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Imperial, ovvero la 130 made in USA.


Guest EC2277

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Visto che esiste già il topic dedicato alla FIAT 130 ho pensato di aprire una retrospettiva per quella che può tranquillamente essere definita l'antenata a Stelle e Strisce dell'ammiraglia italiana: la Chrysler Imperial che, proprio come la vettura FIAT ed una più recente auto teutonica, non curandosi delle sue origini plebee osò sfidare le grandi del lusso e ne uscì con le ossa rotte.

L'impero Chrysler.

In altre pagine di questo sito state trattate due grandi marche, che dagli anni cinquanta in poi hanno espresso il massimo del lusso automobilistico statunitense: Cadillac, marca di prestigio della General Motors e Lincoln, marca di prestigio della Ford; ma, come tutti sanno, vi è un terzo colosso automobilistico negli stati uniti, la Chrysler.

La massima espressione del lusso da parte della Chrysler non è mai stata vista dai potenziali acquirenti come una casa automobilistica realmente autonoma (anche se lo è stata per un breve periodo), ma da un modello di prestigio, posto al top della gamma di produzione. Forse è questo il motivo per cui, nel campo delle auto lussuose, la marca "nobile" della Crhysler è sempre rimasta un gradino sotto le sue due concorrenti, venendo considerata (alcune volte a torto) la “scelta povera” delle tre. Durante gli anni, il design e la meccanica delle più lussuose Chrysler è cambiato, ma il nome è rimasto sempre lo stesso: “Imperial”.

Quando nel 1955 la Chrysler decide di far diventare il nome Imperial un marchio indipendente con un proprio listino, l'indipendenza dalla casa madre è solo apparente: gli uffici di progettazione e le catene di montaggio nelle quali nascono le Imperial sono sostanzialmente le stesse delle meno blasonate Chrysler, anche se l'immagine è leggermente diversa. Solo tra il 59 ed il 61 , l'imperial riesce ad vere una propia catena di montaggio tutta sua, ma questo non sarà sufficiente a farne schizzare in alto le vendite.

Alcune Imperial, come la Crown del 1961-62, hanno rappresentato quanto di più bizzarro l’industria automobilistica statunitense abbia mai prodotto (Ford Edsel permettendo…): lo scarso successo commerciale di alcuni modelli può essere imputato dunque anche a questo. La già citata Imperial Crown del 61 fu venduta, nella versione cabriolet, in soli 429 esemplari, mentre la coetanea Cadillac Eldorado Biarritz, pur costando di più, totalizzò nello stesso anno ben 1450 esemplari.

Di tutti i modelli Imperial presentati dalla Chrysler, l’ultimo, prodotto dal 1974 al 1975, è stato uno dei pochi ad avere raggiunto, se non addirittura superato, in stile e qualità costruttiva le due ben note rivali; ma anche in quel caso il successo commerciale non fu grande; segno che comunque nell’immaginario collettivo Cadillac e Lincon erano ancora il punto di riferimento.

Nel 1976 il nome Imperial sparì per riapparire “timidanente” solo nel 1980, ma ormai le cose erano cambiate e non solo per la Chrysler…

Qui faremo un breve viaggio nel pianeta Imperial, soffermandoci su alcuni dei modelli più significativi, almeno per il nostro gusto. Naturalmente vi consigliamo di approfondire l'argomento su gli altri siti consigliati o su i libri che troverete nell'omonima sezione.

Le grandi Imperial degli anni 50.

1955-1956: le prime Imperial.

Nel 1955 La Chrysler lancia il nome Imperial come nuovo marchio autonomo (in precedenza questo nome identificava solo un modello di punta Crhysler), per tentare di competere con Cadillac e Lincoln nella fascia alta di mercato.

Il disegno delle prime Imperial è opera di Virgil Exner, il quale si si ispira ad alcuni prototipi Chrysler realizzati in precedenza per parate ed esposizioni. Dal punto di vista del design, Il risultato è uno dei più apprezzabili di tutta la produzione americana dell'epoca.

L'Imperial del 1955, pur non mancando di fregi e cromature, è un capolavoro di sobrietà se paragonata ad alcune sue concorrenti. L'elemento caratterizzante è sicuramente la griglia anteriore a grosse maglie suddivisa in due elementi e definita "eggs grate".

Pur condividendo le scocche con la Chrysler le Imperial hanno un passo più lungo (3,30 m.). Sono fornite nelle versioni due porte hard top e berlina 4 porte. Viene presentata anche una versione di lusso chiamata Crown, disponibile sia come berlina che come limousine a passo allungato. Vengono forniti interni in pelle o in tessuto e le colorazioni sono in tinta con la carrozzeria.

Dal punto di vista motoristico le prime Imperial vengono equipaggiate con la punta di diamante della Chrysler: il motore V8 Hemi da 5400 cc e 250 Cv. Nel 1956 si passa a 5800 cc. e a ben 280 Cv. di potenza. Si tratta del motore utilizzato anche sull'incredibile Chrysler 300, che compare nello stesso periodo.

La 300C (questa era la sua denominazione ufficiale) meriterebbe un capitolo a sè: si tratta in pratica della prima "muscle car" della storia, un'auto completamente rivoluzionaria per la sua epoca. Lanciata sul mercato nel 55 con un motore da 300 Cv, l'anno seguente viene offerta in due versioni, una 340 e una da 355 Cv, potenze inaudite per un un'auto stradale dall'aspetto quasi normale. Il design di questo modello è anch'esso opera di Exner, il quale prende spunto un pò da tutta la produzione Chrysler: il frontale, ad esempio, viene recuperato dalla Imperial, la quale per tale motivo condividerà una somiglianza notevole con la 300.

