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Elezioni USA 2008


Tommitel

Chi voteresti alle prossime elezioni presidenziali USA?  

59 voti

  1. 1. Chi voteresti alle prossime elezioni presidenziali USA?

    • "Voterei per John McCain"
      15
    • "Voterei per Barack Obama"
      41
    • "Non saprei." oppure "Uno dei candidati indipendenti"
      4


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...

su questo non sono d'accordo

Lui è come gli altri funzione di un certo sistema, ergo avrà lobby cui rendere conto. Però qualcosa cambierà, soprattutto a livello culturale.

Basterebbe già l'inversione di tendenza teocratica... spazzare via completamente il revanchismo biblista dall'insegnamento nelle scuole.

E succederà, perchè certe correnti riprenderanno vigore ed altre perderano forza, anche perchè la hidden agenda dietro quel progetto è stata bruscamente frenata!!

...

Nell'esprimere il tuo non essere d'accordo hai spiegato perfettamente il senso del mio intervento: l'arrivo di Obama alla Casa Bianca coinciderà con un cambio di lobby alle quali la politica statuntense dovrà rendere conto e con il declino dell'influenza culturale neocon a vantaggio delle correnti liberal che erano maggioritarie durante l'era Clinton e questo porterà dei grandi cambiamenti nella società statunitense. Però non sarà Obama ad esserne l'arteficie: lui ne sarà il promotore ma i veri artefici non penso proprio che vogliano farsi avanti esponendosi in prima persona. ;)

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Guest DESMO16
Obama, ritorno a Main Street

EUGENIO OCCORSIO

«Il piano Paulson l'abbiamo votato, ma nessuno ci convince che le banche useranno gli aiuti per ricominciare a far prestiti». Le parole di Barney Frank, nell'inglese arrotato del New England, risuonano nel salone della commissione Financial Services della Camera, di cui l'esponente di spicco del partito democratico è presidente. E cadono come pietre. Ad ascoltarlo in silenzio, insieme a tutti i maggiorenti del partito c'è Barack Obama. E' venerdì mattina, e il futuro presidente fa tesoro di questa posizione. Vola a Chicago e nella sua prima conferenza stampa riparte proprio da qui: non abbiamo a cuore le banche, ma la gente. «Il nostro obiettivo è far sì che la classe media recuperi fiducia», scandisce il neopresidente.

E' una posizione che il suo partito, da Nancy Pelosi, che della Camera è speaker (cioè presidente), al capogruppo Harry Reid, gli ha raccomandato di tenere. «Vogliamo essere vicini alle famiglie, a chi è in difficoltà con il mutuo, a chi ha perso il posto», scandisce Obama. Il trionfo del Grant Park, il delirio di migliaia di supporter, sono già lontani. Il partito democratico vuole ritrovare il suo posto nella storia, ripristinando una posizione di vicinanza alla gente in un momento che è il più difficile, come dice Obama, «da ben più di una generazione». C'è in ballo il nuovo piano di stimolo fiscale, ma c'è anche da gestire, come ricordava il presidente della commissione Finanze, l'imbarazzante piano Paulson, tutto a favore delle banche.

Nessun president-elect nella storia si è mai trovato a dover gestire un programma di aiuti pubblici simile già nella fase di transizione, perché la crisi non aspetta il 20 gennaio. Per questo Obama ha voluto al suo fianco come capo del team economico Jason Furman: membro del direttivo della Brookings Institution, è un giurista-economista prezioso per le sue nozioni di diritto costituzionale nel dipanare l'intricata matassa delle misure già approvate ma che dovranno restare ferme, di quelle che potranno conoscere un'integrazione parlamentare pur in un momento in cui il Congresso è lameduck per definizione, dei tempi con cui nuove riforme potranno essere proposte all'opinione pubblica e all'approvazione congressuale. Il team dei consulenti economici è una specie di firmamento: c'è Warren Buffett, l'uomo più ricco del mondo e anche il più saggio secondo Obama, c'è il Nobel Paul Krugman, l'ex capo della Fed Paul Volcker e tante altre stelle.

