animazione giapponese non interessi al pubblico italiano, visto che qualsiasi cittadino sotto i quarant'anni ci è cresciuto, volente o nolente. Forse, si può pensare che certi prodotti funzionino meglio in televisione che al cinema. Io, personalmente, sono anche convinto che, come spesso succede, prodotti come quelli di Miyazaki (che in Giappone sono il massimo del commerciale e battono tutti i record di incasso, Titanic compreso) in Italia vengono lanciati e promossi come troppo sofisticati. Per carità, non sto certo sottovalutando questi capolavori, ma soltanto sostenendo che film come Ponyo sono tranquillamente godibili dai bambini a un certo livello e dagli adulti a un altro. Solo che i critici italiani sembrano fare di tutto per spaventare l'opinione pubblica.

Prendiamo la recensione di Fabio Ferzetti sul Messaggero, che conferma che, quando è in palla, Ferzetti può tranquillamente aspirare al titolo di miglior critico d'Italia. E' infatti un articolo che chiarisce tanti riferimenti importanti e che sicuramente è un piacere da leggere per gli appassionati. Ma che idea dà a chi magari (e sono ovviamente tanti) il cinema di Miyazaki non lo conosce? Si parla di 'risonanze psicanalitiche", di "Bachelard" (ammetto, ho dovuto controllare su Wikipedia chi fosse), di arte giapponese, di "amore carnale" (qui il rischio di fraintendere è grosso) e di pesci-spermatozoi (e qui le famiglie sono scappate).

E Ferzetti non è l'unico che ha affrontato in questo modo Miyazaki. Anche un critico come Mereghetti ha spesso parlato di cose come "teatro kabuki" (vere, per carità). E se pensiamo al recente caso Wall-E (che a sentire certi quotidianisti era quasi un pamphlet rivoluzionario ed ermetico e non un intelligente e godibilissimo prodotto di animazione), vediamo che questo atteggiamento non è nuovo (così come non sono inediti i risultati). Questa, ovviamente, non è una critica all'operato di certi giornalisti, che peraltro in queste occasioni offrono spesso il meglio della loro scrittura. Ma da un punto di vista commerciale, non mi sentirei di dire che fanno il bene del film. Cosa che, ovviamente, non è la loro funzione. Ma forse un modo per lanciare meglio le pellicole che amiamo (di Miyazaki e non solo) bisognerebbe trovarlo...

che dire......quando si tratta di cartoni giapponesi sempre a cercare il difficile....è un film per bambini godibile anche per un'adulto.

per me i film della Dreamworks sono molto più da adulti di quelli di Miyazaki.

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La mia impressione, per quanto mi piaccia Miya, che i suoi prodotti non siano rivolti ai bambini, per lo meno occidentali.

Il ritmo e' troppo lento, e la difficolta' di visione alta.

La citta' incantata e' stata pesante anche per me...:)

Archepensevoli spanciasentire Socing.

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La mia impressione, per quanto mi piaccia Miya, che i suoi prodotti non siano rivolti ai bambini, per lo meno occidentali.

Il ritmo e' troppo lento, e la difficolta' di visione alta.

La citta' incantata e' stata pesante anche per me...:)

CI SEDEMMO DALLA PARTE DEL TORTO VISTO CHE TUTTI GLI ALTRI POSTI ERANO OCCUPATI

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di fatto in Francia un film di miyazaki mediamente incassa 5 volte di più...non so se siano adulti o bambini.

Da noi non piace, c'è poco da fare.....

in Giappone ha fatto il record di incassi...è come Vacanze di Natale o Pieraccioni da noi...:mrgreen:

Modificato da Matteo B.
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conta che io non sono riuscito a vederlo perchè alla maxi sala è stato proiettato solo per due pomeriggi (sabato e domenica) esclusivamente per uno spettacolo.

I tre che conosco che volevano vederlo non si sono nemmeno accorti che fosse uscito..

