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[RISOLTO] Prodotti di una mente malata... a volte ritornano.


Guest Artemis

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Guest Artemis

Bwahahaahahahh!!!

Non vi libererete mai di me e dei miei pensierini dell'ultima ora!!

Ne ho scritto un'altro, questo però è recente, l'ho scritto ora ora.

Chiedo per l'appunto scusa per eventuali errori di ortografia.

-------------------------------------------------------------------------

E' come se mi svegliassi in questo istante.

L'asfalto. Sto camminando con la testa bassa allora.

Alle mie orecchie stanche giunge un suono lontano, quasi un fruscio; è un rintocco di campana. Aspetto il successivo, ma non arriva.

Uno solo? E' l'una?

Guardo il cielo, è notte.

Per un attimo mi era venuto il dubbio che fosse giorno, è per questo che ho alzato la testa.

Che stupida; sono tre ore che vago senza meta per le strade della periferia.

Non so nemmeno a cosa stavo pensando.

Non ricordo perché sono qui.

Non ricordo nulla.

E' come se fossi nata un istante prima di quel rintocco, quel suono solitario che ha svolto l'inutile compito di riportarmi alla realtà.

E ora?

Sono ancora un inutile animale che vive su questo pianeta, come ero prima, niente di più, niente di meno.

Sento un rumore.

E' forte, intenso, anche se lontano e quasi impercettibile, coperto dal rumore che gli pneumatici delle auto provocano rotolando sull'asfalto. E' tardi, strano, c'è molto traffico.

Un altro suono irrompe nella mia anima, è come il primo, ma più inquietante.

Mi trasmette un'onda di disperazione, mi agita, mi fa rabbrividire.

Quel suono lo conosco, l'ho sentito tante volte, quando lavoravo ancora: uno sparo.

Era uno sparo, ne sono certa.

Attraverso la strada con uno scatto. Un automobilista, preso dal panico per il mio gesto inconsulto inchioda la sua auto davanti a me.

Ho fretta, devo andare, l'istinto mi chiama. Con uno slancio salto il cofano, appoggiandomi con una mano su di esso.

E corro, corro ancora, nella direzione del suono.

Un terzo colpo mi appare più forte, quasi reale. Volto il viso verso un minimarket, quelli aperti tutta la notte per le disperate come me: è lì.

Attraverso la vetrina vedo un uomo con indosso un passamontagna, due persone a terra, immobili, un altra appoggiata ad un muro, terrorizzata, sono dall'altro lato della strada ma posso vedere chiaramente i suoi occhi, o almeno li immagino, credendo di vederli.

Mi avvicino a testa alta, entro di scatto.

Il malvivente mi guarda.

Il suo sguardo intenso mi penetra dentro come un pugnale, sento una fitta al cuore. Non è di uno furioso, malato, o drogato, è uno sguardo quasi normale, con quel sufficiente distacco che tutte le persone hanno. potrebbe anche essere un impiegato, delle poste, per esempio.

Ma c'è qualcosa di più: qualcosa brilla in lui. Le sue pupille, di un intenso nero, mi portano, tristezza, disperazione, morte.

Non è entrato qui per rapinare, non è un serial killer. Il suo gesto si chiama vendetta.

Non mi sbaglio, conosco bene quello sguardo.

E' uguale al mio, lo vedo ogni giorno, la mattina, quando mi guardo allo specchio.

Mi fissa per un paio di secondi, immobile. Io come lui, lo fisso negli occhi.

Non mi vedo allo specchio in questo momento, ma suppongo che il mio sguardo sia determinato, furioso, sicuro di sè. Almeno quanto il suo, perlomeno.

E' stufo di guardarmi, si volta dall'altra parte, io cerco il suo sguardo, ma cado a terra.

Mi mancano le forze, il mio corpo si abbandona a se stesso, non riesco nemmeno a muovere un dito.

Cosa mi succede?

Un dolore intenso al torace mi risveglia, ma non capisco cosa sia. E' un dolore costante, stabile, tanto che quasi non lo sento già più.

Il malvivente si volta di nuovo verso di me, mi guarda ancora, ma non in modo ostile, direi, piuttosto compassionevole.

"Ti ho sparato" dice, "Non te ne sei nemmeno accorta?"

No, non me ne ero ancora accorta.

Il profilo dei pannelli che compongono la controsoffittatura del negozio si va sfuocando, affievolendo, sempre di più.

Non riesco più a notarlo, ho gli occhi chiusi, non riesco a parlare.

Non sento nemmeno più il dolore al petto.

Non sento più nulla, solo una piacevole ed evanescente nenia di sottofondo.

------------------------------------------------------------------------------

ciao ciao!!

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Guarda, questo racconto ha delle similutidini impressionanti con l'altro... anche in questo caso la ragazza, anche da viva, ha una dimensione tutta sua che la estranea dal mondo.

Il fatto che muore non mi preoccupa, perchè è semplicemente la fine di un ciclo.

Ma perchè scrivi al femminile? Questo si che mi preoccupa.. :wink:

Equipment: Nikon D700 | 20 g2.8 AF-D | 35 f2 AF-D | 50 f1.8 AF-D | 60 f2.8 Micro AF-S | 85 f1.8 AF-D | 70-300 f4-5.6 AF-S | SB400 | SB600 | Nikon D50 | 18-70 f3.5-4.5 AF-S |

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Guest Artemis
Guarda, questo racconto ha delle similutidini impressionanti con l'altro... anche in questo caso la ragazza, anche da viva, ha una dimensione tutta sua che la estranea dal mondo.

Il fatto che muore non mi preoccupa, perchè è semplicemente la fine di un ciclo.