Ma le incertezze sono tante. Obama incontra Bush oggi, lunedì, e malgrado il suo predecessore gli abbia assicurato la sua collaborazione il rebus ha mille incognite. La crisi è in pieno svolgimento, venerdì il Fondo Monetario ha confermato ancora una volta che il pianeta intero è in recessione. L'amministrazione Bush ha sottoscritto impegni per la somma stratosferica di 3.000 miliardi di dollari facendo tornare il rapporto debito pubblico/pil ai livelli del piano Marshall (90%) e quello deficit-pil su un altrettanto inquietante 4% con la prospettiva di sfiorare il 10 entro pochi anni: i 700 miliardi del piano Paulson, il cosiddetto Tarp (Troubled Asset Recovery Plan) che molti ora chiamano Trap; i 600 miliardi che la Fed userà per ricomprare debiti a breve delle banche con la Money Market Investor Funding Facility creata in agosto, i 200 che il Tesoro ha pronti per ripianare i buchi di Fannie Mae e Freddie Mac già nazionalizzate in primavera, gli altri 300 (è una legge passata in luglio) per assicurare mutui a rischio, e via dicendo.

Di tutti questi soldi ne sono stati erogati pochi: 125 miliardi per ricomprare titoli tossici, quasi nessuno per rilevare quote di banche in difficoltà. Quanto ai presunti effetti psicologici, non ce n'è traccia. «Malgrado qualche timido segnale, il credito rimane bloccato, e perché si ripristini la fiducia fra le banche che è il presupposto della ripresa, molta strada c'è ancora da fare», riflette il saggio Allen Sinai, che ha il record di essere stato consulente economico di tre presidenti (Nixon, Ford e Clinton) per di più bipartisan.

Spente le luci del trionfo, Obama deve vedersela anche con la politique-policienne. E' convinto, sulla base della dottrina neokeynesiana di Paul Krugman, uno dei più ascoltati fra i suoi consiglieri, che lo stato dovrà intervenire massicciamente nell'economia per superare il momento difficile. Ma deve convincere quanti nel suo partito, come si è visto figure non secondarie, sono contrari a questa pioggia di denari debilitante per le finanze pubbliche oltretutto a favore delle sole banche. E c'è chi velenosamente ricorda che Robert Rubin e Larry Summers, i due papabili al Tesoro, furono gli artefici ai tempi di Clinton proprio della deregulation che viene additata come main culprit, primo responsabile, della crisi.

In risposta, Obama dovrà in contemporanea stringere i tempi per il rafforzamento della vigilanza sui mercati finanziari, l'estensione di essa agli hedge fund e simili, la creazione di un organismo globale di controllo. Anche perché Obama vuole andare fino in fondo, l'ha ricordato anche l'altro giorno, con i 100 miliardi di dollari del nuovo piano di stimolo fiscale, stavolta rivolto ai consumatori. Gli americani hanno usato gli assegni di rimborso che hanno ricevuto in luglio per il primo "stimolo", i 70 miliardi di Bush, per ripianare i debiti. La speranza è che ora li usino per riavviare i consumi.

Ma i progetti di Obama sono più ambiziosi. Il nuovo capo della Casa Bianca vuole infatti entro i primi mesi del suo mandato rivedere l'intero apparato fiscale. Intanto, gettare alle ortiche le due riforme proricchi di Bush (alle quali occorre dire che McCain si era opposto): quella del 2001 che portò le due aliquote massime dal 36 al 35% e dal 39,6 al 38,6, e quella del 2003 che le abbassò ulteriormente al 33 e 35%. Il tutto senza toccare quelle inferiori, riguardanti chi guadagna da 165mila dollari in giù. Un'impostazione che Obama vuole capovolgere, con aggravi progressivi che arriveranno per i superricchi ad 8 punti percentuali in più, mentre per la middleclass e i meno abbienti ci saranno benefici fino al 5%.

Henry Paulson

Fra nuove deduzioni, riduzioni delle aliquote e incentivi vari, è scritto nel programma del vincitore delle elezioni, il 95% degli americani pagherà meno tasse. Una coppia sposata con 75mila dollari di reddito e due figli di cui uno al college, per esempio, avrà un beneficio di 3.700 dollari l'anno. E un single parent che guadagna 40mila dollari ne risparmierà 2.100. Tutto questo, combinato con le misure straordinarie dello "stimolo" (ulteriori ribassi per gli anziani, per i mutuatari in difficoltà, per chi ha perso il lavoro) porterà, nelle intenzioni della nuova amministrazione, ad un riequilibrio dei gap sociali e ad una ripresa dei consumi dal basso. La riforma fiscale di Obama è ancora più complessa: per gli individui si estende agli aggravi delle tasse sui capital gain, e per le società prevede un'esenzione a startup e piccole società, per almeno tre anni, dal pagamento di alcune tasse con l'obiettivo di incoraggiare le assunzioni. Il tutto s'interseca con un pacchetto di misure tutte finalizzate alla ripresa dell'economia. I punti sono tre:

1) Commercio. E' la materia che si è più evoluta durante la lunga campagna elettorale. Era partita malissimo. Obama tuonava contro il Nafta, l'accordo di libero scambio nordamericano, «perché toglie profitti ai lavoratori statunitensi». Minacciava i cinesi di alzare barriere tariffarie se non avessero lasciato che la loro valuta si rivalutasse. Era scettico sulla globalizzazione e prometteva aiuti alle aziende che non delocalizzavano all'estero. Niente più di tutto questo: hanno giocato un ruolo fondamentale i tanti economisti liberal che si sono prodigati per dargli una mano, a partire da Paul Samuelson che con la schiettezza dei suoi 94 anni gli ha spiegato che «anche l'Europa reagì alla crisi del '29 con l'autarchia ed è andata a finire con Hitler». Ora sui punti suddetti, Obama è favorevole, aperto al dialogo, intenzionato a procedere sulla strada della cooperazione fra tutti gli interessati.

2) Assistenza sanitaria. Convinto che un piano di lungo termine dovrà prevedere l'ampliamento erga omnes della copertura sanitaria gratuita, Obama memore del naufragio dell'ambizioso progetto predisposto da Hillary Clinton durante la presidenza del marito ha fissato i primi punti: a) obbligo di copertura gratuita per tutti i bambini; B) sussidio federale basato sul reddito per chi non ha un'assicurazione pagata dal datore di lavoro; c) creazione di un network nazionale di istituzioni pubbliche e private per coloro i quali non hanno accesso ai benefici di un'assicurazione; d) pressioni sugli imprenditori perché garantiscano un piano assicurativo, aiutino i dipendenti a pagarlo o contribuiscano in un nuovo fondo per l'assistenza ai più svantaggiati.

Trionfo Obama

3) Istruzione. Obama ha annunciato il potenziamento dell'apparato scolastico pubblico, assai carente in America. Primo passo, la creazione di un fondo di 25 miliardi di dollari per prevenire e tamponare i tagli federali, statali o locali alla scuola oltre che alla sanità. Il fondo dovrà servire a garantire contro inappropriati rialzi nelle tasse, nelle tariffe e nelle altre voci del bilancio degli stati.

Un altro piano da 25 miliardi di dollari prevede interventi a favore delle infrastrutture con un'attenzione speciale ancora per le scuole. «Obama è consapevole - riflette Sinai - che la knowledge-base, cioè il livello di preparazione, di educazione e di attitudine alla ricerca dei giovani, possono garantire al paese una supremazia e un potere geopolitico che nessuna forza militare potrà mai eguagliare».

Fin qui i punti della Obamano-mics. Sulla loro attuazione pesa, come ha ricordato il president-elect nel suo incontro di venerdì, il deterioramento delle condizioni economiche generali. Il National Bureau of Economic Research ha fatto sapere una volta di più che servirà molto tempo prima che gli Stati Uniti escano dalla recessione. Nelle stesse ore arrivavano le catastrofiche notizie sulla crisi dell'auto: in questo caso, ci sono 25 miliardi di dollari di aiuti già approvati dal Congresso, quindi legge e quindi erogabili. Ma c'è anche la certezza, vista la rapidità con cui la disfatta sta precipitando, che non basteranno: chi e quando dovrà approvare i prossimi?

Repubblica.it » Affari e Finanza » Obama, ritorno a Main Street

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Rimanendo in tema 500...

