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Crisi del mercato auto - Tagli alle produzioni e migliaia di licenziamenti


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Dubito seriamente che ci sia un'oscura regia, tra il mercato drogato con le varie rottamazioni, chilometri-zero e via discorrendo e la crisi finanziaria, generata dai mutui sub-prime ma che, per motivi che non comprendo bene, ha influenzato anche le aziende automobilistiche, gli ingredienti per una crisi automobilistica ci sono tutti. Poi può darsi che le varie industrie del settore abbiano interesse a "farla più nera di quel che è" per ottenere aiuti maggiori dai governi ma dubito che ci sia un'oscura regia dietro a tutto ciò.

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Aspetta, quella è una questione interna all'economia statunitense percui è plausibile che ci siano stati dei ben precisi interessi nel far fallire quell'azienda. Però asserire che tutti i costruttori mondiali obbediscano ad un'unica regia occulta è una cosa molto diversa in quanto rispondono ad interessi, nazionali o meno che siano, diversi tra loro.

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Diciamo che la crisi è usata anche come alibi da moltissimi.

Chiudere o ridurre drasticamente il personale di un'azienda per delocazione è in questi tempi molto più facile per esempio.

Archepensevoli spanciasentire Socing.

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Aspetta, quella è una questione interna all'economia statunitense percui è plausibile che ci siano stati dei ben precisi interessi nel far fallire quell'azienda. Però asserire che tutti i costruttori mondiali obbediscano ad un'unica regia occulta è una cosa molto diversa in quanto rispondono ad interessi, nazionali o meno che siano, diversi tra loro.
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Considero il fallimento della Lehman un problema interno agli Stati Uniti perché la sua sorte è stata decisa internamente al sistema politico-economico statunitense, senza che altri attori esteri abbiano avuto voce in capitolo. Poi, che le conseguenze di ciò abbiano una ricaduta mondiale è ovvio ma non pertinente poiché io mi riferivo alle circostanze che hanno portato al suo fallimento, non alle conseguenze di tale fallimento.

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Fiat: 5.000 impiegati in cassa

nelle prime due settimane di marzo

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TORINO

La Fiat ha annunciato ai sindacati il ricorso alla cassa integrazione per 5 mila impiegati del gruppo, la maggior parte a Torino, nelle prime due settimane di marzo. Lo ha reso noto il segretario nazionale della Fim-Cisl, Bruno Vitali.

Gli impiegati che andranno in cassa integrazione sono delle società Fiat Group Automobiles, Fiat Powertrain e Fiat Purchasing, prevalentemente del comprensorio di Mirafiori.

Da lunedì 2 febbraio per due settimane sono in cassa circa 2.000 colletti bianchi di Torino.

«La situazione sta precipitando - osserva Vitali - sono sempre più urgenti provvedimenti del governo, siamo molto preoccupati per le fabbriche».

«Il rischio è che si passi dalla cassa integrazione ai licenziamenti collettivi». È il timore espresso dal segretario generale della Fismic, Roberto Di Maulo. «La situazione continua ad essere preoccupante, il ritardo del governo nell’emanare provvedimenti comincia a essere colpevole», ha aggiunto.

«Sta succedendo quello che temevamo: la crisi si estende, la cassa integrazione aumenta» commenta il segretario generale della Fiom torinese, Giorgio Airaudo.

«Il governo non ha ancora fatto nulla - aggiunge Airaudo - tranne che molta confusione, la Fiat non dice cosa produrrà in Italia. Serve al più presto un tavolo a tre, Governo, Fiat e sindacati»

La crisi dell’indotto auto

a rischio 35 mila artigiani

bisarche01g.jpg+ Fiat: 5.000 impiegati in cassa nelle prime due settimane di marzo

+ Scajola: venerdì variamo il piano auto

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Sono i dipendenti delle 1800 aziende della filiera

MARINA CASSI

TORINO

Bisarche ferme, Tir inchiodati, aziende con fatturati in picchiata, clienti che non pagano, banche che alzano i tassi. Non sono mai stati così drammatici i toni della Cna, ma ora i dirigenti della confederazione lo dicono chiaro: in provincia di Torino ci sono 35 mila posti di lavoro a rischio. Sono i dipendenti delle 1800 imprese della filiera auto travolti da una crisi ogni giorno più drammatica.