Il motore Hemi pur sviluppando potenze diverse è sostanzialmente lo stesso su entrambi i modelli. La sua caratteristica principale è data dalla disposizione delle valvole (che nonostante la distribuzione ad aste e bilancieri sono disposte a V) e dalla conseguente forma "emisferica" delle testate (da cui il nome Hemi). Grazie a questo equilibrismo tecnico l'Hemi riesce a raggiungere rapporti di compressione molto più alti dei suoi concorrenti, senza problemi di detonazione.

Il carburatore quadricorpo è dotato di un sistema pneumatico di apertura dei corpi secondari che fornisce massima potenza solo ai regimi più elevati.

Il cambio automatico Powerflite per la prima volta compare con un comando a pulsanti posto sul cruscotto.

Oltre ad un motore di tutto rispetto le Imperial potevano vantare una tenuta di strada di primo livello per una berlina di grandi dimensioni. Da questo punto di vista la gamma Imperial, come molti altri modelli del gruppo Chrysler, è sempre rimasta un gradino sopra le sue dirette concorrenti.

1957-1960: il marchio cresce.

Sotto la guida del progettista Virgil Exner il nome Imperial comincia ad acquistare terreno sin dal 1957, quando si decide di rimodernare la gamma con un pesante restyling. Con un totale di 38000 veicoli venduti nel 1957 l'Imperial si aggiudicherà (per la prima ed ultima volta) il secondo posto dietro Cadillac e davanti a Lincoln.

Il "culmine" del cammino stilistico di Nexter sarà rappresentato dal modello del 1961: un'auto che definire insolita sarebbe eufemistico.

Tra i vari restyling attuati tra il 57' ed il 61', quello del 1960 si può dire forse il più riuscito, anche se non tutti sono daccordo. Mentre il 61 è sicuramente l'anno di maggiore stravaganza ed originalità.

Nel 1959 sulle Imperial vengono offerte, come optional, le sospensioni posteriori pneumatiche, quasi per non voler essere da meno rispetto alla Cadillac.

Un omaggio all 'Imperial del 1960.

Pur non essendo il più ricercato dai collezionisti il "model year" del 1960 rimane a nostro parere uno dei più interessanti, sia per un certa eleganza delle forme, sia per alcune dotazioni a dir poco spettacolari. Il motore, pur non essendo più il mitico Hemi, fornisce la bellezza di 350 Cv, facendo raggiungere a questa macchina le 100 miglia orarie (160 Km/h) in circa 19 secondi. Non male per una "nave" da 2,2 tonnellate in assetto da combattimento...

Nel 1960 quest'auto è una delle berline più accessoriate al mondo: si parte dagli "accessori" immacabili come cambio automatico, servosterzo e condizionatore, per arrivare a raffinatezze come ad esempio il sistema motorizzato di regolazione dei sedili comandato da una singola leva! Già, i sedili regolabili a comando elettrico non sono nulla di eccezionale per un'auto americana di quel peiodo, eccezionale invece è il sistema di regolazione che troviamo sull'Imperial: una singola leva, che praticamente funziona come un joystick. Pura fantascienza per un'automobile europea dell'epoca. Dopo 50 (cinquanta) anni si può dire che questo dispositivo non è invecchiato di un giorno.

I sedili sono dotati anche di un sistema che facilita l'accesso ("easy entry"), facendoli ruotare verso l'esterno ogni qual volta si aprono le portiere.

Va citato anche il cruscotto "elettroluminescente", con quadranti non illuminati da luce diretta, ma dotati di elementi fosforescenti che trasportano il fascio luminoso sulla strumentazione e rendono la visibilità notturna quasi migliore di quella diurna...

Sulle Imperial del 1960 (come su Cadillac e Lincoln) era possibile installare un dispositivo a sensore ottico, che incrociando altri veicoli, abbassava automaticamente gli abbaglianti.

Come se non bastasse la sensibilità di questo marchingegno, ingegnoso, ma non infallibile, era regolabile tramite una ghiera!

Oggi, sulle auto più raffinate i sensori abbondano e sono di moda (dai sensori pioggia sul parabrezza ai radar anti-collisione). Tali dispositivi pur essendo propagandati come primizie tecnologiche, sono in un certo senso figli di questo.

E per finire: perché mai l'acquirente di un'Imperial dovrebbe accontentarsi di una normalissima radio con ricerca automatica? Per i più esigenti ecco servito il giradischi, da istallare sotto la plancia.

Le Imperial del 60 sono anche auto di notevoli dimensioni, e rimarranno tali fino al 1963, quando Virgil Exner abbandona la Crhysler ed il comando del reparto design passa a Edwood Engel. Per fare un paragone Una Imperial del 60 o del 61 è persino più grande una Cadillac dello stesso periodo (sebbene si faccia fatica a immaginare qualcosa di più grande di una Cadillac...)

Nonostante la massa e l'aspetto imponenti queste Imperial, come le loro antenate degli anni 50, riamangono le berline americane di riferimento in quanto a tenuta di strada e manegevolezza. Le prove dell'epoca lo confermano.

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