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Obama sulla carrozzeria della tua auto

Dalla Francia gli adesivi dedicati al neo eletto presidente americano

Non si è ancora insediato alla Casa Bianca, ma da tempo è già considerato "una star internazionale". Barack Obama, il neo eletto presidente degli Stati Uniti che già in molti si affrettano a paragonare a J.F.K., non ha soltanto conquistato la fiducia degli americani, ma anche un'immensa popolarità nel vecchio Continente e in tutti quei paesi che si aspettano qualcosa da lui (basti pensare al "Kenya"). Merito non soltanto della sua personalità carismatica, dei bei discorsi o della lunga carriera partita dal basso, ma anche di una campagna elettorale riuscita, che lo ha trasformato in un vero e proprio "idolo". Lo dimostra lo slogan "Yes, We Can", azzeccatissima formula ideata per attrarre consensi, che ha incassato un duplice risultato: ha battuto il "Country First" di John McCain ed ha conquistato i media di tutto il mondo, al punto da essere diventata un'espressione "comune", entrata nel linguaggio anche di altre Nazioni, come l'Italia o la Francia, dove qualcuno ha già pensato di trasformala in un'autentico business.

Un sito francese dedicato alla personalizzazione dell'auto attraverso adesivi da incollare sulla carrozzeria sta promuovendo un'intera serie dedicata al presidente americano. C'è di tutto: dalla facciona di Obama ritratta in stile Warhol all'enorme slogan "Yes, We Can", passando per la bandierona degli Stati Uniti. Anche i prezzi sono "democratici". Il listino è piuttosto contenuto e parte da 10 euro. Se l'iniziativa avrà successo o no è ancora troppo presto per dirlo, ma anche da noi potremmo ritrovarci Obama dietro l'angolo...

Autore: Eleonora Lilli

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Si comincia a stracciarla un pochino... :roll:

Da questo punto di vista ho l'impressione che Obama sarà la più grande delusione dei prossimi anni per molte persone.

Immaginate quanto ci rimarranno male quando scopriranno che:

-non può volare.

-non può camminare sull'acqua.

-non moltiplica nè pani nè pesci.

-fa la cacca come tutti gli altri.

http://dl.dropbox.com/u/1126539/nexus_s_boot_animation.gif

 

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Non sopravvalutate però la roba qui sopra con la 5oo.

E' solo un arrabattata campagna pubblicitaria di una aziendina. Manco un photoshop amatoriale si sono potuti permettere: sembra una roba fatta in 2 minuti con Paint :lol:. Solo che qualche sito, a tempo perso, ha pensato bene di elevarla a "cosa interessante". ;)

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Ovviamente il mio commento non si riferiva esclusivamente agli sticker per la 500... ;)

E' un'impressione generale sulle aspettative fuori parametro che sta generando Obama.

Non voglio nemmeno entrare nell'ambito politico Obama vs McCain vs Bush vs Chiunque... dico solo che ci sono aspettative talmente alte che nemmeno facendo VERI MIRACOLI Obama potrebbe soddisfare.

Anche semplicemente essere un OTTIMO PRESIDENTE potrebbe non bastare... :roll:

http://dl.dropbox.com/u/1126539/nexus_s_boot_animation.gif

 

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Si comincia a stracciarla un pochino... :roll:

Da questo punto di vista ho l'impressione che Obama sarà la più grande delusione dei prossimi anni per molte persone.

Immaginate quanto ci rimarranno male quando scopriranno che:

-non può volare.

-non può camminare sull'acqua.

-non moltiplica nè pani nè pesci.

-fa la cacca come tutti gli altri.

Intanto ha dichiarato di avere intenzione di staccarsi dalla politica "anti ricerca sulle staminali" di Bush.

E il Vaticano è già stizzito.

Comincia a piacermi :)

Chi è più criminale, chi tiranneggia il suo popolo, o chi prima finanzia il tiranno, e poi rimpiazza la dittatura con l'anarchia?

(Niall Ferguson, trad. Rita Baldassarre, Corriere Della Sera 02/01/2007)

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Si comincia a stracciarla un pochino... :roll:

Da questo punto di vista ho l'impressione che Obama sarà la più grande delusione dei prossimi anni per molte persone.

Immaginate quanto ci rimarranno male quando scopriranno che:

-non può volare.

-non può camminare sull'acqua.

-non moltiplica nè pani nè pesci.

-fa la cacca come tutti gli altri.

Tsè miscredente.

Non lo sai che è bello, alto, abbronzato, giovane, virile, saggio, intelligente, taumaturgico, tautologico e combatte anche i nemici nascosti dell'igiene!

[sIGPIC][/sIGPIC]

Some critics have complained that the 4C lacks luxury. To me, complaining about lack of luxury in a sports car is akin to complaining that a supermodel lacks a mustache.

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