E il presidente Sebastiano Consentino non ha dubbi: «Basta annunci, basta comizi. Servono misure di sostegno all’indotto auto e anche ammortizzatori sociali, aiuto al credito, all’innovazione, alla ricerca ai comparti della meccanica, del tessile, della plastica, dell’elettronica e del mobile. L’alternativa è l’abbandono della vocazione industriale della regione».

Una crisi che coinvolge tutti: le bisarche - circa 700 - sono quasi ferme e in strada circolano solo il 40% dei Tir delle 9400 imprese piemontesi del settore; si teme che ne chiudano il 10-15%. Anche lavorare rende meno: fino a luglio l’introito era di 1,23 euro a chilometro, adesso di un euro. Per questo settore il segretario regionale, Michele Sabatino, parla addirittura di «timori di conflitto sociale». E dice: «La categoria è stanca, furiosa perchè non lavora, non guadagna, ma ha sempre le stesse spese fisse come i 10 mila euro di assicurazione all’anno».

I problemi sono tanti, come i tempi dei pagamenti che sono passati dagli abituali 120-150 giorni a 250-300, ma le aziende l’Iva la pagano subito. Roberto Di Leonardo - con i sui 15 addetti progetta stampi - fornisce due numeri emblematici: «Abbiamo un fatturato di un miliardo e aspettiamo 400 milioni di pagamenti da clienti. Unicredit ci fa un tasso dell’8%. Ho detto tutto: se va avanti così tra qualche mese chiudo».

Ricccardo Scanferla gli stampi li produce, ha 15 addetti in cassa e un crollo di ordini del 50%. Franco Cavaglià il lavoro ce l’ha, per ora, ma i clienti non pagano: «Non posso più andare avanti: almeno lo stato si impegni a garantire le fatture con le banche».

Ci sono stanchezza, preoccupazione e rabbia tra questi piccoli imprenditori. Si sentono penalizzati dalla crisi, ma anche da cronici problemi del paese. Di Leonardo racconta che «dopo due anni di cause non sono ancora riuscito a recuperare 10 mila euro da un cliente che non ha pagato. Ma è possibile? In Romania quando un cliente è moroso gli bloccano i conti».

E Fabrizio Torasso attacca una globalizzazione che porta fuori il lavoro: «Oggi se si danno aiuti si devono mettere vincoli a che non vengano penalizzati fornitori e lavoratori italiani».

Consentino ricorda che nel settore auto continuano a diminuire le aziende della meccanica, elettrauto, carrozzerie e gommisti, già scese da 7.200 a 6.000 dal 2001 al 2007». Aggiunge: «Per questo abbiamo chiesto al governo di abbassare, anche temporaneamente, l’Iva sulle riparazioni e di introdurre misure di sgravio fiscale sulle spese di manutenzione delle auto».

www.lastampa.it

Io sono un'iguaribile ottimista...ma confesso che sto iniziando seriamente a cagarmi sotto.

A questo punto spero vadano in porto due-tre offerte, mi dovrò trasferire, ma pazienza....

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Some critics have complained that the 4C lacks luxury. To me, complaining about lack of luxury in a sports car is akin to complaining that a supermodel lacks a mustache.

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Concordo con te purtroppo..........trasferirti all'estero o in Italia ?

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Some critics have complained that the 4C lacks luxury. To me, complaining about lack of luxury in a sports car is akin to complaining that a supermodel lacks a mustache.

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ovviamente intendevo valore come appetibilità per le aziende.

E' ovvio che oggi per le aziende un quarantenne bravo non è

appetibile nonostante sia bravo in quanto si ritiene che un ragazzino possa fare altrettanto costando la metà Brutto molto brutto ma è così

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