Aspetterò che lo ridiano al cinema del centro che è passato dai porno per militari a roba di qualità. (non che i pornazzi non lo fossero..)

CI SEDEMMO DALLA PARTE DEL TORTO VISTO CHE TUTTI GLI ALTRI POSTI ERANO OCCUPATI

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Sono riuscito a vedere Ponyo sabato scorso.

Unico spettacolo alle ore 15 e 30.... :roll:

In sala c'era una cinquantina di persone di cui una decina bambini.

I bambini sono usciti dalla sala tutti felici canticchiando "Ponyo Ponyo, sofficiosa sei". :mrgreen:

Gli adulti avevano un bel sorrisotto stampato in faccia (ed anche alcuni di loro canticchiavano "Ponyo Ponyo, sofficiosa sei"...).

Sul discorso dei tempi del racconto posso essere d'accordo.

Del resto Mononoke Hime ed La Città Incantata avevano dei momenti impegnantivi, ma già il Castello di Howl filava via molto più facilmente e comunque in tutti i film i momenti godibili erano così numerosi e ben fatti da bilanciare quelli più lenti.

Che poi lenti, in realtà, lo erano relativamente.

Capperi ma se la gente si annoia con Miyazaki che succede se vede un Kiezlowsky o un Bergman?

Ma che dico!?

Bastano già i Cohen o Scorsese, tanto son tutti convinti che Bay sia un grande regista!

:roll:

Ponyo, per tornare it, queste lentezze non le ha.

E' tutto leggero e filante, tanto che sembra di vedere una commedia teatrale, a momenti.

Le fasi successive alla trasformazione di Ponyo sono riuscitissime.

Quando entra in casa e comincia a sbattere a destra e a manca ti fa piegare in due dal ridere.

Ed è vero, non ci sono cattivi.

L'unico che voleva essere cattivo, non c'è proprio riuscito... :D

Questo film è perfetto per i bambini e godibile anche per gli adulti.

L'unico problema è il trattamento che viene riservato agli anime dalle multisala.

Sempre e solo di pomeriggio!

Chi volete che vada a vedere un'anime di pomeriggio, quando gli anime-fan sono sopratutto sopra i quindici anni e la maggior parte sopra i venti.

Quando diedero Cawboy Bebop al cinema eravamo in sette, tutti con venti o trent'anni sulle spalle.

E' questo il problema: la mancanza di conoscenza del prodotto da parte dei responsabili.

Un pò come Fiat con Alfa... ;)

Modificato da Jack.Torrance

I'M IN LOVE!:pippa:

"La 6° marcia, K@zzo!"

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per me i film della Dreamworks sono molto più da adulti di quelli di Miyazaki.

Oddio, no. Sono molto più americani, quello sì... sfortunatamente gli americani non sono mai stati granchè nel dosare la retorica e i concetti (qualcuno ha detto ultimo Scott e Eastwood?), e sforano o da una o dall'altra parte in continuazione...

Dreamworks IMHO dopo il fenomeno Shrek sta sfornando davvero filmetti usa-e-getta, al contrario di Disney Pixar che nel suo altalenare tira fuori roba del calibro di Ratatouille, Wall-E e Gli Incredibili che sanno toccare un ampio spettro di pubblico. Il problema è che in occidente il film d'animazione per essere "accettato" dal grande pubblico deve strizzare l'occhio ai cinefili e/o proporre situazioni semiserie... qualsiasi cosa che proponga un po' di poesia e sana ingenuità viene preso come veramente un prodotto da proiettare all'asilo.

L'occidente è così drogato di action strafigo condito da eroismi beceri (a tutti i livelli), che ci si vergogna di vedere Ponyo, è quello il problema.

IMHO diventa più da adulto Ponyo... una possibilità di immergersi per qualche ora nell'infanzia di ognuno.

(poi ci sarebbe tutto il discorso sulla differente narrazione, e vabbè...)

Se parli con Dio, sei religioso.

Se ti risponde pure... sei psicotico!

http://www.flickr.com/photos/valentinodanilo/

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