Ma perchè scrivi al femminile? Questo si che mi preoccupa.. :wink:

Si, è vero... in effetti in tutti i miei racconti la protagonista vive in una dimensione un po' sua.

E' sempre un soggetto "disadattato", che si trova male con qualcuno o qualcosa per qualche motivo suo.

Caso unico è il primo racconto da me postato, in cui la protagonista non si trova MALE, ma BENE.

caso unico.

per lo scrivere al femminile, non saprei dirti.

l'ho sempre fatto ormai da immemori anni.

mi viene spontaneo rendere far parlare le donne, sono soggetti molto più interessanti.

Posso farle pensare come uomini, ma mantengono sempre delle prerogative e delle problematiche in più.

ciao ciao!!

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Mettersi nei panni di una donna è alquanto inusuale, ma per me può significare un tentativo di decifrarne le stranezze.

Mi preoccupa di più il fatto che alla fine le fai morire.

Il sospetto è che ti facciano soffrire troppo e che farle morire altro non è che un modo di vendicarsi.

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Guest Artemis
Il sospetto è che ti facciano soffrire troppo e che farle morire altro non è che un modo di vendicarsi.

Il fatto che muoiano non è collegato al fatto che siano donne.

Ora, questo discorso del morire penso funzioni solo nel secondo racconto, dato che nel primo il riferimento alle tombe era lasciato all'immaginazione.

La narrazione infatti è al passato, la narratrice è protagonista ma si racconta, non vive la storia al momento.

l'immagine delle tombe potrebbe riferirsi a molte cose, anche, e soprattutto, ad un momento di molti anni successivo, dopo una vita felice insieme.

per il secondo, la cosa è un po' diversa.

il personaggio è strano, perso nei suoi pensieri tanto da non accorgersi che dorme.

è giovane perchè corre e salta la macchina, ma non lavora.

ricorda degli spari nel suo lavoro, quindi di sicuro faceva un lavoro pericoloso.

probabilmente ha lasciato il lavoro perchè ce l'aveva con qualcuno, da qui la sua espressione di vendetta.

di sicuro è un personaggio che vive malissimo il momento del racconto.

il fatto che sia una donna, a me è servito solo a rendere il personaggio più coraggioso.

per quanto riguarda decifrarne le stranezze, hai ragione, ho passato molto tempo a carcare di capire le donne.

dal leggere quel poco che Freud ha scritto su di loro, all'intervistare le amiche, all'entrare con un nome femminile nelle chat di IRC, per vedere le reazioni ed i metodi di approccio.

sono una specie che mi affascina molto.

per molti versi avvantaggiata rispetto a noi.

hanno maggior patrimonio genetico, minore sensibilità alle relative malformazioni, maggior resistenza alle pesanti perdite di sangue, quindi meno sensibilità alle ferite, hanno 2/3 di connessioni cerebrali in più di noi, sono ormonalmente più complesse quindi meno condizionabili chimicamente, in particolari condizioni hanno una soglia del dolore decisamente più elevata.

Contemporaneamente hanno la vista mediamente meno sviluppata, capacità di elaborazione delle immagini mentali prossima allo zero, bassissima capacità di orientamento spaziale, minori capacità di equilibrio.

e, soprattutto, una logica tutta loro.

si, sono decisamente degli esseri strani, le donne.

in un certo senso, non legano al fatto che sono un maschio, mi affascinano molto.

ciao ciao!!

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per lo scrivere al femminile, non saprei dirti.

l'ho sempre fatto ormai da immemori anni.

mi viene spontaneo rendere far parlare le donne, sono soggetti molto più interessanti.

Posso farle pensare come uomini, ma mantengono sempre delle prerogative e delle problematiche in più.

Sai che ti dico? Che una donna pensata da un uomo difficilmente sarà simile alla realtà, a meno che non si conosca davvero bene questo universo. :wink:

Equipment: Nikon D700 | 20 g2.8 AF-D | 35 f2 AF-D | 50 f1.8 AF-D | 60 f2.8 Micro AF-S | 85 f1.8 AF-D | 70-300 f4-5.6 AF-S | SB400 | SB600 | Nikon D50 | 18-70 f3.5-4.5 AF-S |

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Guest Artemis
Sai che ti dico? Che una donna pensata da un uomo difficilmente sarà simile alla realtà, a meno che non si conosca davvero bene questo universo. :wink:

E sai che ti dico io? che hai ragione! :wink:

comunque non tutte le donne sono uguali.

conosco una ragazza che pensa come me, e perfino capisco la sua logica.

eppure è una ragazza... :lol:

ciao ciao!!

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[quote name="Artemis

...

per quanto riguarda decifrarne le stranezze' date=' hai ragione, ho passato molto tempo a carcare di capire le donne.

dal leggere quel poco che Freud ha scritto su di loro, all'intervistare le amiche, all'entrare con un nome femminile nelle chat di IRC, per vedere le reazioni ed i metodi di approccio.

sono una specie che mi affascina molto.

per molti versi avvantaggiata rispetto a noi.

hanno maggior patrimonio genetico, minore sensibilità alle relative malformazioni, maggior resistenza alle pesanti perdite di sangue, quindi meno sensibilità alle ferite, hanno 2/3 di connessioni cerebrali in più di noi, sono ormonalmente più complesse quindi meno condizionabili chimicamente, in particolari condizioni hanno una soglia del dolore decisamente più elevata.

...

hu! Qua ci vedo l'approccio dell'ingegnere :wink:

anzi.. ti calzerebbe l'appellativo de "l'ingegnere romantico" :lol:

Cmq i tuoi racconti son belli, soprattutto per il finale non scontato sullo stile di certi fumetti d'autore o di film come il sesto senso.

Acc... dannaz... malediz...

Cico Felipe Cayetano Lopez Martinez y Gonzales

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